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Autore: Monoi    08/10/2018    1 recensioni
AU ambientato alla fine di DH. Nella notte della Battaglia di Hogwarts, Ginny Weasley, sedicenne e prossima a partorire un figlio di cui non sa stabilire con certezza chi sia il padre, rivede il ragazzo di cui è perdutamente innamorata.
Dal testo “Quando lo sguardo di lui si era posato sul suo ventre gravido, si era sentita morire. Era quella, la cosa peggiore. Amare Harry ed avere in grembo un figlio che non era suo. Per l’ennesima volta, si era chiesta come era stato possibile. La testa cominciò a pulsare forte di un dolore a tratti insopportabile.”
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Neville Paciock, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Prima dell’alba

“Harry Potter è morto. Harry Potter è stato ucciso.”

La notte più lunga della vita di Ginny Weasley era appena cominciata. Tutto quanto era accaduto fino a quel punto era spaventosamente impallidito quando sentì risuonare la voce di Voldemort.

Ginny aveva sentito le prime contrazioni ancora quando era di fronte al corpo di Fred. All’inizio non si era nemmeno resa conto che quel dolore non proveniva dal suo petto, dove il cuore collassava dallo strazio, ma bensì dal suo addome. Ginny si era immobilizzata sul posto, cercando di respirare, cercando di registrare cosa le stava accadendo. Di tutti i momenti tra i quali scegliere, il suo bambino aveva deciso di venire al mondo la notte in cui la battaglia infuriava, la notte in cui la morte aveva calato gli artigli sulla sua famiglia e sui suoi amici.

Attorno a lei c’erano solo grida e lacrime, il sangue di Fred, l’aria intrisa dell’odore di morte. Poco più in là, i corpi di Tonks e Remus. Non sapeva se a farle venire il conato di vomito era stato il dolore nel suo petto o quello nel suo ventre. Aveva fatto qualche passo verso l’ingresso, distanziandosi da Bill che l’aveva abbracciata fino a quel momento, ma il fratello non si era fatto ingannare.

Un veloce scambio di sguardi con Fleur, ed entrambi l'avevano accompagnata di nuovo nella Stanza delle Necessità, dove l’avevano affidata alle cure dell’elfa Winkie, con la promessa di ritornare appena possibile. Ginny li aveva osservati mentre se ne andavano, chiedendosi se li avrebbe mai rivisti. Avrebbe voluto che uno dei due fosse rimasto con lei, ma era consapevole che in quel momento serviva il contributo di tutti per sconfiggere i Mangiamorte e Voldemort. Bill e Fleur erano entrambi dei duellanti formidabili, ed il loro contributo sarebbe potuto essere fondamentale.

Avrebbe voluto essere anche lei giù, nella Sala Grande, assieme alla sua famiglia. Avrebbe voluto essere al fianco di Harry, come Ron ed Hermione. Harry, che nonostante tutto continuava ad amare con tutta sé stessa. Ad un certo punto aveva addirittura pensato di scendere e combattere. Sapeva che la magia scorreva in modo diverso, potente, da quando aveva il suo bambino in grembo. Sapeva che se avesse lanciato delle maledizioni, quelle sarebbero state capaci di sopraffare molti nemici. Ma sapeva che la cosa più importante era proteggere suo figlio da tutto quello.

Sotto, li aveva visti, c’erano Dean e Lee, arrivati per combattere i Mangiamorte assieme al resto dell’Esercito di Silente. Da diverse settimane era giunta alla conclusione che non le importava chi dei due fosse il padre del suo bambino. Suo figlio sarebbe nato lo stesso. Sarebbe cresciuto alla Tana, con l’affetto dei nonni e degli zii, un Weasley come gli altri, forse solo un po’ più scuro degli altri. Non ci sarebbe stato bisogno di chiedere a nessun’altro di assumersi alcuna responsabilità.

Quando riecheggiò il grido “Harry Potter è morto. Harry Potter è stato ucciso” Ginny dimenticò il dolore lancinante e la solitudine, dimenticò persino che suo figlio aveva deciso di nascere quella notte, e con una lentezza esasperante si alzò in piedi.

Vestita solo della camicia da notte che Fleur l’aveva obbligata ad indossare, uscì dalla Stanza delle necessità. Come un fantasma, vagò attraverso i corridoi del castello per raggiungere l’ingresso principale. Stordita ed intorpidita dalla notizia della morte di Harry, le era sembrato che nulla avesse più alcun significato.

Ben presto, il fragore della battaglia la raggiunse, e dopo un lasso di tempo che le sembrò infinito, si affacciò alla porta che dava verso la Sala Grande. Un’ombra le si parò davanti all’improvviso, e una voce stridula arrivò alle sue orecchie. Ginny non capiva, non voleva capire, non voleva sentire cosa diceva quella voce. Sentì le vibrazioni di una maledizione che la raggiungevano.

