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Autore: JAPAN_LOVER    11/10/2018    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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UN NUOVO INCARICO


GREGOR


Sei appena uscito da un’eccellente prova.
Tu e la tua squadra – la nazionale maschile di pallavolo – avete lavorato tanto e, con le unghie e con i denti, vi siete conquistatati la medaglia d’argento ai mondiali in Brasile. Grande prestazione da parte dei tuoi che, purtroppo, a Brasilia hanno capitolato in finale contro la formazione cinese.
Niente da recriminare a te stesso, niente da rimproverare ai tuoi ragazzi, semplicemente la Cina si è dimostrata superiore e, in diverse occasioni, anche molto fortunata.
Adesso che sei rientrato in Italia, accolto con tutti gli onori, non vedevi l’ora di concederti una meritata vacanza e partire con i tuoi amici per le Barbados, un viaggio organizzato da mesi. E invece non puoi, e non sai se sei più onorato o più irritato per questo incarico assegnatoti all’ultimo momento dalla dirigenza sportiva.
Esci dalla doccia, ti asciughi e ti vesti, mentre lo specchio di fronte a te mostra un uomo giovane di 34 anni, alto 1.94 m e dal fisico ancora ben scolpito perché ti piace mantenerti in forma, sebbene non entri più in campo già da qualche anno. I tuoi occhi di un grigio acceso e la mascella pronunciata sono i tratti che tradiscono le tue origini sovietiche, mentre i tuoi capelli neri sfiorano ribelli la nuca.
Ti infili in tutta fretta la polo azzurra da CT* e ne sistemi il colletto un po’ sgualcito. Quella azzurra è una maglia che hai sempre onorato: in panchina e in campo, da titolare e da capitano, e continui ad onorarla anche fuori dal campo come allenatore.
Ti catapulti fuori di casa e guidi fino al Palasport, sei un tipo preciso e ami la puntualità.
Speri con tutto te stesso di essere all’altezza delle aspettative anche questa volta, ma guidare nella nazionale una squadra femminile, già schierata, che non conosci, a 7 giorni dall’inizio della competizione è dura, anche per tecnico abile come te.
Scendi dall’auto e ti viene incontro il Signor Mengaldi, il rappresentante della dirigenza, insieme a Paolo Nastasi, il secondo allenatore. In mezzo a questo gran casino, sei felice di trovare il tuo amico Paolo, che sarà il tuo compagno di sventura in questa impresa.
Mengaldi è un signore di mezz’età stempiato e piuttosto in carne, ti stringe calorosamente la mano, mentre la sua espressione desolata stampata sul volto ha il potere di indisporti ancora di più.
“Starsteva, ancora congratulazioni per la medaglia conquistata in Brasile! I ragazzi sono stati eccezionali e le sue strategie vincenti. Un vero trionfo!” ti dice, asciugandosi con un fazzoletto la fronte sudaticcia.
E per lui non puoi che provare compassione. D'altronde, il signor Mengaldi ha solo l’ingrato compito di mediare fra te e chi ti messo in questa situazione di merda, che vigliaccamente si nasconde dietro le sue spalle belle robuste!
“La ringrazio molto, signore!” rispondi semplicemente.
Vi addentrate nella grande struttura sportiva, la stessa in cui allenavi i tuoi campioni.
Lungo i corridoi senti le grida e le risate delle ragazze provenire dagli spogliatoi. Quanto baccano, sono più rumorose dei tuoi ragazzi, di quegli azzurri che tu hai scelto e selezionato con cura per la tua impresa e che si sono guadagnati con spirito di sacrificio il secondo posto sul tetto del mondo. Quei ragazzi che hai seguito fin da giovanissimi e di cui conoscevi perfettamente la tecnica e le capacità, i punti deboli e i punti di forza sui quali pianificare azioni vincenti.
“Signor Startseva, la dirigenza ci tiene molto ad esprimerle tutta la gratitudine per quello che ha fatto in Brasile e per quello che farà a Tokyo, a prescindere dall’esito!”
“Faremo tutti del nostro meglio!” gli assicuri.
Ed è vero, tu ti impegnerai anche questa volta, anche in questa causa già persa in partenza.
“Non ho dubbi! Non ho dubbi – si affretta a rispondere l'omaccione – infatti adesso tolgo il disturbo, vi lascio al vostro lavoro. In bocca al lupo per tutto!”
