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Autore: QueenInTheNorth    13/10/2018    4 recensioni
Vi chiedete mai cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Se dopo l'incoronazione di Jon Snow a Re del Nord nuove forze fossero scese in campo? Se vecchie profezie fossero tornate alla luce e la Canzone si fosse rivelata? Quanto può una decisione diversa cambiare le sorti dei Sette Regni?
La ruota continua a girare, nuovi re si faranno avanti e la terra tremerà ancora per il ruggito dei draghi.
Ma la Lunga Notte è vicina, gli Estranei attendono pazienti, e nell'ora più buia tutte le vostre certezze vacilleranno. Stavolta gli uomini sono soli e l'amore forse non basterà più a salvarli.
Siete pronti a perdere ogni speranza?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 17


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Brienne

 

Alto Giardino risplendeva sotto i raggi del pallido sole pomeridiano. Se non fosse stato per gli evidenti segni di guerra, la battaglia appena conclusa sarebbe potuta passare inosservata. I cadaveri erano stati tutti recuperati e Brienne si era offerta volontaria per andare a prendere quelli nel labirinto. Ebbe così modo di occuparsi personalmente del corpo di Bronn e di seppellirlo come aveva promesso a Jaime. Olenna ordinò che tutti i cadaveri dei nemici venissero bruciati nei campi lontano dal castello, mentre gli alleati avrebbero ricevuto sepolture adeguate. Alto Giardino venne ripulito, ma l’odore di sangue persistette.

La vittoria dell’esercito di Daenerys poteva essere considerata grandiosa e le perdite non erano state troppo pesanti. Avevano però colpito i generali o gli eredi di importanti casate. Horas Redwyne e ser Jon Fossoway erano caduti in battaglia, così come ser Luthor Tyrell, uno dei cugini del defunto lord Mace. Tuttavia il colpo più grave era arrivato dal ritrovamento del cadavere di Baelor Hightower. Nessuno sapeva come esattamente fosse morto o chi lo avesse ucciso. Quando Garth lo vide, avvolto nel sudario nell’ingresso del castello, non disse nulla e corse fuori dalla stanza. Brienne poteva solo provare ad immaginare come bisognava sentirsi a perdere un fratello e una sorella nel giro di due giorni.

“Baelor era l’erede di lord Leyton Hightower” disse Olenna avvicinandosi a Brienne, “era amato da tutti a Vecchia Città e si era appena sposato. Lo chiamavano Baelor Sorriso Smagliante… Adesso Garth erediterà l’Alta Torre e quella graziosa spada di acciaio di Valyria di Baelor… Come si chiamava? Ah, Vigilanza… Ma non sarà mai benvoluto come suo fratello.” Brienne le dava ragione. Garth non era né raffinato né aggraziato e il suo carattere era scostante.

Olenna scosse il capo, sistemando il sudario di Baelor. “Quanto male ancora potranno fare all’Altopiano prima che questa guerra finisca?” Brienne non seppe come rispondere.

Quella sera cenarono nella sala del terrazzo da cui si potevano ammirare i giardini del castello, così famosi per le loro fontane e i loro aranci. Brienne aveva deciso che sarebbe ripartita la mattina successiva di buon’ora.

“Mi è stata recapitata adesso una lettera di Daenerys” le aveva detto Olenna, “in cui mi invita a lasciare libera Brienne di Tarth qualora la dovessi trovare. L’avrei fatto in ogni caso, ma ora nessuno potrà obiettare.” Brienne aveva annuito, sollevata per non essere più ricercata. Forse Davos o Jon Snow erano riusciti a convincere la Madre dei Draghi del nobile scopo della loro spedizione a Roccia del Drago.

A cena erano presenti molti degli esponenti delle nobili famiglie dell’Altopiano. Brienne sedeva davanti a Garth, che a stento toccò cibo, e vicino a lady Mina, la maggiore fra le sorelle di Mace Tyrell, accorsa ad Alto Giardino appena ricevuta la notizia della morte del figlio Horas. Sedeva rigida e pallida, ma non indossava i colori del lutto. Suo marito, Paxter Redwyne, uno dei più importanti alfieri dei Tyrell, invece era rimasto ad Arbor e Mina non sembrava contenta della cosa. L’altra sorella di Mace, lady Janna, si diceva essere impazzita a causa della morte del marito, Jon Fossoway, ed essersi unita alle Sorelle del Silenzio. Alla cena erano anche presenti lord Arthur Ambrose, che Brienne ricordava aver sposato una delle figlie di Leyton Hightower, e Mathis Rowan, lord di Goldengrove.

Rakandro si era rifiutato di partecipare e Brienne l’aveva visto nelle stalle intento a prendere a pugni il muro. Era strano vedere un guerriero dothraki in quelle condizioni. Rakandro aveva voluto a tutti i costi occuparsi personalmente dei funerali di lady Nym ed aveva trasportato il suo corpo nell’accampamento dei Dothraki. “Voglio che essere ricordata come vera Khaleesi” aveva detto nella lingua comune senza perdere il suo aspro accento straniero. Olenna aveva dovuto acconsentire.

La cena proseguiva senza particolari degni di nota; tutti mangiavano in silenzio. “Dunque” disse ad un tratto la Regina di Spine, “qual è il bilancio della battaglia, Garth?”

Il giovane sembrò ridestarsi in quel momento dal suo torpore. “Abbiamo perso circa treimila uomini” disse con voce piatta, “soprattutto tra i Dothraki.”

“Lo Sterminatore di Re?” chiese lord Rowan e Garth scosse la testa. “Non l’abbiamo trovato” rispose, “supponiamo sia riuscito a fuggire.”

“Se è così” intervenne Arthur Ambrose, “sarà sicuramente diretto ad Approdo del Re. Il resto del suo esercito è stato annientato, ser Garth?”

“Quasi completamente” replicò Garth, “anche se abbiamo ragione di pensare che una parte dei suoi uomini vaghi per l’Altopiano. Tuttavia non abbiamo prove certe…”

“Dobbiamo mettere a punto un piano per quanto riguarda i traditori” disse Olenna, “Randyll Tarly è morto, ma il suo erede, Dickon mi pare si chiami, ha riportato l’esercito del padre a Collina del Corno.”

“Cosa intendi fare, madre?” chiese lady Mina.

“Invierò ser Tanton Fossoway a Lunga Tavola, tanto per cominciare” replicò Olenna, “e farò giustiziare Orton Merryweather. Il castello passerà alla moglie per un periodo e ser Tanton prenderà il figlio di Orton come protetto. Credo ciò basterà per assicurarci la fedeltà di lady Taena.”

“Russel Merryweather ha solo otto anni” obiettò Mina, “non credi sia crudele separarlo dalla madre?”

Olenna si voltò verso di lei. “E’ grande abbastanza” replicò, “e l’alternativa sarebbe quella di radere al suolo il castello.” Lady Mina abbassò lo sguardo.

“Lord Rowan” chiamò poi la Regina di Spine, “tu porterai i tuoi uomini a Collina del Corno e offrirai a Dickon Tarly la pace in cambio del suo giuramento di fedeltà: non posso condannarlo per gli errori del padre, ma se dovesse nuovamente macchiarsi di tradimento… Randyll Tarly aveva un altro figlio, giusto?”

Sam, pensò Brienne, ma non disse nulla.

“Sì” rispose Mina, “Samwell, un bravo ragazzo, ma è stato mandato alla Barriera.”

“In caso di tradimento da parte del fratello” decise Olenna portando la forchetta alla bocca, “potremo liberare Samwell Tarly dal suo giuramento e renderlo lord di Collina del Corno.” Brienne era certa Sam non l’avrebbe apprezzato.

“Olenna” intervenne Garth, “sei sicura di voler attaccare Approdo del Re contro gli ordini della regina?”

“Il piano non è cambiato” replicò la Regina di Spine, “avrò la mia vendetta su Cersei e tu vendicherai tua sorella e tuo fratello. O non vuoi più?”

“Certo che voglio!” esclamò Garth sbattendo le mani sul tavolo “Ma mio padre ha appena perso due figli: ha bisogno di me…”

Olenna alzò gli occhi al cielo. “Tuo padre ha altri sette figli a consolarlo” gli ricordò. “Ah no, sei: tua sorella Lynesse è ancora a Lys, vero? In ogni caso credo lord Leyton potrà fare a meno di te.”

Garth strinse le labbra. “Devo riportare le ossa dei mie fratelli a Vecchia Città” disse con voce gelida, ma Olenna scosse la testa. “Le ossa di Alerie riposeranno ad Alto Giardino” replicò, “e sarà lord Ambrose a riportare quelle di Baelor a tuo padre.” Garth si alzò in piedi di scatto e fece per uscire.

“Sei il comandante della guarnigione Tyrell della regina” gli ricordò Olenna, “è tuo dovere restare e ascoltare i piani di guerra.”

Garth Hightower le voltò le spalle. “Mi è passato l’appetito” replicò e corse fuori sbattendo la porta. Brienne non avrebbe mai pensato che l’esercito di Daenerys potesse nascondere così tanti conflitti interni. Sembrano tutti pronti a divorarsi a vicenda, pensò rabbrividendo.

Olenna stava scuotendo la testa. “I giovani…” borbottò tornando a concentrarsi sul suo pasto. Per un po’ ci fu solo il rumore delle posate che raschiavano i piatti.

“A chi passerà adesso Alto Giardino?” chiese Arthur Ambrose masticando una crosta di pane “Lord Mace aveva parecchi zii e cugini… Credo ser Olymer Tyrell potrebbe essere una scelta giusta: ha anche degli eredi…”

Olenna scosse la testa. “Nessun cugino o zio di Mace scavalcherà le mie figlie” ribatté acida. “Quando un lord muore senza eredi il castello passa ai suoi fratelli. Alto Giardino spetta di diritto a Mina.”

“Cosa?!” esclamò lady Mina stupefatta “Madre, io ormai vivo ad Arbor…”

“Lady Mina ha ragione” intervenne lord Rowan, “ormai lei neanche porta più il nome della vostra famiglia…”

“Silenzio!” berciò Olenna “Qui non si tratta di convenienza, ma di giustizia. Ho perso un figlio e due nipoti ad Approdo del Re e ora la mia figlia più piccola è impazzita. Ma sarò morta prima di vedere uno di quegli ottusi cugini di Mace lord di Alto Giardino.”

“Madre, ti prego ripensaci” la supplicò Mina. “Horas è morto, Hobber è diventato erede di Arbor, come potrei assicurare un futuro alla casata Tyrell?”

“Farai sposare Desmera al figlio maggiore di ser Olymer, Raymund Tyrell, e un giorno diventeranno lord e lady di Alto Giardino. Così eviteremo l’estinzione del nostro nome.”

Mina era rimasta a bocca aperta. “Mia figlia ha solo sedici anni!” 

“E io ne avevo quattordici quando sono stata data in sposa” replicò Olenna, “in altre circostanze ti avrei ascoltata, ma qui c’è in ballo la sopravvivenza di una dinastia, Mina, mi dispiace ma non hai scelta. La questione è chiusa.”

Allora anche Mina Redwyne si alzò in piedi e lasciò la stanza. Brienne la seguì con lo sguardo. Era crudele costringere una figlia a fare ciò che non voleva, ma Olenna aveva ragione, non c’era altro modo.

