Anime & Manga > Psychic Detective Yakumo
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Autore: Rox008    10/10/2018    0 recensioni
Song-fic su "Psychic detective Yakumo" ispirata dalla canzone "Monster" degli Imagine Dragons.
ATTENZIONE: Spoiler. Chi non ancora finito il manga, l'anime o la light novel farebbe meglio a fermarsi qua e non leggere oltre.
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Yakumo ha, sin da bambino, l'abitudine di isolarsi da tutti nascondendosi in una radura abbandonata da tutti, e continua a rifugiarsi lì anche dopo aver conosciuto Haruka.
Una sera, proprio mentre si trova in quella radura, riflette sul suo passato, su come è cambiata la sua vita da quando Haruka è entrata nella sua vita, rimanendo al suo fianco durante i vari casi, nei momenti più bui, dopo la morte di suo zio.
Nb: Ovviamente (e purtroppo) non possiedo né i personaggi di PdY né la canzone.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Ozawa, Yakumo Saito
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Era una notte di luna piena, non c'era nemmeno una nuvola a coprire il cielo, lasciando le stelle brillare come diamanti.
Anni prima c'erano state tante notti simile a quella, con la luna ad argentare i tetti della città e lui, poco più che un bambino, su quella collina ad osservare quello spettacolo mozzafiato, da solo.
Capitava spesso che la notte scappasse per nascondersi in quella collina, a pensare e ad osservare la città, così bella di notte quanto crudele di giorno.

Ever since I could remember,
everything inside of me
just wanted to fit in.

In quel periodo veniva spesso picchiato da dei ragazzini della sua scuola, alcuni anche più piccoli di lui. Tutti ripetevano in coro la stessa frase: "Sei un mostro".
Era una frase che lo accompagnava da anni, detta dai suoi compagni di scuola, dai passanti, da chiunque.

I was never one for pretenders,
everything I tried to be
just wouldn't settle in .


E non importava quante volte suo zio gli dicesse che non era vero, che era un bambino come chiunque altro, non importava quante volte lui stesso si ripetesse nella mente che non era un mostro, che non aveva fatto niente di male, perchè gli bastava guardarsi allo specchio per sentirsi un mostro, ed ogni volta era sempre peggio.

  A monster, a monster,
I'm turning to a monster,
A monster, a monster,
And it keeps getting stronger.  

Aveva poi iniziato ad aiutare quel poliziotto, (un modo per mettere parzialmente a tacere l'odio per se stesso, forse?) usando quella sua condanna come un'arma, un aiuto per risolvere i problemi degli altri.
Ma tra un caso e l'altro, c'erano sempre quei momenti di disperazione e al contempo apatia totale (come era possibile che un ragazzo della sua età provasse sensazioni così intense e contrastanti?).

Ed anche allora si rifugiava in quell'angolo dimenticato da tutti della collina, con gli alberi fitti a nascondere quella piccola radura con una fontana ormai ricoperta di rampicanti, abbandonata a se stessa. Proprio come si sentiva lui: abbandonato a se stesso e prigioniero dei suoi stessi pensieri, pensieri oscuri.
Aveva passato tanti anni a cercare di scappare da se stesso, dalla sua natura, ma non era mai bastato (non si può certo scappare dai propri demoni interiori). 

Can I clear my conscience? 
If I'm different from the rest,
Do I have to run and hide?

Così si era sentito sempre più un mostro, non faceva più caso alle occhiate terrorizzate della gente, ci si era abituato, cadendo sempre più in fondo alla sua apatia e alla sua disperazione.
E no, non ne era felice, non ne era soddisfatto; lui non voleva niente di tutto questo, voleva solo una vita tranquilla.
Allora aveva deciso di coprire il suo occhio con una lente a contatto colorata per nascondere quel suo occhio rosso sangue, quel suo abominio, per sentirsi meno "mostro".
Ma non era servito, non era comunque più riuscito ad avvicinarsi a qualcuno.
Aveva ancora trovato riparo in quella collina; quella radura ed il suo silenzio erano diventati i suoi soli confidenti, il suo rifugio dove poter stare solo.

I never said that I want this,
this burden come to me
and it's made it's home inside.

E poi ecco che le cose erano cambiate, senza che lui se ne accorgesse il mondo aveva iniziato a cambiare.
"Tu sei Yakumo Saito, giusto?" gli aveva chiesto quella ragazza così stupidamente positiva, perennemente allegra.
Nè lui, nè lei sapevano che da quel momento tutto sarebbe cambiato, che avrebbero trovato ciò che inconsciamente entrambi cercavano.
"Io sono Haruka Ozawa"
Invece sarebbe stata lei ad aiutare lui, lui che non cercava aiuto ma che ne aveva disperatamente bisogno.

If I told you what I was,
would you turn your back on me?

