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Autore: Sundance    13/07/2009    6 recensioni
Mi sono sempre chiesto se dall'altra parte del mondo la vedono davvero come noi, o se quelle sei, otto, dodici ore in più le fanno cambiare aspetto. Così alla fine non vediamo mai la stessa luna, noi e loro.
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Reita, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era la luna e brillava tenue nella notte.
Mi sono sempre chiesto se dall'altra parte del mondo la vedono davvero come noi, o se quelle sei, otto, dodici ore in più le fanno cambiare aspetto. Così alla fine non vediamo mai la stessa luna, noi e loro.
E subito dopo mi sono sempre dato dell'imbecille, per domande come questa.

Tu no.
Tu mi guardi fisso, quasi a volerti imprimere ogni dettaglio del suono della mia voce nella mente mentre studi il mio viso, e poi resti in silenzio.
"Non ci avevo mai pensato", ammetti.
Fai così tutte le volte che ti mostro uno di questi pensieri distorti e senza capo né coda.
E' per questo che li mostro solo a te, infatti.
Mi dai la sensazione di reputare importante qualsiasi idiozia mi esca di bocca.


Sorrisi quella volta come tutte le altre, e tesi la mano destra verso di te. Tu non mutasti espressione alzandoti, semplicemente lasciasti la sedia ed il rifugio in penombra che avevi occupato fino ad allora e intrecciasti le dita con le mie, avvicinandoti di un passo.
Un leggero sospiro.

Avrei voluto catturare ogni tuo sospiro con le mie labbra, e restituirtelo subito dopo solo per avere la scusa di poterti baciare di nuovo.

Ti guardai. La luce chiara ti accarezzava il viso ed il collo, e intanto che io scrutavo te, tu osservavi le mie dita, saldamente aggrappate alle tue, ed alzavi le nostre mani unite davanti al viso perchè potessi vederle meglio.

Di nuovo mi sorprendi, perchè pare davvero che tu stia ammirando ogni centimetro della nostra pelle intrecciata.
Così, come se non avessi mai visto nient'altro degno della stessa attenzione.
Alzi gli occhi e fissi i miei, con la stessa espressione soavemente ammirata.
Come se anch'io fossi bellissimo quanto te.
"Vorrei poter vedere il tuo viso, Ryo."
Questo sussurro ed il tono che usi.
Mi mordo le labbra per il piacere che mi dai solo parlandomi così.
Sorridi appena, accorgendotene, e lentamente l'altra tua mano raggiunge il mio volto, sfiorando la fascia che lo divide a metà. Piano, quasi accarezzandola, o in attesa di un mio rifiuto, la abbassi. La sento scendere sulle labbra e sul mento, ma non fisso altro che i tuoi occhi, guardandoli seguire il percorso della tua mano. Sorridi soddisfatto, lasciando penzolare la fascia dalle tue dita e mostrandomela, come un trofeo.
Quelle labbra perfette tese in un sorriso mozzafiato.
Quegli occhi dal colore caldo, illuminati da una scintilla impertinente.
Il tuo viso da bambola.
Porto una mano dietro al tuo collo e ti attiro a me.
Amaterasu-sama, mi stupisco di non trovare sulle tue labbra alcunchè da rimpiangere rispetto a quelle femminili. Anzi.
E' semmai il contrario.
Quanto più mi dai.
Non solo rispetto ad una donna, ma proprio a tutto. Quanto più è eccitante giocare con la tua lingua, accarezzare il tuo petto e le tue gambe, piuttosto che il corpo d'una qualsiasi seppur bellissima ragazza...


Due lacrime troppo a lungo represse finiscono per scivolarle lungo le guance, mentre la donna guarda l'uomo seduto a poca distanza da lei, intento, così sembra, ad
osservare la luna che si staglia nitida e argentea nel cielo invernale. Il suo sguardo si infrange in schegge lucenti ed il suo volto esprime un dolore amaro e spietato, il ritratto di un amore costantemente negato che brucia nel desiderio di essere almeno preso in considerazione.
"Avrei preferito non sapere questo particolare."
L'uomo non fa una piega, la testa appoggiata alla poltrona, l'aria persa alla ricerca di un pensiero vago. Accanto a lui, il dottore lancia un'occhiata alla giovane:
"Preferisce rimandare o interrompere del tutto la terapia, per stasera?"
La donna si tira indietro, appoggiandosi allo schienale della sedia, e scuote appena il capo. Dita chiare cancellano il passaggio di quelle lacrime cocenti.
"No, no, continui. E' per il suo bene che siamo qui, non per il mio."
Il dottore la guarda, nascondendo i suoi pensieri dietro una maschera professionale ed efficiente.
E lei lo sa, che tutti coloro che conoscono questa vicenda pensano la stessa cosa. Tenta di ignorare quell'idea ancor più umiliante e si concentra sull'uomo seduto ad ammirare la luna, il quale non mostra alcun segno di rammarico, nè una minima volontà di dare valore a lei e ai suoi sentimenti.
Ha uno scatto di collera per ciò che le sta facendo subire, seguito da un'altra fitta di dolore.
Tanto non se ne accorge. Tanto non serve a niente.
Tanto non mi ama.
Ed io, che non riesco a smettere di amare lui, sono quella che lo sta danneggiando di più.
Il dottore riprende a parlare nel suo modo pacato e lieve, in un sussurro quasi, per poter seguire i passaggi della mente del paziente, e non disturbarne il corso.
E l'uomo, i capelli biondi illuminati dal neon della lampada, sorride alla luna.