Non puoi fare a meno di sorridere divertito, mentre lo vedi sparire di gran carriera. La verità è che ti senti preso in giro da una federazione, per la quale hai dato anima e corpo fin da quando eri solo un ragazzino.
“Il povero Mangaldi non vedeva proprio l’ora di svignarsela! Certo che lo hai intimorito parecchio!” ride Nastasi.
“Chi? Io?”
“Sei stato così freddo e formale – osserva il tuo amico – so che sei arrabbiato, Gregor, ne hai tutto il diritto visto la patata bollente che ti hanno affidato, ma ambasciatore non porta pena . È con quegli stronzi della dirigenza che devi prendertela!”
Il tuo amico ha ragione e lo sai, ma ti limiti semplicemente ad annuire. Perché sei incazzato, perché sai che di punto in bianco la tua carriera piena di successi verrà irrimediabilmente segnata da qualcosa che non dipende assolutamente da te.
Quindi ti siedi sulla panchina e cominci a consultare gli appunti di Pandolfi, il tuo predecessore che, senza preavviso, ha abbandonato la nave e ha ceduto a te il timone impazzito. Poi, passi in rassegna le schede informative delle tue giocatrici, tutte giovanissime. Età media 22 anni, merda!
Sgrani i tuoi occhi grigi e increduli.
“Ti prego, dimmi che tra loro c’è già qualcuna con un po’ di esperienza nella nazionale… anche come riserva…anche come mascotte o raccattapalle…!”
Paolo scoppia a ridere, anche se non vorrebbe data la situazione veramente critica.
“Si, rilassati. Sono giovani, ma quasi tutte sono state convocate agli Europei di due anni fa!”
“Grazie al cielo!” tiri un lungo sospiro di sollievo e un po’ ti rilassi davvero.
Finalmente è una buona notizia. Quanto meno lavorerai con ragazze che hanno già dimestichezza sul parquet internazionale. Inoltre, Paolo, il tuo secondo, è una persona di cui ti fidi e che conosce già le giocatrici schierate da Pandolfi.
E mentre discutete nella panchina, ben dodici chiassose ragazze fanno il loro ingresso e con disinvoltura animano il campo deserto fino a un attimo prima. Tutte alte, tutte belle, tutte prestanti, ma anche fin troppo vivaci. E un po’ ti dispiace, ma non riesci a impedirti il paragone con i tuoi eroi dalla medaglia d’argento, certamente vivaci anche loro, ma assolutamente ben disciplinati.
Paolo ti dà una pacca fraterna sulla spalla. Ti conosce abbastanza da leggere nei tuoi occhi insondabili tutto lo sconforto che hai dentro, e ti rendi conto che non potresti fare a meno di lui in questa impresa.
“Amico, ricordati che siamo una squadra! Sono qui per loro, ma sono qui anche per te! Voglio che tu sappia che puoi fare affidamento su di me in ogni momento!” sussurra Nastasi.
Sfoderi finalmente un sorriso convinto e annuisci, profondamente grato.
Paolo ricambia il sorriso e porta alla bocca il fischietto che ha al collo, per attirare l’attenzione delle atlete. Come richiamate all’ordine, le ragazze si avvicinano subito in silenzio, chiudendovi in un semicerchio. Senti la schiena rigida, rilassarsi improvvisamente. Forse, queste ragazze non sono poi così indisciplinate come credevi.
Ti presenti subito. Avete poco tempo per entrare in confidenza, manca solo una settimana alla partenza per il Giappone, tu devi imparare a conoscere loro e loro devono imparare a conoscere te, a fidarsi completamente di te.
“Buongiorno a tutte, il mio nome è Gregor Startseva. Sono un ex-palleggiatore e attualmente alleno la nazionale maschile. Nel 2006 sono stato medaglia d’argento ai mondiali di Londra, nel 2008 medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio De Janeiro e nel 2010 medaglia d’oro agli Europei”
Passi in rassegna i tuoi successi, ma non ami vantarti: sai che devi far di tutto per conquistare la loro stima e la loro fiducia. Se vuoi guidarle, queste giovani ragazze devono pendere dalle tue labbra. Quindi continui, sperando vivamente che questo possa servire a qualcosa:
“Come vi dicevo, durante la mia carriera ho svolto il ruolo di palleggiatore. Chi di voi, occupa questo ruolo?”
Un profondo silenzio aleggia per qualche istante. “Nessuno!” risponde finalmente una ragazza dal grazioso viso tempestato di lentiggini e con gli occhi nocciola e  i capelli rossicci raccolti in una coda.
“Non abbiamo una palleggiatrice” risponde con più decisione, un’altra ragazza con il caschetto nero e chi occhi azzurri.