“Le passerà” assicurò la Regina di Spine, “questa è la sua casa dopotutto.” Un silenzio di tomba aleggiò pesante sul resto della cena. Terminato il pasto, Arthur Ambrose e Mathis Rowan si congedarono e Brienne rimase sola con la Regina di Spine.

Olenna le sorrise. “Sembri provata, mia cara” le disse ora in tono affettuoso. “Il mio discorso ti ha sconvolta?”

Brienne si affrettò a scuotere la testa. “No” rispose, “è solo che lady Mina sembrava così infelice…”

Olenna sospirò. “Non avrei mai voluto che avesse sposato Paxter” raccontò, “ma mio marito era stato così categorico: mio nipote era il miglior partito per Mina. Ricordo che la consolai e le descrissi le bellezze di Arbor. Alla fine partì per il proprio matrimonio serena ed in seguito mi scrisse di essere felice. Il suo rapporto con Paxter non è dei migliori, ma Mina adora i suoi figli. Ora che Horas è morto è caduta in depressione.”

Olenna inspirò profondamente. “Con Mace è stato sempre tutto più facile” raccontò, “lui si era innamorato di Alerie Hightower e mi pregò di convincere suo padre alle nozze. Alerie mi è sempre piaciuta. Era intelligente, dolce, disponibile, ma anche molto più forte di ciò che sembrava, lo dimostra il modo in cui ha scelto di morire. Ha avuto coraggio. Margaery aveva molte cose in comune con lei: insieme a Loras erano la luce della vita di Alerie.” Olenna si era intristita e Brienne scelse di non dire nulla per non violare il suo dolore.

“Mina capirà” proseguì la Regina di Spine con la voce che si incrinava, “tutti dobbiamo fare dei sacrifici… Non è forse vero?”

Brienne si era distratta un momento. “Certo, mia signora” replicò con voce acuta, “ma chiederle di abbandonare quella che ormai è diventata la sua casa per venire a vivere qui perseguitata dallo spettro di suo fratello non è un po’ troppo?”

Olenna non rispose subito. “Capirà” ripeté chinando il capo. Brienne rimase nuovamente in silenzio.

“Cosa farai ora?” le chiese Olenna “Cosa farai quando sarai tornata a Grande Inverno dalla tua preziosa lady Sansa?”

“Quello che lei mi ordinerà di fare” rispose pronta Brienne, “la proteggerò da qualsiasi pericolo.” Come ho fallito a proteggere sua madre e sua sorella, pensò con amarezza.

Olenna annuì. “Ho sete” disse all’improvviso, “gradirei bere un po’ di vino…”

Brienne si alzò in piedi. “Chiederò nelle cucine” replicò, “qui è finito...”

“Non serve” ribatté Olenna, “prendi quella piccola anfora sul comodino…”

Brienne si affrettò a portarle quello che chiedeva. Il contenitore era foderato di pelle e chiuso con un tappo di pece nera. Olenna sorrise.

“La storia di come ne sono entrata in possesso è così buffa” rivelò. “Me l’ha data un giovanotto impertinente di Vecchia Città di cui non ricordo nemmeno il nome. Diceva essere il migliore vino di Dorne: adesso lo vedremo…” Olenna ruppe il sigillo e si versò il vino nel calice. “Ah l’odore è ottimo” disse chiudendo appena gli occhi godendosi l’aroma, “ne vuoi un po’?”

Brienne scosse il capo. “No, ti ringrazio” rifiutò con cortesia, “non bevo molto spesso…”

Olenna non parve sorpresa. “Dovresti provare almeno” disse prima di bere qualche sorso, “è davvero squisito, dolce al punto giusto…”

Brienne voleva dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola quando vide Olenna irrigidirsi.

“Lady Olenna?” la chiamò avvicinandosi preoccupata “Ti senti bene?”

Le mani di Olenna afferrarono convulsamente il tavolo. Brienne era impietrita dal terrore e le sembrò di ritrovarsi nuovamente nella tenda di Renly quando l’ombra di Stannis era sgusciata dentro. Solo che questa volta fu il corpo di Olenna ad afflosciarsi, sbattendo sul tavolo. Brienne sentì le budella contorcersi quando vide che aveva ancora gli occhi aperti. E’ morta, pensò tentando di metabolizzare quello che era appena successo. E' morta davanti a me…

Si affrettò a prendere in mano l’anfora e versò dell’altro vino in un secondo calice. Lo annusò, ma non sentì niente di strano. In quel momento nella stanza entrò Garth Hightower. I suoi occhi si spostavano rapidi dal corpo di Olenna Tyrell a Brienne, che ancora teneva in mano l’anfora incriminata.

“Cosa è successo?” chiese con voce che fremeva di rabbia “Hai tre secondi per spiegare prima che chiami qualcuno…”

“Garth, aspetta” lo pregò Brienne. Perché finisco sempre in queste situazioni?! “Io non c’entro. Lady Olenna ha bevuto un po’ di questo vino ed è morta… Te lo giuro…”

Garth le strappò l’anfora dalle mani e la annusò. La sua espressione cambiò e Brienne riconobbe la paura. “E’ veleno” mormorò incredulo, “un veleno molto raro, ma ho seguito un corso alla Cittadella: non me lo potrei mai dimenticare. Non so il nome, non credo neanche ne abbia uno, ma sono certo venga da Braavos. Provoca una morte quasi istantanea. Dove aveva preso quest’anfora lady Olenna?”

“Mi ha detto che gliel’ha data un giovane a Vecchia Città” rispose Brienne, “dicendole che conteneva il miglior vino di Dorne, ma non so altro… Pensi siano stati sicari dei Lannister?”

Garth si morse il labbro. “A Vecchia Città?” chiese scettico “Sembra improbabile…”

Brienne si guardò nervosamente intorno. “Ascoltami” sussurrò, “intendi aprire un processo?”

Garth la fissò. “Siamo in guerra” disse con calma, “Daenerys conta su di noi e io ho un esercito a cui pensare. Invierò un corvo a mio padre dicendogli di far condurre ricerche di questo veleno a Vecchia Città. Forse così si riuscirà a trovare il colpevole.”

“Che farai?” chiese Brienne e Garth sospirò. “Porterò avanti il piano di Olenna” rispose risoluto, “marcerò su Approdo del Re con tutti gli uomini che vorranno seguirmi e vendicherò la mia famiglia e quella di mia sorella. Quando avrò le teste di Cersei e Jaime Lannister su due picche sarò ben felice di aprire le porte a Daenerys Targaryen e lei potrà sedere sul Trono di Spade. Ma non cederò a nessuno questa vendetta: devo essere io.”

Brienne sussultò udendo il nome di Jaime. “Garth” disse a bassa voce, “io devo andare.”

Garth Hightower la fissò stupito. “Ora?” chiese “Non vuoi venire con noi fino almeno alle Rapide Nere?”

Brienne scosse il capo. “E’ ora che io torni al Nord” replicò, “ho temporeggiato anche troppo.”

Garth annuì. “Bene, cosa ti serve?”

“Solo un cavallo” rispose Brienne, “ho dell’oro con me: comprerò delle provviste lungo la strada.”

“Allora va’.”

Brienne si diresse verso la porta. “Mi dispiace” disse all’ultimo, “per tuo fratello e tua sorella. E anche per lady Olenna: non ho potuto fare nulla. Spero tu riesca ad ottenere la vendetta che tanto brami.”

Garth strinse le labbra. “La avrò” promise e Brienne uscì.

Non voleva restare in quel castello un secondo più del necessario o rischiava di nuovo di essere accusata di un omicidio che non aveva commesso. Per fortuna Garth le aveva creduto, ma forse gli altri lord si sarebbero dimostrati meno accondiscenti. Brienne entrò nelle stalle deserte e cercò un cavallo che non portasse le briglie. All’improvviso sentì un fruscio alle sue spalle e si voltò. Si trovò davanti Rakandro, che teneva per le redini un cavallo che Brienne riconobbe subito come Stalagmite, il meraviglioso animale di Nymeria Sand.

“Tu stare andando?” chiese il Dothraki indicando l’uscita e Brienne annuì.

Rakandro le porse le redini. “Prendere lui” disse con voce cavernosa. “Nym non volere suo cavallo ammazzato come dice tradizione. Gli voleva bene, avere dato anche un nome. Lo prendi?”

Brienne accarezzò Stalagmite commossa. “Mi prenderò cura di lui” promise e vide che Rakandro aveva gli occhi lucidi. Poi Brienne saltò in sella e diede un colpo di tacco. Stalagmite partì al passo e la portò verso le mura interne. Rakandro rimase a guardare senza muoversi.

Brienne rabbrividì quando vide la porta ovest. Con i labirinti ho chiuso, si disse e lanciò il cavallo al galoppo incurante dei mille cortili che avrebbero dovuto superare prima di arrivare al portone principale. Finalmente stava tornando da Sansa Stark e non avrebbe permesso più a nulla di fermarla.

 

Sansa

 

In principio non aveva riconosciuto la stanza dove Alys Karstark l’aveva portata. Aveva una forma circolare, con un letto e un piccolo tavolino e una grande finestra senza vetri. Sansa immaginava fosse molto lontana dal cuore del castello. Quando era tornata in sé, si era trovata adagiata sul letto. La ferita sul braccio non sanguinava più e Sansa si era messa a sedere confusa.

Dal tavolino, Alys la stava osservando. “Ce ne hai messo di tempo per svegliarti” disse con un sorriso, “ho avuto paura di aver colpito troppo forte.”

Sansa la fissò con odio. “Perché l’hai fatto?”

“Non è ovvio?” chiese Alys “Per il potere. Lord Baelish ha promesso di spartirlo con me…”

Ditocorto, c’entrava sempre Ditocorto. Sansa si malediceva per non averlo giustiziato quando ne aveva l’opportunità. “Da quanto state cospirando contro la mia famiglia?”

Alys rise. “Dal principio” rivelò, “da quando hai rifiutato l’offerta di lord Baelish che voleva fare di te la Regina del Nord.” Alys si protese in avanti. “Io avrei dovuto sedurre tuo fratello” continuò, “e allontanarlo da te, ma si è dimostrato più arduo del previsto. Così abbiamo dovuto adottare un’altra strategia.”

Alys sospirò. “Lord Baelish è molto deluso da te, Sansa” disse, “non può credere di averti insegnato così poco. Lui conosce le tu ambizioni, sa che tu vorresti il…”

“Lui non mi conosce affatto” sibilò Sansa disgustata, “e neanche tu. Quello che Ditocorto suggeriva era tradimento: io non sono come lui.”

Alys sorrise. “No, certo che no” replicò, “io gliel’ho detta sai, l’ho avvertito. Ma lui non mi ha ascoltata. Ora sta portando i Cavalieri della Valle a Grande Inverno solo per te.”

“Il Nord è stato dilaniato dalla guerra” disse Sansa, “gli Stark hanno finalmente ripreso Grande Inverno e Baelish vuole di nuovo far scorrere sangue? Non lo permetterò.”

“E come pensi di fermarlo?” chiese sarcastica Alys “E comunque non è detto debba scorrere sangue. Se la gente del Nord sceglierà di accettarti come regina…”

“Non lo farebbe mai” la interruppe Sansa convinta. “Sono stati i lord a scegliere Jon, non lo tradirebbero mai.”

