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Autore: Mikarchangel74    11/10/2018    1 recensioni
Quando Bucky aprì gli occhi rimase a fissare il soffitto incapace di capire se questo fosse reale.
Il dolore, unica sua costante di vita, c’era e tanto, quindi c’erano speranze che lui fosse ancora vivo ma come poteva essere? L’ultimo suo ricordo era il volto di Steve con un’espressione inorridita e poi le sue mani e le sue gambe che iniziavano a dissolversi come cenere nel vento.
Poi c’era stato il nulla…
Ed una semplice domanda posta dai due Winchester, manderà Bucky nel panico più assoluto, ma i due ragazzi faranno il possibile per aiutarlo.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Supernatural/Marvel'
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~~Titolo: No time, No space
Fandom: Crossover: Supernatural/Captain America
Ship: nessuna
Warning Benché ci sia molta mia interpretazione personale, potrebbe essere uno spoiler per chi non ha visto Infinity war.
Tags: Hurt & Comfort https://www.facebook.com/notes/hurtcomfort-italia-fanfiction-fanart/26-prompts-challenge/1761132400576945/
Partecipo alla Challenge #26promptschallenge 24/26 ‘Memoria’
Parole: 4599

No time, No space


Ricordi ingarbugliati.
Immagini frammentate.
Dolore, quello sì e tanto mescolato ad un’enorme confusione.
Questo era tutto ciò che Bucky aveva in testa.
Bastò una semplice domanda a mandarlo nel panico più assoluto
“Chi sei?”

***

Quando Sam e Dean lo avevano trovato in un bosco semi nudo, infreddolito, raggomitolato ed in forte stato confusionale, non avevano certo fatto finta di niente. L’avevano preso, e portato con loro al buncher senza esitare. Se c’era qualcuno in pericolo o ferito, loro intervenivano, perché era la loro filosofia, ciò che facevano ormai da tutta una vita: salvare le persone.
Lo avevano medicato, perché a vedere dalle ferite che aveva, sembrava uscito dall’inferno stesso, non c’era un centimetro di pelle che non fosse bruciata, coperta di lividi o tagli e con loro grande sorpresa si accorsero anche che a questo poveretto mancava un braccio; Ma la protesi che portava era a dir poco ‘strepitosa’ a detta di Dean che si manifestò palesemente interessato
“Hey Sam! Ma hai visto che figata di braccio che ha questo qui?! Ora capisco perché sembrava pesare una tonnellata quando lo abbiamo portato in braccio fino all’Impala. Appena si riprende devo proprio chiedergli dove se l’è fatta fare!”
Bucky era praticamente svenuto tra le loro braccia mentre continuava a ripetere in un fil di voce appena udibile e tremante ‘Il mondo è svanito. Il mondo è svanito. Il mondo è svanito’.
Lo avevano messo a letto in una delle camere del bunker degli uomini di lettere inglesi, che ormai era diventata la loro casa.
Poi Sam si era messo a cercare qualcosa negli archivi, gli sembrava di conoscere quel tipo, ma proprio non gli veniva in mente chi fosse.
“Hai sentito cosa stava ripetendo? … Chissà cosa intendeva con: Il mondo è svanito? Spero si riprenda presto perché vorrei proprio sapere chi è e cosa voleva dire con quella frase.”
“Sam, era mezzo morto e assiderato, probabilmente stava vaneggiando, comunque è stata una fortuna per lui se siamo degli incapaci con gli incantesimi!” Aveva ironizzato Dean senza ilarità ed aveva dato un’occhiataccia a Sam.
Avrebbero dovuto rintracciare un covo di vampiri ed invece l’incantesimo li aveva guidati pari pari da quest’uomo.

