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Autore: Sophie_moore    08/10/2018    0 recensioni
Questa storia fa parte della serie "Inktober - Persona's Stories"
Il fatto era che Tae aveva un ascendente così forte su di lui che poteva costringerlo a fare qualsiasi cosa, praticamente.
[...]Fece mente locale, cercando nei cassetti della memoria qualcuno che avrebbe potuto salvargli la vita, un medico, un infermiere, anche un veterinario, che però non avrebbe dovuto fare domande.
Ed ecco che un nome si innalzò tra tutti, illuminato come fosse stato prescelto da Dio in persona.

Spero che vi piaccia! Un abbraccio!
Sophie
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Munehisa Iwai, Tae Takemi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia fa parte della serie “Inktober – Persona’s Stories”

Prompt: Crossdressing
Personaggi: Munehisa Iwai/Tae Takemi

Un completo idiota

Il fatto era che Tae aveva un ascendente così forte su di lui che poteva costringerlo a fare qualsiasi cosa, praticamente.
Aveva una forza d’animo impressionante ed era subdola, estremamente subdola. Lo faceva sentire in colpa per non accontentare le sue richieste irragionevoli, come quella.
Si guardò allo specchio.
Era mortalmente imbarazzato.
Si sentiva un idiota.
Un completo idiota.
Però la sua Tae l’aveva chiesto – ordinato – e non poteva fare a meno che accettare. Tutte le volte.

Iwai aveva bisogno di aiuto.
Non riusciva ad alzarsi, la ferita al fianco bruciava e continuava a perdere sangue copiosamente.
Avrebbe potuto morire, se solo non si fosse alzato in fretta.
Doveva alzarsi.
Si appoggiò al muro, puntando i piedi a terra.
Qualcuno doveva aiutarlo.
Fece mente locale, cercando nei cassetti della memoria qualcuno che avrebbe potuto salvargli la vita, un medico, un infermiere, anche un veterinario, che però non avrebbe dovuto fare domande.
Ed ecco che un nome si innalzò tra tutti, illuminato come fosse stato prescelto da Dio in persona.
Tae Takemi.
Non sapeva neanche come facesse a conoscerla, ma aveva idea che fosse la persona giusta.
Così si tirò su, strisciando la schiena con forza sulla parete, socchiuse gli occhi per concentrarsi.
Piede destro.
Piede sinistro.
Piede destro.
Piede sinistro.
Deambulò fino in fondo al vicolo, poi si costrinse a mettersi in posizione più eretta per arrivare alla clinica. Sapeva che era poco lontano da lui, nel quartiere Jogen-Jaya, quindi poteva farcela.
Doveva farcela.
Non poteva lasciare suo figlio da solo.

Sospirò pesantemente.
Un uomo, della sua età per giunta, conciato come una cameriera…
«Iwai?»
Tae lo chiamò dalla camera da letto.
Iwai schioccò la lingua al palato.
Sì, forse era ridicolo, forse quella divisa da cameriera non gli donava affatto, ma Tae l’avrebbe ricompensato.
Oh se l’avrebbe ricompensato.

  
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