Alys scosse la testa. “Era così anche quando è stato eletto Lord Comandante dai Guardiani della Notte” disse a bassa voce. “Com’era andata a finire?”

Sansa sentì il sangue ribollire per la rabbia. “Stavolta è diverso” disse, “nessuno permetterà a Ditocorto di allungare le mani sul Nord.” Alys la guardava come se provasse compassione. Sansa ne era nauseata.

“Il trono spetta a te” disse Alys, “Baelish non vuole portartelo via. Vi sposerete e, dopo che avrete sconfitto i Lannister, lui siederà sul Trono di Spade e tu sarai la sua regina.”

“Io non lo sposerò mai” ribatté Sansa. Poi inclinò appena il capo. “Cosa ti ha promesso Baelish per convincerti ad aiutarlo?”

“Il Nord” rispose Alys, “una volta che avrà preso Approdo del Re.”

Sansa scosse la testa. “Non condannerete all’estinzione il mio nome” disse stringendo le coperte, “e Grande Inverno non sarà mai tuo.”

Alys si alzò in piedi. “Lo sai, un tempo sarebbe potuto essere mio” raccontò. “Mio padre voleva riuscire a convincere lord Eddard a promettermi in sposa a Robb Stark, ma lui si è rifiutato. E cosa ci ha guadagnato mio padre? Tre figli morti e la sua testa presa da quello stesso uomo che avrei voluto fosse mio marito.”

Alys aprì la porta. “Apprezzo il fatto che tu voglia lottare per la tua famiglia” continuò, “ma a volte semplicemente non è possibile. Baelish farà cadere il regno di tuo fratello e io lo aiuterò.”

“I lord ti fermeranno” minacciò Sansa, ma Alys rise. “E come potrebbero” chiese, “quando sono chiusi in una stanza?” E, senza aggiungere altro, uscì.

Sansa sentì la chiave girare nella toppa e rimase immobile. Vuole rinchiudere gli ospiti del banchetto nella Sala Grande, realizzò, così sarà ancora più semplice per Baelish entrare a Grande Inverno. Sansa si alzò e andò alla finestra, ma questa affacciava sulla tetra Foresta del Lupo e non forniva alcun indizio circa la situazione là fuori. Sansa tornò a sedersi sul letto e si prese la testa fra le mani. Se solo fosse stata meno ingenua e più attenta, ora non si sarebbe trovata in quella situazione di impotenza.

Non aveva alcuna intenzione di lasciar vincere Ditocorto, ma non sapeva cosa fare. Se avesse avuto più coraggio si sarebbe potuta calare dalla finestra, ma dopo quello che era successo a Bran, un’azione del genere era fuori discussione. Devo avvertire qualcuno, si disse Sansa nervosa, devono sapere che Alys è una traditrice. Sentì il panico iniziare a montare e la vista le si offuscò a causa delle lacrime represse.

In quel momento però sentì un tonfo provenire da sotto la finestra e il pavimento tremò. Sansa sollevò di scatto lo sguardo e vide Myun che la fissava con occhi stralunati. Aveva i capelli legati all’indietro e stringeva in mano una spada sottile ma affilata. Sansa si chiese dove l’avesse trovata.

“Myun?! Che ci fai qui? Come mi hai trovata?” Sansa vide la finestra e rabbrividì. “Sei passata da ?”

Myun fece un passo avanti. “Chi è stato?” chiese senza rispondere alle altre domande.

Sansa serrò i denti. “Alys Karstark ha tradito” sussurrò felice di aver trovato qualcuno da avvertire, “si è alleata con Ditocorto da quello che ho capito… E’ sempre stata lei la spia.”

Il volto di Myun era impassibile, ma Sansa sapeva che stava riflettendo. Quella ragazzina era molto sveglia. Sansa chinò il capo. “Ho sbagliato” disse sentendo la desolazione invaderle l’animo, “è tutta colpa mia…” E scoppiò in lacrime. Jon aveva torto, Sansa non era la persona adatta a proteggere Grande Inverno. Aveva rovinato tutto.

“Non è vero” stava dicendo Myun con la sua vocina, “vedrai che andrà tutto bene. Ora ti libero.”

Sansa sollevò il capo e vide Myun dirigersi verso la porta. Capì subito che non era una buona idea. Alys e Ditocorto hanno scelto di portare avanti l’attacco nonostante io abbia capito, pensò. Non posso rischiare si tirino indietro proprio ora perché sono fuggita. Myun avvertirà i lord e prepareranno la difesa del castello. Baelish deve assolutamente attaccare.

“Aspetta” disse quindi Sansa e Myun si fermò, “non credo sia una buona idea: se ora provi a forzarla impiegheresti troppo tempo e non posso nemmeno fuggire con te sui tetti… Myun, Alys sta andando alla sala dei banchetti, credo voglia chiudere le porte. Devi avvertire gli altri lord, parlare in mio nome, dire loro di stare pronti… Ti prego…” Sansa sapeva di suonare disperata, ma non le interessava.

Myun la stava guardando più seria di quanto Sansa l’avesse mai vista. “Quando soffiano i venti dell’inverno” disse la ragazzina, “il lupo solitario muore, ma il branco sopravvive.”

Sansa poté sentire il suo cuore sciogliersi. Era la frase che diceva sempre nostro padre per far smettere di litigare me e Arya. Ebbe bisogno di tutto il suo autocontrollo per non annegare nei ricordi. “Cosa…?”

Myun sorrise. “Mio padre una volta mi disse che voi Stark lo dite spesso” spiegò, “è un modo per ricordarvi di restare uniti…”

Sansa annuì, ma provava solo tristezza. Ora io sono da sola.

“Avrai bisogno di questa” stava dicendo Myun e, con grande sorpresa di Sansa, estrasse Ambra e la depose sul pavimento. Sansa rimase a bocca aperta. “La nascondo sotto il letto” proseguì Myun spingendo l’arma con il piede, “in caso di pericolo potrai raggiungerla.”

“Ma non so usarla!” si lasciò sfuggire Sansa.

“Infilzali con la punta” replicò Myun con un sorriso e a Sansa venne voglia di ridere. Fissò la ragazza per qualche attimo. “Myun” mormorò, “perché fai tutto questo per me? Posso fidarmi?”

“Sempre” rispose Myun e Sansa sentì di poterle credere.

Improvvisamente dalla finestra si udirono provenire delle grida miste a quelli che Sansa credette essere ululati. Sembravano venire dal Parco degli Dei. Myun si era voltata verso la finestra.

“Quelli sono lupi?” chiese Sansa incredula: lupi nel Parco degli Dei?

Myun salì sul davansale e Sansa ebbe voglia di gridarle di non farlo. “Devo andare” si scusò Myun, “ma tornerò a liberarti.”

Sansa si concesse un sorriso. “Buona fortuna” fu tutto quello che le venne da dire e Myun saltò.

La stanza era di nuovo silenziosa e Sansa si sentì in colpa. Non era giusto avesse affidato un compito così gravoso a Myun. Sarei dovuta essere io. Io a salire sulle mura e urlare a Baelish di andarsene. Da fuori le grida occasionali non accennavano a placarsi. Sansa tirò da sotto il letto Ambra e la strinse in pugno. Non era pesante, ma Sansa non si sentiva lo stesso a suo agio con un’arma in mano.

Da piccola, se le avessero offerto una spada, avrebbe riso e rifutato. “I cavalieri proteggono le dame” avrebbe detto, “non ho bisogno di una spada, mio fratello mi terrà al sicuro. Per sempre!” E Robb l’avrebbe presa in braccio, chiamandola principessa. Sansa sospirò. Robb non era stato in grado di proteggerla, così come non lo era stato Baelish e nemmeno Jon. Devo cavarmela da sola, si disse risoluta stringendo le dita intorno all’elsa.

In quel momento la porta alle sue spalle sbatté e Sansa si voltò di scatto senza perdere la presa su Ambra. Alys era comparsa sulla soglia e stava osservando incredula la spada che Sansa teneva in mano. Per un secondo rimasero immobili, congelate nelle loro posizioni. Poi la mano di Alys corse al pugnale che aveva legato alla cintura. Sansa agì d’istinto. Spinse Ambra in avanti e l’affondò nel petto di Alys Karstark che lanciò un grido d’agonia.

Il sangue iniziò a sgorgare e imbrattò le maniche dell’abito di Sansa, che non riusciva a credere ne fuoriuscisse così tanto. Terrorizzata, estrasse la spada ed Alys cadde a terra. Quando il suo corpo non si mosse più, Sansa poté tornare a respirare. Al disgusto per la scena macabra, si sostituì il dolce piacere della vendetta e Sansa sorrise. Era una sensazione meravigliosa, così simile a quella che aveva provato quando il primo mastino aveva azzannato la faccia di Ramsay Bolton.

Sansa pulì come meglio poteva la spada e lasciò la stanza. Iniziò a correre per il lungo corridoio che le si era aperto davanti e raggiunse le scale. Per la fretta quasi inciampò nella gonna. Doveva liberare i lord dalla Sala Grande e spiegare loro la situazione, qualora non ci avesse già pensato Myun. Sansa continuò a camminare spedita fino a sentire nuovamente il vociare degli ospiti. Quando raggiunse la porta della Sala Grande, però, la trovò già spalancata. Sulla soglia si era accalcata una folla di persone urlanti e i bambini piangevano. Sansa vide Podrick venirle incontro.

“Mia signora!” esclamò lui inarcando le sopracciglia per lo stupore “Non riuscivamo a trovarti da nessuna parte: pensavamo fosse successo qualcosa…”

“Lady Stark!” la chiamò Wyman Manderly facendosi largo nella calca “Cosa significa tutto questo? Ci siamo ritrovati chiusi nella sala, ma non abbiamo idea di chi sia stato. Saremmo ancora là dentro se non fosse stato per quella bestia…”

Sansa si voltò e vide Spettro che la fissava con la lingua a penzoloni. “Spettro ha aperto la porta?” chiese faticando a ritenerlo possibile.

“E’ l’unica spiegazione” disse lord Manderly, “non c’era nessun altro fuori.”

Sansa sapeva che non era il momento di porsi domande a cui tanto non avrebbe potuto dare risposta. “Ascoltatemi” disse ad alta voce e ottenne subito il silenzio, “lord Baelish e Alys Karstark si sono macchiati di tradimento e hanno portato i Cavalieri della Valle alle porte di Grande Inverno.” Ci furono esclamazioni di sorpresa e perfino terrore. Sansa vide lady Sybelle stringere a sé i figli bambini.

“Mia signora” intervenne Cley Cerwyn, “come possiamo fermarli?”

Non ne ho idea, pensò Sansa, ma si impose di essere forte. “Difenderemo il castello” disse, “mio padre ripeteva sempre che cento soldati a Grande Inverno possono resistere per anni all’assedio di un esercito di mille.”

“Dov’è il nostro re?” chiese Lord Locke “Cosa dovremmo difendere?”

Sansa percepiva l’accusa nella sua voce. “Re Jon attualmente è intento a forgiare un’alleanza che salverà il Nord dalla furia dei draghi” sibilò, “ti consiglio di tenere a freno la lingua mio signore se non desideri essere accusato di tradimento.”

Ondrew Locke chinò il capo canuto. “Chiedo perdono se ho mancato di rispetto a sua grazia” si scusò, “non era mia intenzione.”

