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Autore: Saturn_moon    13/10/2018    0 recensioni
Questa è una fanfiction senza pretese su una mortale, una giovane ragazza che senza saperlo, si inoltra in una delle foreste protette dalla Dea della caccia Artemide.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Artemide
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un giardino di rose
Una giornata di sole
un segreto nascose
Dolci note
in una sorgente d'amore

 

 

Il sole brillava, riflettendo i suoi raggi nelle acque cristalline di quella foresta incontaminata. L'aria sembrava priva di inquinamento, in quel luogo sembrava che il progresso dell'essere umano non fosse mai giunto e probabilmente era davvero cosi. Quel posto, era il paradiso, per chi amava la natura. Il profumo del muschio mischiato al profumo di fiori selvatici profumava l'ambiente.

Rigogliose quercie ed alti abeti costellavano il bosco e le loro fronde creano strani giochi di luce, sul terreno, con i raggi solari. Quella foresta sembrava avere il potere di accogliere, di nascondere, di proteggere ogni creatura ci entrasse, purché non avesse intenzioni malvagie verso di essa.
La ragazza avanzò con piccoli passi, entrando,addentrandosi ancora di più nella foresta, colpita dalla luminosità dei colori, ma non solo, qualcosa sembrava attirarla, eppure c'era anche qualcosa che la spaventava, qualcosa di cui inizialmente non si era accorta, l'assenza totale di rumori. Voleva vedere e scoprire di più, e tutto sommato, non le dispiaceva, ammirare quel panorama, magari avrebbe trovato un prato fiorito, un suo altro piccolo sogno fin da bambina, raccogliere fiori o ancora meglio rose, in un prato da mille colori, chiari o scuri che fossero, li avrebbe intrecciati con cura, creando delle piccole corone. Il profumo dei fiori si faceva più intenso, ma c'era anche altro, un lieve profumo, che però la giovane non seppè identificare ma che rendeva l'aria ancora più gradevole. All'inaspettato arrivo di quel profumo, si unirono anche i canti degli uccellini che finora non aveva udito, come se le creature di quel piccolo angolo di paradiso, aspettassero di capire se ella era li per far loro del male.

Ella continuò a camminare guardando, scoprendo cespugli con bacche dai colori vivaci mai viste prima, alberi pieni di frutta matura, appesa ad alberi dalle chiome rigogliose.
Continuò cosi per parecchio tempo, quando percepii il rumore di quella che sembrava acqua, no, non era solo acqua..quella era una cascata! E magari ci sarebbe stato anche un lago, nel quale potersi dissetare e fare il bagno, forse però era meglio frenare l'entusiasmo, anche se il lago o la cascata ci fossero stati, non era sicuro che li avrebbe trovati in buone condizioni o che l'acqua fosse potabile. L'entusiasmo però, non voleva sapere di essere smontato, insomma la foresta, almeno dal sentiero che aveva percorso sembrava in ottime condizioni! Corse in avanti, spinta dalla curiosità e dall'emozione e si fermò solo quando gli alberi si separarono, lasciandole davanti quella che alla ragazza parve una visione.
Fiori, tanti fiori, fiori ovunque e rose dai colori più classici come quelle bianche, rosa,gialle, rosse , a quelle verdi,viola,blu,nere, magenta, d'oro e d'ebano .
Eppure quei colori accostati, non stonavano anzi erano in armonia tra di loro, la giovane iniziò a camminare nel piccolo sentiero che divideva quel prato, fino a superarlo ritrovandosi a scendere dei gradini di puro marmo bianco,fino ad arrivare in un piccolo spiazzale dove ai lati erano posizionate delle floride piante piantate in devi vasi. Piante in dei vasi? In una riserva naturale ? Sgranò gli occhi alla consapevolezza che allora qualcuno viveva in quel posto, qualcuno c'era a prendersi cura di tutta quella meraviglia e mantenerla tale, di certo ci dovevano essere delle persone da qualche parte in quel luogo.
La donna cosi iniziò a voltare il viso a destra e sinistra, ma non vide nessuno, ne tanto meno una casa nelle vicinanze, cosi decise che avrebbe indagato a più a fondo dopo, nonostante lo stupore e la sua curiosità la spingessero a cercare i custodi di quel luogo.
Custodi o meglio custode che in quel momento la osservava nascosto, impercettibile a livello fisivo e uditivo, se non, per un lieve fruscio che i suoi movimenti causavano, ma essi potevano essere fraintesi per il movimento dell'erba causato dal vento.
Ella si avvicinò a quella distesa d'acqua che si rivelò non essere un lago come aveva pensato inizialmente, ma una sorgente,non troppo piccola ne troppo grande. L'acqua era cristallina, tanto da potersi specchiare, e si vedeva perfino il fondo. Fondo che era costituito da sabbia interrotta solo da piccole pietre bianche irregolari,senza forma per lo più, da quello che poteva vedere.
Il sole quel giorno era davvero caldo, era la giornata ideale per fare un bagno infondo.
La ragazza adocchiò un alberello vicino alla riva dove poter depositare i propri abiti, nel caso il vento avesse deciso di presenziare a quella bella giornata, infondo, non le costava essere un pò più cauta. Si guardò un ultima volta intorno, prima di decidere, che effettivamente nessuno poteva osservarla, cosi si tolse i vestiti posandoli su un ramo, per buona misura, prima di avvicinarsi a quel pacifico specchio d'acqua, rotto, dal poggiarsi del suo piede sulle onde creando delle piccole increspature intorno a lei.
I raggi del sole che lambivano l'acqua rendendola tiepida, la riscaldarono mentre avanzava fino al centro di quella piccola sorgente nella quale la giovane si era immersa. Si rilassò, lasciandosi trasportare dal moto dell'acqua, ascoltando il gorgogliare della cascata ed il canto degli uccellini per un tempo che non riuscii a definire totalmente, sapeva solo, che il sole era ormai totalmente alto nel cielo e l'aria più calda. Dovevano essere tra le due e le tre del pomeriggio, ma non ne era totalmente sicura, lo scorrere del tempo li, sembrava quasi indefinito, poteva orientarsi solo tramite il calore dell'astro.

