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Autore: ghostmaker    12/10/2018    2 recensioni
Anche nell'antica Cina, anche durante un guerra, i sentimenti per le persone care non cambiano. Un uomo ama così tanto da aver paura di amare. Un controsenso, è vero, ma egli teme di perdere ciò che ha conquistato da rinnegare se stesso. Cosa farà quando la battaglia giungerà nel suo villaggio?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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COMBATTERE PER CIO’ CHE SI AMA





In quei tempi la Cina era piombata in una grande crisi di potere che sfociò nella guerra conosciuta con il nome “dei Tre Regni”. Se nelle città più prospere la guerra appariva lontana, nei piccoli villaggi rurali si viveva attendendo che una battaglia inevitabile sconvolgesse la vita dell’intera popolazione. Senza soldi e senza mezzi gli uomini si armavano con gli attrezzi agricoli utilizzati tutti i giorni mentre i pochi facoltosi si premuravano di assoldare dei mercenari che proteggessero le loro case e niente altro.

In uno di questi villaggi viveva un uomo di nome Sung Wei. Egli era mal visto dai suoi concittadini, soprattutto perché alla sua età non aveva ancora contratto matrimonio e non aveva avuto nessuna relazione con le donne. In realtà Sung Wei aveva un grande amore ma irraggiungibile, anche se la ragazza ogni volta che si incontravano mostrava interesse verso di lui nonostante facesse parte di una casta importante del paese.  Poverissimo, egli era rimasto orfano all’età di dieci anni e per sopravvivere aveva dovuto lottare con le sue sole forze. Nessuno gli riservava un sorriso, nessuno lo incoraggiava, nessuno lo cercava, anche solo per fare qualche lavoro inutile. I suoi pochi momenti di gioia coincidevano ai momenti in cui poteva incontrare quella ragazza così bella e sorridente.

Nel suo animo era da tempo sfociato un sentimento di odio verso quella gentaglia che lo giudicava senza conoscerlo e non capendo quale fosse il suo posto pensò di lasciare quel fienile, che lui chiamava casa, per scomparire all’interno della foresta prima che la guerra giungesse nel villaggio. «Tanto,» pensava, «loro non mi vorrebbero neppure come compagno di battaglia quindi perché mai dovrei rischiare la mia vita per le loro case? Anzi, se morissi farei loro pure un favore. Nessuna di queste persone ha mai mosso un dito per me. Ho imparato a difendermi da solo dalle bestie feroci utilizzando un bastone. Terrò per me l’arte della guerra e quando loro non ci saranno più andrò a maledirli sulle loro tombe.»
 
Sung Wei, convintosi di fare la cosa giusta, rubò qualche frutto, quindi, armato del suo solo bastone ormai quasi rotto, si diresse nella foresta. Lì scelse l’albero più alto che ci fosse e vi salì quasi fino alla cima e con i robusti rami e le larghe foglie decise di costruirsi un piccolo giaciglio per passare il giorno tranquillo e dormire comodo la notte. Ogni tanto si fermava durante la lavorazione per sbirciare l’orizzonte mentre addentava con gusto la frutta portata con se.  In quei momenti di riposo si accorse che i temuti Turbanti Gialli, lentamente ma inesorabilmente, stavano utilizzando le strade consuete per il bestiame per raggiungere il suo villaggio natio.

Giunta quasi la sera, Sung Wei sentì un rumore provenire dai rami posti più in alto di lui. Spaventato, alzò lentamente gli occhi cercando di non mostrare nessun tipo di terrore quando vide una donna. Era bellissima, i suoi lunghi capelli, di color nero corvino, quasi raggiungevano i piedi di Sung Wei. Gli occhi quasi spalancati della donna non mostravano paura e neanche sorpresa nel vedere un uomo appollaiato su dei rami e anche la sua voce non tremolava mentre diceva: «Ciao, io mi chiamo Liang Ai. Come mai sei salito su questo albero Sung Wei?»

Wei si sorprese di nuovo. Come faceva questa donna a sapere il suo nome? Lui era la prima volta che la vedeva e non immaginava neanche di trovare una persona sul suo stesso albero. Cercando di non mostrare le sue svariate emozioni rispose: «Nel villaggio non hanno bisogno di me così non mi importa cosa succederà. Mi sono messo al sicuro sull’albero e attenderò che la battaglia si concluda senza curarmi minimamente di ciò che accadrà a quelle persone.»

