Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Voglioungufo    12/10/2018    3 recensioni
Superhero!AU | NaruSasu | ShiSaku | ObiRin
Sasuke è il supereroe Mille Falchi che garantisce giustizia alla città di Konoha ed è innamorato di Naruto, il suo migliore amico. Peccato che Naruto sia innamorato di Mille Falchi senza sapere chi sia in realtà.
Per Sasuke si presenta il grande dilemma: fare finta di nulla o rivelargli la propria identità segreta?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buon compleanno dobe!
 
In ritardo di ben due giorni, ma che vi devo dire xD
Qualche informazione preliminare: una settimana fa mi sono guardata la trilogia vecchia di Spiderman e ho pensato wow, perché la gente non mi scrive una storia con Sasuke superhero dove succede x, y e z?  Ho mandato il messaggio su facebook, nel mentre che la gente rispondeva mi è venuta la trama e mi sono detta: okay, la scrivo io! Ma a quanto pare ho ispirato anche altra gente, quindi nel caso dovesse esplodere il sito di fan fiction con Sasuke superhero e x,y e z sapete perché hahahaha ho tipo lanciato una challenge lol
 
Seconda cosa: dedico la storia ad Ahyrin che è l’angelo sceso dal cielo che si sorbisce i miei audio infiniti che iniziano sempre per: “Ary, Ary, mi è venuta in mente l’idea per una storia, posso raccontartela?”
Quindi, dopo una settimana di audio a ore improbabili e scleri comuni, gliela dedico con tutto il mio affetto visto che è praticamente nata dalla fusione delle nostre menti.
 
Sarà una long, doveva essere una OS ma non sto nemmeno qui a raccontarvi quanto io sia prolissa e come tutto il sia degenerato xD Sappiate che è stata scritta quasi tutta e a breve la completerò, quindi non ci saranno attese troppo lunghe <3
Spero possa piacervi ^^
 
 
 
 
 
I'm not a superhero, it's you.
You've always been my superhero
 
 
 
 
I
 
 
 
 
 
La prima pagina del giornale spuntava in maniera quasi impertinente tra le mani dell’uomo che lo stava leggendo sulla panchina poco distante. Sasuke, diciassette anni, vans nere e zaino pendente su una spalla sola, la guardò come se fosse la causa di tutti i suoi mali; e non era così lontano dalla verità.
L’orologio da polso segnava il ritardo del suo migliore amico in modo puntiglioso. Più i minuti passavano, più Sasuke diventava nervoso e gli sembrava che la prima pagina del giornale lo indicasse.
Si stropicciò gli occhi assonnati e lanciò uno sguardo alla via quando sentì un girdo chiamarlo per nome. Naruto, il suo migliore amico, gli stava correndo incontro con la giacca infilata solo per metà e lo zaino mezzo aperto.
“Mh, sei in ritardo” lo salutò con un mugugno mentre l’idiota si fermava davanti a lui e si piegava in avanti a prendere fiato.
“La sveglia… anf… non è suonata” spiegò respirando in modo convulso.
Non commentò, visto che succedeva almeno tre volte alla settimana e non poteva biasimarlo: era già un miracolo che suonasse ogni tanto dal momento che era tenuta insieme solo dal nastro adesivo.
“Andiamo, l’autobus è già passato” disse solo sistemandosi meglio lo zaino su entrambe le spalle. Fece per incamminarsi, ma notò che Naruto non lo seguiva.
Era ancora fermo in mezzo al marciapiede, con le mani poggiate sulle ginocchia e lo sguardo rivolto allo stesso signore con il giornale che prima stava guardando Sasuke. Meglio ancora: anche lui aveva notato la prima pagina. Del resto era impossibile il contrario, metà facciata era occupata dal titolo scritto in lettere cubitali.
MILLE FALCHI SVENTA FURTO DI GIOIELLI NELLA TREDICESIMA STRADA.
Il volto di Naruto era raggiante, un sorriso enorme raggiungeva entrambe le orecchie e i suoi occhi azzurri brillavano di ammirazione.
“Oi, scemo…” lo chiamò Sasuke infastidito.
L’amico si riscosse e lo raggiunse, senza però lasciar cadere il sorriso o l’espressione emozionata.
“È proprio forte, vero?” squillò “Ogni volta che c’è un problema lui riesce sempre a risolverlo, è davvero un eroe!”
“Mpf” concesse diplomatico Sasuke, sperando che bastasse quello a spegnere Naruto. Ma ovviamente il suo entusiasmo era inarrestabile, esattamente come la sua capacità di dire trecento parole al minuto. Dovette sopportarlo in silenzio come ogni mattina mentre si sbrodolava in elogi all’eroe mascherato che da più di un anno era comparso in città, scatenando il panico tra i criminali e portando più tranquillità nei quartieri. Dire che Naruto lo adorava era un eufemismo, ne era rimasto ammaliato fin dalla sua prima apparizione e seguiva le sue gesta come il fan più sfegatato. Purtroppo Sasuke, in veste di suo unico e migliore amico, era costretto ad assistere ai suoi sproloqui e alla sua pazzia.
Anche quella mattina non fu diversa: percorsero la strada il più velocemente possibile, Naruto non smise un secondo di parlare di Mille Falchi, delle sue ultime imprese e delle nuove supposizioni circa la sua identità segreta. Ne parlò mentre salivano i gradini della scuola, mentre Sasuke aspettava il proprio caffè amaro alla macchinetta e perfino quando appoggiarono i propri zaini sui banchi.
“Vorrei tanto assistere a una sua impresa” terminò così il suo sproloquio “O almeno conoscerne i dettagli, sapere com’è andata veramente. I giornali sono sempre avari di informazioni” fece una faccia indignata.
Sasuke soffiò sul proprio caffè. “Mah, non sarà stato niente di che” minimizzò.
La reazione di Naruto fu immediata.
“Bastardo! Non parlarne come se ne sapessi qualcosa, mentre tu dormivi al calduccio Mille Falchi vegliava sulla città. Tu non sai proprio niente”.
Roteò gli occhi al cielo e non ribatté, la campanella era suonata e la professoressa aveva fatto il suo ingresso nella classe, non era il caso di mettersi a bisticciare.
Anche se Sasuke in realtà sapeva perfettamente di cosa stava parlando e non poteva essere altrimenti, del resto Mille Falchi era proprio lui.
 
