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Autore: criceto killer    09/10/2018    0 recensioni
Al principe Death non piaceva essere in balia di altre persone, odiava sentirsi debole e vulnerabile, odiava la presenza di suo padre, odiava il suo nome e persino sè stesso.
Sono più di 10 anni che non mette piede fuori dal castello.
Nelle favole, le principesse vengono rinchiuse per proteggerle da qualcosa di oscuro o semplicemente dal mondo esterno, ma per Death è diverso.
È il mondo esterno che deve essere protetto da lui.
Nessuno gli ha mai insegnato ad amare o a sorridere.
Il suo mondo è costruito con odio e rabbia.
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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Il silenzio era calato nella sala da pranzo reale.

La luce soffusa dei candelabri appesi al soffitto illuminava le guance arrossate di tutti gli ospiti ormai ebbri.

Qualcuno era rimasto con il braccio alzato, un morso mancato al pollo portato alle labbra, una serva continuava a versare vino in un calice ormai strabordante. 

A Death la scena appariva appannata, non un suono aleggiava nell'aria, udiva solo il continuo battere del proprio cuore. 

Tutti lo stavano guardando, o meglio, guardavano il pugnale conficcato nel suo stomaco. 

Sentiva un sapore metallico in bocca ma la sua attenzione fu totalmente rapita da un movimento proveniente dalla sua destra. 

Improvvisamente tutti i presenti si ricordarono di essere ancora in vita.

-Guardie! Tu, chiama il dottore!-

Il Re sbraitava ordini a destra e a manca. 

Non era la prima volta che il Principe Death subiva un attentato, era così, d'altronde, la tipica vita di un erede di Sodrét, al compimento dei 17 anni iniziava il suo percorso per diventare Re, ma prima che li compiesse chiunque fosse riuscito ad ucciderlo avrebbe preso il suo posto. 

-Hey, Honey- 

Death riuscì a leggere una nota di orrore nella voce del padre, ma proprio non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi glaciali. 

Un ragazzo lo guardava accovacciato sul tavolo, in mano teneva un coltello, lo aveva salvato dal colpo di grazia parandoglisi davanti? Cercò di ricordare qualcosa su come avesse fatto, su cosa fosse esattamente successo ma i suoi pensieri erano bloccati, rapiti da quei due occhi, non aveva mai incontrato nessuno con un occhio dal colore diverso dall'altro. Per un certo verso lo trovò bizzarro, un occhio azzurro e uno marrone, una finestra nel cielo e una porta per la terra, per un altro verso lo trovò bellissimo. 

Il Principe perse i sensi poco dopo l'arrivo del dottore, un uomo di mezz'età fin troppo abituato a questo genere di esperienze. Le guardie trasportarono via il ragazzino, il suo viso era sempre più pallido ma aveva sopportato di peggio. 

Fu immobilizzato e il pugnale estratto. 

Il dolore gli fece spalancare gli occhi, il suo urlo riecheggiò per tutto il palazzo.

-La lingua, non fategli chiudere la bocca.- Il dottor Van De Meer gli sorrise cercando di spezzare il sentimento di angoscia che appesantiva la stanza, il rumore dei passi del Re riecheggivano nelle orecchie di tutte le guardie, era nervoso, non faceva che camminare avanti e indietro, quando si trattava di suo figlio era meglio non sbagliare. 

Death morse più forte che poté lo straccio che aveva infilato in bocca, non gli piaceva essere in balia di altre persone, odiava sentirsi debole e vulnerabile, odiava sentire le loro mani sporche di sangue e sudore trattenergli i polsi e le caviglie, odiava la presenza di suo padre, odiava il dottore e persino sé stesso. 

Vide il dottor Van De Meer passare l'ago sulla fiamma di una candela e poi sentì i punti uno ad uno.

Bastò un cenno del Re per far sgomberare l'intera camera, si passò una mano tremante tra i capelli nel vano tentativo di calmarsi. 

"Sta bene" si ripeté più volte tra sé e sé giocando coi ricci biondi madidi di sudore del figlio. 

Passò delicatamente una pezza bagnata sulla sua fronte, la ferita gli aveva fatto salire la febbre, avrebbe voluto assisterlo fino al suo risveglio, ma un Re ha tutto un regno di cui occuparsi. 



A Connor quel lavoro come assaggiatore si era presentato all'ultimo momento, un amico di sua madre lavorava a palazzo e, consapevole delle condizioni economiche in cui versava la famiglia del ragazzo, aveva deciso che sarebbe stato un bene se fosse riuscito a farlo inserire nella servitù reale. Il lavoro che avrebbe svolto sarebbe stato estremamente pericoloso, ad ogni boccone faticava a trattenere le lacrime mentre pregava che non fosse l'ultimo. Sapeva a cosa andava in contro eppure aveva accettato con entusiasmo, lì avrebbe potuto godere di almeno due pasti decenti al giorno, un tetto solido sulla testa e un po' di riposo per la madre la cui salute peggiorava di giorno in giorno. 