Bucky dormì profondamente per tre giorni, così profondamente che Dean più volte accostò il volto alla bocca per sincerarsi che respirasse.
“Sarà mica in coma?” Disse, ma non fece nemmeno in tempo a finire la domanda che l’uomo di colpo inarcò la schiena, il corpo talmente teso che sembrava volersi spezzare in due da un momento all’altro.
Inspirò più aria che poté per poi rilasciarla in un grido straziante, sembrava soffrisse tremendamente o che fosse terrorizzato da qualcosa. Sam e Dean gli si misero subito ai lati, tenendolo per le braccia per evitare che cadesse dal letto.
“Hey tranquillo è tutto a posto, sei in salvo adesso” Disse Sam ad alta voce cercando di sovrastare il grido.
“Steve! Steve!” Chiamò poi l’uomo in preda al delirio ricadendo pesantemente sul letto ancora con gli occhi chiusi.
Sam gli appoggiò una mano sulla fronte “SSsshh. Sssshhh. E’ tutto ok. Sei in salvo. Andrà tutto bene”
Dean osservò suo fratello, non c’era niente da fare, Sam ci sapeva proprio fare come caretaker, era proprio portato per confortare chi stava male, infatti poco dopo l’uomo sembrò rilassarsi di nuovo e riprendere a riposare tranquillo.
“Diavolo Sam, questo dev’essersela vista proprio brutta.”

***


Quando Bucky aprì gli occhi rimase a fissare il soffitto incapace di capire se questo fosse reale.
Il dolore, unica sua costante di vita, c’era e tanto, quindi c’erano speranze che lui fosse ancora vivo ma come poteva essere? L’ultimo suo ricordo era il volto di Steve con un’espressione inorridita e poi le sue mani e le sue gambe che iniziavano a dissolversi come cenere nel vento.
Poi c’era stato il nulla… Era come se fosse un’anima perduta in un’altra dimensione… una dimensione fatta di niente dove il tempo e lo spazio non esistevano, ma non era solo, molti altri avevano iniziato a comparire lì attorno a lui poco dopo..
E poi … Qualcuno .. Un altro prigioniero .. Un altro di quelli che avevano fatto la sua stessa fine dopo che Thanos impossessatosi di tutte le gemme dell’infinito aveva schioccato le dita, una che aveva riconosciuto, con cui aveva combattuto fianco a fianco anni prima. Lui non si sa come, aveva usato la sua ultima scintilla di potere residuo per farlo fuggire. Ma dove? Dov’era finito?
Voltò cauto la testa per guardarsi attorno. Sembrava una normalissima camera. E lui era steso su un letto.. un vero letto con una soffice coperta che lo teneva al caldo.
Cercò di pensare all’ultima volta che aveva dormito su un materasso morbido in quel modo e per di più coperto.
Forse quand’era piccolo, ma adesso non era più sicuro se quel ricordo gli appartenesse e fosse reale o gli era stato impiantato o manipolato come molti altri ricordi.

Poco dopo la porta si aprì ed entrarono due uomini chiacchierando allegramente tra loro, ma si bloccarono meravigliati nel notare che era sveglio e li guardava.
Si tirò su appoggiandosi su un gomito facendo una smorfia di dolore e serrò a pugno la mano metallica, tenendola davanti a se in un silenzioso avvertimento mentre li fissava serio. Si sentiva ancora sfinito, ma cercò di non darlo a vedere, prima doveva capire chi erano questi due e che intenzioni avevano.
Ma un forte senso di nausea lo stava per travolgere sapeva che non sarebbe rimasto sveglio per molto ed infatti un secondo dopo la stanza iniziò a girare vorticosamente e fu’ di nuovo inghiottito dal silenzio e dalle tenebre.

Quando i due cacciatori erano entrati nella camera di Bucky parlando tra di loro riguardo una stupidaggine accaduta a Dean mentre puliva l’auto, convinti che l’uomo stesse ancora riposando, furono piacevolmente sorpresi di trovarlo sveglio.
Lui non si dimostrò amichevole, giustamente non li conosceva, pensarono. Ma non fecero a tempo a parlarci che lo videro perdere lucidità e svenire nuovamente, Sam corse per evitare che cadesse a terra e lo risistemò sul letto.
Decisero di fare un po’ a turno la notte e darsi il cambio lì in camera con lui. Magari si sarebbe svegliato nuovamente e loro dovevano parlarci.