“Prego?” replichi.
Che abbiano voglia di scherzare? Cerchi con gli occhi Paolo, che costernato si morde le labbra e ti bisbiglia all’orecchio:
“Non te l’hanno detto? Anche la palleggiatrice di punta, Anna Valente, ha abbandonato. Non ha fornito spiegazione, si presume un lutto improvviso!”
Ti passi una mano sulla fronte e prendi seriamente in considerazione l’idea di mollare tutto e andartene. Respiri. Reprimi quell’idea allettante e prendi di nuovo la parola:
“Ok… ho qui l’elenco delle vostre generalità e dei vostri ruoli. Vi chiamerò una per una, così… tanto per cominciare a conoscerci.”
Le ragazze non fanno cenno, restano perfettamente immobili, tranne qualcuna che si limita ad annuire.
“Bene, partiamo dal capitano. Capparelli Lucia”
Nessun risposta, cominci seriamente a perdere la pazienza.
“Ho detto, Capparelli Lucia! C’è?”
“Eccomi” una voce decisa precede l’entrata di corsa della ragazza interpellata.
E’ alta, ha due grandi occhi nocciola, un naso piccolo regolare e sbarazzino, capelli mossi biondo cenere legati indietro in una lunghissima coda. Con disinvoltura affianca le sue compagne in cerchio e tu, davvero, non riesci sorvolare:
“Ma buongiorno!”
“Buongiorno!” risponde, ignorando volutamente il tuo tono di rimprovero.
E alzi i toni, mentre quei due grandi occhi nocciola sostengono sfacciatamente il tuo sguardo giustamente severo:
“Puntualità, apprezzerei più puntualità da parte vostra. Sono già le 9:30!”
E alla fine sei tu che interrompi quel teso contatto di sguardi. Ti imponi di calmarti e smetti di stritolare fra le falangi quei poveri fogli, che proprio non ti hanno fatto niente.
“Mandelli Giulia, libero” prosegui.
La ragazza con i capelli rossi e le lentiggini di prima alza la mano.
“Bigonciari Camilla, schiacciatrice”
La ragazza dal caschetto corvino alza la mano.
“Deledda Cristina, centrale”
Una ragazza con la carnagione olivastra e due grandi occhi neri solleva la mano.
Hai una memoria discreta. Quando finisci l’appello sai già associare un nome alla maggior parte dei loro volti. Avete ancora tanta strada da fare, e continui consapevole di ciò:
“Bene, vedo che siete in dodici. Direi che possiamo cominciare con mezz’ora di riscaldamento, dopo di che vi suddividerò in due squadre. Ho bisogno di vedervi giocare…e trovare assolutamente una palleggiatrice”
Le congedi così, e le ragazze cominciano a correre lungo il campo.
Sprofondi sulla panchina, ti passi una mano sugli occhi e poi continui a osservarle ridere e chiacchierare tra loro, chiedendoti come sia possibile che proprio tu sia finito in una situazione del genere.
La mano di Paolo arriva calorosa sulla tua spalla.
“Mi hanno proprio incastrato!” sibili.
“Nessuno pretende l’impossibile da te! Credimi, la tua carriera non verrà intaccata, la federazione ti ha messo in una situazione di merda, ma sa quanto vali!”
E vuoi davvero crederci, ma tu sei fatto così: Ci metti l’impegno, il cuore, l’anima e, quando vedi le cose sfuggirti di mano senza che tu possa farci niente, ne soffri.
“Sarà dura, sono abituato a collaborare con una squadra che sento mia, che sento che ha fiducia in me. Qui è diverso, lo so che a loro non piaccio”
“Come puoi dirlo? Ti hanno visto questa mattina per la prima volta!” replica il tuo amico.
“Non lo so… forse mi vedono troppo giovane. Loro sono abituate a un coach come Pandolfi che ha 60 anni. È normale che lui esercitasse su di loro una certa autorevolezza, mentre io sembro il loro fratello maggiore che brontola e le bacchetta”
Paolo ride e anche tu ti lasci andare. Questa situazione è davvero assurda, e non sai se ci sia più da ridere o da piangere.
“Eh già, Pandolfi le faceva rigare dritto!” conviene Paolo.
“A proposito, perché diavolo si è ritirato così all’improvviso? Non poteva aspettare, portare a termine questa fottuta competizione e andare dopo in pensione!”
“Ne so quanto te, amico. Sono qui da un anno e davvero non mi capacito. La sera prima ci dà appuntamento al giorno dopo e al mattino non si presenta. Che posso dire? Magari ha scoperto di avere qualche problema serio di salute!”
Scuoti la testa con perplessità, ormai non ha importanza.