"Perchè sorridi?"
Così, sdraiati nel letto, la tua testa sopra la mia pancia e la schiena contro il lenzuolo nel quale ci siamo avvolti fino a poco fa, agonizzanti di piacere e brucianti di passione, tu che fissi la stanza senza vederla ed io che apparentemente guardo le stelle ma in realtà traccio un preciso profilo del tuo viso con gli occhi.
Amo questa immagine.
La amo quanto sentirti gemere sapendo che sono io a farti godere. Quanto percepire ogni tuo singolo sospiro e le parole che hai paura di pronunciare e ti restano tremanti sulle labbra umide, mentre siamo avvinghiati.
Non ti piace mostrare i tuoi sentimenti, tu stesso li temi. Però, esattamente come faccio io con i miei ragionamenti sconclusionati, li mostri solo a me.
E credimi, a me non serve affatto sentirmi ripetere quanto mi ami ogni volta che un'ombra passa sul mio viso.
Non ho bisogno di rassicurazioni.
Fondamentalmente, è perchè quando sei qui, quelle ombre sono estremamente ridotte.


La donna china lo sguardo mordendosi le labbra, lottando per un silenzio che l'avvolge già.
Questa è crudeltà, Ryo. Odiami, respingimi, ma non umiliarmi così. Se per ogni momento in cui ti ho visto cupo e ho pensato che i miei sentimenti potessero rasserenarti in realtà ti ho soltanto irritato, perchè hai taciuto? Perchè non dirlo allora, che volevi soltanto lui? Perchè hai fatto sì che m'innamorassi follemente di te per non averti mai, sperando ogni giorno di raggiungerti un pò di più, quando invece restavo sempre più indietro?
Un singhiozzo risuona appena, ma l'uomo continua a sorridere alla luna.

"Sorrido perchè sono abbastanza sicuro di non voler chiedere altro alla vita che questo momento."
Alzi il capo e mi guardi in tralice, scettico:
"Abbastanza sicuro?"
Decido di giocare e mi fingo indifferente:
"Mhm... sì, abbastanza sicuro."
Resti immobile, poi vedo i tuoi denti brillare quando le tue labbra si aprono in un sorriso malizioso. Ti volti e cominci a baciarmi il ventre, vicino all'ombelico.
"Abbastanza?" mormori. Sorrido, guardandoti disegnare forme astratte con le labbra risalendo piano piano sul petto.
"Abbastanza, sì."
La tua lingua si ferma a giocare col mio capezzolo e tendo le labbra, cercando di mantenere calmo il respiro. Non mi riesce e te ne accorgi. Ti sento sorridere mentre continui a stuzzicarmi.
"Abbastanza...?"
Schiudo le labbra per prendere fiato e tu ti avventi sulla mia gola, trasformando il mio respiro in un gemito strozzato. Mi mordi, giocando con la mia carne, e le tue mani riprendono a muoversi sul mio corpo, regalandomi scosse elettriche. Risali lungo il collo e ti impadronisci delle mie labbra socchiuse, accarezzandomi il ventre e scendendo sempre di più con le dita in basso.
Poi di colpo ti fermi e allontani appena il viso dal mio, permettendomi di riprendere fiato. Alzi un sopracciglio:
"Abbastanza?"
Sospiro due o tre volte, quasi boccheggiando, nuovamente ebbro di desiderio.
"No, sono totalmente sicuro" sibilo velocemente.
Tu sorridi, accarezzandomi la guancia.
"Volevo ben dire."
Poi torni a torturarmi di piacere.