O forse chissà, lui aveva capito che quella ragazza non era una qualsiasi, aveva avvertito quanto fosse speciale, e per questo non aveva avuto il coraggio di dirle la verità, di mostrarsi come il mostro che era, si era mostrato come un ragazzo (ormai un giovane uomo in realtà) in grado si di vedere gli spiriti, ma per il resto normale.

I get the feeling just because
everything I touch isn't dark enough
if this problem lies in me.

L'aveva comunque fatta scappare, con i suoi solidi modi bruschi, lasciandolo da solo in quella stanza, forse più distrutto di prima, per poi tornare e ridargli speranza, restandogli accanto.
Era rimasta quando la verità era saltata fuori, quando aveva visto il suo occhio rosso sangue. Non solo: l'aveva definito bellissimo. 
Bellissimo.
Con tutti i modi con cui poteva descriverlo, con tutti gli aggettivi che poteva usare, aveva scelto di definirlo "bellissimo".
E lui rise, rise come non faceva da tanto tempo, rise sentendosi più leggero perchè dopo anni a sentirsi un mostro, a vedere la gente guardarlo orripilata, dopo essersi dovuto nascondere per avere una vita accettabile (non normale, in quella nemmeno ci sperava più), ecco che lei, una ragazza impicciona, eccessivamente altruista e buona di cuore, con una particolare capacità di attirare guai, definiva quello stesso occhio che lui tanto odiava "bellissimo", guardandolo con la faccia da pesce lesso.

Even if I seem dangerous
would yo be scared?

Ed era rimasta anche dopo aver salvato la sua amica, era rimasta al suo fianco durante tutti i suoi casi successivi, rischiando la sua stessa vita, senza mai incolparlo, senza mai trattarlo male; era rimasta al suo fianco e l'aveva lentamente cambiato; era rimasta al suo fianco portando con lui il peso del suo fardello senza mai lamentarsi; aveva accettato i suoi modi bruschi, il suo essere così introverso; lo aveva visto cadere e poi rialzarsi, piangere e sorridere, lo aveva visto fragile e lo aveva visto forte. 
Ma soprattutto, lo aveva fatto sentire come una persona qualsiasi.

I'm only a man 
with a candle to guide me.

Dopo il loro primo incontro, lui era tornato spesso su quella collina, sempre da solo, per poter pensare a ciò che provava, a ciò che era accaduto da quando lei era entrata in quella stanza; si chiedeva il perchè lei era rimasta quando chiunque altro sarebbe scappato, si chiedeva il perchè lei non lo aveva mai abbandonato. Non capiva perchè lei si ostinasse a fare tutto quello per lui.

I'm taking a stand
to escape what's inside me.

Alla fine, aveva deciso che lei meritava qualcosa per farle capire che lui le era grato per questo, un modo per dirle che lei era importante.
Così le aveva detto che voleva farle vedere un posto per lui importante.
Lungo la strada ovviamente lei aveva fatto domande, a cui però non aveva avuto risposta. Ma nonostante questo era (ancora una volta) rimasta, seguendolo verso un luogo sconosciuto.
Arrivati vicino alla meta le aveva preso la mano, e lei non gliel'aveva mai lasciata, neanche durante una ripida salita, neanche tra i rami insidiosi degli alberi, e lui le era stato grato per questo, perchè gli aveva dato la forza di continuare.
Quando finalmente erano arrivati, lei si era zittita e si era guardata attorno con timidezza, quasi fosse entrata in un luogo sacro.
I suoi occhi si erano soffermati sulla fontana abbandonata, sugli arbusti che avevano creato come una barricata attorno a quella radura, aveva osservato la città baciata dalla luce argentata della luna, e poi era tornata con lo sguardo fisso su di lui, guardandolo con un'intensità tale che quasi gli sembrò di affogare nei suoi occhi castani, invitandolo silenziosamente a parlare.
"Anni fa, ogni volta che diventava tutto... troppo difficile da gestire, ogni volta che mi sentivo perso, ogni volta che avevo bisogno di scappare da tutto, mi rifugiavo qui; ancora ora vengo qua quando ho bisogno di riflettere, quando mi sento stressato. Questo posto mi assomigliava molto, lasciato a sé stesso, abbandonato da tutti perché difficile da raggiungere, un posto in cui lentamente la desolazione ha preso il sopravvento, distruggendo tutto ciò che c'era di bello qui."
"Ma c'è un panorama magnifico, c'è la pace della foresta, la natura è libera e l'aria pulita! Perchè hanno abbandonato questo posto?"
"Ed ecco perché oggi ti ho portata qui: sapevo che tu avresti trovato ciò che c'era di bello qui, come hai fatto con me. A differenza di tutti gli altri, tu non hai visto il mio occhio rosso come qualcosa di orribile, non mi hai visto come un mostro"

A Monster.