Era ormai l’alba quando Bucky per la seconda volta riaprì gli occhi. Sentì russare e voltando la testa, vide uno dei due ragazzi che erano entrati prima nella stanza, seduto un po’ di traverso su una poltrona in fondo al suo letto. Doveva capire dove si trovava.. Doveva trovare un modo per tornare da Steve e salvare tutti quelli che come lui erano finiti in quella specie di limbo.
Aveva la bocca asciutta ed una gran sete, allungò il braccio buono sul comodino per prendere un bicchier d’acqua, ma appena preso, la mano gli tremò e sentì di non riuscire ad avere la forza di portarlo fino alla bocca, stava per rinunciarvi, ma poi la sete era troppa e così tentò di nuovo, era così frustrante non riuscire nemmeno a prendere un fottuto bicchier d’acqua! Il tentativo fu un fallimento ed il bicchiere gli scivolò di mano cadendo.
Dean al rumore improvviso saltò sulla poltrona svegliandosi di colpo
“Hey, tutto ok?” Gli chiese alzandosi per avvicinarsi con cautela e mostrandogli i palmi delle mani per fargli capire che non aveva intenzioni cattive ed era disarmato.
Bucky non rispose e rimase a fissarlo serio, leggermente imbronciato.
Dean guardò cosa aveva causato il rumore e vide il bicchiere a terra.
“Hai sete? Te ne prendo un altro tranquillo. Raccolse il bicchiere e se ne andò in cucina tornando poco dopo con lo stesso pieno d’acqua e di nuovo si avvicinò a Bucky giusto per allungargli il bicchier d’acqua che lui trangugiò tutto d’un fiato, poi lo vide riappoggiarsi al cuscino e fissare il soffitto.
“E’ tutto a posto?”
Dean attese una risposta, ma non ve ne furono così riprovò
“Riesci a capire quello che dico? Parli la mia lingua?”
Ma anche stavolta non giunse risposta, l’uomo continuò a fissare il soffitto.
-Tutto a posto- Che cavolo di domanda era? Cosa intendeva per tutto a posto? Era stato polverizzato nel vero senso della parola, si era ritrovato nel nulla, era stato spedito chissà dove e non sapeva in che condizioni visto che non era capace nemmeno di tenere in mano uno stupido bicchier d’acqua .. No che non era tutto a posto!
La sua vita non era mai stata a posto!!
Sospirò.
Dean lo osservò per un po’, gli vide gli occhi inumidirsi e lo sentì sospirare, ma non era un sospiro liberatorio, ma colmo di sofferenza e di angoscia. Decise di lasciarlo tranquillo, magari più avanti si sarebbe sentito di parlare e confidarsi.
“Senti, qualsiasi cosa ti sia capitata mi dispiace, non vogliamo farti del male e se ti serve qualcosa, qualsiasi cosa, chiedi pure. Io mi chiamo Dean Winchester ed abito in questo posto assieme a mio fratello Sam.