**

Sasuke era il più piccolo di un’importantissima famiglia che fino a nemmeno una decina di anni prima aveva praticamente governato sulla città di Konoha grazie ai loro capitali. Erano dei mecenati che avevano raccolto attorno a sé i migliori scienziati per formare una cooperazione che potesse creare sia avanzati strumenti elettronici per il miglioramento della vita quotidiana, che armi belliche. Soprattutto armi belliche. Del resto l’Uchiha’s company aveva collaborato con il governo militare per molti anni.
L’ultimo dirigente era stato Madara Uchiha che con il suo carisma aveva portato la compagnia alla sua massima espansione, ma anche alla sua rovina. La sua sete di potere lo aveva portato alla pazzia, al punto da non riuscire più a distinguere la dicotomia tra bene e male, tutto era fatto in virtù della scienza, della forza e del potere.
Così, in segreto dal resto del consiglio amministrativo e aiutato da pochi fidati collaboratori, aveva iniziato a fare esperimenti per potenziare le prestazioni umane, modificandone perfino il DNA. Come cavie aveva usato i suoi parenti, ma dopo aver scoperto che la modificazione del DNA deteriorava le cellule degli adulti, si era concentrato solo sui suoi nipoti. Sui bambini.
Sasuke, insieme a suo fratello Itachi e il cugino più grande Obito, era tra loro.
Non aveva nemmeno sei anni, praticamente tutti i ricordi della sua infanzia erano legati ai laboratori, alle punture di anestesia, al dolore dei bisturi, dottori in camici bianche e strane macchine collegate al suo cervello. Erano flash confusi, che faticava a mettere a fuoco con precisione. I momenti felici si limitavano all’interno di una stanza bianca, quando era con dei giocattoli e libero di creare mondi immaginari sui quali nascondersi; oppure quando gli permettevano di stare con suo fratello.
Sasuke era quello che tra le tre cavie era riuscito a rispondere meglio alle sperimentazioni: a quanto sapeva Obito era impazzito nel tentativo di controllarlo, mentre suo fratello aveva perso la vista e il suo fisico si era indebolito sempre di più. Al contrario di Sasuke, che era riuscito ad acuire tutti i sensi e ad avere una forza sopra il comune; da quel momento si concentrarono sempre di più su di lui, finché il suo DNA non era stato definitivamente alterato in modo da dare risultati strabilianti: Sasuke poteva controllare lo spazio e la materia. Riusciva a prendere il posto degli oggetti o scambiarsi con loro e poteva modificare la loro struttura molecolare rendendoli una massa informe da usare a proprio piacimento. Gli avevano fatto fare così tante simulazioni, così tanti test che ormai sapeva usare quei poteri come se ci fosse nato. Non poteva dire lo stesso di Obito, che invece era sempre più instabile.
Il disastro era successo una notte di sei anni prima, quando un’esplosione aveva distrutto il laboratorio segreto e ucciso più della metà degli scienziati presenti. Sasuke era riuscito a salvarsi solo grazie al proprio potere e nel farlo aveva portato con sé Itachi. Lo shock aveva portato il fratello maggiore in un coma, ma prima di addormentarsi gli aveva dato un indirizzo seguito da poche e affrettate parole:
“Trova Shisui, fidati di lui. Ti aiuterà, è l’unico che può farlo”.
Gli aveva anche detto di lasciarlo indietro, cosa che non era stato disposto a fare, perciò il piccolo Sasuke aveva dovuto trascinarsi il suo corpo inerte per ore, teletrasportandosi per brevi distanze fino a raggiungere la periferia di Konoha. Era crollato nel giardino di una casa esausto, sporco di fuliggine e pieno di ferite, dove aveva creduto di morire.
Ma non era morto.
Una settimana dopo si era risvegliato nel letto pulito di una camera confortevole, con una donna dagli strani capelli rosa che si prendeva cura di lui. Portava un camice, questo l’aveva portato a identificarla come uno degli scienziati dei laboratori e perciò aveva tentato di attaccarla, nonostante fosse senza forze. Era quindi entrato un altro uomo dai capelli scuri e ribelli, alto e con un buon fisico che lo aveva bloccato. Sasuke era ancora troppo debole per poter usare i suoi poteri perciò era stato facilmente sovrastato. Ma quegli uomini non erano nemici, come aveva specificato subito la donna. Si chiamava Sakura, mentre l’altro era proprio lo Shisui indicato da Itachi.
Era stato difficile fidarsi di loro, era stato in allerta per la maggior parte del tempo, pronto a reagire alla minima mossa sospetta. Sembrava sapessero già chi fossero lui e Itachi, perché non avevano mai fatto domande e conoscevano i loro nomi. Sakura era una dottoressa di una task force speciale che teneva sotto d’occhio i progetti di Madara; lei, Shisui e un altro collega avevano cercato un modo per fermarlo, ma nel frattempo era successo l’incidente. Itachi sapeva della loro esistenza e dei loro piani, per questo gli aveva detto di cercarli. Loro potevano davvero aiutarli.
Infatti un mese dopo Shisui era tornato con alcuni documenti di identità e altre scartoffie che autorizzavano lui e Sakura come tutori dei due bambini Uchiha. Naturalmente erano falsi, ma non era questo l’importante. Avevano aspettato che le acque si calmassero e l’incidente dell’Uchiha’s company venisse “dimenticato”, Madara era morto e quindi con lui anche quei folli progetti. Ora l’azienda si occupava di produrre frullatori.
Quando la situazione si era presentata sicura, Sakura e Shisui avevano tentato di reinserire Sasuke nella loro società, mandandolo in primo luogo alla scuola pubblica.
Per lui era stato strano ambientarsi in un ambiente così diverso da quello in cui era cresciuto, dove tutti venivano da una famiglia che li amava, dove erano persone normali senza poteri, che non si accorgevano del minimo cambio di temperatura e non venivano infastiditi dai più piccolo rumori. Il primo anno per Sasuke era stato un inferno, ma alla fine grazie all’aiuto di Sakura e Shisui aveva imparato ad ambientarsi. Il suo motto di vita era diventato: mantieni un profilo basso, non farti notare.
