#Writober
2018 ~ Blue list ~ 12 ottobre: Rating
giallo
Kousuke
fumava.
La
sigaretta fra le labbra svettava come una costante immancabile sul suo viso
maturo, serio o rilassato a seconda della situazione in cui usciva il suo essere
un fumatore.
Anche
quando Masahiro l’aveva conosciuto – un giovane ragazzo col cipiglio accigliato
e la sua strana t-shirt – l’aveva visto fumare e non c’era stato giorno nel
quale non si fosse astenuto da quel brutto vizio, da quella dipendenza
ossessiva. Spirali di fumo dall’odore aspro e pungente permeavano l’ambiente
circostante e l’odore fastidioso del tabacco pareva insozzare, invisibile, i
suoi stessi vestiti. Era nauseante. Il ragazzino che era stato aveva preferito
mantenersi a distanza di sicurezza quando gli chiedeva consigli o quando
ricercava la sua approvazione per qualcosa.
Con
il passare del tempo e con il consolidarsi della loro relazione sentimentale,
Kousuke-san non aveva perso quell’abitudine ricorrente e Masahiro si domandava
cosa ci trovasse di speciale in una sigaretta: la consumava in cinque minuti,
inspirando ed espirando boccate sgradevoli di fumo che sicuramente in futuro gli
avrebbero compromesso i polmoni e provocato l’invecchiamento precoce, con la
conseguente comparsa di rughe facciali e capelli bianchi.
Eppure,
da un po’ di tempo a quella parte, al più giovane capitava che, ripulendo il
posacenere, gli sembrasse di contare a occhio sempre meno cicche di sigarette.
Allora Masahiro sedeva e fissava il vuoto, abbracciando la fievole speranza che
forse il compagno avesse ponderato di smetterla pian piano col fumo.
Inoltre, e questo era imbarazzante ammetterlo, Kousuke non fumava mai nei loro momenti di
intimità: questo non era certo un motivo di cui andare fieri perché, insomma,
lui non poteva certo starsene con una sigaretta accesa fra le dita mentre loro
giacevano in un letto o rotolavano fra le lenzuola sfatte col rischio di
incendiarsi vivi. Solo un folle l’avrebbe fatto, no? La bocca, almeno in quel lasso di tempo, doveva essere impegnata in altre attività più appaganti, ecco. Non lo
faceva certo per amor suo, ma solo per un fatto di... Buonsenso? Logica?
Chimica?
Eppure
a Masahiro si scaldava il viso e il cuore soltanto a pensarci: almeno in quei
momenti speciali in cui si appartenevano le sigarette scomparivano e il fumo
veniva sostituito, rimpiazzato da ben altri odori e
piaceri.