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Autore: Yuki002    13/10/2018    0 recensioni
"Ci sono state delle volte in cui mi sono chiesto per quale motivo o per quale mezzo divino io sia finito in questa situazione. È un po'...
Come essere in carcere.
Mi chiamo Haru, ho 34 anni e sono affetto da SLA"
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Fin dove può portare l'immaginazione di una persona?
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LIBERTÀ


Ci sono state delle volte in cui mi sono chiesto per quale motivo o per quale mezzo divino io sia finito in questa situazione. È un po'...
Come essere in carcere.
Mi chiamo Haru, ho 34 anni e sono affetto da SLA. 
A volte mi fermo a pensare, sì a pensare. L'unica cosa che mi è rimasta. E quel che penso rimane solo per me e non lo condivido con nessuno, del resto ho difficoltà anche a parlare. Quindi che cosa penso, mi chiederete?
Nulla di particolare, vi rispondo. Penso a qualcosa di normalissimo, come ognuno di voi: cosa fare in futuro o pensare all'amore, insomma cose di questo genere. Però... c'è stata una giornata in cui ho pensato alla mia malattia, è strano pensare alla propria salute, fidatevi. Alla fin fine la mia problematica non è altro che un carcere, dove sono vincolato ad un luogo senza modo di uscirne, con sulle spalle un reato che non ho commesso io. Capita spesso che una persona venga accusata erroneamente e questo sembra essere il mio caso. Dio mi ha maledetto per un peccato, che non so neanche di aver commesso: a volte la vita gira proprio al contrario. 
Che ne dite se ve ne parlo?
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Mi chiamo Haru e, all'età di 22 anni sono stato appena incarcerato per un reato che neanche ho commesso. Il motivo? Errore di persona. La giornata in cui sono stato considerato un vero detenuto, ho pensato che la mia vita avesse raggiunto il capolinea. Basta, semplicemente dovevo lasciarmi andare e lasciare che il destino facesse il suo corso. Ma qualcosa ribolliva dentro di me, sentivo come una fiamma che mi scaldava il cuore e me lo faceva bruciare di rabbia e odio per quei maledetti giudici, per quelle maledette guardie, per quei maledetti miei compari, anche loro con il mio stesso destino che gravava sulle loro spalle. Troppo carico ci davano quando entravamo in prigione ed è per questo che poi ci spezziamo e andiamo fuori di testa. Come diavolo pensano di aiutarci tenendoci chiusi in quelle celle?! Sbatto il pugno sul tavolino davanti ad una guardia, che inizia a squadrami dalla testa ai piedi. 

"Mettiamolo insieme a Richard, secondo me riuscirebbero ad andare d'accordo" alzò un sopracciglio nella mia direzione e io ricambio con uno sguardo infuriato. Ordunque, il mio compagno di cella è Richard Parker, un uomo alto e tremendamente minaccioso, ma che come me è stato messo in questo ignobile posto erroneamente. 

"Non mi aspettavo visite, oggi!" esultò fissandomi "Cos'è oggi siete più buoni del solito?" adesso si rivolse alle guardie, frecciandoli con lo sguardo. Aveva occhi piccoli e azzurri, così freddi e distaccati, ti facevano venire i brividi solo ad immaginarteli. 

"Nessuna bontà, Richard. Solo un piccolo inquilino che ti farà compagnia fino alla fine dei tuoi giorni" detto questo mi spinsero all'interno della piccola stanzetta buia "Buona fortuna, Haru. Ne avrai bisogno"

È incredibile pensare a come la mia vita sia cambiata tutta d'un tratto, senza preavvisi o qualcuno che ti dicesse che da adesso in poi la tua vita sarebbe stata un inferno. Davvero, odiavo gli eventi a sorpresa: quando ero bambino detestavo il fatto che il mio compleanno si festeggiasse a sorpresa, ovvero che la mattina i miei genitori mi saltassero addosso, augurandomi ogni bene su questa terra. Adesso, se ci penso, mi pento di non essermi goduto quei momenti, anche se mi irritavano un po'. Perché sarebbero stati gli ultimi.

All'età di 8 anni, i miei genitori divorziarono e, come ogni bambino faceva, piansi. Piansi mille lacrime, fino a che non ne rimasero più all'interno degli occhi. Anche se in realtà non ero veramente triste, io piangevo solo per non fare preoccupare i miei genitori. A volte piangere fa bene sia per te che per le persone che ti stanno accanto. E così inizia la mia lenta e lunga storia sfaldata in mille punti, resa schiava di una tristezza che non mi apparteneva. Lasciatemi solo dire che mio padre ha sbagliato, ha sbagliato su tutto, ma divorziare con mia mamma è stato l'errore più grande che potesse fare. Troppo vincolato dal suo lavoro, finì per rompersi da solo: anche lui rinchiuso in un carcere di rimpianti e mestizia.
In questo io e mio padre eravamo simili, ma odiavo il fatto che non facesse niente per la sua situazione disagiata al lavoro. Alla fine il danno lo fece lui... una piccola rapina era bastata per sconvolgerlo e sbatterlo in prigione situata chissà dove nel mondo. Dopo quell'evento non lo vidi più, ma neanche ci tenevo a vederlo. Di sicuro io non sarei caduto nella sua stessa trappola: ma a quanto pare qualcuno in questo mondo mi voleva vedere fare la stessa fine di mio padre, a tutti i costi. Questo faceva male, perché non aveva senso! Quante volte avevo provato a giustificarmi, ma ero sempre stato respinto? Quante volte mi era stato puntato ingiustamente il dito contro?? Quante volte avevo mostrato la mia innocenza, ignorata da quei maledetti giudici?! 
Sentivo un incendio dentro di me, che si riversava sulla mia mano. Volevo spaccare tutto ciò che mi trovavo sulla mia strada. Sentivo di potercela fare, sentivo di riuscire a liberarmi da queste catene che mi tenevano legato al letto su cui stavo sdraiato. Ma, come se avessi sbattuto le palpebre per un secondo, mi ritrovavo nella cella d'isolamento. Forse non avevo ancora capito che tutto può cambiare in un secondo.
Sbattei violentemente il pugno sul tavolo, crepandolo leggermente all'angolo.