Il volto dell'uomo si incupisce, lo sguardo si fa gelido.
Nella stanza il silenzio. Il dottore guarda la giovane seduta nell'angolo, il cui viso si nasconde tra i lunghi capelli corvini e lucenti. Sospira profondamente senza tuttavia emettere un solo suono, e poi le si avvicina.
"Suzuki-san, è tardi e farebbe bene a tornare a casa. Possiamo continuare domani, non è necessario farlo stasera."
Meroko resta in silenzio, alzando poi gli occhi a osservare il marito seduto su quella poltrona,con un'espressione lugubre sul volto, quel volto che lei non riesce neppure a ricordare com'era quando sorrideva davvero.
Sa che cosa sta ricordando, e non è certa di voler sentire dalle labbra dell'uomo che ama la versione di quella che è anche la sua storia, la sua vita degli ultimi dieci anni. Annuisce, alzandosi lentamente, e a passi silenziosi si avvicina a Ryo, posandogli leggera una mano sulla spalla e un bacio a fior di labbra sui capelli.
"Torno a trovarti domani, Ryo. Cerca di dormire, va bene? Buonanotte."
Com'è ovvio, non un segno di considerazione.
La donna lo guarda combattendo la voglia straziante di piangere, poi si unisce al dottore ed esce dalla stanza.
Ryo, seduto nella luce falsa del neon, fissa la luna.
Domani...

"Un domani ne diverrò geloso."
"Di che cosa?"
"Della luna! Stai sempre a fissarla come se ci fosse scritto sopra qualcosa di interessante."
Sorrido, stringendoti a me, ridacchiando nel vederti fare il broncio.
"Ma Kou, nella luna c'è scritto qualcosa di interessante."
Spalanchi gli occhi incuriosito: "Che cosa è?"
"Siamo noi."
Mi guardi perplesso, e sorrido, lisciandoti i capelli color miele e nocciola.
"La prima volta che ci siamo baciati, era di sera. C'era la luna. Ogni volta che facciamo l'amore, c'è la luna."
"Mhm... E quando lo facciamo di giorno?"
"C'è il sole, ma che c'entra... tu mi hai chiesto della luna."
"E allora, quando c'è luna nuova e non si vede?"
"Ma senti che pignolo! C'è comunque, siamo noi a non vederla!"
"Sarà, ma mica mi convinci."
"Sei proprio tremendo, sai?!"
"Dai, Ryo-kun, diciamo le cose come stanno: non sei capace di fare il romantico."
Sbuffo scocciato e resto in silenzio.
"Ryo-kun?"
"Mpf?"
"Ti amo."
Mi volto a guardarti, con la tua aria innocente, lo sguardo luminoso e un sorriso appena accennato, dolcissimo. Sento qualcosa esplodermi nel petto.
"Ti amo anche io."
Alzi il capo per sfiorarmi appena le labbra con un bacio leggero, poi sorridi malizioso:
"Visto? Basta poco per essere romantici, della luna non abbiamo affatto bisogno."
"Ma quanto sei bastardo, Kou!"
E scoppi a ridere, trascinandomi nella tua risata.


