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Autore: LeftEye    13/07/2009    1 recensioni
«În ţară orbilor, chiorul e împăratul.»
Adela lanciò un'occhiata scettica in direzione della figlia, la quale, pur avendo gli occhi bendati, ricambiò alzando un sopracciglio.
«Mi dispiace, questa non la so interpretare nemmeno io» commentò Adela, stringendosi nelle spalle.
«Nella terra dei ciechi, chi ha un occhio è imperatore... Nonnina, non vuoi dirci che significa?» chiese Viorica voltando la testa a destra e a sinistra, non sapendo bene in quale lato della stanza la nonna si trovasse.
«Nu.»
«Già, c'era da immaginarselo. E non vuoi nemmeno dirmi come sta venendo il mio body?» azzardò la ragazzina, speranzosa.
***
Questa storia partecipa al Rainbow Challenge di Fanworld.it, colore verde.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Verde speranza, verde invidia



«În ţară orbilor, chiorul e împăratul
Adela lanciò un'occhiata scettica in direzione della figlia, la quale, pur avendo gli occhi bendati, ricambiò alzando un sopracciglio.
«Mi dispiace, questa non la so interpretare nemmeno io» commentò Adela, stringendosi nelle spalle.
«Nella terra dei ciechi, chi ha un occhio è imperatore...
Nonnina, non vuoi dirci che significa?» chiese Viorica voltando la testa a destra e a sinistra, non sapendo bene in quale lato della stanza la nonna si trovasse.
«Nu
«Già, c'era da immaginarselo. E non vuoi nemmeno dirmi come sta venendo il mio body?» azzardò la ragazzina, speranzosa.
«Nu, nu» nonna Steliana schioccò la lingua in segno di disapprovazione.
Adela si alzò dalla sedia mezza rotta e andò ad aggiungere qualche ceppo secco alla legna che bruciava dentro alla vecchia stufa, fonte di calore per la minuscola abitazione.
«Ci è rimasta poca legna, speriamo almeno che basti fino alla fine dell'inverno» commentò preoccupata, per poi ritornare a sedersi, non senza inciampare sui piedi della figlia, che stava facendo stretching sul pavimento.
«Ehi, sono io la cieca, qui» si lamentò la ragazzina, a cui era stato imposto di portare una benda sugli occhi occhi per non vedere cosa stesse cucendo nonna Steliana per lei.
«Te uită cu un ochi la făină şi cu altul la slanină» affermò la vecchia con la sua vocina imperiosa.
«Ecco, hai sentito? Un occhio alla farina e l'altro al ladro... ma io sono la farina o il ladro?» si chiese Viorica.
«Sei la nostra speranza» rispose la madre accarezzandole dolcemente la testa. «Perché non ti riposi un attimo, ti sei allenata abbastanza per oggi.»
«Non posso, domani devo essere perfetta, se voglio far colpo sugli allenatori americani.»
«Mersul pe jos face piciorul frumos(1)» sentenziò Steliana.
«Hai proprio ragione, nonna. Credo.»
«E' sempre così enigmatica!»
«Tu credi che le passerà mai questa mania di parlare per proverbi?»
«Io non credo sia una mania, è partito tutto dall'ultimo ictus che ha avuto» rispose Adela, osservando pensierosa la propria madre, la quale affermò:
«Ai capul, de ce să aibă şi mintea?(2)»
Nonna Stela si alzò dalla sua sgangherata sedia, si appostò dietro alla macchina per cucire a pedale e cominciò a manovrarla con abilità, nonostante l'artrosi e la vista che si affievoliva ogni giorno di più. Questo e altro per la sua nipotina, sembrava voler dire, e Adela scorse un lieve sorriso apparire tra le rughe del volto della madre, intuendo subito a cosa stesse pensando, se ancora pensava lucidamente.
Lanciò una breve occhiata a sua figlia per constatare ancora una volta quanto fosse bella: così piccola eppure così forte e determinata.
L'aveva portata in palestra per la prima volta quando aveva quattro anni, poiché lei lavorava, la nonna anche, nonostante fosse già avanti con gli anni, e non sapeva dove lasciare la bambina, dal momento che l'asilo era troppo costoso e lontano da casa.
L'allenatore Mihai Enescu era stato subito molto colpito dalla vivacità di Viorica e, non appena l'aveva vista saltare sui materassi di gomma piuma, aveva annunciato:
«Diventerà una grande ginnasta.»