"Tu non sei un mostro" aveva sussurrato.
"Il fatto che tu la pensi così non vuol dire che io non sia effettivamente un mostro"
"Ti prego, basta! Non dirlo più!" gli aveva quasi urlato con gli occhi lucidi.
"Cosa?"
"Che sei un mostro" aveva nuovamente sussurrato mentre una lacrima già le bagnava il viso.
E per ironia della sorte, lui non si sentì mai così tanto un mostro come in quel momento.

A Monster, a Monster
I've turned into 

a Monster.

"Io... Mi dispiace. Non volevo farti piangere." le aveva sussurrato avvicinandosi a lei e poggiandole le mani sulle guance bagnate, circondandole il volto con una delicatezza che non credeva di avere "Non vorrei mai farti piangere. Ma mi sono sentito così tanto a lungo un... in quel modo" si corresse mentre vedeva i suoi occhi riempirsi ancora di lacrime "che mi sembra normale chiamarmi in quel modo"

A Monster, a Monster.

"Per me sei più umano di tantissimi altri, sai? E quindi vorrei davvero che tu smettessi di sentirti in quel modo" rispose Haruka quando i singhiozzi glielo permisero, e poggiò le sue mani, piccole e fredde, su quelle grandi e calde di lui, ancora poggiate sul suo viso umido.
Restarono per alcuni minuti a guardarsi negli occhi, senza parlare. 
"Da quando ci sei tu mi sento meno.... in quel modo." disse dopo un po' Yakumo rompendo il silenzio. "Da quando ci sei tu mi sento diverso. Mi sento più forte da quando ho te al mio fianco. Ma per le persone sarò sempre... quello. E più gente conoscerò, più mi faranno sentire tale."

And it keeps getting stronger.

"Allora ci sarò sempre io a farti capire che non lo sei, se vorrai resterò sempre al tuo fianco per ricordarti ogni volta che sei umano quanto me"
"Quanto te dici? Temo che questo sia impossibile, sai? Non ho mai conosciuto qualcuno umano come te." rispose lui con un mezzo sorriso.
"Ti ricordo che anche io ho fatto degli errori; ho causato, seppur indirettamente, la morte di mia sorella. Quindi forse tra i due sono io il m...."
"No, stavolta sei tu a non doverlo dire!" la fermò lui quasi nel panico. "Una simile parola non può essere associata a te, per nessun motivo!" 
Lei gli fece un sorriso furbo, facendogli capire di essere caduto nel suo tranello. 
"Ora capisci perchè non voglio sentirtelo dire" gli disse infatti lei, lasciando Yakumo senza parole.
Rimasero nuovamente ad osservarsi, finchè lei non decise di avvicinarsi maggiormente a lui e spostare piano le mani dietro la schiena del ragazzo, come se lui fosse un cucciolo pronto a scappare terrorizzato, e lo abbracciò.

I'm taking a stand
to escape what's inside
.

Yakumo inizialmente non reagì, perso nel sentire il suo cuore velocizzare bruscamente il suo battito ed il fiato mancargli nei polmoni; quando poi si abituò a quella sensazione di euforia che stava provando la strinse forte a se, affondando il viso tra i suoi capelli e respirando il suo profumo.
"Yakumo, vuoi sapere perchè sono rimasta al tuo fianco?"
Lui, che fino a pochi minuti prima non chiedeva altro, si irrigidì colto da un'improvvisa paura di cosa gli avrebbe detto; ma decise comunque di volerlo sapere, per cui annuì.
"Sono rimasta al tuo fianco perchè per tante cose siamo, anch'io per tanto tempo ho avuto paura del giudizio della gente, e solo dopo aver incontrato te sono riuscita ad essere nuovamente me stessa, senza pensare a ciò che gli altri pensavano di me. Non mi importa più come mi vedono gli altri, finchè tu mi accetti così come sono. Per me non c'è nessuno più importante di te, Yakumo."
"Anche tu sei importante per me. Sei diventata il centro dei miei pensieri. Forse non te l'ho mai detto, e probabilmente non te lo dirò nuovamente molto spesso, ma senza te sarei stato perso. Mi hai salvato da me stesso." le accarezzò piano i capelli, continuando a stringerla a sé, prima di continuare a parlare "Ma soprattutto mi hai insegnato ad amare. Si Haruka, mi sono innamorato di te. E non credo che potrei mai amare qualcun altro oltre te. Ormai sei diventata la luce nella mia oscurità."

I'm only a man
with a candle to guide me.

Lei sgranò gli occhi e si allontanò lievemente da lui per guardarlo in faccia. 
Non c'era traccia di ironia nel suo volto, aveva un timido sorriso ad ammorbidire quei tratti sempre così duri e apatici, le guance lievemente rosse, ed i suoi occhi erano come non li aveva mai visti: erano pieni di dolcezza, la guardavano come se fosse la cosa più bella al mondo.
Haruka non poté fare altro che avvicinarsi nuovamente a lui per baciarlo dolcemente.

   
 
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