Chiuse gli occhi, chiedendosi se fosse quella la fine di tutto, ma il suo corpo percepì il familiare formicolio della magia, e senza nemmeno rendersene conto, Ginny Weasley lanciò il miglior incantesimo non verbale della sua vita.

——-

Voldemort stava duellando con la McGonagall, Lumacorno e Kingsley, e tutt’intorno Mangiamorte e difensori di Hogwarts combattevano, uno contro l’altro. Harry, nascosto dal Mantello dell'invisibilità, gettava maledizioni ed incantesimi scudo sulla strada per avvicinarsi al Signore Oscuro. Ma una scena agghiacciante attirò la sua attenzione.

Bellatrix, non molto distante dal gruppo che combatteva contro Voldemort, aveva intrappolato Ginny in un angolo della sala. Il suo aspetto non era affatto buono: pallida e sudata, gli occhi lucidi, una mano premuta sul ventre teso e l’altra che impugnava la bacchetta, Harry comprese subito che qualcosa non andava nel verso giusto.

Ginny ce la stava mettendo tutta, ma Bellatrix era una tempesta senza freni. Una Maledizione Mortale era stata scagliata così vicina a Ginny che la mancò di pochissimo. Harry si scagliò contro Bellatrix invece che contro Voldemort, ma dopo pochi passi una seconda maledizione fu deviata da un incantesimo scudo che era apparso all’improvviso attorno a Ginny.

Bellatrix scoppiò a ridere istericamente, alla vista del nuovo incantesimo. “Voi streghe incinte e la vostra magia...” ghignò.

"Vattene al diavolo!" urlò Ginny in risposta. Harry rimase a guardare il duello, sempre più veloce e devastante. Le labbra della ragazza non si muovevano, ma la magia turbinava attorno a lei. Bellatrix Lestrange smise di sorridere ed il suo volto si contorse in un ghigno. Scintille di luce volarono dalle bacchette, l’intonaco ed il pavimento tutto attorno a loro si sbriciolava a causa della potenza sprigionata; entrambe combattevano per uccidere.

La volontà di uccidere di Ginny era chiaramente dettata dal desiderio di proteggere suo figlio. Harry, angosciato, guardandola scopriva il riflesso di un’altra madre che aveva protetto suo figlio, e quel riflesso gli attanagliò quanto di più profondo albergava nella sua coscienza.

Centinaia di persone, disposte lungo le pareti della Sala Grande, osservavano le due battaglie: Voldemort contro i suoi tre avversari, Bellatrix contro Ginny. Bill e Ron si avvicinarono alla sorella, ma lei rifiutò qualsiasi aiuto. Harry, invisibile, era lacerato tra la voglia di attaccare e quella di proteggerli.

"Cosa diranno mammina e paparino quando ti avrò ucciso?"  Bellatrix, nonostante stessero combattendo da diverso tempo, ancora riusciva a schivare le potenti maledizioni di Ginny. "Quando anche tu sarai morta come il tuo fratellone Freddie? Vuoi andare a raggiungere il povero Harry Potter nel mondo dei morti?"

"Brutta stronza" urlò Ginny "Tu non ammazzerai più nessuno... e soprattutto, non ammazzerai il mio bambino!"

Bellatrix a quel punto rise. Era la stessa risata da esaltato che aveva fatto suo cugino Sirius prima di cadere oltre il velo, e Harry rabbrividì al ricordo. La potente maledizione di Ginny colpì Bellatrix in pieno petto, al cuore. Il suo sorriso maligno si spense all’improvviso, del sangue le uscì dalle labbra: capì che era stata colpita.

La folla urlò proprio mentre il corpo esanime di Bellatrix cadeva a terra. Harry credette che quei pochi secondi il tempo si fosse rallentato: la McGonagall, Kingsley e Lumacorno furono scagliati in aria. Il Signore Oscuro fu in un attimo nei pressi di Ginny, che era crollata sul pavimento con le braccia attorno al ventre, ed alzò la bacchetta su di lei.

"Protego!" Urlò Harry, e l’incantesimo scudo si materializzò al centro della sala. Voldemort, furioso, voltò il capo cercando di capire da dove era partito, quando Harry si tolse il Mantello dell’Invisibilità. Urla di sorpresa, acclamazioni, grida: "Harry!", "È VIVO!" cominciarono a levarsi da tutta la sala.

Ma ben presto la folla tornò ad avere paura e il silenzio cadde nuovamente, quando Voldemort e Harry si guardarono e cominciarono a muoversi in cerchio uno di fronte all’altro.