Sansa annuì. “Tutte le donne e i bambini rimarranno nel palazzo” continuò, “mentre voi, miei signori, verrete con me a negoziare con lord Baelish.”

“Non dobbiamo negoziare” disse sprezzante lord Cerwyn, “verrà giustiziato per questo.”

“Certamente” assentì Sansa, “ma ha ancora un esercito sotto le nostre mura. Non possiamo semplicemente andare ed ucciderlo.” Fece scorrere lo sguardo sui presenti. “Quanti uomini avete?” chiese. “Tra Città dell’Inverno e l’accampamento…”

“Io trecento!” esclamò Wyman Manderly.

“Centocinquanta” disse lord Glover.

“Settantasette” rilanciò Cerwyn. Altri urlarono i loro numeri, ma nessuno superava le duecento unità.

“Io ne ho ventitre” disse per ultima la piccola Lyanna Mormont e Sansa le sorrise. In tutto arrivavano a stento a mille soldati.

Si accorse che Barbrey Dustin non aveva parlato. “Lady Dustin” la chiamò, “Barrowton non mette a disposizione nemmeno dieci uomini?”

Barbrey la fissò per qualche secondo, come studiandola, e Sansa sostenne il suo sguardo penetrante. “Ho centotrenta uomini” disse infine lady Dustin, “spero siano sufficienti.” Sansa annuì.

“Dobbiamo quindi scordarci gli uomini di Karhold?” chiese lord Manderly.

Sansa non sapeva cosa dire. “Potrebbero decidere di combattere per noi” replicò, “Alys Karstark è morta.” In molti sussultarono. “Ho trovato il suo cadavere” precisò Sansa evitando di entrare nei particolari, che fortunatamente nessuno chiese. “Miei signori” disse poi, “vi invito a radunare i vostri uomini il più in fretta possibile e a posizionarli nei punti più vulnerabili del castello: le mura e il portone. Lord Glover e lord Manderly verranno con me ad incontrare Baelish.”

Tutti ruggirono la loro approvazione ed estrassero le spade. Sansa si diresse verso l’uscita, seguita dal silente Spettro. “Podrick” lo chiamò, “va’ al Parco degli Dei e trova Myun, la mia dama da compagnia. Dille che ho bisogno della Fratellanza senza Vessilli.” Podrick annuì e corse via.

Fuori regnava la confusione. Uomini e cavalli correvano in tutte le direzionie si sentivano i colpi d’ariete contro il portone. Sansa inviò Cerwyn e Brandon Tallhart a controllare la situazione. Come possono radunare gli uomini se non riescono a raggiungere Città dell’Inverno? si chiese mentre saliva i gradini di legno che portavano alle mura. Poi pensò che potevano passare dalla porta secondaria che non era stata presa d’assalto, probabilmente perché era rinforzata in ferro. Raggiunse i bastioni e guardò in basso. Spettro ringhiava e Glover e Manderly la raggiunsero subito dopo. La pianura era completamente occupata da cavalli e cavalieri, ma non c’era traccia di Baelish.

Si fece avanti un uomo a cavallo. “Sono Jon Lynderly, lord di Bosco della Serpe” si presentò, “con chi ho l’onore di parlare?”

"Sansa di casa Stark” rispose Sansa, “lady di Grande Inverno e di Forte Terrore, Protettrice del Nord in assenza di sua grazia. Dov’è lord Baelish?”

Lord Lynderly chinò il capo. “Non c’è bisogno di una battaglia, mia signora” disse, “deponete le armi: siamo venuti in pace.”

Sansa ebbe la fermezza di spirito di sorridere. “A me non sembra, mio signore” replicò. “Non capisco molto di guerra, ma avrete almeno diecimila uomini alle porte del mio castello. Io la vedo come un’azione aggressiva.” Sansa fece una pausa. “E ho un messaggio per lord Baelish” aggiunse poi, “se lo vedi, digli che Lysa Arryn non approverebbe le sue azioni…”

Lasciandosi alle spalle l’espressione confusa di Lynderly, Sansa ridiscese le scale. “Siate pronti” ordinò agli arcieri. Glover e Manderly continuavano a seguirla, probabilmente senza capire le sue intenzioni.

In quel momento furono raggiunti da Podrick. “Mia signora” esclamò, “non trovo Myun da nessuna parte, ma ti ho portato la Fratellanza senza Vessilli.” Sansa alzò lo sguardo e vide Beric Dondarrion e Thoros di Myr venire verso di lei, seguiti dai loro uomini.

“Lady Sansa” disse Beric, “siamo ai tuoi ordini.”

“Quella è una spada fiammeggiante?!” chiese incredulo Robett Glover accennando all’arma di Dondarrion e Beric annuì.

“Per i sette inferi…” mormorò Robett.

“Beric” intervenne Sansa, “i tuoi uomini possono uscire dalle mura?”

“Certamente, mia signora” rispose Beric e Sansa annuì. “Bene” disse, “allora portali alla Foresta del Lupo e, se dovesse scatenarsi una battaglia, attacca i nemici dal fianco sinistro.” Beric annuì.

“Quando i bruti di Tormund arriveranno, si uniranno a voi” proseguì Sansa, “ma mi raccomando: attaccate solo se inizia uno scontro. Per il momento i cavalieri stanno solamente dando qualche colpo alla nostra porta.” Beric chinò il capo e, radunati i suoi uomini, si diresse verso la porta secondaria.

Devo trovare Baelish, pensò Sansa, e per farlo mi serve Myun. “Podrick” disse allora, “ritorna al castello e dì alle donne di radunare tutti i mobili che riescono a trovare: in caso il portone ceda potrete rinforzarlo con quelli.” Si voltò verso Robett e Wyman, mentre Podrick correva di nuovo. “Miei signori” disse, “voi andrete nuovamente sulle mura e controllerete la situazione. Se vedete che i nemici diventano troppo aggressivi o che si avvicinano eccessivamente, usate le frecce. Io devo andare…”

“Lady Sansa! E’ pericoloso…”

“Lord Baelish non vuole davvero una battaglia” spiegò Sansa irritata per il tempo che le stavano facendo perdere, “altrimente avrebbe mandato i suoi uomini a Città dell’Inverno per poter raggiungere la porta secondaria. No, Ditocorto vuole solo spaventarci e farci cedere alle sue richieste.”

“Ma non devi andare per forza tu, mia signora” insistette Wyman, “torna nel castello…”

Sansa lo fissò con sufficienza. “Sono la lady di Grande Inverno” gli ricordò, “questa è la mia battaglia quanto è la tua, mio signore, perciò non starò a guardare mentre altri la combattono per me.”

Manderly annuì. “Certo, mia signora.” Poi, insieme a lord Glover, si avviò verso le mura.

Sansa sospirò e guardò Spettro. Il meta-lupo sembrava ansioso di dirle qualcosa. “Cosa c’è Spettro?” chiese Sansa e Spettro non rispose. Iniziò a correre però e Sansa non ebbe altra scelta se non quella di seguirlo. Erano arrivati nel cuore del Parco degli Dei quando il meta-lupo finalmente si fermò. In quel luogo regnava l’oscurità, mitigata dalla sola luce della luna. Sansa si guardò intorno. Poi Myun le venne incontro con la spada sottile in mano.

Sansa stava per dire qualcosa, ma Myun si portò l’indice alle labbra. “Non siamo sole” mormorò e Spettro ringhiò più forte che mai. In quel momento Petyr Baelish uscì dall’ombra, seguito da una decina di guardie. Sansa si chiese come fosse riuscito ad entrare.

“Sansa!” esclamò Ditocorto in tono affettuoso “Pensavo non sarei riuscito a trovarti…” Fece cenno alle guardie di rimanere indietro e avanzò.

“Non sei il benvenuto” disse freddamente Sansa facendo un passo avanti, “e verrai giustiziato per il tuo tradimento, così come ho giustiziato Alys Karstark.”

Baelish non ne fu impressionato. “Hai fatto bene” disse a sorpresa, “quella ragazza era troppo ambiziosa…”

“Era ambiziosa per causa tua” osservò Sansa, “l’hai plagiata.”

Baelish scosse la testa. “Hai capito male” le disse, “io non sono tuo nemico.”

“Allora di chi è l’esercito qua fuori?” chiese ironica Sansa “I Cavalieri della Valle hanno giurato fedeltà a Jon e ora tu li hai fatti rivoltare contro la mia casata.”

“Non contro la tua casata” la corresse Baelish, “contro un bastardo che ti ha sottratto i tuoi diritti, che se n’è andato a Sud lasciandoti sola.”

“Hai rubato le lettere che Jon mi inviava” disse calma Sansa, “e scommetto che non gli facevi arrivare neanche le mie.”

Baelish sospirò. “Non ho mai fatto nulla del genere...”

“Myun le ha trovate nel tuo cassetto.”

“Strano” replicò Ditocorto, “mi pareva avesse detto di aver trovato la lettera per caso in un corridoio…”

“Hai cercato di farmi uccidere per quello che avevo scoperto” intervenne Myun.

“E’ falso” ribatté Baelish, “non avete alcuna prova.”

Sansa si morse il labbro: Baelish aveva ragione. “Se non ritiri le tue truppe” minacciò, “dirò a tutti che sei stato tu ad uccidere Lysa Arryn.”

Ditocorto sorrise. “Andiamo, Sansa” disse, “tu stessa hai testimoniato di aver visto tua zia suicidarsi, hai giurato… Ciò ti rende mia complice.” Sansa avrebbe voluto urlare.

Baelish si avvicinò ancor di più. “Non sono venuto a strapparti la tua casa” disse a bassa voce, “ma a restituirtela. Voglio solo che sia fatta giustizia, che la casa Stark abbia un futuro.”

“Non ti è mai interessato della mia famiglia!”

“Lo sai che non è vero” disse Baelish in tono ferito, “sai che ho amato tua madre, proprio come ora amo te. Catelyn ha liberato Jaime Lannister per riaverti indietro: sono stato io a convincerla, io a riportarle le ossa di tuo padre, io a dedicarmi alla ricerca di tua sorella, io che ti ho salvato da Approdo del Re. Lo so che mi odi per l’incidente del matrimonio, ma ti giuro, Sansa, che io non avevo idea di che razza di mostro fosse Ramsay. Non ho mai voluto la rovina della tua famiglia, davvero…”

“Menzogne!”

Sansa si voltò stupita. A sorpresa era stata Myun a parlare. Lei fece un passo verso di loro e Spettro digrignò le zanne candide.

“Come, prego?” chiese freddamente Baelish “Cosa hai detto, ragazzina?”

“Che sono menzogne” ripeté tranquilla Myun. “Perché non dici a lady Sansa di come hai ingannato sua madre dicendole che le avresti ridato entrambe le sue figlie se avesse liberato lo Sterminatore di Re?” Sansa guardò Baelish con la coda dell’occhio e lo vide vacillare.

“Di cosa stai…”

Myun lo interruppe subito. “Io ero ad Harrenhal” disse e Sansa la guardò confusa. “Quando hai incontrato Tywin Lannister io ero là. Ricordo esattamente quello che hai detto: fino a quando Robb Stark non sarà sconfitto.”

Baelish era diventato pallido, ma non cedeva. “E’ una follia!” esclamò in tono rabbioso.