Anche se aveva preso il cognome di Shisui e nessuno al mondo sapeva della sua esistenza, era ancora terrorizzato che l’Uchiha’s Company venisse a catturarlo di nuovo. Sapeva che Madara era morto in quell’incidente, ma questo non gli toglieva l’ansia o il panico che provava quando la gente lo fissava.
Mantieni un profilo basso.
Era intelligente, poteva ambire a voti eccellenti ma non lo faceva, perché temeva potesse catturare l’attenzione su di sé. Quando era entrato al liceo aveva fatto in modo di sparire nella fiumana di studenti, di non stringere amicizia con nessuno e di non farsi assolutamente notare. Aveva funzionato, però Sasuke aveva inevitabilmente notato lui.
Naruto Uzumaki, un suo coetaneo dallo sguardo impertinente e capelli biondissimi, imbranato come pochi e con una spiccata capacità di mettersi nei guai da essere ammirevole. Era uno sfigato, veniva costantemente tormentato dai bulli per la sua imbranataggine e per il suo aspetto un po’ cicciotto; in più reagiva sempre e se vedeva che qualcuno subiva un’ingiustizia si gettava in mezzo, cercava sempre di difendere gli altri ma nonostante questo non aveva amici. Nessuno osava avvicinarsi per paura di finire nel mirino dei bulli. Eppure non smetteva mai di sorridere, di provare e nemmeno abbassava la testa, piuttosto rispondeva sempre per le rime.
Sasuke all’inizio lo reputava uno stupido, un’idiota dal quale stare il più lontano possibile. Ma lo ammirava, perché nonostante tutto non aveva mai paura di esporsi ed era coraggioso, tutte doti che a Sasuke mancavano.
Un giorno, alla fine delle lezioni, lo aveva trovato chiuso nel bagno completamente sporco di acqua di scarico e con il viso tumefatto. Aveva tentato di difendere un altro ragazzo dai bulli dell’ultimo anno e quelli avevano gettato il proprio scherno su di lui; l’altro ragazzo aveva tagliato la corda lasciandolo ad affrontarli da solo.
In un primo momento aveva deciso di fare come al solito, lavarsi le mani e andarsene senza degnarlo di un’altra occhiata. Ma poi aveva visto il suo astuccio per terra, con una spilla di Spiderman mezza rotta e le matite spezzate a metà. Lo aveva preso da terra e glielo aveva dato senza guardarlo in faccia.
“Dovresti lasciar perdere, non ha senso impicciarsi” gli aveva detto monocorde.
E Naruto lo aveva guardato con quegli occhi azzurri che lo avevano sempre fregato.
“Ma se non lo faccio io non lo fa nessun altro e non è giusto”.
Aveva pensato che fosse un idiota, ma quell’idiota era diventato da quel momento il suo migliore amico. Ormai avevano quasi finito il liceo, a inizio estate si sarebbero diplomati, e da allora erano diventati inseparabili. Naruto continuava a mettersi nei guai per il suo senso di giustizia esagerato, Sasuke a volte cercava di dissuaderlo, ma era troppo cocciuto. I bulli si erano fatti ancora più agguerriti da quando si era sparsa la voce della sua omosessualità. Naruto era gay, non se ne era mai vergognato e non aveva fatto granché per nasconderlo, anche se quello gli portava continue prese in giro e battutine fastidiose. Però continuava a rispondere a tono e a difendere le matricole; anzi la sua correttezza era cresciuta al punto che ogni volta che vedeva una persona in difficoltà correva per aiutarla, anche se con la sua imbranataggine faceva più danni che altro.
Litigavano spesso per questa faccenda, perché Sasuke continuava restare fedele al suo motto e odiava quando l’amico si metteva così tanto in mostra con le sue idiozie. Invece Naruto dal canto suo rimproverava sempre Sasuke di essere un codardo che abbassava la testa.
“Se abbiamo la possibilità di fare qualcosa, di aiutare qualcuno, dobbiamo sfruttarla”.
Quelle maledette parole si erano conficcate nella sua testa come un tarlo fastidioso che non voleva assolutamente sapere di abbandonarlo. Non capiva il perché, forse l’esasperazione e il bisogno di dimostrare che non era un codardo, ma quei discorsi avevano fatto nascere l’eroe Mille Falchi.
Naruto era una persona normale, piuttosto goffa, ma nonostante questo cercava sempre di aiutare gli altri anche a costo di mettersi nei guai a sua volta; Sasuke invece aveva i superpoteri, da piccolo il corredo genetico gli era stato modificato perché  potesse diventare un’arma bellica, aveva il potere di fare qualcosa di concreto e giusto, ma non lo sfruttava.
Così, da un anno a quella parte, si era creata quella ridicola situazione e ora Sasuke aveva un’identità segreta, un costume attillato e di notte dava la caccia ai criminali per assicurarli alla giustizia. La sua comparsa aveva destato la meraviglia di Konoha, ora tutti volevano sapere chi fosse l’eroe mascherato al quale ormai era stato affibbiato il nome di Mille Falchi. Naruto ne era rimasto stregato come tutti gli altri e da un lato Sasuke non sapeva come prendere quel fatto. La sua ammirazione lo imbarazzava, ma allo stesso tempo era confuso e geloso, perché solo con un costume e il viso coperto riusciva a risvegliare quella reazione nell’amico. Aveva pensato di dirgli la verità, ma quello significava rivelargli anche chi fosse in realtà, renderlo partecipe della sua schifosa infanzia, spiegargli come avesse ricevuto i suoi poteri e tutto il resto. Non voleva, voleva solo che Naruto continuasse a crederlo il suo migliore amico, il ragazzino schivo e un po’ codardo che si era trasferito a Konoha con gli zii. Ma un ragazzino normale.
Mille Falchi era un segreto che non avrebbe mai rivelato, insieme alla confessione di essere in realtà innamorato di Naruto.
 