Liang Ai sorrise. «Bene, questo vuol dire che mi farai compagnia per tutte le notti che passeranno prima che i guerrieri decideranno di andarsene. Sai, hai anche scelto bene salendo su questo albero perché oggi pioverà.» La donna appoggiò la schiena al tronco del grande albero e disse con un sorriso: «Anche io sono tanto sola. Ogni notte cammino per raggiungere il mio uomo ma non riesco mai a trovarlo. E tu? La tua donna l’hai mandata in città?», e indicando il villaggio aggiunse, «Oppure l’hai lasciata in quel brutto posto laggiù.»

Sung Wei sgranò gli occhi per la confusione che regnava nella sua testa. Si chiese come mai quella donna lo conoscesse di nome ma non sapesse altro di lui. Non volendole dare troppe spiegazioni disse con tono fermo: «Non ho una donna.»
«Ma desideri ardentemente Zhang Ziyi vero?» rispose Liang Ai sorridendo.

Ancora una volta Sung Wei rimase attonito. Come faceva Liang Ai a sapere del suo grande amore per la principessa? Ormai non poteva più tacere e chiese: «Perché mi fai domande quando tu sai tutto di me?»
«Non è ciò che so io che è importante. ma ciò che non dici,» rispose Liang Ai distogliendo lo sguardo dall’uomo per guardare il cielo.

Qualche istante dopo iniziò a piovere. Le larghe foglie dell’albero proteggevano entrambi dall’acqua che scendeva copiosa e dopo qualche minuto di silenzio Sung Wei disse: «Se sai del mio grande amore sai anche che ho dovuto scriverle che non posso starle vicino. Le nostre classi sociali sono così distanti che qualsiasi cosa io faccia per lei e il nostro amore appena nato mi porterà dritto alle prigioni o forse ucciso dalle lame dei servitori del padre prima che le possa toccare una mano. Lei sa che l’amo e che l’amerò per l’eternità.»

Liang Ai fece un grande sorriso dicendo: «E da quando sei così arrendevole? Hai sofferto tutta la vita ma sei andato avanti anche con i pochi mezzi a tua disposizione. A volte ti sei disperato, è vero, ma non hai mai rinunciato a combattere le battaglie in cui credevi. Dimmi caro amico. Tu davvero cosa cerchi? Solo una donna? Nel villaggio ce ne sono quante ne vuoi. Eppure non hai mai scelto.»

Sung Wei non riusciva a respirare sentendo la donna parlare. Si sentiva come colpito da una lancia in pieno petto. Fece due grossi respiri prima di rispondere con tutto l’animo che aveva: «No, io ho sempre cercato una compagna. Io ho sempre desiderato ciò che ho trovato solo in lei. Amore per ciò che sono e non per come mi vorrebbero gli altri.»
Liang Ai scese per la prima volta dal suo ramo e si sedette accanto a Sung Wei. Gli prese le mani e fissandolo negli occhi disse: «E allora perché sei nascosto qui. Hai forse paura della battaglia? Hai paura che gli altri ti giudichino inutile? Ricordati. Tu non combatti le guerre iniziate da altri ma quelle che hanno valore per te stesso e quelle per difendere ciò che ti è più caro. Sei in grado di stare nascosto qui mentre i Turbanti Gialli saccheggeranno la casa di Zhang Ziyi? Quando lei tornerà e troverà tutto distrutto e il suo popolo massacrato cosa dirà vedendo che solo tu sei vivo perché sei fuggito su un albero? Con quali occhi affronterai il suo sguardo? Con quelli di un insetto impaurito? Oppure tornando lei troverà una tigre indomita? Di sicuro, quando lei sarà qui, cercherà un uomo che ha dato fondo a tutte le sue energie. Sung Wei, se lotterai solo per te stesso perderai la tua anima, che tu sia vivo o morto, poco cambierà ai suoi occhi. Ma se il tuo scopo non è la guerra ma difendere ciò che ti è più caro, scendi da qui!»

Sung Wei si sentiva scosso nel profondo dell’anima. Aveva sempre considerato la sua vita un fallimento e non si accorgeva che ogni istante passato a guardare la sua amata valeva più di ogni altra cosa. Liang Ai, finito di parlare, prese da un piccolo groviglio di foglie una Jian splendente e affilata e, porgendola a Wei, disse: «Questa non è un arma ma è la tua anima. Impugna il dragone che vi risiede, doma Yinglong e sii il suo compagno di guerra e solo così potrai impadronirti del tuo destino.»