Adela non era stata avvertita, però che per diventare una grande ginnasta sua figlia avrebbe dovuto sudare lacrime e sangue per molti, molti anni. Quando gli allenamenti avevano iniziato a farsi più duri, aveva pensato di farla ritirare, ma la bambina l'aveva supplicata piangendo di non farlo, perché la ginnastica le piaceva tanto, anzi, amava quello sport.
Era faticoso e stancante, ma la soddisfazione di riuscire a fare esercizi sempre più complicati e il divertimento nello stare insieme alle altre sue coetanee erano impagabili.
Anni dopo, sua madre Steliana avrebbe detto:
«Şi cel mai frumos trandafir are ghimpi(3)», ed era vero: se Viorica era diventata un'aspirante campionessa (di strada ne aveva ancora molta da fare, per vedere una medaglia d'oro appesa al suo collo), era grazie al duro lavoro di quegli anni.
Tutta la famiglia aveva fatto sacrifici su sacrifici per lei, e ora era giunto il momento che tutte e tre aspettavano da anni: vedere la loro piccola prendere il volo verso un futuro migliore.
Se alla gara di domani avesse dimostrato quanto valeva, gli osservatori arrivati dall'America l'avrebbero presa nella loro accademia a spese dello Stato: avrebbe avuto una stanza tutta sua, sempre riscaldata, vestiti nuovi, un insegnante privato, e si sarebbe allenata in una palestra fornitissima, con allenatori ancora più preparati di Mihai.
A quanto pareva, alle gare in America si vincevano anche dei soldi, e Viorica aveva promesso di mandarli tutti alla mamma e alla nonna e di tenere per sé solo le medaglie. Sempre che fosse stata ammessa all'accademia.
«Da. Terminat» annunciò la nonna.
«Ora posso togliermi la benda?» chiese Viorica.
«Sì, il body è pronto» le rispose sua madre.
La ragazzina si tolse la striscia di stoffa che le copriva gli occhi e si avvicinò a Stela, che le porgeva la sua ultima creazione.
Il body era semplice, di un tessuto leggero ed elastico e con un solo ghirigoro dorato che attraversava la spalla, mentre tutto il resto era di un verde trifoglio.
Carino e funzionale, ma... a Viorica quel colore non piaceva per niente.
«Bello...» mormorò, poco convinta.
«Calul de dar nu se caută la dinti» la rimproverò la nonna dandole una leggera pacchetta in testa.
«Non essere maleducata, Viorica. La nonna ha lavorato tanto per cucirlo.»
«Lo so, e gliene sono davvero grata, ma mi chiedo perché abbia scelto proprio il verde...» si giustificò la piccola.
«E' ovvio che voleva trasmetterti un messaggio, a modo suo, come fa sempre. Il verde è sinonimo di speranza, e tu sei la nostra speranza!»
«Oh, capisco... grazie nonna, ti prometto che domani darò il meglio e che porterò questo body con orgoglio!»
Viorica si gettò tra le braccia dell'anziana donna, che la strinse forte a sé e la baciò sulla testa.
«Ora però vai a letto» le disse Adela. «Domani devi svegliarti presto. Mamma, anche tu dovresti andare a dormire, o vuoi restare alzata ancora un po'?»
Steliana rispose con un borbottio che sua figlia interpretò come un sì, e la lasciò sola nella stanza.
La vecchia riprese in mano il suo lavoro appena concluso e scosse la testa, insoddisfatta.
“Veramente, ho scelto questo colore per dirle di farli diventare tutti verdi d'invidia” pensò storcendo la bocca. Mai che quelle due interpretassero correttamente ciò che diceva!
«Va bene, stavolta le asseconderò» disse ad alta voce mentre iniziava a cucire sul body un piccolo quadrifoglio dai bordi dorati.
A Viorica sarebbe sicuramente piaciuto, e anche ai suoi futuri allenatori irlandesi.





Fine


***

Note: eh, mi dispiace, dovevo propinarvi una fanfiction sulla ginnastica! 
Inutile dire che la nonna dà un tocco di allegria alla storia! Perché alla fine parla di allenatori irlandesi, vi chiederete? Perché è vecchia ù_ù
(1) Camminare a piedi fa il piede bello.
(2) Hai la testa, perché avere anche la mente? Questo proverbio l'ho trovato già tradotto in italiano e l'ho riportato alla lingua originale con la mia minima conoscenza del romeno, quindi i possibili lettori romenofoni mi perdonino se la traduzione è scorretta ^^'
(3) Anche la rosa più bella ha le spine.

I proverbi citati sono stati trovati sui seguenti siti:
-
http://forum.moldweb.it/
- Wikiquote

   
 
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