**

“Vengo a fare i compiti da te?”
Sasuke guardò distrattamente Naruto mentre prendeva le proprie cose dall’armadietto. In quello dell’amico era stato disegnato un fallo con la vernice spray, ma non ne sembrava preoccupato.
Annuì. “E dopo andiamo insieme a karate” propose.
Avevano iniziato quella disciplina insieme, Sasuke la praticava perché gli era utile per scaricare le energie e anche mantenere in autocontrollo i suoi poteri. Naruto lo aveva semplicemente seguito per poter stare insieme anche dopo la scuola. Nessuno dei due era iscritto a qualche club, Naruto ci aveva provato ma il comportamento dei compagni lo aveva sempre spinto ad abbandonarli.
Camminarono spensierati verso la casa chiacchierando, il sole primaverile era abbastanza caldo da permettergli di tenere le giacche aperte. Sasuke guardò di soppiatto le clavicole abbronzate dall’amico che sbucavano dal colletto slabbrato della maglia e deglutì. Crescendo e grazie agli allenamenti aveva perso la maggior parte del grasso in eccesso e il suo fisico si era fatto più asciutto, ma a Sasuke piaceva anche quando aveva un po’ di pancetta. Aveva capito di esserne innamorato lentamente, come quando si scivola piano nel sonno: da sveglia la mente si fa sempre più fiacca e assonnata, finché non si spegne del tutto. Allo stesso modo si era affezionato a lui pian piano, legandosi sempre di più, finché non si era trovato innamorato senza nemmeno accorgersene. Naruto era gay, quindi in un primo momento aveva pensato di dichiararsi, magari poteva far evolvere la loro amicizia, ma… Naruto appunto la considerava solo come un’amicizia. Lo testimoniava come ricalcasse così spesso il fatto che fosse il suo migliore amico, il suo più grande amico, di come fosse felice di essere suo amico, che era un amico importante, che per il suo amico ci sarebbe sempre stato, amico, amico, amico
Solo amico.
Chiaro e cristallino, così aveva lasciato perdere. Già avere la sua amicizia era una bella cosa, anche se a volte gli sarebbe piaciuto essere guardato con la stessa ammirazione con cui guardava Mille Falchi.
Quando entrarono a casa trovarono Sakura in cucina a bere un tè di fronte al telegiornale.
“Bentornato” lo salutò con un sorriso, che allargò nel notare che era accompagnato “Ciao Naruto, ti fermi qui?”
Annuì. “Buon pomeriggio, signorina Sakura”, poi la sua attenzione venne catturata dalla televisione, dove un reporter riferiva dell’ultima missione di Mille Falchi. Sasuke si chiese se quello non fosse un complotto alle sue spalle.
“È davvero fantastico, ha affrontato sei criminali tutto solo” trillò deliziato prendendo posto sul tavolo della cucina.
Sakura fece un sorriso a labbra strette. “Lo è davvero” assicurò e nel dirlo lanciò un’occhiata attenta a Sasuke, dal quale il ragazzo distolse lo sguardo.
Sia Sakura che Shisui conoscevano la verità, anche se nel primo periodo aveva provato a tenerlo nascosto. Ma entrambi erano molto intelligenti e sapevano dei poteri di Sasuke, non avevano impiegato molto tempo a fare due più due e a capire perché il ragazzo sembrasse sempre così stanco di mattina e da dove venissero certi lividi. Apprezzava che non avessero tentato di dissuaderlo, anzi lo aiutavano silenziosamente e ogni volta che tornava a casa con una brutta ferita c’era sempre Sakura pronta a rimetterlo in sesto o a fargli un caffè. Sasuke a volte pensava di non meritare né lei né Shisui, avevano preso in casa propria due ragazzini senza famiglia e con il DNA modificati, eppure si erano sempre comportati come se fossero davvero i loro zii. Non li avrebbe mai ringraziati abbastanza per tutto quello che avevano fatto per lui, ma soprattutto per Itachi.
Naruto fece un sospiro da principessa innamorata. “Mi piacerebbe così tanto incontrarlo, vorrei dirgli di persona quanto lo trovo fantastico”.
“Oh, sono certa che prima o poi se ne presenterà l’occasione” gli assicurò Sakura lanciando una chiara occhiata a Sasuke. La donna sapeva anche della sua cotta per l’amico e gli dava sempre il tormento per quello, secondo lei doveva aprirsi e rivelare la verità a Naruto.
Come no.
Prese il telecomando dal tavolo e spense la televisione stizzito, Naruto fece un verso di disappunto.
“Dobbiamo fare i compiti, scemo” lo riprese.
“Sasuke!” lo richiamò Sakura contrariata, poi aggiunse: “C’è Shisui a casa, dovresti andare a salutarlo. È da lui”.