Myun venne sempre più vicina, ormai era accanto a Sansa. “Perché non racconti a lady Sansa” sussurrò la ragazzina, “di quella volta in cui tradisti la fiducia di Eddard Stark e gli puntasti un pugnale alla gola causandone l’arresto?”

Sansa si sentì svenire. Mio padre si fidava di Baelish? si chiese incredula E Ditocorto l’ha tradito? A giudicare dall’espressione di Ditocorto c’era più di una verità nelle parole di Myun. Ma come fa a sapere tutte queste cose? si chiese Sansa lasciandosi prendere dall’angoscia. Spettro continuava a ringhiare.

“E’ inaudito!” esclamò Baelish “Perché pensi lady Sansa dovrebbe crederti? A te, una ragazzina che conosce appena? Perché mai dovrebbe prendere in considerazione la parola di una servetta?”

Myun sorrise e Sansa pensò ci fosse qualcosa di inquietante in quel sorriso. “Perché io non sono una servetta” rispose Myun in un sussurro e si portò una mano al volto.

Poi successe qualcosa di strano, di disgustoso. Fu come se la ragazzina cambiasse faccia, come se si stesse togliendo una maschera. Adesso il suo viso era rotondo, le sopracciglie marcate e scure, i capelli castani e gli occhi grigi come l’alba. Quegli occhi brillavano di una luce che Sansa non avrebbe mai potuto dimenticare e le sue gambe cedettero, mandandola carponi nella neve, le lacrime che rigavano incontrollabili il suo viso. Un lupo ululò da qualche parte nel parco e Sansa sollevò appena lo sguardo, la vista offuscata dal pianto.

“Sono Arya Stark di Grande Inverno e sono tornata a casa.”


Samwell

 

Maestro Ebrose fu ritrovato morto nel suo letto tre giorni dopo il colloquio con Sam. I maestri avevano decretato fosse stato un raro veleno ad ucciderlo e Marwyn aveva rafforzato le difese della Cittadella. A nessuno era più permesso portare i libri presi in prestito al di fuori della biblioteca, che divenne il luogo più sorvegliato. Si diceva l’arcimaestro Ebrose fosse morto nel tentativo di difendere “alcuni importanti documenti” che poi erano stati rubati dal suo assassino. Giravano voci anche riguardo alla sparizione di una chiave.

Sam ormai viveva nel terrore qualcuno potesse sospettare di lui. Aveva convinto Gilly a cambiare casa e a non lasciare mai da solo il piccolo. Sam vedeva che avevano paura e si sentiva tremendamente in colpa. Maestro Ebrose è stato ucciso per quello che sapeva, pensava, noi potremmo essere i prossimi. Non poteva sopportare l’idea di mettere Gilly in pericolo, ma non aveva scelta. Ebrose gli aveva chiesto aiuto e forse era anche morto per questo e Sam doveva impegnarsi a custodire quei documenti.

Ogni volta che li rileggeva li trovava sempre più sconvolgenti. Jon deve sapere che sua zia non è stata rapita, si diceva, e che era sposata al principe Rhaegar. L’idea dell’esistenza di Visenya Targaryen da qualche parte là fuori gli metteva i brividi. Non potendo più coinvolgere Gilly nelle sue ricerche, Sam trascorreva gran parte del tempo nella biblioteca a leggere.

Un giorno si imbatté in un’antica leggenda, una di quelle che si raccontano ai bambini per insegar loro le gesta di grandi eroi. Sam ne rimase affascinato. Raccontava della storia del tredicesimo Lord Comandante dei Guardiani della Notte che si proclamò Re della Barriera.

“Nessuno conosce la sua vera identità” lesse a bassa voce Sam, “ma molti sospettano si trattasse di uno Stark. Egli si innamorò di una donna dalla pelle più bianca della luna e più fredda del ghiaccio e grazie ai suoi incantesimi legò i confratelli dei Guardiani alla sua volontà. Egli prese il nome di Re della Notte.” Sam si fermò. Il Re della Notte della storia era certamente umano, quindi non poteva avere nulla a che fare con il gelido capo degli Estranei che Jon gli aveva descritto.

“Per tredici anni il Re della Notte e la sua sposa regnarono alla Barriera” continuò a leggere, “finché Brandon Stark il Distruttore, alleandosi secondo le leggende con il Re Oltre la Barriera Joramun, non pose fine al suo regno di terrore, liberando i Guardiani della Notte.” Sam era certo quelle fossero solo leggende fini a sé stesse, che non avessero alcun collegamento con gli Estranei. Poi però vide una nota a fondo pagina.

“Joramun è considerato il primo Re Oltre la Barriera” lesse Sam, “ed è famoso per il suo corno, uno strumento che si diceva essere in grado di risvegliare i giganti dalla terra e di far crollare la Barriera. Non esistono fonti certe riguardo all’esistenza di tale corno, che in ogni caso sarebbe andato perduto.” Sam rabbrividì al pensiero di un oggetto capace di provocare il crollo della Barriera. Sono solo sciocchezze, si disse. Solo favole. Però lo erano stati anche gli Estranei.

In quel momento gli si avvicinò un ragazzo. Sam lo riconobbe dopo qualche istante: era Leo Tyrell, uno dei nipoti di lord Mace, che studiava alla Cittadella come novizio. Tuttavia era sempre svogliato e lamentoso e si era guadagnato il soprannome il Pigro. Era una delle poche persone con cui Sam parlava volentieri.

“Cosa leggi, Sam?” chiese Leo tentando di sbirciare oltre la spalla di Sam, che chiuse il libro.

“Niente di importante, solo qualche noiosa legge per l’esame. Perché sei venuto?”

Leo sbuffò e il ciuffo di capelli biondi gli cadde sull’occhio. “Non hai saputo?” chiese sorpreso “L’esercito di Daenerys Targaryen ha sconfitto i Lannister ad Alto Giardino. Ci saranno presto celebrazioni in città.”

Leo si guardò intorno. “Dicono l’erede di lord Leyton sia caduto in battaglia” sussurrò come fosse un segreto importante.

Sam sospirò. “E allora?” chiese leggermente irritato.

“Allora dovresti venire ai cortei” replicò Leo Tyrell, “saranno meravigliosi…”

Sam stava per rifutare, ma poi pensò che gli avrebbe fatto solo bene un po’ di svago. Così sorrise. “Credo verrò” disse e decise di chieder anche a Gilly di andare.

Ma lei fu categorica. “No, Sam” disse, “qualcuno deve rimanere con quei documenti.”

“Ma anche se arrivasse qualcuno a prenderli” disse Sam, “come pensi di poterlo fermare?”

Gilly lo guardò. “Il maestro ti ha dato un compito” gli ricordò, “dobbiamo portarlo a termine.”

“Allora resterò anch’io” decise Sam, ma Gilly gli prese le mani. “Passi tutto il tempo a lavorare” disse in tono affettuoso, “lo sai che non ti fa bene. Va’ e divertiti.”

“Posso portare almeno il piccolo?” chiese Sam e Gilly sorrise. “D’accordo” replicò, “ma stai attento: ormai cerca sempre di scappare.”

Sam rise e prese per mano il bambino. “Andiamo?” gli chiese e il piccolo Sam annuì mettendosi una manina in bocca. Salutarono Gilly e uscirono.

La grande piazza di Vecchia Città era gremita di gente. Tutti venivano a festeggiare la vittoria e a piangere la morte di Baelor Hightower. Ovunque erano stati appesi gli stendardi della rosa dei Tyrell e dell’Alta Torre degli Hightower. Lord Leyton, solitamente vestito di bianco, indossava quel giorno abiti neri. Al suo fianco una giovane donna piangeva in silenzio.

“Perché piange?” chiese il piccolo Sam.

“Quella è lady Rhonda” gli spiegò Samwell, “è la vedova di Baelor Hightower… Piange perché suo marito non c’è più.”

Piccolo Sam aggrottò la fronte. “Dov’è andato?” chiese “E chi è Baelo Hitouerrr?”

Sam rise. “Non preoccuparti” lo rassicurò, “tornerà presto.”

Intanto lord Leyton aveva iniaziato il suo discorso di commemorazione del figlio e in molti nella piazza si stavano commuovendo. “Baelor era il mio più profondo orgoglio” disse il lord dell’Alta Torre, “non era solo gentile e coraggioso, ma anche intelligente e accorto. Amava la sua famiglia più di ogni cosa e sua moglie più di sé stesso.” Lady Rhonda singhiozzò più forte. “I Sette Dei sono stati crudeli” continuò Leyton, “perché in un solo giorno mi hanno privato non solo del mio erede, ma anche della più devota delle mie figlie. Alerie è sempre rimasta fedele al suo dovere. E’ diventata lady di Alto Giardino e ha dato a suo marito due splendidi figli. E’ morta suicida, per difendere il mio onore e quello di questa città.” Ci furono sospiri e Sam si rattristò un poco. “

Onore a Baelor Hightower!” urlò qualcuno e tutti gli vennero dietro. “Onore ad Alerie Tyrell!”

Sam si unì al coro e anche il piccolo seguì il suo esempio, pur non capendo cosa stesse dicendo. “Perché urlano?” chiese infatti.

“Perché sono felici.”

“Ma se stanno piangendo…” Sam non seppe cosa dire.

“La causa di queste morti orribili sono i Lannister” stava dicendo lord Leyton. “Mio figlio, ed ora erede, Garth mi chiede di inviare nuove truppe così che possa attaccare Approdo del Re ed ottenere giustizia. Io chiedo il vostro parere: cosa volete?”

La folla esplose in un ruggito. “Vendetta per Vecchia Città!” urlarono “Vendetta per Alto Giardino!” Leyton stava sorridendo.

“Cosa vuol dire vendetta?” chiese il piccolo e Sam scoprì di non saperglielo spiegare. “E’ complicato” ammise e il bambino chinò il capo.

“E allora vendetta sia!” esclamò Leyton allargando le braccia “Invierò il nostro esercito al completo ad Alto Giardino in supporto di mio figlio.”

Sam prese in braccio il bimbo. “Vuoi venire alla fontana?” gli chiese e lui sorrise, i denti da latte che sporgevano in avanti. Sam gli permise di mettere i piedi in acqua e di raggiungere gli altri bambini.

“Guarda!” gridò il piccolo Sam al primo ragazzino che incontrò “Io so andare sotto!” E si buttò sotto l’acqua. Sam si precipitò a riprenderlo, ma il bambino venne su ridendo e sputacchiando. Sembrava si stesse divertendo e Sam si rilassò un poco.

Nuovamente gli si avvicinò Leo Tyrell. “Hai sentito?” gli chiese eccitato “Lord Leyton ha detto manderà un esercito a vendicare la mia famiglia e i suoi figli.”

Sam sorrise. “E’ vero” disse, “sono sicuro lady Olenna sarà felicissima di questo aiuto.”

Leo lo fissò incredulo. “Lady Olenna è morta” disse e Sam sussultò, “è stata avvelenata. Si dice addirittura sia stato a causa di un veleno messo nel suo vino.”

Leo gli si accostò. “Lord Leyton non ha voluto dirlo al popolo” confidò, “ma ho saputo che si sospetta che lady Olenna abbia ottenuto l’anfora di vino avvelenato da qualcuno a Vecchia Città. Ci pensi? C’è un assassino fra noi… Ci saranno delle indagini e… Ti senti bene?”