Ci volle quasi tutto un altro giorno prima che Bucky si decidesse finalmente a parlare con loro.
Era ora di cena, lo avevano aiutato ad alzarsi e sistemato sulla vecchia sedia a rotelle servita a Bobby in passato, visto che l’uomo era ancora molto debole.
Lo avevano condotto nel salone, adiacente alla cucina.
Poi Sam gli aveva messo davanti un piatto con un hamburger, patate lesse e piselli e due fette di pane.
“Mi dispiace non abbiamo altro, spero tu abbia fame”
Ma neanche terminata la frase Bucky aveva divorato tutto pensando anche di non aver mai mangiato niente di così buono da quando sua madre o quella di Steve erano ancora in vita e cucinavano.
Steve… Chissà se gli era capitata la stessa sua fine… Il mondo doveva aver continuato a girare visto che quei due sembravano umani, ma forse era in un’altra dimensione.
“Dove .. Dove mi trovo?”
Finalmente Sam e Dean riuscirono a sentire la sua voce e ne furono lieti.
“In Kansas” Gli rispose Dean a bocca piena, stringendo tra le mani un tramezzino e addentandolo di nuovo ancor prima di aver inghiottito il boccone precedente.
“Kansas, .. in America?” Chiese, anche se non era una domanda in realtà, ma un’affermazione interrogativa di sorpresa. I due ragazzi si scambiarono un’occhiata attonita
“Quindi il mondo esiste ancora” Disse il ragazzo dai capelli lunghi e corvini guardando il tavolo e di nuovo Sam e Dean si lanciarono un’occhiata interrogativa.
“Perché dici così? Perché quando ti abbiamo trovato continuavi a ripetere che il mondo è svanito? Chi sei?”
Chi sei? Già, chi diavolo era lui?
Lo videro impallidire di colpo, alzò gli occhi su di loro e scorsero uno sguardo talmente terrorizzato che non avevano mai visto nemmeno durante gli interrogatori, ‘alla Dean Winchester’ su alcuni demoni.
Sam si avvicinò appoggiandogli una mano su una spalla, ma lui se la scrollò di dosso e spinse via la sedia a rotelle così forte che per poco non rischiò di ribaltarsi.
“Hey calmati. Va tutto bene. Non vogliamo farti del male, se non vuoi rispondere è ok!” Disse Dean, ma quelle due piccole parole avevano fatto scattare qualcosa dentro la testa di Bucky. Qualcosa che si trovava lì, sopito nella sua memoria e che due semplici parole avevano portato a galla. Altri ricordi, ma stavolta dolorosi e orribili.
Chi sei?’ Gliel’avevano domandato la prima volta che era stato fatto prigioniero e torturato da quei nazisti maledetti. Volevano sapere qualcosa a proposito di un siero che rendeva super potenti. Era stato salvato poi dal capitano, dal suo Steve mentre lui continuava a ripetere il suo nome ed il numero di matricola all’infinito sotto gli effetti della merda che gli avevano iniettato nelle vene.
Chi sei?’ Gliel’avevano domandato dopo il primo orribile lavaggio del cervello, quando ormai era diventato il soldato d’inverno, senza più uno stralcio di se stesso o del suo passato.
Chi sei?’ Gliel’avevano domandato i sovietici, dopo avergli cambiato identità per le coperture delle sue numerose nuove missioni e lo avevano percosso o dato la scossa ad ogni risposta sbagliata, quando non riusciva a ricordare bene il suo nome falso.
Chi sei?’ Gliel’aveva domandato il capo politico dello Shield, anzi il traditore infiltrato dell’Hydra poco prima di friggergli di nuovo il cervello, quando lo aveva visto esitare, attraverso un po’ di lucidità ricordandosi del suo amico Steve. Aveva ricevuto un forte manrovescio e poco dopo non aveva più avuto dubbi riguardo la sua identità ed i suoi unici ‘amici’.
Troppo dolore vi era legato a quella domanda. E poi chi era veramente? Sinceramente non lo sapeva nemmeno più. Non sapeva dove terminava la menzogna ed iniziava la verità nella sua mente.
Si aggrappò ai braccioli della sedia tremando, strinse talmente forte che il bracciolo in ferro si piegò nella mano fatta di vibranio come fosse un bicchierino di carta.
Senza rendersene conto iniziò a bisbigliare e ripetere nome, cognome ed il numero di matricola proprio com’era capitata in quella maledetta base nazista “Sergente James Barnes. Matricola tre-due-cinque-cinque-sette. Sergente James Barnes. Tre-due-cinque-cinque-sette.”
Sam e Dean gli stavano davanti e si guardarono preoccupati e confusi.
“Calmati, ti prego stai tranquillo, nessuno ti farà del male qui.” Ripeté di nuovo Sam anche se la frase risultò alquanto sciocca visto come l’uomo aveva appena accartocciato un asta di ferro, quelli forse in pericolo al momento avrebbero dovuto ritenersi loro.