L'infermiera si avvicina al dottore guardando con aria dispiaciuta la donna che si allontana lungo il corridoio bianco.
"Come sta?"
Il dottore sospira:
"Il paziente sta meglio, comincia a riprendere contatto col mondo reale, anche se segue solo il filo dei propri ricordi..."
"No, dottore, mi perdoni, io intendevo la signora Suzuki."
Il medico sospira nuovamente, incurvando le spalle come se il peso di quella storia gli gravasse addosso. E dire che era abituato a storie colme di tristezza e dolore. Ma quella, aveva avuto un risvolto totalmente imprevisto e ancor più tragico.
Un incidente, la perdita della memoria - no, non della memoria: degli avvenimenti reputati come i più spiacevoli del proprio passato, primo fra tutti un matrimonio contratto per convenzione e non per amore. Il coma di due mesi, la ripresa di coscienza, sembrava che andasse tutto per il meglio una volta risvegliatosi. Finché, trovandosi davanti quella donna deliziosa dagli occhi color nocciola, il viso chiaro e l’espressione felice di chi non sperava di riavere la cosa cui tiene di più al mondo, Ryo non aveva chiesto chi fosse.
Si era pensato che dipendesse dal coma, che fosse una temporanea rimozione.
Invece no.
Costretto a confrontarsi con un presente odioso, Ryo si era ribellato chiudendosi in se stesso e non lasciando entrare nessuno nella sua mente, e ancor meno nel suo cuore.
Era riemerso un passato vibrante di amarezza e frustrazione, un amore forte e ruggente interrotto per chissà quale motivo, e quindi la vera ragione per cui in quei dieci anni di matrimonio Ryo fosse stato un marito esemplare ma troppo distaccato perchè quello potesse definirsi “matrimonio felice”. Meroko non si era mai lamentata. Lei amava Ryo con tutta l’anima e le bastava averlo accanto. Non lo importunava mai, gli offriva il suo amore senza pretendere che lui lo cogliesse per intero, affogando le proprie lacrime nel sentirlo freddo il più delle volte quando stavano assieme, e sempre in silenzio affinché lui non se ne accorgesse.
E adesso, i sentimenti che lui aveva annegato in dieci anni di unione erano riaffiorati più prorompenti di prima, non lasciandole spazio alcuno nella vita e nella mente di quell’uomo biondo dall’aria trasognata che fissava la luna ogni sera, anche quando non poteva vederla, e che a quei sentimenti ritrovati ci si era aggrappato con violenza inaudita.
Lui voleva deliberatamente negare quel decennio trascorso. Aveva cancellato anche il futuro pur di rivivere costantemente solo quella parte di passato durante la quale non avrebbe voluto chiedere altro alla vita che stare sdraiato sul letto, nella luce lunare, col suo vero amore accanto. Il resto, lo aveva semplicemente rimosso, negato.
"E pensare che sua moglie lo ama così disperatamente. Non c'è giorno che passi senza che venga a trovarlo, da quando è successo. Ma come è possibile convivere con una persona per dieci anni senza mai dirle la verità sulla propria situazione? Quella povera ragazza, ha sopportato un matrimonio senza amore per così tanto tempo, e adesso nemmeno può sperare in quello che aveva prima, e già era ben poco.”
Il dottore accolse in silenzio quest’ultima affermazione, ed annuì distrattamente. Sospirò di nuovo, poi si sporse nella camera di Ryo per spegnere la luce, quando lo sentì mormorare qualcosa. Restò in attesa, ma non udì che quiete. Allora chiuse piano la porta e si allontanò, seguito dall’infermiera.
Nella stanza rimasta in penombra, Ryo guardava la luna e lacrime cristalline gli rigavano le guance, ma le sue labbra chiare erano tese in un sorriso sereno. Sussurrava tra sé, ripetendosi l’unico copione che si concedeva di rammentare, gli unici fotogrammi che valeva la pena vedere e rivedere.

“Ryo…”
“Dimmi.”
“Ma la luna…”
“Che fai, ricominci a sfottere?”
“Ma fammi finire almeno!”
“Sentiamo…”
“Secondo te, è davvero un pezzo di noi?”
Sorrido, accarezzandoti i capelli morbidi ed il viso.
“Certo che lo è. Te l’ho detto, abbiamo cominciato sotto la luna, dopotutto. Ogni sera ci scriviamo qualcosa di nostro in più.”
“Sì, però facciamo l’amore anche di giorno, stiamo insieme anche di giorno. Perché il sole non lo guardi allora?”
“Che cosa me ne faccio del sole quando posso guardare te?”

Avevi sorriso con così tanta dolcezza, Kou.

“E poi, il sole c’è di giorno, ma di giorno sono vigile anche io. La luna invece mi dà il cambio di notte, quando dormo e non posso guardarti.”
“Ti guarderò io. Di notte, mentre riposi, dopo aver scritto ancora di noi.”
Incontro i tuoi occhi ridenti e sussurri piano, baciandomi le dita della mano che stringe la tua:
“Sarai tu la mia luna.”















Ok, ahem, dunque…
Imploro pietà già da subito.
Non so che m’è preso.
Già scrivere una yaoi per me è dura perché ho sempre paura di rovinare tutto, visto che non penso proprio di essere in grado di scriverne di decenti…
Aggiungete che non ho mai osato scrivere una fanfic sui Gazette…
E invece, bam! In un colpo solo, yaoi E Gazette.
Sono terrorizzata, lo ammetto.
Qui ci sono scrittrici che hanno creato delle opere d’arte, non delle semplici fanfic, e francamente mi sento un po’ a disagio a postare nella sezione cantanti una storia i cui protagonisti fanno parte di una band che adoro. Specie se la storia è appunto yaoi.
Però, sperando e confidando nel perdono generale, io ve la propongo.
Poi beh, se non riscuote consensi posso sempre toglierla ^.^
Nel frattempo grazie mille anche solo di averci dato un’occhiatina.
Piccola nota ulteriore: di solito questo non è il pairing che preferisco. Però evidentemente stanotte mi si è proprio rivoluzionato il cervello.
Bon, essendo mezzanotte passata, (in effetti è l'una =_=) vi lascio e smetto di scassare =^.^=
Oyasuminasai!


  
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