La ragazza, una volta asciutta, si vestii, ritornando poi sui suoi passi, ripercorrendo il tragitto a ricorso, tragitto che l'avrebbe ritornata in quella piccola ma confortevole piazzetta. Appena con lo sguardo riuscii a scorgere il centro della piazzetta, non fu solo il bianco della piazzetta ciò che vide. Quel bianco era interrotto da quello che era del dorato, un passo in più e vide del rosa sopra quel colore che sporcava quel pavimento mamoreo. Curiosa,iniziò ad affrettarsi, finendo in fretta di salire le scale, ed i suoi occhi si rivelarono di stupore quando intravide una sagoma, una sagoma di donna, voltata di profilo.
Ecco cosa aveva visto, il dorato risaliva lungo le gambe della donna, fermandosi al ginocchio, in quelle che erano dei sandali, un pò all'antica. Una tunica bianca, monospalla fasciava quel corpo all'apparenza esile. Alzò gli occhi concentrandosi sul volto. Il viso era di forma ovale,con labbra sottili ma carnose, colorate da un velo di lucidalabbra rosso, un piccolo naso all'insù, ed occhi color del miele.

<< Sei tu che ti prendi cura di questo posto meraviglioso ? >>

 

Le parole uscire da sole,sapeva che la donna l' aveva udita arrivare, dopotutto non aveva fatto nulla per celare la sua presenza ed il rumore di passi era inconfondibile.
 

<< Si, sono io. >>


Ella si girò, rivolgendole la sua attenzione, solo dopo essersi accertata che la pianta che stava osservando, stesse in ottime condizioni. Il suo sguardò seppur gentile, sembrava distante ed il volto austero.
 

<< Non hai fatto del male alla foresta ed alle sue creature >>

 

La sua voce non tradii nessuna emozione nel pronunciare quelle parole, dette con tono distaccato eppure ci scorsi una lieve forma di compiacimento? Poteva essere ciò? L' altra non lo sapeva, dopotutto, era la prima volta che aveva a che fare con lei.

 

<< Chi siete? Non ho scorso case,e non vedo nessun'altro a parte voi, vi prendete voi da sola cura di questo piccolo paradiso? >>

 

Un lieve sorrisino increspò quelle labbra e infatti una frase sagace sancii la risposta di quella figura ancora ignota, nonostante ciò le diede le spiegazioni che cercava. A quanto sembrava le piaceva parlare anche con i propri gesti, visto che allargò le braccia, come ad abbracciare tutto ciò che la circondava, ora sorrideva...come se si trovasse davvero a..

 

<< Sono colei che protegge la natura e tutto ciò che essa contiene, l'intera natura è casa mia, questo bosco, le piante, i fiori, la sorgente, ogni singola cosa rappresenta la mia casa. >>

 

L' espressione di assoluto stupore e confusione che si fece largo sul viso della più piccola, doveva rappresentare dell'assurdo per l'altra che iniziò a ridere di gusto, per alcuni minuti, e rise cosi di cuore che la più giovane rimase incantata a guardarla, almeno finché non tornò all'espressione di poco prima, seppur ancora un pò ridente.