LUCIA


Corri veloce facendo il giro del campo. Dietro di te, Cristina ti racconta l’ennesimo tentativo fallito con il suo storico ex:
“Credimi, la serata era andata benissimo. Cena deliziosa, vino pregiato, chiacchiere come ai vecchi tempi, mi riaccompagna sotto casa e… niente. Se ne va, dicendo che questa mattina si sarebbe dovuto svegliare presto!”
“Magari è proprio così!” le rispondi, senza però crederci fino in fondo.
“E anche se fosse? – sbotta lei, atterrita – anche se mi fossi dovuta svegliare alle 5, io sarei salita lo stesso da lui, avrei bevuto un altro bicchiere di buon rosso, avremmo fatto una sana scopata e, anche senza rimanere necessariamente a dormire, me ne sarei tornata a casina mia! Lui invece che fa? Molla tutto sul più bello!”
Cristina conclude tutto, lasciandosi andare ad un urlo di rabbia liberatore.
E’ precisamente da un mese che la tua amica ancora innamorata, tenta di ricucire i rapporti con Michele, il suo fidanzato storico. Quello che tu, in tutto questo tempo, stai tentando di farle capire è che una volta che il vaso si rompe, anche se rimetti insieme i cocci, non ritornerà più quello di prima.
Stesso concetto che, senza successo, tenti di trasmettere a Mirko, il tuo attuale ex, nonché pallavolista di professione.
Questa mattina, ti ha fatto un certo effetto arrivare in palestra e trovare il suo coach. Hai sentito salire il sangue al cervello quando Gregor Startseva, ora tuo allenatore, ti ha portato alla mente tutti i ricordi di quando andavi ad assistere il tuo ragazzo durante gli allenamenti e le partite. Sei stata fredda e ostile, ma sei orgogliosa perfino per ammetterlo a te stessa.
“Devi deciderti a lasciarlo andare!” consigli alla tua amica.
“Ma non voglio! E nemmeno lui, se no perché mi avrebbe invitata a cena?” piagnucola lei.
“Perché anche lui, come te, si attacca ai ricordi e non vuole perderti, ma Cris, abbiamo 20 anni, alla nostra età non si vive di ricordi, li si costruisce!”
Sai di essere stata dura, ma a un certo punto è necessario.
Non senti repliche e, senza perdere il passo, ti volti verso la tua amica che ti scruta con i suoi occhioni neri, mentre il viso tondo e olivastro è contratto in un broncio. Sa che hai ragione.
Ridi e torni a concentrarti sul tuo corpo, suoi tuoi muscoli che ormai si sono scaldati abbastanza, ma non prima di darle un ultimo prezioso suggerimento:
“Sorridi, pensa che fra una settimana saremo dall’altra parte del mondo. Approfitta di questo per mettere la giusta distanza fra voi. Magari un bel giapponese ti farà perdere la testa e sarai tu stessa a dimenticare Michele!”
E piano, la senti capitolare sommessamente:
“Forse hai ragione, mi conviene davvero approfittare di quest’occasione!”

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* CT: Commissario tecnico

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Ciao a tutti,
non sono nuova su EFP, ma questa è la mia primissima Original.
Dedico questa storia a una Yoite011 (perdonate, ma non so taggare), una delle mie autrici preferite, anche se non so se le capiterà di leggerla. Gliela dedico perché mi ha fatto scoprire questo particolare modo di narrare, in cui il narratore appunto racconta la storia rivolgendosi direttamente ai personaggi, che qui ho voluto sperimentarle.
Tornando alla storia, spero che possa piacervi. Al liceo ho giocato per diversi anni a pallavolo, ma non praticando attivamente da un po’ chiedo scusa agli appassionati e alle appassionate per le eventuali inesattezze ^^
Vi auguro buona lettura,
Japan_Lover < 3
   
 
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