Annuì prima di fare le scale verso il piano superiore. Non aveva idea di che lavoro facesse Shisui, ma spesso lo teneva lontano da casa molti giorni e quindi non sempre poteva vederlo. Parcheggiò Naruto in camera propria e poi continuò per il corridoio verso la stanza dove riposava suo fratello.
In tutti quegli anni non si era mai svegliato.
“È permesso?” domandò prima di spingere la porta.
Sembrava una stanza di ospedale, molto spoglia e con un grande letto dove dormiva Itachi, aveva dei tubicini su per il naso e infilati nel braccio, un monitor al lato del letto segnava le sue funzioni vitali. Non aveva idea di come avessero potuto procurarsi qualcosa del genere.
Shisui era sulla poltrona e sorrise non appena lo vide.
“Ehi, campione!” gli fece segno di avvicinarsi e subito dopo Sasuke si trovò costretto in uno dei suoi soliti abbraccia spaccaossa. Shisui aveva qualche anno in più di Sakura, ma restava comunque abbastanza giovane e aveva un’indole giocherellona in grado di mettere chiunque a proprio agio.
“Ho sentito della tua ultima impresa” gli disse facendolo imbarazzare. Perché tutti volevano sempre parlare di Mille Falchi?
“Uhm, sì. Niente di che” bofonchiò “C’è Naruto in casa” aggiunse.
Shisui annuì, poi gli passò una mano sul viso e lo guardò attento. “Hai le occhiaie Sasuke, almeno riesci a dormire?”
“Sì, sì” gli garantì, anche se era esausto. Fare il supereroe, lo studente liceale e il brav’amico occupava molto tempo che spesso doveva prendere dal sonno.
Shisui non sembrava convinto dalla sua risposta, anzi il suo sguardo si era fatto strano e sembrava pronto a iniziare un Discorso – uno di quelli con la D maiuscola –, perciò deviò l’argomento su Itachi.
“Come sta?”
Shisui si adombrò. “Come al solito” ammise “Non è migliorato, ma non è nemmeno peggiorato”.
Sasuke guardò indecifrabile il volto pallido del fratello. Ogni volta che lo vedeva su quel letto si sentiva il cuore comprimere e si chiedeva come sarebbero andate le cose se fosse riuscito a evitare tutto quello, se solo fosse stato più veloce con il teletrasporto.
Sentì la mano di Shisui spettinargli i capelli.
“Mi raccomando, Sasuke, non cacciarti troppo nei guai. Quello che stai cercando di fare è fantastico, ma… non farti male, per favore”.
Non gli rispose, non era mai stato troppo bravo con le parole, quindi lo salutò con un mormorio e tornò in camera sua. Naruto si era disteso sul letto e stava leggendo un fumetto della Marvel.
“Ti prego, basta supereroi” sospirò.
“Scusami, ma sono troppo forti” gli fece la linguaccia.
Sasuke si mise alla scrivania. “Dovremmo fare i compiti”.
Sbuffò. “Che noia, non ho voglia” fece una pausa “Secondo te Mille Falchi va a scuola? Quanti anni avrà? Secondo me è un universitario ed è bravissimo”.
Tirò fuori il libro dei compiti per nascondere dietro di esso il sorriso lusingato.
“Smettila di dire idiozie e vieni qui”.
Finalmente lo ascoltò e si sedette sulla sedia accanto.
“Perché odi così tanto Mille Falchi?” si lagnò.
“Non è che lo odio” lo corresse piccato “Sei tu che parli solo di lui, è noioso”.
“Non è noioso” si indignò “È un eroe, ci protegge! Solo perché tu non fai mai niente per aiutare gli altri non significa che non ci siano persone così ammirevoli”.
Stupido, stupido Naruto, lo insultò.
Gli puntò contro il righello. “Hai intenzione di fare i compiti o di parlare di un ridicolo tizio in calzamaglia? No, perché nel caso puoi tornartene a casa e ci vediamo a karate”.
“Tzé, come vuoi tu” lo accontentò con una smorfia “Ma giusto per dire, quella ridicola tuta in calzamaglia gli fa un culo pazzesco”.
Arrossì fin sopra l’attaccatura dei capelli. “E che ne sai tu del suo culo?”
“Dalle riprese e dalle foto” spiegò tranquillamente, lo sguardo sognante “Dio, ogni volta vorrei strizzare quel culetto d’oro”.
Sasuke era certo che fosse umanamente impossibile sentirsi più in imbarazzo di lui in quel momento. Voleva sprofondare sotto terra o essere colpito da un fulmine, qualsiasi cosa pur di non sentire i commenti così schietti di Naruto sul proprio sedere, senza contare che ormai l’idea delle mani dell’amico strette sul suo didietro lo stava facendo eccitare.
“Ti prego, non mi interessa” lo supplicò spiaccicandosi una mano sulla faccia “Sta’ zitto”.
Fortunatamente lo ascoltò e Mille Falchi non fu più tirato in mezzo.
 