Sam stava barcollando. All’improvviso le gambe gli erano diventate di gelatina e sudava freddo. Il terrore gli impediva di perdere quel poco di lucidità mentale che gli restava. Era stato lui a dare ad Olenna l’anfora di vino, l’anfora che gli aveva regalato Tristyus. Voleva uccidermi, pensò Sam boccheggiando. Ricordò l’espressione indecifrabile che Tristyus aveva fatto quando Sam gli aveva detto di aver bevuto quel vino. Era stato prima che Ebrose gli affidasse quei documenti, quindi come mai lo voleva morto? Sam non riusciva a capire. Tristyus credeva maestro Ebrose avesse i documenti, pensò, e l’ha ucciso per questo. D'un tratto realizzò che lui era il prossimo.

Afferrò Leo per le spalle e il ragazzo lanciò un gridolino. “Ascoltami” gli disse Sam, “so chi è l’assassino di lady Olenna e dell’arcimaestro Ebrose.”

Leo Tyrell sgranò gli occhi. “E chi è?” chiese curioso “Devi dirmelo, o saremo tutti in pericolo!”

Sam scosse la testa. “Tu ora prenderai il piccolo Sam” disse, “lo porterai nella tua stanza alla Cittadella e vi ci chiuderete dentro.”

“Sei impazzito?! Penseranno sia mio figlio!”

Sam alzò gli occhi al cielo. “Dirai che sono ordini di lady Leyla Hightower. Voi due siete molto amici, no?”

Leo arrossì. “D’accordo” assentì, “ma non dire in giro di me e lady Leyla, ti prego: siamo solo amici.”

Sam sorrise. “Tranquillo.”

Poi si mise a correre verso casa. Dovette spingere nel fango non meno di due passanti nella fretta di raggiungerla. Quando arrivò, spalancò la porta di scatto e trovò Gilly riversa sul pavimento. Il suo cuore si fermò e cadde in ginocchio prendendola fra le braccia. Fortunatamente era solo svenuta. Sam le sorresse la testa mentre riprendeva conoscenza.

“Sam…”

“Shh, non parlare. Cosa è successo?”

“E’ arrivato un uomo” balbettò Gilly, “ha detto che voleva una cosa che tenevi nascosta. Ho provato a fermarlo, ma mi ha spinta a terra…”

Sam era impietrito. Corse al nascondiglio dove aveva riposto i documenti, ma, con sua enorme sorpresa, li trovò ancora lì. Se non ha preso i documenti cosa cercava? Trovò la risposta pochi secondi dopo, quando vide che la grossa chiave era scomparsa. Improvvisamente capì. Tristyus non vuole i documenti, vuole l’unico libro che è custodito nei sotterranei.

Sam tornò da Gilly e le accarezzò i capelli. “Ora ti metto a letto” le disse con dolcezza, “così starai meglio…”

“Dov’è mio figlio?” chiese Gilly mentre Sam la sollevava.

“Al sicuro” rispose lui adagiadola sul letto, “lo andrò a prendere quando tutto questo sarà finito.” Poi estrasse da sotto la culla Veleno del Cuore.

Gilly, nonostante la debolezza, sgranò gli occhi. “Cosa vuoi fare?” gli chiese con voce rauca.

“Devo fermare Tristyus” rispose Sam, “in questo momento sono rimasti in pochi alla Cittadella: gli altri stanno tutti al corteo.”

“Non puoi andare” lo supplicò Gilly, “cosa potrai fare?”

Sam la guardò. “Ucciderlo” disse, “se riesco.” Poi si chinò a baciarla. “Tornerò presto” promise, “con il piccolo Sam.” Poi uscì.

Corse per le strade e raggiunse in poco tempo le mura della Cittadella. Il fuoco dell’Alta Torre ardeva e il fumo si disperdeva nell’aria. Sam entrò e corse verso la postazione di Rathin. Con orrore lo trovò morto, rigido sulla sua scrivania. Sam non si fermò e si diresse verso gli scaffali ordinati della biblioteca. Via via che proseguiva si imbatteva in nuovi cadaveri e ogni volta li superava senza guardarli in faccia. Finalmente arrivò alla porta, che trovò spalancata, con la chiave marrone ancora nella toppa.

Sam prese un bel respiro e si lanciò nella semioscurità del corridoio che si apriva sotto i suoi occhi. Lungo i fianchi correvano due scaffali, dove rotoli si ammucchiavano e prendevano polvere. In fondo la fioca luce di una candela illuminava un poco il luogo. E fu lì che trovò Tristyus, chino su quell'unico libro custodito oltre la porta. Non sollevò la testa, ma sembrava consapevole della presenza di Sam.

“Credevo ti avrei trovato in casa” disse infatti Tristyus e Sam si avvicinò appena. “Da quel che sapevo i maestri non possono avere donne.”

Sam ignorò l’insinuazione. “Le hai fatto del male” sibilò stringendo Veleno del Cuore.

Tristyus sollevò le sopracciglia. “Mi pare di non averla uccisa.”

Il suo tono noncurante fece ribollire il sangue nelle vene di Sam. “Hai tentato di uccidermi” disse lui e Tristyus annuì. “E’ vero” assentì sollevando finalmente il capo.

“Perché?” chiese Sam aggressivo.

“Così avrei potuto prendere il tuo posto” spiegò Tristyus con un sospiro, “così come ho fatto con l’aiutante del bibliotecario.”

Sam rabbrividì. “Chi sei?”

Tristyus sorrise. “Nessuno” rispose in tono tetro, “ma mi puoi chiamare con qualsiasi nome: ne ho usati così tanti. E avrei preso anche il tuo…”

“Ma perché?” ripeté Sam confuso.

Tristyus chiuse il libro di scatto. “Eri addetto alla custodia delle chiavi di maestro Walgrave” spiegò annoiato, “ed eri così inesperto.”

Sam aggrottò le sopracciglia. “Che cosa vuoi?” chiese e Tristyus si alzò in piedi. “Un uomo è stato inviato qui dalla Casa del Bianco e del Nero di Braavos” raccontò e Sam non capì quel cambio di soggetto, “un uomo aveva il compito di recuperare questo libro.”

Sam guardò il libro che Tristyus teneva in mano. “Perché è così importante?”

Tristyus gli si avvicinò. “Non sai niente degli Uomini senza Volto, Samwell Tarly?” chiese a sua volta e Sam scosse la testa “Esistono da secoli a Braavos, fin da quando la città è stata costruita. Sono nati per combattere lo schiavismo di Valyria. Degli uomini portavano il dono agli schiavi agonizzanti delle miniere…”

“Che dono?”

“Morte” sussurrò Tristyus e Sam rabbrividì.

“Ma non era sufficiente” proseguì l’uomo, “e presto iniziarono a pensare a come portare il dono a tutti gli abitanti di Valyria.”

“E ci fu il Disastro” concluse Sam.

Tristyus annuì. “Ma non fu una catastrofe naturale come tutti credono” disse, “furono gli Uomini senza Volto a causarla. Essi pregarono il dio dai Mille Volti e, grazie ai potenti incantesimi che furono loro concessi, provocarono l’eruzione di tutte le Quattordici Fiamme in contemporanea e Valyria fu distrutta. Hanno liberato gli uomini dallo schiavismo dei draghi.” Sam era inorridito.

“In seguito” proseguì tranquillo Tristyus, “trascrissero tutta la magia che avevano utilizzato in un libro in caso sarebbe nuovamente servita in futuro.” Le dita di Tristyus accarezzarono la copertina. “Gli Uomini senza Volto odiano i draghi” proseguì, “e hanno sempre creduto fosse necessario ucciderli, anche ricorrendo alla magia. Ma i maestri sono stati sempre contrari. Loro odiano la magia più di quanto odino i draghi e perciò fecero rubare alla Casa del Bianco e del Nero questo libro, di cui dopo si persero le tracce. Loro temevano la magia e i servitori del dio dai Mille Volti: li ritenevano pericolosi.” Sam era sempre più incredulo.

“Ora una nuova regina ha ridestato i draghi dalla pietra” andò avanti Tristyus, “ma i maestri si sarebbero sempre rifiutati di fare ciò che invece va fatto. Così un uomo è stato mandato a recuperare il libro: Sangue e Fuoco, più comunemente chiamato La Morte dei Draghi.

“Ma a cosa ti serve?” chiese Sam incapace di comprendere quella follia.

“Un uomo non ci fa nulla. Un uomo lo deve riportare a Braavos da dove è stato rubato. E poi…”

“Volete uccidere i draghi?” chiese Sam ripensando al titolo del libro.

“Un uomo non sa cosa altri hanno deciso” ammise Tristyus, “ma crede che quella sia la strada giusta: un mondo senza draghi e senza magia oscura.”

“Così che la vostra magia non conoscerà rivali” osservò tagliente Sam.

Tristyus lo fissò. “Sai come sono nati i draghi, Samwell Tarly?” chiese in tono grave “E soprattutto perché?”

Sam si morse un labbro. Me lo sto chiedendo da mesi, pensò e scosse la testa.

“Nacquero insieme alla magia che si sprigionò dall’avanzata dell’ombra nelle terre oltre Asshai” raccontò Tristyus, “nacquero dalle viscere delle Quattordici Fiamme di Valyria e sono fuoco fatto carne. Il loro potere è oscuro e proviene dalla magia nera di Stygai. Per millenni i valyriani e i loro eredi Targaryen l’hanno usato per piegare i popoli alla loro volontà, ma i servitori del dio dai Mille Volti li fermeranno.”

“E per farlo userete la magia” fece notare Sam, “proprio come loro.”

Tristyus sospirò. “Solo se sarà necessario.”

Sam scosse la testa. Hanno causato il Disastro di Valyria, pensò con orrore. Cosa farebbero a Westeros?

Tristyus gli si avvicinò. “Un uomo deve passare” disse, “e non vorrebbe dover far male a qualcuno.”

Sam brandì Veleno del Cuore. “Puoi andare” concesse, “ma lascia qui il libro.”

Tristyus rise. “Puoi uccidere qualcuno con quella spada, Samwell Tarly, ma non Nessuno.”

“E perché mai?” chiese Sam sollevando un sopracciglio in atteggiamento di sfida.

“Perché un uomo è Nessuno” spiegò Tristyus, “e Nessuno non può morire. Non puoi uccidere un uomo che è sé stesso e chiunque altro.”

Sam fece ancora un passo avanti, ma Tristyus non diede cenno di volersi difendere in alcun modo. “Se sei Nessuno” disse Sam con calma, “non sei chiunque o qualsiasi cosa tu voglia. Se sei Nessuno, sei niente!”

Ed affondò la lama nel cuore di Tristyus.

All’inizio non successe nulla e Sam temette di aver sbagliato. Poi Tristyus sputò sangue e cadde a terra senza un gemito. Sam scaraventò via Veleno del Cuore e dovette aggrapparsi allo scaffale per non perdere l’equilibrio. All’improvviso gli girava la testa. Raccolse con mani tremanti La Morte dei Draghi e la spada e, quasi inconsciamente, si diresse nuovamente verso la porta, barcollando leggermente. Ritornò nella biblioteca e si affrettò a lasciarla. La Cittadella non era più posto per lui adesso. Sarebbe andato a riprendere il piccolo Sam e dopo a casa di Gilly. Poi avrebbero lasciato immediatamente Vecchia Città e si sarebbero rimessi in viaggio portandosi dietro i documenti di Ebrose.