Sung Wei impugnò la Jian. Nel suo animo sentì il suono rombante di mille cascate, l’eco di fulmini lontani e le voci di guerrieri del passato. L’uomo con un balzo scese dall’albero, alzò lo sguardo verso l’alto e urlò alla donna: «Amica, grazie per le tue parole e per il tuo dono. Hai riacceso il mio fuoco. Dimmi, ci rivedremo ancora dopo questa notte?» Lei rispose mostrando il suo splendido sorriso: «Se vivrai o morirai non importa. Quando non piove ci rivedremo.»

Impugnando la spada, Sung Wei corse velocemente al villaggio dove già infuriava la battaglia nonostante la pioggia incessante. Non chiese a nessuno se volessero il suo aiuto ma aiutò tutti quelli che poteva senza aspettarsi niente in cambio. La sua lama ruggiva mentre abbatteva gli avversari che incontrava sulla sua strada e , pur se di poco valore, non dimenticò di proteggere il suo umile fienile e si commosse vedendo che qualcuno era già lì. Lo scontro armato si spostò verso la casa Zhang e Wei, senza chiedere il permesso, si unì ad un gruppo di villici armati di forcone che già stavano aiutando i mercenari.

Quasi un giorno durò la battaglia e i molti caduti ricoprivano quasi ogni strada del villaggio. I paesani, senza che nessuno chiedesse loro di farlo, avevano protetto il castello feudale mettendo in fuga i pochi sopravvissuti dell’esercito nemico e ora festeggiavano la vittoria. Sung Wei, ricoperto dal sangue degli avversari sconfitti, tornò alla sua umile dimora, si sedette su un ceppo per curarsi le ferite subite dal suo corpo e, nonostante la fatica, sorrideva perché le persone che gli passavano vicino lo ringraziavano per l’aiuto. Per asciugarsi il sudore della fronte Wei sollevò il braccio verso il viso e, facendo quel gesto, guardò verso l’alto scorgendo una bellissima Luna. All’improvviso vide un bagliore fuoriuscire dall’astro illuminato e capì che questa luce si avvicinava a lui. Wei non ne era spaventato, anzi, gli sembrò che il suo corpo si ristorasse grazie a quel bagliore. Quando la luce gli fu vicino apparve la donna dai lunghi capelli neri di color corvino.
«Quindi tu sei la divinità che soggiorna sulla Luna?»
«Si amico mio, perdona se non ti ho detto la verità presentandomi. Il mio vero nome è Heng He.»
Sung Wei, sentendo solo le parole che uscivano dal suo cuore, iniziò a piangere e disse: «Amica mia, tu mi hai aiutato a riconoscere il giusto e ora scendono sul mio viso le lacrime perché non posso ripagarti il mio debito. Non sono in grado di modificare il tempo per farti raggiungere il tuo amato prima del previsto così da permetterti di stare con lui più ore. Mi sento colpevole.»
Lei gli toccò il viso e rispose: «Tu eri colpevole solo per avere smarrito la via del guerriero quindi il tuo dovere è solo perdonare te stesso. Tu non hai debiti con me perché io ho fatto la mia scelta usando il cuore. Se ti senti in colpa ti esonero dall’esserlo perché riacquistando il tuo cuore mi hai ripagata a sufficienza. Vivi Sung Wei e il giorno che Zhang Ziyi tornerà a casa dimostrale che l’uomo che ama è pronto a tutto per averla.»

Sung Wei si alzò in piedi e fece un inchino a Heng He, poi, guardandola nuovamente, disse: «Prometto, cara amica, che non fuggirò ma lotterò con tutta la mia anima per essere ancora quel guerriero che la mia amata sta ancora aspettando che ritorni da lei.»

La divinità sorrise e con un lampo tornò sulla Luna. Sung Wei si accorse solo allora che l’astro non era soltanto luminoso ma era anche nella sua pienezza così capì che quella notte Heng He era tornata tra le braccia del suo amato Hou Yi.

Quando Zhang Ziyi fu davanti a Sung Wei sorrise perché l’uomo che amava era ancora vivo. Sung Wei sorrise perché la donna che amava era tornata da lui.

  
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