**
 
 Con l’avvicinarsi della fine dell’anno si avvicinavano anche i test finali. Sasuke era troppo stanco e impegnato con la sua doppia identità per poter studiare e spesso si addormentava anche in classe. Naruto era convinto che avesse la febbre, mentre Sakura e Shisui si erano fatti nei suoi confronti più apprensivi. Una volta avevano tentato di impedirgli di uscire, ma con il suo potere era stato fin troppo facile scappare alla loro supervisione. Avevano litigato, ma non gli importava. Nonostante la contorta gelosia e l’imbarazzo, lo sguardo ammirato di Naruto davanti a una nuova impresa di Mille Falchi era diventato ormai una droga per lui.
Una di quelle sere si fermarono a mangiarsi un panino, Sasuke era particolarmente stanco, ma sorrideva tranquillo mentre l’amico ripeteva entusiasta come avesse steso il suo avversario nella lezione appena trascorsa. Quel giorno non aveva ancora nominato Mille Falchi, c’era una tiepida aria piacevole, il giorno dopo avevano scuola e il tipo degli hot dog gli aveva fatto uno sconto. Era una serata perfetta e tranquilla da passare con il suo migliore amico, nulla al mondo gliela avrebbe rovinata.
Un’esplosione ferì le loro orecchie e un improvviso scoppio di calore gli investì la faccia.
“AIUTO! IL PALAZZO VA A FUOCO!”
L’edificio che faceva angolo con la strada su cui si trovavano era avvolto dalle fiamme, le finestre erano esplose e una folla di curiosi si era già avvicinata, mentre dalla porta gli abitanti degli appartamenti cercavano velocemente di scappare gridando aiuto.
“Qualcuno chiami i pompieri!”
Naruto e Sasuke si avvicinarono, quest’ultimo particolarmente nervoso. Aveva la tuta dentro la borsa da palestra, era una calzamaglia fatta in un tessuto speciale aderente che si piegava facilmente, perciò poteva portarla sempre ovunque per le evenienze. Ma vicino a lui c’era Naruto, sicuramente avrebbe notato la sua scomparsa e non era poi così stupido da non capire che Mille Falchi fosse proprio lui se fosse comparso all’improvviso. Non poteva intervenire, dovevano solo aspettare l’arrivo dei pompieri.
“Vi prego, aiutatemi” gridò una donna trattenuta dal marito “Nostra figlia, nostra figlia è rimasta bloccata lì dentro!”
I pompieri, i pompieri sarebbero arrivati presto…
Naruto fece cadere la borsa con il cambio e si tolse la giacca, Sasuke spalancò gli occhi intuendo subito le sue intenzioni.
“No, non ci provare…” cercò di bloccarlo, ma Naruto era già schizzato dentro la porta della casa in fiamme.
Spalancò la bocca. C’è un limite all’idiozia. Tutti hanno un istinto di autoconservazione, ma a quanto pare non doveva valere anche per Naruto.
 
