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Autore: GabrielQuietMihawk    13/10/2018    1 recensioni
Storia che parla degli errori di Stephen Strange che lo portarono alla cosa più bella che potesse desiderare, Tony e Peter.
[Ironstrange] [SupremeFamily] [Centric!Stephen] [AU Niente poteri]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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THE BEST MISTAKE EVER MADE

 

Ricordava ancora quel giorno come se fosse ieri, quando il destino lo fece scontrare contro la cosa più bella che all'ora non pensava avrebbe mai avuto bisogno nella sua vita. Stando seduto lì, comodamente, in quella poltrona ormai consumata dagli anni  nel suo salotto, godendosi il suo tè in quella domenica mattina nell'assoluto silenzio e nella comodità del suo pigiama, Stephen guardava con ancora occhi sognanti e pieni d'amore quella foto che avevano scattato tredici anni fà. Quella foto, forse la sua preferita, ritraeva lui e le due persone che avevano conquistato il suo cuore. E sospirò felice nel ripensare ai suoi "errori" che lo portarono alla vita che aveva oggi.


 
TREDICI ANNI PRIMA


 
Stava tornando a casa sua dopo un lungo turno dall'ospedale, era stata una pessima nottata. Non aveva fatto altro che piovere per tutta la notte, e anche quando la mattina stava arrivando il cielo era comunque scuro e l'aria era fredda da gelare i denti. Ma non era quello che lo infastidiva al momento.

 Quella notte aveva fallito nel salvare la vita di tre persone che erano state vittime di un terribile incidente stradale nel quale persero la vita nel momento dell'impatto altre due persone.

Essendo il più specializzato in neurochirurgia nel suo reparto, il migliore, non poteva permettersi di fallire nel salvare delle vite che erano appese ad un filo. Le loro condizioni erano davvero molto critiche ma questo non giustificava il fatto che le sue mani erano state impotenti nel poter in un qualche modo impedire il peggio.

Era di cattivo umore, stanco e deluso da se stesso, e sentiva un vuoto dentro lo stomaco, e voleva soltanto entrare dentro casa e dormire per il resto della giornata. Non aveva avuto molti contatti con i suoi vicini da quando si era trasferito, e non voleva averli dato che non gli importava instaurare rapporti di amicizia.

Si stava dirigendo nel corridoio del suo piano verso la porta del suo appartamento, il 23C. Il bambino che andò a sbattere contro di lui, non appena aveva inserito la chiave all'interno della fessura, non aiutò di certo a calmare il suo malumore.

"Attento a dove vai." disse al bambino, che non aveva più o meno di cinque anni, dagli occhi marroni nocciola e una matassa di capelli castani scompigliati.

"Scusi, signore." mormorò il bambino, quando subito dopo un uomo uscì fuori dalla porta accanto a quella di Stephen. I suoi capelli erano dello stesso colore di quelli del bambino, ma i suoi occhi erano di una sfumatura scura, color cioccolato che potevano apparentemente vedere attraverso l'anima di Stephen. Il che aveva gelato il dottore sul posto.

"Hey," l'uomo disse. "Mi dispiace, Peter le è arrivato addosso? Peter, hai chiesto scusa al signore?" Chiese al bambino guardandolo negli occhi con sguardo un po' severo, ma non troppo.

"Si, papà," il bambino si lamentò, e corse dentro casa in fretta e in furia senza guardarsi alle spalle.

L'uomo tese un sorriso imbarazzante a Stephen e nascose le sue mani dietro la schiena, quasi come se fosse insicuro. "Scusi ancora per ciò che è accaduto. Lui non è così permaloso, di solito. Non sta prendendo bene il traslogo. Mi chiamo Tony."

Stephen strinse la mano che Tony gli porse, molto più come gesto di cortesia piuttosto che altro. Il sorriso dell'uomo era luminoso, pensò il dottore, e forse non era così male. Era abbastanza attraente, ovviamente. "Stephen Strange," si presentò con il suo solito sguardo neutro. Ovvero lo sguardo che non faceva trapelare emozioni, era molto bravo nel nasconderle.

Forse altre persone avrebbero chiesto come stava, o come si stava sistemando nel complesso. Forse altra gente avrebbe chiesto perché il bambino -Peter- fosse arrabbiato. Altre avrebbero offerto all'uomo del caffè. Ma Stephen voleva soltanto andare a dormire.