 

<< Sono Artemide, dea della caccia, degli animali selvatici, della foresta, dei campi coltivati, di tiro dell'arco, della verginità, della pucidizia ed una dee della Luna.

<< Voi...una dea? Ma è una sciocchezza! Gli dei non esistono! >>

 

Boccheggiò, sentendo le gote tingersi di un rosso, ma perché diamine una sconosciuta, doveva prenderla in giro, ma come si permetteva. Stava giusto per urlarle contro, quando se la ritrovò accanto a sé, dopo nemmeno un secondo,e...e non toccava terra? Sarebbe quasi caduta a terra, se l'altra non l'avesse afferrata in tempo, e pronunciò parole rassicuranti, che in parte la calmarono.

<< So che è difficile da capire e da accettare per una mortale, ma noi dei esistiamo, solo non ci facciamo vedere, gli essere umani sono diventati sempre più avidi ed egoisti, non apprezzano, nulla di ciò che gli abbiamo lasciato, modificano ogni nostro dono, ci odiano perfino, solo perché non possono essere come noi. >>

Una sorta di malinconia trapelava dalle sue parole,ma allora perché nonostante questo era li, in mezzo a noi, a continuare a proteggere la foresta? Quel posto si trovava comunque sulla Terra, forse non aveva voluto abbandonare del tutto ciò che aveva giurato di proteggere.

Nella radura caddé un silenzio fatto di riflessioni, fino a quando la giovane non decise di spezzarlo, incuriosità da un pensiero, tra i tanti che mi aveva attraversato la mente

 

<< Perché vi siete mostrata Dea se cosi stanno le cose? >>

 

La donna puntò gli occhi nei miei, i suoi, fattosi nuovamente più freddi mentre mi rispondeva:

 

<< Odio ripetermi mortale, quindi fa più attenzione, te l'ho comunicato prima. Il motivo è semplice, non hai fatto del male alla foresta ed alle sue creature. >>

 

<< Non avevo motivo di provocare loro male, non mi hanno fatto niente per indurmi ad azioni che avrebbero potuto recare loro danno. >>

 

<< Non tutti ragionano in tale modo. Dimmi perché sei venuta qui.>>

 

<< Cercavo solo un pò di pace, di tranquillità, poi il luogo mi ha totalmente rapita.
Una volta arrivata qui, appena viste le piante nei vasi, ho compreso che il posto era abitato, volevo conoscere chi si prendeva cura di questa meraviglia. >>

 

<< Ebbene, sei soddisfatta? >>

 

La fanciulla fece un passo verso di lei, non ebbe bisogno di pensare alle parole, uscirono da sole.

 

<< Voglio vedere, voglio vedere le creature che tanto proteggete, i luoghi che fanno di voi, la dea delle foreste, voglio vedere panorami meravigliosi , voglio fare il bagno, immergermi, in altre sorgenti formate da acque cristalline. >>

 

Dopo averle pronunciate, la giovane si pentii, la dea si sarebbe irritata a quelle parole, l'istinto le diceva di chiudere gli occhi e scappare, eppure non lo fece. Rimase li, esposta allo sguardo ora impassibile della dea, stava pensando lo vedeva, eppure pensava cosi velocemente che niente faceva capire all'altra cosa stesse pensando.

Infine, allungò una mano verso di le, prendendo la mano calda della giovane tra le proprie.

<< Ebbene, verrai con me, ti mostrerò i miei domini, starai al mio fianco, e non oserai allontanarti. Sono stata chiara? >>

 

<< Si, Dea Artemide. >>

 

<< Chiamami solo Dea o Artemide, sarebbe seccante a lungo andare, e immagino che passeremo vario tempo in compagnia l'una dell'altra. >>

Salirono, danzarono , in coppia, l'una tra le braccia dell'altra verso la luna, fino a che non fu più possibile vederle, sparendo in quel dolce biancore che erano i raggi lunari che rischiaravano la notte, tuttavia, giorno dopo giorno tornarono nella foresta della dea, per poi al calare della sera tornare sulla luna tramite cui l'altra la conduceva in altre foreste, in altri luoghi alla fanciulla sconosciuti, insegnandole il proprio sapere, compiendo quel rituale ogni singolo giorno per il resto dell'eternità,.

   
 
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