E’ fatta, pensò Sam continuando a camminare. Si va a Grande Inverno.

 

Davos

 

Qualcuno era salito sulla Furia Grigia a dire loro che avevano vinto. E allora tutti avevano gridato ed esultato, nonostante nessuno avesse davvero seguito la battaglia. Avevano inneggiato a Gendry, che non si era mosso dalla sua nave, e alla gloria di casa Baratheon. Davos sperava solamente la situazione sull’isola non fosse troppo terribile e che Jon fosse sopravvissuto. Le navi erano entrate nel porto, già occupato dalle imbarcazioni dei nemici sconfitti, e furono tutte ancorate. Davos scese sul molo insieme a Gendry.

“Andiamo a incontrare la regina” disse a lord Eldon. “Dì ai tuoi uomini si aspettare qui.” Eldon Estermont chinò il capo in direzione di Gendry e salì nuovamente sulla nave. Davos si avviò verso il castello e Gendry lo seguì. Sembrava così impacciato con ancora l’armatura addosso. Arrivarono al portone, ma non trovarono nessuno ad accoglierli.

A Davos sembrò strano. “Andiamo” disse a Gendry e insieme entrarono.

Subito venne loro incontro Varys. “Benvenuti” li salutò, “la regina vi sta aspettando nella sala di Aegon.” Lo seguirono per le stanze ricche di ombre di Roccia del Drago e arrivarono nella stanza del grande tavolo dipinto, dove gli altri avevano già preso posto. Davos sorrise quando vide che c’era anche Jon.

Daenerys li raggiunse. “Tyrion mi ha raccontato del vostro viaggio a Capo Tempesta” disse con un sorriso. “Tutti noi siamo vivi solo grazie a voi. Grazie.”

Davos sorrise. “Dovere” replicò, “ma è stato Gendry a convincere gli alfieri dei Baratheon in verità: ha fatto un discorso davvero notevole.”

“Confermo” intervenne Tyrion e Gendry arrossì lievemente.

Daenerys annuì e fece loro cenno di sedere. Quando tutti si furono sistemati, si schiarì la voce. “Abbiamo vinto questa battaglia” disse, “e abbiamo annientato il pericolo che Euron Greyjoy rappresentava per noi. Ho già inviato degli uomini ad accogliere i nostri salvatori dalle Terre della Tempesta e mostreranno loro le stanze che ho fatto preparare. I soldati verranno ospistati nel villaggio insieme ai Dothraki.”

Fece un sospiro profondo. “Abbiamo vinto” ripeté con amarezza, “ma a caro prezzo. Molti dei nostri soldati sono morti e anche Obara ed Ellaria Sand ci hanno lasciato. Sono state coraggiose e si sono battute per noi: non le dimenticheremo.” Davos vide una ragazza, che intuì essere Tyene Sand, sedere pallida affianco ad un attraente giovanotto. Deve essere Benjameen Sand, si disse, il comandante dell’esercito di Dorne.

“Abbiamo liberato i prigionieri” proseguì Daenerys, “tutti quelli che abbiamo potuto e ora sono affidati alle cure di maestro Pylos e dei suoi assistenti.”

La regina fece un bel respiro. “Purtroppo non credo ci sia tempo per i festeggiamenti” continuò seria, “abbiamo ricevuto notizie terribili da Alto Giardino. Lord Varys, illustra per cortesia la situazione…”

“Certamente, vostra grazia” assentì l’eunuco. “Il nostro esercito è riuscito a prendere il castello e a scacciare i soldati di Jaime Lannister. I nemici sono stati quasi sterminati, ma un gruppo vaga ancora per l’Altopiano. Si presuppone cercherà di tornare ad Approdo del Re.”

“Cosa c’è di terribile allora?” chiese Yara seduta dall’altra parte del tavolo “In ogni caso abbiamo più uomini…”

“La guarnigione Tyrell e i Dothraki hanno subìto gravi perdite” replicò Varys. “Baelor Hightower e Nymeria Sand sono morti in battaglia.” Tyene emise un urlo strozzato e Benjameen la strinse a sé.

“E lady Olenna è stata avvelenata subito dopo” sussurrò Varys e Davos sussultò. Aveva sentito molte storie riguardo alla Regina di Spine, pur non avendo mai avuto l’opportunità di incontrarla, e non gli era mai sembrata il tipo di donna facile da uccidere. Eppure…

“Chi è stato?” chiese Tyrion e Varys scrollò le spalle. “Nessuno lo sa” replicò, “ma l’esercito scalpita e reclama vendetta.”

“L’avranno” promise Daenerys, “ma devono attendere ad Alto Giardino. Scrivigli, per favore, Varys, raccomanda loro di non marciare su Approdo del Re finché non saremo sbarcati sulla terraferma.” V

arys chinò il capo rispettoso. “Sarà fatto, vostra grazia.”

Daenerys annuì. “Ora” disse alzando appena la voce, “dobbiamo discutere riguardo alle nostre azioni future. Cersei ormai non ha più alleati, credo sia il momento giusto per colpire.” Ci furono esclamazioni d’assenzo, ma Davos vide che Jon era rimasto in silenzio.

“Potremo sbarcare vicino ad Approdo del Re” continuò la regina, “e da lì cingere la città d’assedio.”

“Ma sarebbe una manovra troppo lunga” osservò Jon, “e darebbe modo a Cersei di escogitare un piano di fuga.”

“Cersei non fuggirebbe mai” obiettò Tyrion.

“Ma i suoi soldati sì” replicò Jon, “e finché Cersei avrà un esercito, seppure chissà dove, sarà una minaccia.”

Daenerys lo stava studiando. “Cosa proponi di fare, Jon?” 

Jon sospirò. “Colpire Castel Granito” rispose. “Anche mio fratello Robb stava programmando un’azione militare del genere quando fu ucciso. Se prenderai la roccaforte dei Lannister, priverai Cersei del suo potere anche agli occhi della popolazione.”

“Castel Granito non è mai caduto” fece notare poco convinto Davos.

“Perché nessun aggressore lo conosceva bene come me” replicò Tyrion versandosi da bere. “Ho trascorso tutta la mia giovinezza a pulire quelle fogne: conosco modi per entrare che chiunque si sognerebbe. Non credo nemmeno mio padre sapesse che la Rocca ha così tanti punti deboli.”

“Credi sia possibile prendere il castello?” chiese Daenerys e Tyrion annuì. “Con un certo esercito ovviamente” precisò ammiccando.

“Da quello che i miei uccellini hanno sentito la fortuna sembrerebbe favorirci” intervenne Varys, “perché Cersei ha tolto la guarnigione da Castel Granito: sono rimaste solo 200 guardie.”

Tyrion fischiò. “E’ la nostra occasione…” disse guardando la Madre dei Draghi. Davos la considerava un’azione futile e poco pratica, ma Daenerys doveva avere altri progetti.

“Hai ragione” disse infatti la regina, “invierò gli Immacolati a prendere il castello. Tu e Varys andrete con loro.”

Verme Grigio si protese in avanti. “E’ pericoloso, mia regina” obiettò. “Se porto gli Immacolati a Castel Granito non resterà nessuno a difendere Roccia del Drago.”

Daenerys scosse la testa. “Non resterò a Roccia del Drago” replicò lasciando tutti sorpresi. “Sull’isola rimarranno solo alcuni soldati a proteggere la gente del villaggio.”

“Chiedo perdono, vostra grazia” intervenne Varys, “ma se non hai intenzione di attaccare subito Approdo del Re, dove desideri portare il resto del tuo esercito?”

“A Duskendale” rispose Daenerys, “e da lì invierò ambasciatori per ottenere la fedeltà dei lord delle terre della Corona. Avremo modo di rappresentare una minaccia più incalzante per Cersei e potremo attendere il ritorno di ser Garth e Rakandro con i loro uomini.” Davos credeva fosse un buon piano, ma troppo dispendioso: non era stato saggio per Daenerys dividere il proprio esercito la prima volta.

“Tyrion” chiamò la regina, “tu, Varys e Verme Grigio porterete gli Immacolati a Lannisport dal mare e assedierete Castel Granito. Accetterete la resa di qualunque lord dell’Ovest che dovesse decidere di abbandonare la fazione di Cersei. Verme Grigio, so che i tuoi Immacolati non porteranno più distruzione di quella davvero necessaria.” Verme Grigio annuì fieramente e Missandei gli strinse il braccio.

“Yara” continuò la regina, “tu ritornerai alle Isole di Ferro con i tuoi uomini e ti farai incoronare regina. Ristabilita la pace, riporterai le tue navi ad Approdo del Re per assediare la città dal mare.”

Yara sorrise. “Con grande piacere.”

Theon si mosse a disagio. “Vostra grazia” disse a bassa voce, “chiedo di poter accompagnare mia sorella.”

Daenerys scosse la testa. “No, Theon” rispose la regina con calore, “ho bisogno di qualcuno esperto che si occupi delle mie navi per quando arriveremo a Duskendale.” Theon chinò il capo, ma non disse nulla.

“Tutti gli altri” proseguì la regina, “verranno con me…”

“C’è un altro problema” la interruppe Jon, “Porto Bianco è ancora controllata dagli Uomini di Ferro: è mio dovere andare a liberarla.”

“Tu devi rimanere al mio fianco” replicò Daenerys, “manderò qualcun altro a riprendere Porto Bianco.”

Jon la stava fissando impassibile e Davos si aspettava di vederlo controbattere. Invece annuì. “D’accordo” disse, “ma che sia deciso in fretta: la città sta soffrendo.”

“Euron ha lasciato massimo tremila uomini a Porto Bianco” intervenne Benjameen Sand, “ma potrebbe essere difficile espugnare il castello.”

“Non possono occuparsene gli uomini del Nord?” chiese Yara irritata “Invece di far muovere l’esercito della regina?”

Jon si voltò verso di lei. “I miei soldati sono stati inviati alla Barriera a difenderla dagli Estranei” replicò freddamente. “Se mia sorella avesse creduto di essere in grado di riprendere Porto Bianco ora non avremmo questo problema. Evidentemente ci sono state complicazioni…” Davos era stupito Jon non sapesse cosa stava succedendo nel Nord. Diceva di scrivere sempre a Sansa, ricordò.

“Jon ha ragione” stava dicendo Daenerys, “è stata colpa mia se Euron ha attaccato Porto Bianco e perciò saranno i miei uomini a rimediare.”

Gendry si alzò in piedi. “Mia regina” iniziò, “mi offro volontario per questa missione. Ho vissuto a Porto Bianco per più di un anno: conosco la sua gente.” Davos si chiedeva cosa gli fosse passato per la testa.

Daenerys annuì. “Molto bene” replicò. “Gendry, ti incarico di riportare la pace a Porto Bianco con l’esercito della Tempesta.” Gendry sorrise e Davos era sempre più confuso.

“Ser Davos andrà con lui” intervenne a quel punto Jon e Davos si voltò di scatto verso di lui, “e proseguirà verso Grande Inverno. Riferirà a mia sorella cosa è successo a Roccia del Drago e parlerà ai lord dell’alleanza che ho stipulato con Daenerys Targaryen.”