Tony sembrò capire che Stephen non voleva instaurare un dialogo, e quindi indietreggiò. Il suo sorriso diminuiva sempre più mentre si allontanava, e  Stephen questo lo notò, e si sentì in un qualche modo in colpa.

"Vuoi un po' di caffè?" gli chiese, prima che potesse rimangiarselo e cambiare idea.

Il sorriso di Tony si illuminò di nuovo, e quello fù il primo sbaglio di Stephen.

In tutta onestà era facile commettere degli sbagli. Una volta che Stephen iniziava, gli era difficle fermarsi.
In realtà, era stata l'espressione degli occhi di Tony che lo convinse ad invitare dentro il suo nuovo vicino, ma poi lui cominciò a conoscere Tony.

Di solito, conoscere le persone era abbastanza per accertarsi che Stephen non fosse più attratto da loro. Molte persone trovavano difficile stare al suo stesso passo, o non sopportavano il suo sarcasmo e la sua intelligenza. Ma Tony non era come le altre persone.

Tony prendeva il suo caffè nero, e aveva diversi dottorati, e leggeva libri sulla meccanica avanzata per poi correggerli. Tony rispondeva al sarcasmo di Stephen con il suo di sarcasmo, rigirando le carte in tavola. Tony non era impressionato dal denaro di Stephen o dal suo cervello, bensì rideva e lo prendeva in giro per la scelta degli interni e dei suoi gusti in fatto di arredamento.

Tony era tutto ciò che Stephen cercava in qualcuno. Non era schizzinoso sul fatto che potevano essere uomini o donne, ma lo era sulle loro caratteristiche. Tony era un assoluto genio, divertente, e decisamente di bell'aspetto. Stephen si rese conto che era in grossi guai.

Per le prime settimane, Tony continuò a fare visita. A Stephen non dispiaceva; non aveva molti amici, e gli piaceva avere Tony intorno. Si chiedeva se doveva in un qualche modo provarci con Tony, chiedergli di andare a prendere un caffè fuori, uscire insieme, ma decise di aspettare. Non andava di fretta, e Tony non aveva mai menzionato un possibile interesse in amore riguardo qualcuno.

Stephen si chiese perché, ma lo prese come un buon segno. Aveva tutto il tempo per capire Tony, se lui fosse interessato agli uomini, se fosse interessato a Stephen in quel modo.

Aveva buone speranze, fino a quando un giorno Tony arrivò portandogli alcuni libri sull'astrofisica, che Stephen gli chiese in prestito qualche giorno fa, e ricevette una telefonata.

"Si?" Tony rispose al telefono, e Stephen si girò verso l'uomo, posando i libri sulle scale per portarli al piani di sopra più tardi.

"No, si - te l'ho detto, non posso. Ho Peter. No, lo so ma non è - non è quello che voglio. Già, mi dispiace. No, okay. Ci si vede. Ciao."

"Sei andato in bianco?" Ci scherzò sù Stephen.

E' stato quando Tony gli rispose, che scattò l'allarme nella sua testa.
"Più o meno. Non sto cercando una relazione, capisci? Non finché Peter... bhè. Essere un papà single è già abbastanza difficile senza doversi preoccupare di qualcun'altro che ti stia morbosamente addosso. Peter è la mia priorità assoluta." 

Stephen quasi inciampò, mentre tornava indietro. Era ovvio. Tony non parlava mai riguardo qualche interesse in amore, ma era difficile spegnerlo quando iniziava a parlare di Peter. Stephen non aveva visto il bambino molto spesso, neanche da quando gli si era spiaccicato addosso la prima volta che si erano incontrati.

Era una battuta d'arresto. Tony non avrebbe cercato nessuno finchè avrebbe dovuto badare a suo figlio, ma non era qualcosa a cui Stephen non poteva lavorarci sù, comunque. C'erano abbastanza genitori single come lui che continuavano a frequentare gente. E Tony era un'occasione da non farsi scappare, persino in quel momento che era lì nel salotto di Stephen in quei suoi pantaloni attillati e maglia bianca che faceva risaltare la sua pelle fantasticamente. Un raggio di sole andò ad illuminare la figura dell'uomo davanti a se, e Stephen dovette riprendersi dallo stupore, anche quando Tony continuava a sorridergli con quel magnifico sorriso sulla labbra che lo pietrificava e gli rendeva difficile fare mente locale.

"Se vuoi, potresti portare anche Peter qualche volta," propose Stephen. "Mi hai parlato così tanto di lui, e mi piacerebbe conoscerlo meglio."