Bucky non li sentiva, era come in uno stato di trance, vedeva solo due individui che si avvicinavano e nella sua mente si trasformarono in due di quegli scienziati che lo bloccavano a quella maledetta sedia per il lavaggio del cervello.
Era già sulla sedia. Bloccato, non poteva più muovere braccia o gambe. Adesso gli avrebbero abbassato quel macchinario in testa. Gli avrebbero fatto di nuovo male. Troppo male. Un male insopportabile.
“No!! Vi prego!! Non fatelo!! Vi prego!! Vi prego!!”
Le sue grida disperate turbarono i due Winchester più che mai.
“Hey! Hey calmati! Non ti faremo niente!” Gridò Sam cercando di sovrastare le urla dell’uomo, ma Dean fu più pratico, lo raggiunse, lo schiaffeggiò e lo scosse afferrandolo per le spalle
“James ascoltami. Adesso basta!” E la cosa sembrò funzionare, perché Bucky smise di urlare ed agitarsi e fissò Dean ancora terrorizzato, ma non nel panico come prima.
Dean rimase lì, piegato su di lui col suo viso a pochi centimetri di distanza dall’altro fissandolo negli occhi per tenerlo concentrato su di lui.
“James. E’ così che ti chiami giusto? Noi non ti faremo del male. Sei al sicuro qui ok?” Gli garantì serio
“Bucky … Mi chiamo Bucky” Rispose l’uomo che ancora aveva il fiato corto e gli occhi spalancati per la paura.
“Bucky .. Ok.” Quando Dean fu’ sicuro che l’altro avesse ripreso il controllo si rialzò e sospirò e fu allora che Sam si ricordò “Ma certo!!” e corse via.
Dean lo guardò confuso “Sam. Non ti ci mettere pure tu! E’ già un gran casino qui!” Bofonchiò
Sam ritornò pochi minuti dopo con in mano un vecchio fumetto di capitan America e Dean lo guardò incredulo con un sopracciglio alzato.
“James Buchanan Barnes, detto Bucky, noto anche come soldato d’inverno è un personaggio dei fumetti creato da Joe Simon e Jack Kirby.” Spiegò Sam picchiettando un dito sul fumetto, mentre Bucky era trasalito leggermente alla parola soldato d’inverno.
Sam proseguì “Braccio destro e spalla di Capitan America durante il periodo d’oro dell’America, viene dato per morto al termine della seconda guerra mondiale e successivamente resuscitato, fisicamente ed editorialmente, come leggendario agente segreto ed assassino sottoposto al lavaggio del cervello dall'Unione sovietica che, dopo essere riuscito a recuperare la memoria, torna a difendere il suo paese rimanendo nell'ombra”
Sam guardò stupito Dean “Non dirmi che non hai mai letto un fumetto di Capitan America!”
“No Sam, lo sai che io ho sempre preferito fumetti di ben altro genere” Rispose Dean allusivamente e Sam roteò gli occhi, ma poi rimasero a guardare l’uomo che avevano davanti. Non era affatto una raffigurazione bidimensionale, ne’ tanto meno una bambola gonfiabile. Era proprio uno in carne ed ossa.
Bucky li guardava ancora turbato e tremante, sembrava un cane bastonato e nemmeno lui ci stava capendo niente. Perché quei due avevano un libro con la sua storia scritta sopra?
Poteva capire che avessero un articolo con le gesta eroiche di Steve, ma lui.. Lui non meritava tanto successo, aveva ucciso e distrutto. Lui era stato usato per fare del male. … Lui era solo un errore, un esperimento. Molte volte aveva sperato di morire durante una di quelle torture o di quelle operazioni a cui era stato sottoposto.
No, nessuno avrebbe dovuto parlare di lui o di quello che aveva fatto. Nessuno.
Intanto Sam e Dean si erano allontanati un po’ da lui e stavano parlando sottovoce
“Cioè mi stai dicendo che quest’uomo è un personaggio dei fumetti?” Dean si sporse per guardare un secondo il ragazzo moro seduto sulla sedia a rotelle per poi tornare a guadare negli occhi suo fratello.
“Sì. Pensaci bene Dean. Anche noi abbiamo scoperto di avere una collana di libri ispirati a noi, perché non potrebbe essere lo stesso per lui? Magari viene da un’altra dimensione, ormai sappiamo benissimo che esistono pure quelle.”
Dean lo interruppe lanciando un’altra occhiata al ragazzo “Oh magari è solamente uno che è convinto di essere lui.”
“Dobbiamo saperne di più.” E su questo furono entrambi d’accordo, si riavvicinarono a Bucky, che li osservò con i suoi occhi colore del cielo limpido durante una fredda giornata invernale.
“Allora te la senti di raccontarci cos’è successo? Faremo il possibile per aiutarti, ma tu cerca di stare tranquillo ok?” Disse Sam mentre Dean con il fumetto in mano continuava a spostare lo sguardo dal ragazzo alla sua raffigurazione bidimensionale
“Secondo me non ti hanno reso giustizia nel fumetto.” Puntualizzò e Sam gli prese il fumetto dalle mani sospirando “Dean… concentriamoci per piacere.”
“Giusto.” Rispose il fratello incrociando le braccia sul petto e tornando serio.

