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Autore: Sophie_moore    11/10/2018    2 recensioni
Questa storia fa parte della serie "Writober - RWBY's Alternative Universes"
Bar!AU
La cosa che voleva più di qualsiasi altra cosa era diventare un’insegnante, una professoressa, quindi aveva pensato che lavorando in un posto solitamente frequentato da ragazzini avrebbe fatto pratica.
[...]Una volta si era presentato il biondo, Taiyang, chiedendole un cappuccino con una serie di varianti allucinanti. Lei gli aveva offerto un semplicissimo cappuccino e gli aveva intimato di non azzardarsi mai più a fare richieste simili.

Spero che questa storia vi piaccia! Un abbraccio!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Glynda Goodwitch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia appartiene alla serie “Writober – RWBY’s Alternative Universe”

Prompt: Caffetteria
Personaggi: Glynda Goodwitch/Ozpin

Ti preparo un caffè

Glynda aveva vent’anni.
Non aveva paura di lavorare, di tirarsi su le maniche e sgobbare. Era giovane, eppure aveva deciso di iniziare a lavorare per essere indipendente e per studiare.
La cosa che voleva più di qualsiasi altra cosa era diventare un’insegnante, una professoressa, quindi aveva pensato che lavorando in un posto solitamente frequentato da ragazzini avrebbe fatto pratica.
«Glynda! Vogliamo altra torta!» strillò un ragazzo dai capelli biondi.
E invece si ritrovava a sperare che non venissero più, perché ogni volta lasciavano un porcile che era degno di una fattoria.
«Si chiede per favore, disgraziato!» si lamentò, portando una fetta di torta al cioccolato al tavolo che l’aveva chiamata. Di fianco al ragazzino era seduto una ragazza dai capelli rossi che le fece un sorriso innocente e luminoso.
Glynda sbuffò, tornandosene dietro al bancone.
Quel gruppetto, composto da due fratelli gemelli, un ragazzo che sembrava avere l’argento vivo addosso ed una ragazza rossa e tranquilla, veniva tutti i giorni nella caffetteria e faceva un fracasso insopportabile. Non c’era un solo momento in cui si divertiva con loro, non riusciva a calmarsi, stava con i muscoli sempre tesi.
Doveva essere pronta a qualsiasi richiesta assurda.
Una volta si era presentato il biondo, Taiyang, chiedendole un cappuccino con una serie di varianti allucinanti. Lei gli aveva offerto un semplicissimo cappuccino e gli aveva intimato di non azzardarsi mai più a fare richieste simili.
Non poteva dire di avere fatto amicizia con loro, non si sentiva per niente un’amica o una confidente. Quando i ragazzini arrivavano e poi se ne andavano con un turbinio di grazie, scusi e arrivederci, lei si accasciava sul suo sgabello e si appoggiava al bancone con la testa.
Le prosciugavano ogni energia.
«Come stai, Glynda?»
Lei si rizzò all’istante, coprendo lo sbadiglio con le mani.
«Oz!»
Il giovane uomo le si sedette di fianco, sorridendo. Il suo capo e il proprietario della caffetteria dove lavorava, aveva i capelli di un brillante grigio e un’espressione sempre accondiscendente sul viso. «I ragazzi ti sfiancano, vero?»
«Non li sopporto proprio… guarda che casino che fanno, ma poi solo loro quattro! Sono dei maiali! E poi strillano, e litigano, porca miseria, possibile che litighino sempre tutti così tanto?»
Ozpin la guardò e scoppiò a ridere, in un modo così delicato e sguaiato allo stesso tempo che ogni scintilla di stizza nei confronti di quel gruppetto svanì.
«I ragazzi sono pieni di energie… proprio come te.»
«Sono completamente diversa da loro.»
«Questo è vero. Ma sei una giovane donna che ha deciso di inseguire il proprio sogno lavorando senza sosta. E stai facendo pratica con loro, che sono davvero molto energici.»
«Non so se posso gestirli.»
«Certo che li gestirai… sarai un’ottima professoressa, ne sono sicura! E verrai qui da me, mi racconterai le tue giornate… ti offrirò un bel caffè. O preferisci un thè?» la rassicurò, sorridendo.
Glynda arrossì leggermente e gonfiò le guance. Poi ricambiò il sorriso, mettendosi in piedi. «Vuoi un caffè?» gli chiese, inclinando la testa di lato.
Ozpin si aggiustò gli occhiali sul naso. «Non vedo l’ora, grazie.»
  
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