Tony inclinò la testa a quella inaspettata offerta. "Si. Credo che dovremmo farlo. Scommetto che gli piacerai molto." 

Ovviamente, quello era stato uno sbaglio ancora più grande.

Tony cominciò a portare Peter insieme a lui, quando si incontrava con Stephen. Non restavano mai a casa; con Peter, andavano persino al parcogiochi, e a prendere un gelato, e andavano pure al museo e alle fiere della scienza, avvolte. Stephen notava quanto entrambi, padre e figlio, amassero gli stessi interessi. Peter era un piccolo genietto ed era affascinato dalla scienza in generale, e anche dalla meccanica, e fortunatamente non si lagnava mai, era piacevole averlo intorno. E senza neanche accorgersene si chiedeva se al piccolo Peter si sarebbe mai interessato alla medicina un giorno...

Stephen sapeva che Tony non era così tosto come cercava di far notare,avvolte. Aveva dei piccoli momenti dove mostrava i suoi lati più nascosti, ma li mostrava del tutto nel modo in cui si comportava intorno a Peter. Era chiaro che avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenere al sicuro Peter, per renderlo felice. E il fatto era che Tony era bravo nel suo lavoro da padre, e poteva perfettamente vederlo dagli occhi felici del bambino.

"Stephen!" gridò di felicità Peter, quando Tony iniziò a correre con il bambino seduto sulle sue spalle. "Stephen, aiutami!" chiese ridendo sulle spalle di suo padre.

"Oh no," disse Tony, ridendo senza fiato, "Stephen non può aiutarti ora. Non riuscirà mai a raggiungermi!"

"Non ci riuscirei?" disse Stephen, per poi iniziare a corrergli dietro. Era veloce, aveva le gambe più lunghe, e non aveva il peso di un bambino sulle spalle, perciò li raggiunse in pochissimi secondi.

 Alcuni corridori del parco li osservavano, ma a lui non gli interessava. Era Gennaio, quindi tutti e tre erano vestiti con giacche pesanti, il che fece pentire Stephen della corsa di poco prima non appena iniziò a sentire il sudore sul collo.

"Okay, mi hai preso," disse Tony, facendo respiri profondi e abbassandosi sulle ginocchia. "Dai, Stephen, prendi il mostriciattolo. Vado a prendere un caffè laggiù al chiosco. Volete qualcosa?"

Stephen scosse la testa, e aiutò Peter a scendere dalle spalle di Tony. "Voglio una cioccolata calda!" esclamò Peter, e Tony gli arruffò i capelli.

"Non lo avrei mai detto, Pete," scherzò, e si diresse al chiosco, mentre Peter era rimasto insieme a Stephen.

"Mi piaci," disse ad un tratto il bambino, mentre Stephen si dirigeva verso una panchina vuota tenendo per mano Peter, aspettando che Tony ritornasse.

Stephen gli fece l'occhiolino sorridendogli. "Mi piaci anche tu, Peter."

"Ha un bellissimo bambino, signore." disse una donna mentre correva per la pista. Ma era già andata via ancor prima che Stephen potesse correggerla, e Peter gli sorrise con un ampio sorriso.

"E a te piace papà." disse.

Stephen si gelò a quelle parole. Gli sembrava che non fosse così ovvio, che era bravo a nascondere qualsiasi tipo di sentimento, ma se persino il figlio di cinque anni di Tony riusciva a notarlo... "Ma certo," disse, prima di restare in silenzio per parecchio tempo. "Lui è un buon amico."

"Va tutto bene," disse Peter. "Papà me lo ha detto, che alcune volte due adulti si piacciono moltissimo, e poi hanno un bambino. Quindi è un  bene che io ci sia già. Potete ancora continuare a piacervi a vicenda."

"Peter," iniziò a dire Stephen, cercando di usare le parole giuste, ma prima che potesse continuare, Tony ritornò da loro. Le sue guance erano rosse per il freddo, e i suoi capelli scuri sbucavano da sotto il berretto di lana che indossava.

"Ecco a te, Pete, la tua cioccolata calda," disse allegramente, passando a suo figlio la tazza. "Stai attento, non voglio che ti bruci la lingua. Avete parlato di qualcosa di divertente mentre non c'ero?"

"No," disse brillantemente Peter, per poi soffiare sulla sua cioccolata calda mentre Tony gli dava un bacio sui capelli.