Bucky acconsentì e si scusò di non esser sicuro di raccontare tutti i fatti perfettamente, dubitando soprattutto che fossero veri “Io… Io non so più se la mia memoria è…” Abbassò lo sguardo sulla sua mano bionica che teneva appoggiata in grembo.
Sam che aveva letto i fumetti da ragazzetto, mentre Dean e suo padre erano a caccia e che quindi conosceva la storia, gli appoggiò una mano sulla spalla facendolo sussultare leggermente e immaginando come potesse sentirsi dopo tutto quello che aveva passato
“Tranquillo, non siamo qui per giudicarti, anzi, mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto questo, eri uno dei miei personaggi preferiti” Cercò di sdrammatizzare per tirarlo su di morale e Bucky soffiò dal naso e alzò leggermente le spalle senza sollevare lo sguardo “Lo dici solo perché sono qui. E’ sempre stato Steve quello più bravo, .. l’eroe. Io sono solo..” Esitò
Dean li osservava in silenzio non conoscendo bene il personaggio e la sua storia, non voleva metterci bocca, ma poteva sentire quanto questa persona stesse soffrendo e così s’intromise
“Tutti noi abbiamo commesso errori, siamo stati usati, o, per un errore banale siamo passati dalla parte del male, ma ciò non vuol dire che il nostro vero ‘IO’ lo sia veramente. A me non sembri affatto una persona cattiva o che vuol fare del male”
“Ed infatti non l’ho mai voluto.” Disse subito Bucky sollevando di nuovo la testa guardandoli e Dean proseguì “Sam tornò dall’inferno senz’anima e non ti dico che casini ha combinato!” Disse ironicamente attirandosi un’occhiataccia da parte del fratello, ma poi si fece serio “Io stesso sono finito all’inferno anni addietro. Mi fui legato ad una specie di ruota…” Dean deglutì al ricordo che ancora gli faceva accapponare la pelle e guardò altrove era forse la seconda o terza volta che raccontava questa parte della sua vita “Mi torturarono. Mi dissero che avrebbero smesso solo se accettavo di torturare a mia volta. Credimi .. resistetti quanto più potei ma alla fine capitolai. Non ce la facevo veramente più, era una cosa troppo straziante, così accettai, scesi da quella ruota ed iniziai a torturare tutte le anime che mi passavano davanti, facendogli la stessa barbarie che era stata fatta a me. .. E non c’è giorno che io non mi senta uno schifo per aver fatto questo.” Poi tornò ad incrociare lo sguardo di Bucky “Non ti conosco così bene come forse ti conosce mio fratello, ma ho sentito che ti sono state fatte cose orribili, anche un santo in persona arriverebbe a dubitare di se stesso. Solo di una cosa puoi fidarti adesso, del tuo cuore. E’ l’unico che non potrebbe mentirti e l’unico che aiuterà la tua mente a scindere la verità dalla menzogna.”
Sam guardò suo fratello con un sopracciglio sollevato d’incredulità. Non aveva mai sentito parlare suo fratello in quel modo o forse rarissime volte. Aprì la bocca per dirgli qualcosa, ma Dean se ne accorse ed alzò l’indice ammonendolo “Non una parola Sam.”