“Jon” disse Davos, “non sarebbe meglio se fossi tu a riferire ai tuoi alfieri della tua decisione?”

Jon lo guardò. “Non posso tornare a Nord” replicò, “non ancora almeno…” Davos voleva ribattere, ma capì che non era il momento adatto.

“Molto bene” ripeté Daenerys, “allora è deciso: Davos e Gendry raggiungeranno il Nord e libereranno Porto Bianco. Credo sia sufficiente per una giornata… L’assemblea è sospesa: ora devo andare a trovare i feriti della battaglia. Siete liberi di andare e inziate a prepararvi per la partenza.” Uno dopo l’altro tutti uscirono. Jon si attardava, sicuramente di proposito, e Davos lo aspettò. Gendry indugiò qualche momento sulla soglia, ma poi scelse di uscire.

La stanza divenne sorprendentemente silenziosa. Jon stava accarezzando la superficie della mappa di legno lì dove rappresentava Grande Inverno.

Davos gli si avvicinò. “Perché vuoi che io ritorni a Grande Inverno al tuo posto?”

Jon sollevò lo sguardo. Sembrava stanco e combattuto. “Daenerys mi ha proposto un’alleanza” rispose, “mi ha chiesto di rinuciare al titolo di Re del Nord e di sposarla. E io ho accettato.”

Davos era rimasto a bocca aperta. Jon Snow era l’ultima persona al mondo che si poteva dire ambiziosa, il suo gesto doveva quindi nascondere un fine diverso dal desiderio di governare i Sette Regni.

Jon sospirò. “Daenerys ha giurato che quando verrà il momento porterà il suo esercito e i draghi a Nord” spiegò, “che ci aiuterà a sconfiggere gli Estranei. Non è tuttavia disposta a concedere l’indipendenza al Nord. Ho dovuto accettare di sposarla.”

“Ti ha costretto?”

Jon scosse la testa. “E’ stata una mia scelta” rispose in tono piatto.

“Non credo i lord la prenderanno molto bene” osservò Davos guardandolo negli occhi, “non vorrebbero vederti abbandonarli…”

“Non li sto abbandonando!” esclamò Jon con veemenza. Poi si calmò e si risedette. “Non ho notizie di Sansa da quando la mia nave è salpata per la Roccia del Drago” proseguì ora con voce rotta, “non ho idea di cosa stia succedendo laggiù e temo che Baelish stia tramando qualcosa. Vorrei poter tornare ad aiutarla, credimi è l’unica cosa che davvero mi interessa in questo momento, ma non posso. Se voglio che quest’alleanza funzioni devo rimanere accanto a Daenerys e convincerla a non trascinare il Nord nella sua guerra. Devi parlare con Sansa, spiegarle il motivo della mia scelta e dirle che tornerò.”

Davos si morse un labbro. “Non devi farlo per forza” gli disse, “non devi farlo se non vuoi.”

“E’ il mio dovere…”

“Fanculo il dovere! La tua gente ha bisogno di te ora e non certo qui. Parla con la regina, convincila a lasciarti andare. Convincila di star dicendo la verità riguardo agli Estranei e otterrai il suo appoggio senza doverti sacrificare ulteriormente.”

Jon sollevò lo sguardo. “Sai che non è così semplice” mormorò per poi alzarsi nuovamente in piedi. “Ti sarà affidato un carico di Vetro di Drago” disse ora in tono risoluto, “e sarà tuo compito assicurarti che il numero più alto possibile di armi vengano forgiate da esso.”

Davos sapeva che non aveva senso insistere. “Cosa devo farci con Giuramento?” chiese accennando alla spada che portava alla cintura.

Jon tentennò. “Non so dove si trovi Brienne” osservò incerto, “ma sicuramente tenterà in tutti i modi di tornare a Grande Inverno da Sansa. Potresti trovarla lì, quindi è meglio se porti la spada con te.”

Davos annuì. “Quando pensi partiremo?” si informò e Jon alzò le spalle. “Non ne sono sicuro” ammise, “ma credo Daenerys abbia una certa fretta. Suppongo al massimo domani mattina.” Davos capì in quel momento che da quando lui era partito per Capo Tempesta, Jon era cambiato profondamente. Prima era ansioso di tornare a Grande Inverno a qualsiasi costo, mentre ora appariva rassegnato.

Eppure non sembra poi troppo rattristato dalla prospettiva di sposare Daenerys.

Nonostante ciò fosse un risultato positivo e l’indizio di una possibile intesa fra i due promessi sposi, avrebbe anche rischiato di distrarre Jon da quello che contava davvero. Davos non avrebbe mai voluto ragionare in quel modo, ma era il suo compito fornire consiglio affinché fossero evitate catastrofi. “Jon” lo chiamò quando lui stava già dirigendosi verso la porta, “dimmi solo una cosa: resterai fedele alla tua gente, vero?”

Jon si girò a guardarlo. “Fino alla morte” sussurrò prima di uscire e Davos sentì i suoi muscoli rilassarsi.

Il mattino successivo furono messe in mare le navi e la Roccia del Drago si svuotò. Tutti correvano sulla spiaggia trasportando provviste e tessuti. Gendry aveva spiegato la situazione ai suoi nuovi alfieri, che si erano detti felici di seguirlo a Porto Bianco, e le navi erano state stipate di Vetro di Drago.

Prima di partire, Daenerys voleva tenere uno dei suoi famosi discorsi d’incoraggiamento, così radunò tutti sui moli davanti il porto. “La battaglia contro Euron ci ha reso più forti!” esclamò “E i nostri morti non verranno dimenticati: Obara, Nymeria, Olenna, Ellaria, Baelor e tutti gli altri non saranno morti invano. Noi porteremo avanti anche le loro ambizioni e alla fine vinceremo!”

Tutti esultarono e poi fu il momento dei saluti. Davos vide Verme Grigio abbracciare forte Missandei, che aveva le lacrime agli occhi, prima di salire sulla nave che l’avrebbe portato a Castel Granito, seguito subito da Varys. Tyrion si trattenne ancora alcuni minuti con la regina e fece qualche altra battuta. Stranamente dovette scegliere di salutare anche Davos.

“Alla prossima dunque” disse il nano dandogli la mano, “è stato interessante lavorare con te, Cavaliere delle Cipolle.”

Davos non poté trattenersi dal sorridere. “Lo stesso per me, Folletto” replicò e Tyrion gli fece l’occhiolino. Poi salì anch’egli sulla nave carica di Immacolati.

Yara abbracciò Theon e salutò rapidamente Tyene e Benjameen per poi raggiungere la sua Vento Nero. Presto le vele si aprirono e la nave prese il largo, con le altre imbarcazioni della Flotta di Ferro che tentavano di batterla in velocità, senza troppi risultati.

A quel punto Davos vide Jon avvicinarsi a lui e Gendry. Tutti gli altri erano già saliti sulla Raggio di Luce e sul molo restava solamente Daenerys.

“Vi ringrazio per il vostro aiuto” disse Jon con affetto, “è sempre apprezzato. Mi raccomando, scrivetemi ogni cosa e ricordate di inviare i corvi a Duskendale.” Il suo sguardo incontrò quello di Davos. “Fa’ che mia sorella capisca” lo pregò e Davos annuì. Poi si abbracciarono.

Jon gli voltò le spalle e tornò da Daenerys. Insieme salirono sulla passerella della nave e ordinarono di tirare su l’ancora. Davos seguì Gendry sulla Furia Grigia e si affacciò sul mare liscio come l’olio. La Raggio di Luce si stava lentamente allontanando verso la limpida luce del mattino e Davos sentì un brivido scendergli lungo la schiena.

Daenerys stava andando a prendere il trono che mai aveva visto, ma di cui tanto aveva parlato. E Jon Snow era con lei.


                                                                                                                                                                               "Vindica te tibi." 



N.D.A.


Eccomi ^_^

Spero la storia continui a piacervi e abbiate apprezzato questo capitolo. Diciamo che dopo lo scorso forse serviva qualcosa di un po' più calmo di questo XD, ma temo dovrete accontentarvi. A ogni modo è un turning point per così tanti personaggi: Sam, Brienne, Arya (e quindi anche Sansa), in parte Jon e anche Gendry (nonostante per ora non sembri). Quello che è successo in questo capitolo avrà enormi ripercussioni sulla storia.

Andiamo con le precisazioni XD.... Innanzitutto per la Cittadella... Che gli Uomini senza Volto stiano tentando di rubare "La morte dei draghi" è una teoria piuttosto accreditata, così come l'idea che essi abbiano causato il Disastro di Valyria (che siano nati per porre fine alle sofferenze degli schiavi di Valyria invece è vero). Il resto è inventato XD nei libri abbiamo indizi che sia Jaqen l'uomo che va in missione (dato che Arya viene addestrata da un altro), ma qui invece ho creato il personaggio di Tristyus. Chiaramente Ebrose aveva equivocato: pensava i nemici volessero i documenti (quelli sul matrimonio tra Rhaegar e Lyanna e su Visenya Targaryen), mentre in realtà Tristyus puntava unicamente alla chiave (e quindi al libro).

Quindi ora i personaggi si stanno muovendo di nuovo: Dothraki e Tyrell in "rivolta" liberi contro la capitale (opponendosi agli ordini di Daenerys), Greyjoy di ritorno alle Isole di Ferro (tranne Theon), Immacolati con Tyrion e Varys a Castel Granito, Uomini della Tempesta con Davos a riprendere Porto Bianco e tutti gli altri soldati di Daenerys in viaggio verso Duskendale. La scelta di dividere l'esercito porterà fortuna questa volta?

Per quanto riguarda la morte di Olenna... Lo so, muore avvelenata come nella serie, ma vi giuro che quando scrissi il capitolo la settima stagione non era ancora uscita XD XD Mentre l'assedio di Castel Granito era nell'aria sarebbe successo, ma preparatevi a qualcosa di diverso rispetto alla versione della serie.

Per il resto spero davvero il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio i miei meravigliosi recensori: __Starlight__, GiorgiaXX, giona e leila91 (che ringrazio profondamente per l'impegno nel rimettersi in paro... risponderò a tutte le recensioni, lo prometto!!). Ringraziamenti anche a Gian_Snow_91 che continua a recensire. Mi scuso con tutti quelli a cui sto leggendo e recensendo le storie (in particolare Spettro94 e Azaliv87) per essere stata poco attiva in queste due settimane: spero di rimediare al più presto! (Azaliv, lo so che sembra che sto ignorando le tue recensioni, ma la verità è che le adoro, ma non ho mai due ore di fila da dedicare loro per scrivere una risposta decente data la lunghezza... appena posso giuro che lo farò ^_^)

Niente, grazie mille a tutti e sappiate che questa settimana andrò a Praga, quindi è possibile ritarderò un pochino a rispondere alle vostre eventuali recensioni. Spero ciò non vi scoraggi dal lasciarne XD XD
Alla prossima!


NB: stavolta si va con le citazioni colte XD XD questa è del filosofo romano Seneca (autore che sto studiando proprio in questo momento) e significa, per coloro fossero digiuni di latino, "rivendica te a te stesso". In questo capitolo l'ho immaginata per molti personaggi, in particolare Sam, che finalmente si libera dalle catene della Cittadella, ma anche e soprattuto Arya, che rivendica la propria vera identità riprendendosi il suo posto legittimo.


 

 

   
 
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