In quel momento, Stephen sentì qualcosa dentro di lui, qualcosa che non aveva mai provato prima. Sentiva l'improvviso desiderio di togliere il berretto dalla testa di Tony, per poi passare le sue dita fra i suoi capelli per poi baciarlo. Voleva prendere Peter e metterlo sulle sue spalle per poi correre insieme a lui, e vedere il sorriso di Tony e ascoltare le risate di Peter. Voleva condividere il caffè con Tony, e ringraziare gli sconosciuti che gli facevano i complimenti per Peter, invece di spiegare loro che Peter non era suo figlio.

E quando Tony estrasse il suo telefono, e lo puntò su di loro facendo entrare tutti e tre nell'inquadratura dell'obbiettivo, sorrise nel vedere le loro facce sorridenti in quella bellissima fotografia. Loro tre. Insieme.

E quello fu l'errore più grande che Stephen fece. Si innamorò.

Stephen ne era consapevole, lo era da quando aveva ascoltato quella chiamata fra Tony e quella persona ancora sconosciuta, alla quale l'uomo aveva dato buca; con Tony sarebbe stato una sorta di "ne paghi uno e ne ricevi un altro in omaggio". Se era davvero interessato a Tony, non poteva essere l'avventura di una notte. Se era davvero interessato, doveva impegnarsi. Sia con Tony, sia con Peter.

E dopo la rivelazione al parco da parte del bambino, credeva che fosse pronto, poteva farlo. Infatti, gli veniva difficile non pensarci. Spesso quando si sdraiava solo nel suo letto, pensava a come sarebbe stato avere Tony lì al suo fianco, nudi e stretti l'uno all'altro in un caldo abbraccio. Pensava a come sarebbe stato appoggiare il mento sui suoi capelli, e alle loro gambe intrecciate.

Si chiedeva se Tony russasse. Chissà perché, pensava che Tony fosse il tipo che parlasse nel sonno, e la cosa lo divertiva.

Si chiedeva se Peter sarebbe venuto nel loro se avesse avuto un incubo di notte. Pensava al bambino che si metteva in mezzo a loro sotto le coperte, e a come lo avrebbe stretto a sè per trasmettergli calma, per poi vederlo addormentarsi sul suo petto. Pensava a quando lo avrebbe accompagnato a scuola, e di andare agli incontri genitori-insegnanti con Tony.

Non riusciva a smettere di pensare a loro neanche quando lavorava all'ospedale. Certe giornate pesanti, si chiedeva se doveva mandare un messaggio a Tony mentre anche lui era a lavoro. Sapeva che Tony era un ingegnere, e che lavorava per il governo, o almeno, era quello che aveva capito Stephen dai farfugli e dalle spiegazioni altamente vaghe che l'uomo gli forniva. Tony non parlava spesso del suo lavoro, ma Peter sembrava comunque affascinato dal mestiere del padre, aggiustare cose rotte o perfezionare modelli di chissà che cosa di meccanico ecc.

Sentiva che, sicuramente, Peter da più grande avrebbe preso le orme del padre e sarebbe diventato anche lui un genio della meccanica, anche se Stephen lo avrebbe visto anche molto bene come un chirurgo e semmai Peter si sarebbe interessato alla medicina, lui sarebbe stato felicissimo ad aiutarlo e rispondere a tutte le sue domande. E al pensiero del bambino che lo guardava con occhi da fan numero uno, gli riscaldò il cuore.

Quando si stava dirigendo a casa, però, notò immediatamente che qualcosa non andava. C'erano pompieri per tutto l'edificio, e molta gente del complesso era stata scortata fuori in sicurezza, e notava che i pompieri entravano ed uscivano dall'appartamento 23B, dal quale intravedeva fiamme all'interno.

In quell'istante, la paura lo assalì e gli si strinse il cuore non appena incominciò a correre verso la direzione dell'appartamento in fiamme. In quel momento centinaia di domande gli passarono per la testa; E se Tony e Peter, fossero ancora là dentro? Se avessero bisogno d'aiuto? Se fossero... no. Stephen non voleva pensare al peggiore degli scenari. Non potevano lasciarlo, non adesso che erano diventati tutto il suo mondo.

"Hey!" urlò un pompiere che lo bloccò con tutte le sue forze. "E' impazzito per caso!? Non può andare là dentro!" gli disse l'uomo. "Il fuoco sta per essere domato, ma i nostri uomini devono controllare prima se tutti i residenti stiano bene."

"Io vivo qui," disse Stephen senza neanche guardare il pompiere, aveva il suo sguardo impaurito verso la porta d'ingresso. "Vivo nel 23C. Cos'è successo?"