Così Bucky iniziò a raccontare tutto quello che si ricordava da quando si era risvegliato in Wakanda, di quando aveva rivisto Steve, gli avevano montato un nuovo braccio bionico e della minaccia che aveva colpito il paese di nome Thanos. Uno dei Titani, il distruttore di mondi veniva chiamato. Una creatura tanto malvagia quanto potente. Resa ancor più potente dalle gemme dell’infinito che una ad una era riuscito a ghermire e raccontò del violento scontro a cui lui aveva preso parte dopo la richiesta di Steve perché c’era bisogno di tutto l’aiuto possibile.
“… Ma poi è accaduto qualcosa …” Deglutì e guardò in basso sentendo i brividi lungo la colonna vertebrale per quella sensazione di terrore ripensando a quel che era successo non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a spiegare o loro avrebbero capito, ma tentò “Ho sentito il mio corpo disfarsi .. Mi sono guardato le mani e stavano diventando di cenere e poi… Poi ero niente… Non c’era più niente, né Steve, né il mondo.. Niente. Il vuoto assoluto, finché altri non hanno iniziato ad apparire lì dove mi trovavo. Molti altri… Strange mi ha fatto tornare… Lui è riuscito in qualche modo a spingermi indietro… ad aprire un varco o non so cosa e mi sono ritrovato qui. Questo è tutto quello che mi ricordo.” Bucky palesemente agitato si stava tormentando le dita della mano vera con quelle di metallo.
“Io non so cosa sia successo… Se Steve sia… Forse il mondo non esiste più… Io non so a cosa possa esser servito rimandarmi indietro .. anche perché non sono più dove dovrei essere.” Disse logorato da un forte senso di colpa con un groppo alla gola ed alla bocca dello stomaco grosso come un macigno.
Sam gli strinse di nuovo il braccio “Hey, tranquillo, dacci un po’ di tempo. Cercheremo di inventarci un modo per farti tornare indietro” Poi guardò Dean preoccupato. Bucky aveva accennato alla distruzione del mondo, come avrebbero fatto a trovare qualcosa che forse non esisteva più? Ad ogni modo per prima cosa dovevano procurarsi tutti gli ingredienti per aprire il passaggio. Serviva il sangue di un arcangelo e già quest’ingrediente non sarebbe stato affatto facile da trovare, l’alternativa era chiamare Jack e tentare di far aprire il varco a lui.