Appena Naruto entrò nel pianerottolo il calore lo aggredì, facendogli bruciare la pelle. Lo ignorò e strinse gli occhi cercando di vedere qualcosa attraverso l’aria tremolante, percorse le scale cominciando a chiamare a gran voce.
“Ehi! C’è qualcuno?!”
Sentì il pianto di una bambina e lo seguì, evitando i punti dove le fiamme erano appiccate; il rumore veniva oltre una porta chiusa. Provò a tirarla, ma si rivelò essere bloccata.
“Ehi, va tutto bene!” gridò per tranquillizzare la bambina, il pianto si interruppe “Sono venuto a salvarti, ma devo sfondare la porta. Al mio tre togliti da davanti, va bene?”
Non ottenne risposta, sperò che il suo messaggio fosse arrivato, non potevano sprecare altro tempo. Il calore era insopportabile e gli lacrimavano gli occhi, la gola gli pizzicava per il fumo che stava respirano.
“Allora… uno… due… tre!” si gettò con tutto il proprio peso e fu certo di sentire la propria spalla slogarsi, ma riuscì ad aprire la porta ed entrare nella stanza. Gli mancò il fiato notando quanto fosse messa male, il soffitto sembrava pronto a cadere da un momento all’altro. La bambina era rannicchiata a terra, sporca di fuliggine con il volto pieno di lacrime.
“Va tutto bene” ripeté prendendola in braccio “Ci sono io, adesso torniamo da mamma e papà” fece per rifare la strada al contrario ma si bloccò e con orrore si accorse che una parte delle scale aveva ceduto.
“Uhm, magari non per di qua” borbottò e iniziò a sentire il panico montargli nello stomaco. Ormai la situazione lì dentro era un inferno e non sapeva come uscirne.
“Va tutto bene” ripeté per tranquillizzare soprattutto se stesso. Dovevano solo saltare e raggiungere l’altro pianerottolo. Potevano farcela, in fondo il karate lo aveva reso abbastanza agile e la bambina non era pesante. Non doveva pensare alle fiamme, al vuoto, alla possibilità di morire…
No, devo farcela e uscire da qui. Sasuke deve darmi dell’incosciente, non può di certo farlo sulla mia tomba!
“Adesso saltiamo” avvertì la bambina “Tieniti stretta a me e non mollare mai la presa”.
La sentì annuire contro il petto e quella fiducia gli diede sufficiente coraggio, fece qualche passo indietro per prendere la rincorsa, poi saltò. Per un momento pensò di farcela, ma poi con orrore si accorse di non aver calcolato bene: mentre ancora era a mezz’aria un altro pezzo di pavimento cedette, allargando la voragine.
Cazzo, ebbe appena tempo di pensare prima che la forza di gravità lo spingesse verso il basso, troppo lontano dall’altro lato.
Un rumore acuto, stridente come il verso di un falco, gli ferì le orecchie, mentre avvertiva una scossa elettrica attraversarlo per tutto il corpo, togliendogli il fiato; poi franò sul pavimento, dall’altra parte della voragine, la bambina ancora tra le braccia.
Come…?
“Non ci posso credere ch tu lo abbia fatto sul serio!” sbottò una voce pesante, ovattata “Chi credi di essere, un atleta olimpionico?”
Dolorante si tirò a sedere e spalancò la bocca nel vedere la figura che lo sovrastava, era impossibile non riconoscere quella tuta scura, dalle sinuose linee blu elettrico che correvano lungo il profilo del suo corpo come le diramazioni di una saetta.
Mille Falchi era davanti a lui, un’ombra tra le fiamme, bellissimo come un’apparizione angelica. Aveva una figura magra, slanciata, ogni suo muscolo era messo in rilievo dalla tuta attillata, perfino la testa era coperta da quel tessuto, dove due strisce azzurre disegnavano la forma degli occhi, mentre una maschera in metallo a forma di becco occupava la parte inferiore del volto.
Era così sorpreso di avercelo davanti da non riuscire a dire alcunché. Mille Falchi sbuffò e si protese verso di lui.
“Dammi la bambina, è più sicura con me, testa quadra”.
“Oddio…” esalò, poi si rese conto dell’insulto “Ehi, come ti permetti! L’ho appena salvata!”
Non poteva vederne gli occhi, ma fu abbastanza certo lo stessero fulminando. “Io vi ho salvati, entrambi. E ora aggrappati a me, devo farci uscire da qui”.
Aggrapparsi… a Mille Falchi?
Deglutì guardando meglio quella tuta aderente che non lasciava per nulla spazio all’immaginazione. Cercò di non soffermarsi troppo sul quel pensiero e gli passò la bambina, aveva la gola secca e pensò non fosse solo a causa del calore. Mille Falchi la sistemò sulle proprie spalle, facendola aggrappare a sé come un koala, e le bisbigliò qualche parolina di conforto all’orecchio. La bambina sembrò riacquistare fiducia dopo quelle parole.
Il cuore di Naruto smise definitivamente di battere quando Mille Falchi lo afferrò con uno sbuffo, visto che non si era minimamente mosso, e gli fece allacciare le mani attorno alla propria vita. Riusciva a sentire la forma dei suoi fianchi, il suo bacino contro il proprio, il profilo del becco sfiorargli i ciuffi biondi…
“Ora non urlate, sarà un po’ strano”.
Avvertì una scossa attraversarlo per tutto il corpo e istintivamente aumentò la presa sull’eroe, avvinghiandosi addosso a lui e premendo la testa sul suo collo. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare pienamente quello che stava succedendo che si ritrovò fuori, in mezzo alla strada buia, con l’aria gelida che gli asciugava il sudore per tutto il corpo. Attorno a sé udiva le sirene dei pompieri, voci concitate, urla e pianti, alzando appena lo sguardo vide oltre la spalla di Mille Falchi la casa ormai completamente divorata dalle fiamme. Finalmente realizzò la stupidaggine che aveva fatto gettandosi lì dentro: se il supereroe non fosse intervenuto prontamente lui sarebbe morto. Fu abbastanza certo di essere vicino a un mancamento, le gambe sembravano essersi trasformate in un budino.
“Ehm… testa quadra” borbottò Mille Falchi “Ora puoi anche staccarti”.