"Oh," l'uomo mormorò. "L'incendio è iniziato nel 23B, a causa di una piccola fuga di gas. Il suo appartamento dovrebbe essere ancora tutto intero, fortunatamente non ci sono stati danni gravi."

"Dove sono Tony e Peter? Stanno bene?" chiese guardando questa volta l'uomo negli occhi, sperando di ottenere buone notizie. La paura lo stava ancora divorando.

L'uomo lo guardò. "I suoi vicini? Si. Il bambino è illeso, neanche un graffio fortunatamente, mentre l'uomo è leggermente ferito, ma nulla di serio."

"Sono un dottore," disse immediatamente. "Posso vederli?"

"Prego, mi segua." il pompiere lo portò ad un'ambulanza di primo soccorso, dove trovò seduti sull'uscio del veicolo Tony e Peter con una coperta addosso.

"Stephen!" gridò Peter, e nel sentire la sua voce il macigno sul cuore dell'uomo iniziò a sgretolarsi. Il bambino corse verso di lui, e l'uomo si abbassò per stringerlo fra le sue braccia, per poi sollevarlo e stringerlo a sè. 

"Oh grazie al cielo," disse buttando il fiato che non si era accorto di trattenere. "Ciao, piccolo mio. Stai bene, tesoro?" chiese, sentendo le braccia del bambino stringersi dietro al suo collo, e sentendo anche il suo cuore sempre più leggero, per poi posare il suo sguardo su Tony. Aveva il braccio bendato e un piccolo taglio sullo zigomo, ma sembrava stare benone. Non c'era nessuno intorno a loro, e Tony gli fece un debole sorriso.

"Cos'è successo?" chiese infine, Stephen.

"E' colpa mia," disse Tony. "Avevo i fornelli accesi poi mi hanno chiamato al cellulare, e mi sono distratto, e l'ultima cosa che ricordo era mezza cucina in fiamme. Ho cercato di spegnere il fuoco, ma..." Appoggiò la mano sulle bende del braccio con un espressione dolorante sul volto. "Ho preso subito dopo Peter, e siamo usciti immediatamente."

"Adesso non ci faranno più entrare dentro casa," disse Peter guardando in volto Stephen, che lo teneva ancora in braccio.

Tony sospirò pesantemente, nel ripensare a quante cose preziose avevano sicuramente perso all'interno dell'appartamento. Ma, sinceramente, non gli importava poi così tanto. Finché il suo bambino stava bene, anche lui stava bene. "No. C'è un sacco di cose da sistemare, e non possiamo stare li. Chiederò a Pepper se potremmo stare per un po' da lei, sono sicuro che non le dispiacerà, anche se abita abbastanza lontana dalla scuola di Peter..."

"Potete stare da me," si ritrovò a dire Stephen.

"Pigiama party!" disse Peter con gioia, ma Stephen dava tutta la sua attenzione in quell'istante a Tony, e Tony lo guardava con occhi indecisi.

"Ne sei sicuro?" chiese infatti. Stephen fece un alzata di spalle, dondolando la testa con un piccolo sorriso. Li avrebbe invitati a restare a vivere con lui permanentemente, se avrebbe funzionato.

Si era già innamorato. Non c'erano altri errori più grandi da fare.

"E'...molto gentile da parte tua," disse Tony, mentra tornava nel salotto. Aveva messo a letto Peter nella stanza degli ospiti, e probabilmente aveva sistemato anche il suo letto in quella stanza.

Stephen gli sorrise. "Nessun problema. Venite qui quasi tutti i giorni, ormai."

Tony sussultò. "Ed è un male?" chiese. "Io e Peter, non stiamo interferendo con la tua vita, vero? Voglio dire, non ti ho mai visto uscire con qualcuno, o cose del genere."

Stephen lo guardò. Fuori era buio, e la luce all'interno rendeva il tutto più accogliente, più intimo di quanto Stephen avrebbe mai pensato. Tony si sedette accanto a lui sul divano, ed era più vicino di quanto si sarebbe mai aspettato. Lo sguardo di Tony si soffermò su di lui, scrutandolo. Stephen lo lasciò fare.

"Non ci sono tante persone a cui sono interessato," disse Stephen.

"Quindi non esci mai con nessuno?" chiese titubante Tony.