Gli sfuggì un sospiro di frustrazione, il Re non lo aveva quasi guardato eppure gli aveva ordinato di farsi trovare nel suo ufficio, forse avrebbe dovuto preoccuparsi della decisione che avrebbe preso riguardo la sua sorte ma era troppo nauseato da tutto quello sfarzo. Solo quella stanza era 5 volte più grande della sua casa, tutti i soffitti erano affrescati, qua e là comparivano i visi di grandi Dei, guerrieri e antichi antenati, l'oro che decorava i profili delle arcate e delle colonne lo infastidiva, sarebbe bastato rubarne un po' per sistemarsi a vita. Si asciugò il sudore delle mani sulla stoffa ruvida dei pantaloni reprimendo l'impulso di distruggere tutto. 

Si voltò di scatto quando la porta si aprì, un servo annunciò l'arrivo del Re e Connor, in preda al panico, si affrettò ad inginocchiarsi fino a sfiorare il pavimento di marmo con la fronte. 

-Mio Signore, ho fatto qualcosa di sbagliato?-

Re Logan si sedette sulla sua poltrona, aveva un'aria provata e uno sguardo infuriato. 

-No, affatto. Sei stato l'unico a fare qualcosa di giusto tra quella mandria di incompetenti! Presentati.- 

Connor alzò lo sguardo stupito, potè vederlo massaggiarsi le tempie; mentre per lui quello era il momento più importante della sua vita, per Logan era semplicemente una rottura di scatole.

-Mi chiamo Connor, vivo al sud del regno, ho avuto questo lavoro, sa come assaggiatore, solo per questa sera, quello prima è..- si zittì mordendosi il labbro, "quello prima è morto perché l'intero regno sta cercando di uccidere suo figlio" era meglio ometterlo.

Logan si fece versare del vino e con occhi glaciali gli diede il permesso di alzarsi così da poterlo squadrare o, forse, per vedere la faccia che avrebbe fatto al sentire la sua proposta. 

-Se ti assumessi a tempo pieno per stare 24 ore su 24 con il principino? Ti pagherei bene ma sia chiaro, altrettanto bene ti punirei dovesse capitargli qualcosa.-

Il pensiero di Connor viaggiò a sua madre, era una donna molto giovane e attraente ma altrettanto stanca e debole, quando era più piccolo faceva molti lavori per racimolare quei pochi soldi che le permettevano di comprare qualche scarto da mangiare, ma ora desiderava tanto ripagarle il favore.

-Va bene- 

-Da oggi ti occuperai di lui- disse il Re guardando il vino vorticare nel proprio boccale come ipnotizzato ma poi aggiunse con la stessa espressione di noncuranza -sta solo attento che non ti uccida, puoi andare.-

-L-La ringrazio, Sire- Connor si sentiva confuso eppure era ancora sicuro della propria scelta, fece un ultimo inchino e uscì dalla stanza riprendendo a respirare. 

Logan strinse forte il manico del boccale e congedò la servitù, era nervoso e una parola sbagliata lo avrebbe fatto esplodere. 

Una volta solo ingurgitò in un sorso tutto il vino, voleva stordirsi, voleva cancellare quell'immagine dalla sua testa. Era successo tutto in poco tempo eppure nessuno era intervenuto, neppure lui, per l'ennesima volta mentre qualcuno che amava stava morendo lui era bloccato.



Il rumore di un bussare deciso lo fece sobbalzare.

-Entra!- sapeva già chi avrebbe varcato la soglia, era arrabbiato con sé stesso, con le guardie e con l'attentatore ma più di tutti ce l'aveva con lui, il generale dell'esercito.

-Esigo delle spiegazioni! Com'è che le tue guardie non riescono nemmeno a tenere al sicuro Honey dentro al nostro stesso castello?-

Matthew trattenne a stento uno sbuffo mentre chiudeva la porta dietro le sue spalle, odiava quando Logan si arrabbiava con lui per questioni di lavoro, lo faceva sentire inutile come persona. 

-Mi dispiace, provvederò ad aumentare le guardie e a controllare che nessun servo sia armato dentro al palazzo-

Il Re svuotò l'ennesimo bicchiere per poi allontanare da sè la brocca, si tolse la corona che gli pesava sulla testa e gli lasciava i capelli biondi tutti scompigliati, conosceva Matthew da una vita e con lui era più che informale. 

-Chi era quel servo che gli ha salvato la vita?- 

Il generale prese a sedersi davanti a lui, adorava essere l'unico a vedere l'altro in quei momenti intimi e di confidenza, chissà cosa sarebbe successo se il mondo avesse scoperto tutti i suoi lati più fragili come li conosceva lui.

Logan prese un altro calice e gli servì del vino, poi mentre ne sorseggiava un po' alzò le spalle. 

-Si chiama Connor, l'ho assunto per stare con Honey, almeno si sentirà meno solo, non voglio metta piede fuori dal castello ma se non ha nulla da fare prima poi tenterà di nuovo di uscire-

Matt si portò il bicchiere alle labbra. 

-E' difficile trovare dei servi decenti ultimamente-

Le labbra sottili e rosee di Logan si distorsero in un ghigno.

-Oh tranquillo, tu sei più che decente-

Al generale scappò un sorriso e alzò teatralmente gli occhi al cielo.

-Io non sono un servo-

Il biondo rise e si protese per lasciargli un dolce bacio sulla guancia e sussurrargli nell'orecchio.

-Sta notte dormi con me, è un ordine-
  
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