"Ehi, ehi amico!! Vacci piano, non voglio mica morire adesso!"
Richard sventolò le mani davanti al suo viso, come per difendersi da me. Da me?? 

"Rick, ti prego non rompere!"
Ma cosa sto dicendo?

"Già con i nomignoli? Hai preso confidenza con me così velocemente!" d'improvviso si rilassa.
Mi stai prendendo in giro?

"Vai al diavolo" e chiudo lì la conversazione, sdraiandomi sul letto. Quella detenzione non stava iniziando con il piede giusto.
3... mesi. È incredibile pensare che, nonostante il posto orribile, il tempo sia passato così velocemente. Ma ci sono dei momenti in cui non ti rendi neanche conto di dove sei o cosa fai. Ripeti ogni giorno la stessa cosa, come se fosse un rullino rotto di un vecchio film che continua a ripetere la stessa scena.
Ti svegli, fai colazione, passi la giornata a fare controlli di qua e di là con i poliziotti attaccati perennemente a te, arriva la sera e vai a letto. La routine...
La routine??? Da quando questo posto è diventato una routine? Tutta la mia vita...22 anni buttati al vento, resi schiavi anche loro del mio peccato inesistente! 
Nessuno viene a trovarmi, nessuno mi chiama, nessuno mi spedisce delle lettere... Questo perché sono da solo, involontariamente ho rotto tutto. 

"Ehy, bello, non ti vedo granché bene! Vuoi che chiami le guardie per farti dare una controllatina?" 
Ma perché Rick deve parlare i questo modo? Mi dà sui nervi. Inspiro ed espiro rumorosamente: " Sto bene Richard, non ho bisogno del tuo supporto"

"Ehy, ehy, ehy adesso mi sento offeso! Perché da qualche giorno hai smesso di chiamarmi col mio soprannome? Mi piaceva anche!"
"Richard, ti ripeto, lasciami in pace!!!" 
Fu questione di due secondi: nel primo battito di ciglia vidi il mio compagno di stanza protrarsi verso di me, nel secondo battito di ciglia percepì solo una sensazione scottante alla guancia. Uno schiaffo...tutto ciò che quel maledetto aveva da dirmi era racchiuso in uno schiaffo.
'Non ti arrendere! Cosa combini qua rinchiuso, alzati e guarda avanti! Perché non mi dai ascolto? Guarda c'è tutto un mondo la fuori, sognalo e bramalo fino alla fine dei tuoi giorni!'

"Continua a guardare avanti..." sussurra vicino al mio orecchio, prima di essere portato via dalle guardie. Mi tocco istintivamente la zona lesionata, captando ogni imperfezione della pelle che l'impatto aveva creato. Quel gesto aveva resettato i miei pensieri, come se avesse attaccato la spina e illuminato la mia giornata. Guardo fuori dalla piccola finestra e osservo le piccole nuvolette passare e rischiarare il cielo. Un raggio di sole illumina la stanza, rendendola d'improvviso magica, uguale a quella che vedevo nei libri fantasy che leggevo da bambino. Dall'occhio sinistro mi sfugge una calda e leggera lacrima che si porta via tutto il peso che gravava sul mio cuore.

"Grazie..." bisbiglio, desiderando ora come non mai che una certa persona fosse accanto a me, adesso "...Rick"
Ma lui non c'era più.
Mi chiamo Haru, ho 22 anni e, a quanto pare, riesco a perdere sempre tutto senza che io lo voglia. Ma del resto è così che la vita va. Chiudo il mio libro e osservo ancora quella piccola finestrella dalla quale riesco a ricavarne sempre pensieri positivi.

"Guarda sempre avanti" mi ripeto.
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Allora? Vi è piaciuto il mio piccolo viaggio mentale? Non penso che vi abbia resi allegri o più felici, ma spero che vi abbia insegnato qualcosa. L'unica cosa che vi chiedo è di non dimenticare e guardare sempre avanti. Questa frase, beh, non è inventata da me, ma mi è stata detta durante uno dei periodi più lunghi e freddi della mia vita, dalla persona più importante della mia vita.

"Haaaaru??" una voce ben distinta e lontana mi avvolge nella sua dolcezza. Lo vedo spuntare dalla porta.

"Ah, eccoti! Volevi nasconderti dal temibile Fuyu?" si porta le mani sui fianchi, fiero strappandomi una risata interna, visto che non riuscivo a muovere le labbra per bene. Ma, nonostante tutte le mie problematiche, riusciva sempre a vedere il mondo dalla mia prospettiva e rispettarmi per come sono.

"Che dici, andiamo fuori a prendere una boccata d'aria?" 
Batto le palpebre due volte, in segno di consenso. I suoi occhi azzurro ghiaccio, nascosti da un paio di occhiali, si illuminano come la stanza di quella prigione da cui filtrava quella strana e magica luce.

"Bene..." si veste velocemente, prima di prendere la sedia e portarmi fuori dalla porta. Assaporai quell'aria di libertà, come non avevo mai fatto prima.

"Guardiamo avanti!!" urla Fuyu, iniziando la nostra passeggiata quotidiana.
Nel bel mezzo dell'autunno dove le foglie cadono, butto l'occhio sull'anello al dito di Fuyu e capisco che questa è la mia felicità. 
E la mia libertà.
   
 
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