Stephen fece spallucce, erano seduti così vicini che le loro spalle quasi si toccavano. I suoi occhi erano fermi sulla labbra di Tony: non poteva farna a meno. "Non spesso. Molte persone pensano che io sia un bastardo, e io penso che con alcune persone non valga la pena frequentarsi."

"Io non penso che tu sia un bastardo," disse Tony.

"E io non penso che tu sia come le altre persone," rispose semplicemente Stephen. Gli occhi di Tony erano grandi, la luce della lampada rifletteva nelle sue iridi.

"Quindi se facessi così,"disse Tony prendendo la mano di Stephen. Sembrava un po' incerto, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che Stephen non aveva mai visto. "ti andrebbe bene?"

Stephen cercò ancora gli occhi di Tony solo per un altro momento prima di prendere la sua decisione. Si avvicinò, e unì le sua labbra a quelle di Tony, il quale non aspettò un altro secondo per rispondere al bacio. Erano entrambi desiderosi, per questo si separarono dopo forse un minuto intero per riprendere fiato.

"E questo, ti andrebbe bene?" chiese poi Stephen, e Tony sorrise.

"Più che bene," disse, ma poi il suo sorriso svanì lentamente. "Tu... scusami, ma devo saperlo. Questa non è soltanto una cosa passeggera, giusto? Mi sentivo così da un po', e devo sapere se sei sicuro riguardo tutto quanto, riguardo noi. Tu mi piaci, molto, e Peter è pazzo di te, e io non voglio che sia una cosa a breve termine . Non posso fargli questo a Peter." Nella sua voce c'era un po' d'ansia e insicurezza. Aveva timore della risposta di Stephen.

"Ne ero certo dal primo momento che mi hai sorriso," soffiò via Stephen.

Tony sorrise ancora, e questo gli riscaldò il cuore. Quella volta, sapeva che non era uno sbaglio, e baciò Tony di nuovo.

Erano passati giorni, settimane e mesi da quella notte, e Stephen era diventato l'essenza della felicità. Anche se riusciva a mascherare le sue emozioni, quando voleva, ogni volta che guardava il suo fidanzato e il loro bambino giocare insieme, ridere, scherzare il suo cuore andava in escandescenza. Adorava passare il suo tempo libero con loro, svegliarsi la mattina e fare colazione tutti insieme prima di portare Peter a scuola. Per poi cenare tutti insieme intorno al tavolo in cucina e guardarsi un bellissimo film sul divano, dove alla fine Peter si addormentava beato tra Stephen e Tony. 

Adorava prendere in braccio il suo bambino e, accompagnato da Tony, portarlo nella sua cameretta per metterlo sotto le coperte con l'aiuto del suo fidanzato. E nonostante il piccolo Peter non lo avesse ancora chiamato papà, per quanto il bambino fosse pazzo di lui e Stephen desiderava davvero essere chiamato in quel modo, nulla gli impediva di dargli un dolce bacio sulla fronte augurandogli sogni d'oro.

E sopratutto amava passare le notti al fianco di Tony, nella loro intimità, nella loro passione, nel loro più grande piacere per poi addormentarsi stretti l'uno all'altro, dicendosi "Ti amo.";

"Voglio un ragno," insistette Peter quella volta al centro commerciale. "Stephen, tu me lo regaleresti, non è vero?"

Stephen si arruffò i capelli cercando di contenersi dal ridere in mezzo al reparto pieno di gente. "Scusami Peter, ma se il tuo papà dice che non puoi avere un ragno nella tua stanza, non puoi averlo."

"Ma si, certo, fammi diventare il cattivo," si lamentò Tony mentre ritornava da loro, per poi dare un veloce bacio a Stephen. "Peter, puoi avere soltanto uno di quei piccoli peluche di ragno. Uno soltanto, intesi?" 

Peter gridò per la gioia per poi dirigersi verso il reparto giocattoli mentre Tony metteva alcune lampadine all'interno della loro cesta per la spesa. "Lo sai che era a questo quello a cui puntava, vero? chiese Stephen.

Tony fece un'altazata di spalle. "Lo so, ma ha perso tutti i suoi vecchi giochi nell'incendio. Gliene avrei comprato uno comunque. In questo modo non si lamenterà di ricevere qualcos'altro la prossima volta."

Stephen sorrise. "Mi piace il modo in cui pensi." disse, ricevendo poi un occhiolino da Tony, mentre quest'ultimo si allontanava ancora una volta per prendere altra roba.

"Papi guarda. Ti piace?" gli chiese Peter, mentre gli mostrava un peluche, non proprio piccolo, di un ragno con quattro occhi giganti. Però la sua attenzione non era rivolta al peluche, bensì a Peter. 