Si misero subito al lavoro, accompagnarono di nuovo Bucky in camera per lasciarlo riposare ancora. Ma lui non riuscì a chiudere occhio per un bel po’, sempre tormentato dal vortice di brutti pensieri e altrettanto spaventosi presentimenti.
Dean, ma soprattutto Sam erano molto servizievoli e disponibili e Bucky quasi si sentì a disagio di esser così servito e riverito ed anche coccolato. Erano tutte sensazioni così estranee o comunque perse nella sua memoria.
Anche gli incubi diminuirono molto, ma avvertì i ragazzi di non andargli troppo vicino in quei momenti, gli sarebbe dispiaciuto fargli del male involontariamente se non si fosse reso conto di chi aveva davanti.
Pensò che poteva ritenersi veramente fortunato ad averli incontrati e la sua ripresa fu’ piuttosto veloce.
Nel frattempo Dean prima di addormentarsi leggeva un fumetto di Capitan America ogni sera per capire meglio chi fosse quel tipo.

***

Trovare tutti gli ingredienti richiese più tempo del previsto, aprire un portale su un’altra dimensione non era un incantesimo semplice purtroppo.
Passarono due settimane ed i tre ragazzi erano diventati molto amici, Sam aveva imparato a riconoscere quando Bucky aveva un attacco di ansia o di panico, perché lo vedeva tormentarsi le mani, i capelli o strusciava la mano dietro al collo, si faceva serio e diventava teso come una corda di violino, gli occhi gli si spalancavano e saltava ad ogni minimo rumore. Purtroppo per quello non poteva farci molto, ma cercava di distrarlo subito il più possibile.

“Guarda come sono forte Sam!!” Gli disse Dean un giorno, dopo aver schiaffato per la terza volta il braccio di vibranio di Bucky sul tavolo giocando a braccio di ferro.
Sam sollevò un momento la testa dalla lettura delle etichette di alcune boccette polverose trovate nel magazzino del bunker, roteò gli occhi e scosse la testa
“Ti sta’ facendo vincere” Disse distrattamente già nuovamente concentrato sulle etichette
Dean guardò Bucky che cercava di trattenere un sorrisino “Hey no, non è vero. .. Oh sì?”
Cinque minuti più tardi erano fuori e Bucky teneva in aria l’impala con il suo braccio bionico, come se l’auto fosse leggera come il polistirolo.
“No, no, no. Piano con lei! E’ delicata. Soffre di vertigini, mettila giù! Ti credo!” Supplicò Dean facendo ridere Sam che notò tra l’altro quanto fosse bello veder sorridere anche Bucky. Si era affezionato molto a lui e quando finalmente tutto fu pronto per tentare di fare l’incantesimo ed aprire il portale a Sam un po’ dispiacque che Bucky se ne andasse.

Il giorno seguente il portale fu aperto e Bucky abbracciò entrambi non trovando nemmeno le parole per ringraziarli “Non so come avrei fatto senza di voi.”
Poi si voltò osservando una specie di linea torta fatta di luce pura che brillava a mezz’aria. Deglutì preoccupato. Dopotutto non sapeva cosa avrebbe trovato dall’altra parte.
Sam gli si avvicinò da dietro appoggiandogli una mano sulla spalla
“Hey, non devi farlo se non te la senti, puoi sempre rimanere qui con noi.” Gli propose
Ma Bucky rispose senza guardarlo, continuando a fissare quella riga verticale luminosa “Devo farlo. Se Steve è ancora là non posso abbandonarlo.. Lui non mi ha mai lasciato..”
Sam gli strinse dolcemente la spalla facendogli capire che lo comprendeva benissimo, il rapporto tra Bucky e Steve Rogers era speciale e forte, proprio come quello tra lui e suo fratello “Sì, questo posso capirlo. Anch’io farei lo stesso per mio fratello. Allora, buona fortuna e spero che vinciate anche questa battaglia.”
Bucky si avviò verso il portale e si voltò a guardarli con gli occhi lucidi esitando, inondato da quella luce chiara e sfrigolante. Anche se sapeva di non appartenere a quel mondo e che doveva tornare da Steve, una parte di sé stava rimpiangendo già quella scelta.
Per la prima volta dopo molto tempo si era di nuovo sentito accettato, amato, considerato e parte di una famiglia, che forse una volta varcata quella soglia non avrebbe avuto modo di riaverla mai più. Ciò che aveva vissuto in quel breve lasso di tempo era sembrato più reale che mai, era lì e adesso, una certezza, cosa avrebbe trovato invece dall’altra parte? Guerra, dolore e tristezza. Sempre che esistesse ancora l’altra parte, ma sapeva cosa doveva fare e non indugiò oltre sparendo nel bagliore.
Sam e Dean rimasero a fissare il portale in silenzio finché qualche secondo dopo scomparve.

The End

   
 
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