“Nah, sto bene qui” balbettò fiacco, non si fidava per nulla delle sue gambe e non voleva cadere con il culo a terra davanti al suo eroe preferito. Eroe che stava abbracciando e che aveva letteralmente premuto contro.
Oh Dio, ti sacrificherei venti confezioni di ramen istantaneo per avermi dato questa opportunità…
“Margareth!”
“Mamma!” la bambina ancora sulle spalle dell’eroe scalciò per la gioia e il piede colpì Naruto al costato, che per la botta mollò la presa e ruzzolò a terra.
“Dio ti benedica, grazie, grazie!” disse la madre in lacrime mentre Mille Falchi le passava la figlioletta in braccio.
“Dovere, signora” disse quello formale, poi si girò verso il ragazzo ancora a terra, gli occhi azzurri lo guardavano increduli e adoranti. Gli tese la mano, per aiutarlo a mettersi in piedi, ma Naruto sorrise a trentadue denti e si tirò in piedi senza accettarla.
“Grazie, mi hai salvato la vita” disse riconoscente “Sei davvero fantastico come credevo”.
Mille Falchi ringraziò di avere la maschera, era certo di avere il volto in fiamme. Essere finalmente guardati direttamente da quegli occhi con quello sguardo gli faceva venire le vertigini allo stomaco. Si chiese se rapirlo e portarlo in un posto inaccessibile per poter fare tutto quello che desiderava con lui lo avrebbe etichettato come criminale.
“Io mi chiamo Naruto, comunque” continuò l’altro “È un piacere conoscerti”.
Guardò la mano che gli aveva teso, non sapendo se afferrarla o meno.
“Mh, sì” mormorò “Evita di fare idiozie del genere la prossima volta, poteva finire davvero male” lo riprese invece burbero.
Naruto gli rivolse uno sguardo imbarazzato. “Me lo dice sempre anche il mio migliore amico” ammise, poi sussultò e si mise a guardare attorno a sé.
Mille Falchi era certo che lo stesse cercando, o meglio: che stesse cercando Sasuke. Era il momento di uscire di scena approfittando del piccolo caos che si era creato.
Guardò la schiena di Naruto, era il momento perfetto visto che era distratto, però… non lo sapeva, forse l’adrenalina lo aveva reso un attimo più impulsivo, ma voleva approfittarne anche solo per poco.
Perciò gli si avvicinò alle spalle, sfiorandogli con la punta del becco l’orecchio. Naruto sussultò e fece per girarsi, ma lo tenne fermo in quella posizione.
“Comunque”, disse quasi in un sussurro “È la prima volta che salvo un ragazzo così carino”.
L’orecchio si accese di un rosso violento mentre il suo proprietario tratteneva il fiato, Mille Falchi ridacchiò prima di sparire, accompagnato da quel suono stridulo simile alle grida di uno stormo di falchetti. Quando Naruto si girò, lui non c’era più, al suo posto trovò sulla strada un vecchio ombrello rotto con cui si era scambiato per teletrasportarsi. Si abbassò sui calcagni per prenderlo, un sorriso enorme sulle labbra, quella era la prova che aveva davvero visto Mille Falchi, che ci aveva parlato e lo aveva pure toccato.
“Oi!”
Qualcuno gli appoggiò una mano sulla spalla e riconobbe subito la voce di Sasuke. Si girò a guardarlo, gli occhi scuri lo fulminavano furiosi e preoccupati insieme.
“Brutto scemo, si può sapere che ti è preso?! Hai idea dello spavento che mi sono preso quando ti sei buttato lì dentro, volevi morire per caso? Evita di farlo con me presente, per l’amor del cielo. Ma io non capisco, la natura con te ha fallito, non c’è altra spiegazione. Quando stava distribuendo l’istinto di sopravvivenza tu eri da qualche parte a mangiare ramen, ne sono certo, deficiente che non sei altro…”
Naruto ascoltò la sequela sconclusionata di Sasuke con un sorriso ebete in faccia, ancora sognante per l’incontro ravvicinato con l’eroe. Non si rese nemmeno conto che l’amico lo aveva trascinato davanti a un’ambulanza. Un infermiere lo fece sedere sul lettino mobile e poi gli diede una mascherina perché potesse liberare i polmoni dal fumo che aveva inalato stando dentro la casa.
“Ho visto Mille Falchi…” riuscì alla fine a interrompere Sasuke, che si zittì di colpo.
“Oh” disse solo, non sapeva come reagire per non lasciarsi tradire “E…”
“È stato fantastico!” gridò “Dal vivo è ancora più bello e quella tuta, dannazione se è stretta…” si piegò in avanti facendo versi indistinguibili. Un camice bianco si avvicinò convinto che stesse male, ma Sasuke lo cacciò via con un gesto della mano.
“Sasuke, avresti dovuto vederlo, un momento prima stavo per morire e poi puff!, me lo trovo davanti che mi dice di aggrapparmi a lui. L’ho abbracciato e lui mi ha abbracciato, te ne rendi conto?”
Sasuke si mise una mano sull’orecchio. “Non urlare, scemo”.
“Ha detto… ha detto che sono il ragazzo più bello che abbia salvato” lo ignorò sognante “Io… Sasuke, secondo te l’ho conquistato? Si è innamorato di me? Oddio” si agitò come una ragazzina di dodici anni al concerto della sua boy band preferita.
Sasuke cominciò pentirsi di avergli detto quella cosa, era stato un incosciente, ma cosa aveva nel cervello? Ora Naruto lo avrebbe perseguitato a vita, la sua vicinanza gli faceva male.
“Ma dai, lo avrà detto per dire…” borbottò per cercare di minimizzare.
“No, Sasuke, tu non lo hai sentito! Per un momento ho pensato mi volesse rapire!”
Be’, il piano era quello, era sorpreso che Naruto se ne fosse accorto.
“Ma dai, che scempiaggine” liquidò il tutto.
Un verso da bestia ferita uscì dalla bocca del biondo e andò subito in panico, forse si era ferito e lui non se n’era accorto e…
“Potevo toccargli il culo! Avevo le mani vicinissime, una strizzatina al suo culo bellissimo…”
Sasuke fu indeciso se sprofondare  sotto terra o uccidere il proprio migliore amico.
“Stavi per morire ed è questo a preoccuparti?”
“Tu non capisci” singhiozzò “Ho sprecato la mia occasione, non mi capiterà mai più una fortuna del genere, mai più”.
Sasuke concordò, Mille Falchi non doveva assolutamente rincontrare Naruto.
 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Voglioungufo