"Come mi hai chiamato?" gli chiese in un sussurrò, con occhi spalancati. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Forse lo aveva solo immaginato. Ma guardando attentamente il bambino che in quel momento arrossì, facendosi ancora più piccolo di quanto era già, capiva che non se lo era immaginato.

"Io...io ti ho chiamato...Voglio dire, io...posso chiamarti...papi?" chiese con voce piccola e imbarazzata mentre guardava le sue scarpette e facendo dondolare le sue braccine in modo imbarazzante.

Stephen si abbassò sulle sue ginocchia, in modo che fosse più o meno all'altezza di Peter. "Si..." mormorò, attirando lo sguardo del bambino a lui. "Per favore, chiamami così." disse, attirando il bambino a sè fra le sue braccia, il quale si buttò a capofitto. In quel momento, Stephen non se ne rese conto, ma una piccola lacrima gli era sfuggita andando a scivolare lungo la sua guancia a causa di tutta quella felicità che lo stava colpendo.

E decisamente non si era accorto che Tony era ritornato ed aveva assistito a tutto, il suo sorriso e anche le sue di lacrime ne erano la prova di quanto quella scena gli abbia riscaldato il cuore. Facendolo innamorare una seconda volta.

"Mi sento un po' tagliato fuori," disse Tony da dietro le spalle del dottore. "Posso unirmi anche io all'abbraccio?" chiese poco prima di essere avvolto da un braccio da Stephen, per poi essere baciato sulle labbra.

"Papini... non respiro." disse Peter stretto in mezzo all'abbraccio protettivo dei due uomini. I quali si staccarono poco dopo con una sonora ma genuina risata, facendo tornare Peter coi piedi per terra.

"Forza, andiamo a pagare e torniamocene a casa. Abbiamo molte cose da fare." disse Tony prendendo per mano Peter, ma andando sempre a posare lo sguardo su quello di Stephen, il quale annuì soltanto, ancora troppo felice per tutto quanto. "Hai decisamente fatto un passo da gigante," sussurrò Tony a Stephen. "Ma sono ancora io il Papà Number One." gli disse con un sorriso divertito, il quale fece sciogliere il cuore di Stephen ancora una volta. "Hai molto da imparare, Padawan."

"Bhè, io faccio sempre rifornimento di tutto per la casa, faccio la spesa, compro i cereali preferiti di Peter, gli ho preso le lenzuola con i disegni dei supereroi e gli ho anche permesso di tenere quel peluche enorme nonostante tu gli avessi detto di prendere quello più piccolo. Quindi credo di essere sulla giusta strada per succlassarti, mister Prossimo Number Two."

"Si bhè, l'appartamento è pronto e splendido come prima," disse scherzando Tony. "Io e Peter potremmo sempre ritornarci."

"Non osare pensarlo," disse con sguardo serio, per poi tirarsi Tony a sè per un lungo bacio.

Tony era daccordo con lui con tutto il suo cuore, e Stephen non sentiva altro che la felicità nel suo petto. "Pensavo invece, di trovare un nuovo posto. Per noi tre. Uno molto più grande dove Peter potrebbe crescere, e sta volta... stabilirsi a lungo termine." disse Stephen, un po' nervoso. "Cosa ne pensi?"

"Penso che dovremmo trovare allora la casa dei nostri sogni, dottore."



 
PRESENTE 


 
Si perse ancora qualche momento nell'osservare la fotografia di loro tre al parco, con Tony che reggeva l'obbiettivo, Peter con la tazza di cioccolata calda e lui che sorrideva contento. Bevve l'ultimo sorso del suo tè, per alzarsi e posare la cornice sullo scaffale, accanto alla fotografia di lui e Tony nel giorno del loro matrimonio. Vivevano ormai da dodici anni in una grande casa di stile moderno in un quartiere residenziale. Potevano permettersela, erano abbastanza ricchi, ma non se erano mai vantati.

Stephen si stava dirigendo in cucina per posare nel lavello la sua tazza, e per iniziare a preparare del caffè per il suo amato, che sapeva si sarebbe svegliato a momenti. E sapeva che, presto, un esuberante adolescente sarebbe arrivato con così tanta energia in corpo da non sembrare neanche un essere umano.

"Buongiorno!" disse il diciasettenne Peter Stark Strange, entrando in cucina con uno a trentadue denti, mentre si avvicinava al frigorifero per prendere il cartone del latte.