Più tardi, quando Tom Riddle crollò sul pavimento,  Harry capí che Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione.

Un vibrante secondo di silenzio, lo stupore sospeso, poi il tumulto esplose attorno a Harry, le urla, l’esultanza e i ruggiti dei presenti lacerarono l’aria. L’ardente sole nuovo incendiò le finestre mentre tutti avanzavano verso di lui, e i primi a raggiungerlo furono Ron e Hermione, le loro braccia ad avvolgerlo, le loro urla incomprensibili ad assordarlo. Poi Neville e Luna, e poi gli altri Weasley e Hagrid, e Kingsley e la McGonagall e Flitwick e la Sprout; Harry non riusciva a capire una parola di quello che stavano urlando.

“Dov’è Ginny?” Chiese ansioso a Molly Weasley che lo abbracciava in lacrime.

“Lì.” Molly indicò l’angolo della sala, dove Ginny era ancora seduta per terra, Bill e Fleur che cercavano di sostenerla.

Harry corse verso di lei, facendosi largo tra i corpi di centinaia di persone che premevano contro di lui. Mille mani lo afferravano, lo tiravano, cercavano di abbracciarlo: erano in centinaia a premere contro di lui, tutti decisi a toccare il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, la ragione per cui era davvero finita...

A fatica, si avvicinò a Ginny, ancora distesa sul pavimento. Nonostante avesse i capelli sudati e arruffati, il volto pallido e sporco dalla polvere della battaglia, non gli era mai sembrata più bella di quel momento, anche se una smorfia di dolore le alterava i lineamenti. Si bloccò a pochi passi da lei. La camicia da notte di Ginny era bagnata, macchie di sangue si allargavano sul tessuto che aderiva alle sue gambe.

Una camicia da notte, del sangue... l’eco di ricordi lontani eppure ancora vividi si fece strada nella mente di Harry.  Bill sosteneva il torace della sorella, inginocchiato dietro di lei, mentre le stringeva forte la mano.

“Cosa succede?” Gli chiese, mentre nel frattempo erano arrivati anche Molly, Ron ed Hermione.

“Tesoro!” Esclamò Molly mentre si sedeva vicino alla figlia. “Coraggio, ormai manca poco!” Harry fece alcuni passi e si inginocchiò di fianco alla signora Weasley, senza togliere gli occhi dal volto pallido di Ginny. I suoi enormi occhi castani si posarono su di lui. Il barlume di un sorriso attraversò il viso impaurito, ed Harry le sorrise a sua volta. Lui era vivo. Ginny era viva. Il bambino stava per nascere. E Voldemort era morto. Ma il sorriso di lei cadde subito, il volto contratto in una smorfia di dolore.

Fleur tornò assieme a Madame Pomfrey. “Da quanto tempo è cominciato il travaglio?” chiese, inginocchiandosi tra le gambe aperte di Ginny mentre le alzava la camicia da notte. Harry borbottò un incantesimo, per nascondere il gruppo di persone accovacciate dagli sguardi della gente che affollava la sala grande. Bill incrociò il suo sguardo ed annuí silenziosamente, quasi a ringraziarlo.

“Solo?” gridava allarmata Madame Pomfrey “È passato troppo poco tempo! La lotta con Bellatrix deve avere accelerato i tempi. Dobbiamo portarla in infermeria, non possiamo farla partorire qui dentro!”

Ginny non parlava. Gli occhi enormi si spostavano da Madame Pomfrey alla madre, il terrore che offuscava la luminosità che di solito li pervadeva. Fleur alzò la bacchetta per lanciare l’incantesimo in grado di far levitare Ginny, ma Molly le posò una mano sul polso.

“No, quando una strega sta partorendo non si può fare nessuna magia. È troppo pericoloso. Dobbiamo portarla in infermeria alla maniera dei babbani”.

“La porto io, mamma” intervenne Bill, che passò un braccio attorno alle spalle e l’altro sotto le ginocchia di Ginny, sollevandola. Lei appoggiò la testa sul torace del fratello, le braccia strette attorno al ventre, sempre più pallida e senza forze.

Una piccola processione seguí il più vecchio e la più giovane dei fratelli Weasley fuori dalla sala grande. Subito dopo di loro si affannavano Madame Pomfrey e Molly, seguite a breve distanza da Fleur. Ad anticipare i passi di Bill c’era Percy, che faceva strada tra la folla e apriva le porte per far passare i fratelli. Ron ed il signor Weasley chiudevano la processione, seguiti a poca distanza da Hermione.

Dopo pochi passi, Hermione sentì un gemito disperato alle sue spalle. Si voltò e vide Harry, ancora inginocchiato sopra al sangue di Ginny, che tremava.

   
 
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