"Buongiorno, siamo di buon umore vedo," disse sorridendo, Stephen, mentre attivava la macchina per il caffè. "Siamo pronti? Oggi è il grande giorno." La scuola era finita e adesso era il tanto atteso giorno del ritiro dei diplomi, e Stephen era orgoglioso di sapere che il suo Peter avrebbe dovuto tenere un discorso davanti ad insegnanti, genitori e alunni per essere stato il miglior studente del suo liceo.

"Sì," disse con entusiasmo Peter."Ho già tutto pronto: la toga, il cappello, il discorso," e prima che Stephen potesse dire qualcosa, "E si, l'ho imparato a memoria, e no, non lo farò sentire nè a te, nè a papà fino ad oggi pomeriggio."

"Ragazzino, parli troppo per essere domenica mattina." sbadigliò Tony, entrando in cucina, dove si avvicinò a Stephen per dargli il bacio del buongiorno. "Buongiorno, Dottor Strange," gli diede un altro bacio,"Stark." Prese la sua tazza riempiendola col caffè, per poi andare da Peter e dargli un bacio sulla testa e sedendosi al tavolo a bere il suo caffè. Poco dopo, anche Stephen si unì a loro.

Quel pomeriggio, Stephen aveva il compito di confortare Tony per tutta la durata della celebrazione. Sapeva che di certo Tony avrebbe avuto un crollo emotivo nel vedere il loro ragazzo sul palco e tenere il discorso di ringraziamento. Ma in fondo sapeva che sarebbe stata dura anche per lui, Peter si era trasformato da un tenero bambino ad un giovanotto così velocemente e questo lo emozionava, ma allo stesso tempo gli faceva stringere il cuore.

"Ed ora, ho il piacere di invitare sul palco, Peter Stark Strange. Lo studente  più brillante della nostra scuola." disse la preside, lasciando il microfono ad un ansioso Peter, mentre la folla lo applaudiva.

"E' mio figlio!" urlò felice Tony, mentre Stephen cercava di trattenerlo nonostante anche lui fosse pieno di gioia nel vederlo.

"Salve a tutti. Sarò sincero...sono tremendamente in imbarazzo in questo momento nel parlare di fronte a tutti voi. A dire la verità mi ero preparato un discorso da fare..." fece una pausa, soffermandosi con lo sguardo verso Tony e Stephen."Ma, non credo che mi servirà. Se sono qui oggi è soltanto grazie a due persone fantastiche, che mi hanno sempre amato e supportato fin da sempre. Loro sono stati i modelli fondamentali a cui io mi sono sempre ispirato, dai quali ho sempre cercato di seguirne le orme per diventare la persona che volevo essere."

Tony cominciò a singhiozzare, con le lacrime che scendevano giù dalle sue guance. "Il mio bambino..." Mentre Stephen, accanto a lui, gli stringeva forte la mano.

"Ma soprattutto," questa volta il suo sguardo si incatenò a quello di Stephen. "Mi hanno insegnato ad non aver paura di commettere degli errori...poiché da loro, si può ricavarne forse la cosa più preziosa e bella di tutte, la quale non avremmo mai pensato di desiderare." I suoi occhi cominciarono ad inumidirsi. "Siete i migliori genitori che avrei mai potuto desiderare. Vi voglio bene." Dopo, prese il suo diploma e salutò tutti quanti raggiungendo i suoi amici.

"Quello è il nostro bambino, Stephen..." singhiozzò Tony, abbracciato a suo marito, che in quel momento stava piangendo come una fontana per la commozione del discorso di Peter.

"Il nostro bambino." disse sorridendo soltanto, Stephen.

Quando finalmente gli studenti potevano liberarsi e raggiungere le loro famiglie, Stephen e Tony si buttarono letteralmente su Peter, stringendolo forte tra loro riempiedolo di baci. "Ragazzi...non respiro." mormorò tra le lacrime, Peter.

E in quel momento, mentre stringeva al suo petto il suo bambino un po' cresciuto e l'uomo che amava, Stephen ripensò a tutta la sua vita e della fortuna che possedeva nel avere una famiglia che amava e che lo amava di conseguenza. Gli amori della sua vita. Innamorarsi è stato di certo il migliore "errore" di sempre.






Rieccomi tornato sta volta con una nuova storia. Non lo nascondo, sono un fan degli IronStrange e della SupremeFamily.
Spero che questa storia vi piaccia. Alla prossima!













   
 
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