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Autore: ChiiCat92    14/10/2018    0 recensioni
"Noctis conosceva ogni angolo, ogni anfratto del palazzo, non solo perché ci era nato e cresciuto, ma anche per via delle lunghissime giornate di esplorazione in compagnia di Ignis.
Non c'era modo migliore di affrontare la noia, correndo per gli interminabili corridoi, spostando statue e tende alla ricerca di passaggi segreti.
Perché Noctis ne era sicuro: da qualche parte, ben nascosta, doveva esserci una stanza del tesoro."
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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13/10/2018

 

Painting


Noctis conosceva ogni angolo, ogni anfratto del palazzo, non solo perché ci era nato e cresciuto, ma anche per via delle lunghissime giornate di esplorazione in compagnia di Ignis.

Non c'era modo migliore di affrontare la noia, correndo per gli interminabili corridoi, spostando statue e tende alla ricerca di passaggi segreti.

Perché Noctis ne era sicuro: da qualche parte, ben nascosta, doveva esserci una stanza del tesoro.

Ignis non era della stessa opinione, e spesso si lamentava, proponendo al principino di fare qualcos'altro, leggere o giocare a scacchi, insomma, cose noiose di quel genere.

Il bambino stava sdraiato a terra tracciando segni con un pastello a cera su un foglio di carta, la linguetta in fuori come per concentrarsi, le sopracciglia corrugate gli davano un'espressione seria, quasi adulta.

« Hai finito? » borbottò Ignis, sdraiato sul letto a sfogliare un libro che aveva letto già cento volte.

« Quasi! » esclamò il principino.

Gli bruciavano gli occhi, ma erano comunque fissi sul foglio di carta e le linee spesse che stava tracciando.

« Lo sai che è una perdita di tempo, vero? Potremmo andare in giardino a giocare a palla. »

« Non voglio giocare a palla. » il tono lamentoso e viziato. Raramente Noctis si rivolgeva a Ignis in quel modo, perché sapeva che l'amico non sopportava quando si comportava da “principe erede al trono” rendendogli difficile l'andare contro il suo volere.

« Noct. » sospirò Ignis, chiudendo il libro e sporgendosi per guardarlo. « Non c'è nessun tesoro, e anche se ci fosse non saremmo autorizzati a cercarlo. C'è un motivo se si nasconde qualcosa così bene, no? »

« Sì. » ma chiaramente Noctis non stava ascoltando, non così bene almeno. Sette anni e una cocciutaggine da diciassettenne: il piccolo cominciava bene. « È l'ultima volta, promesso. Se anche adesso non troviamo nulla smetterò di provarci. »

Un altro sospiro, Ignis alzò gli occhi al cielo. « Bene, si può fare. » scivolò giù dal letto per affiancarsi all'amico, le testoline vicine, una mora l'altra bionda. « Fammi vedere. »

Noctis gli mostrò la mappa che aveva disegnato sul foglio. Era abbozzata, confusa, e molti corridoi non avevano senso, per questo Ignis prese il pastello rosso e prese a correggere lì dove lui era stato impreciso.

Alla fine, anche se pieno di tagli e cancellature, avevano davanti una mappa completa dell'ultimo piano del palazzo, l'ultimo ancora da esplorare. Questo perché era il piano che il Re aveva adibito per le riunioni politiche o i pranzi con gli ambasciatori. Non avevano il permesso di salire e girovagare per le stanze a loro piacimento ma...Regis era partito per una missione diplomatica, e non sarebbe tornato prima di due o tre giorni.

« Vedi. » fece Noctis, indicando la sala da pranzo, un quadrato nero di cera. « Deve esserci qualcosa qui. Papà ci passa un sacco di tempo, sarà di certo importante. »

« È solo la sala da pranzo. »

Noctis lanciò un'occhiata grigio ghiaccio all'amico. « Non è solo una sala da pranzo. Posso parlare con Ignis l'Esploratore e non con Ignis il Rompiscatole? »

Il biondo sbuffò, tirando su per il naso come se l'avesse appena insultato pesantemente. « Okay, okay. Allora andiamo? »

Noctis si aprì in un larghissimo sorriso e scattò in piedi, la mappa in una manina.

« Via! Verso il terzo piano! »

Ai loro occhi di bambini il palazzo era pieno di trappole, intrighi, guardie che volevano acciuffarli e metterli in prigione.

Salire la prima rampa di scale gli costò quasi mezz’ora, perché due soldati continuavano a presidiare il piano e la cosa per poco non li fece desistere.

Il terzo piano, però, era deserto: dato che il Re era fuori, non c’era motivo perché quella parte del palazzo fosse controllata.

Noctis avvicinò il dito alle labbra intimando l’amico a fare silenzio e, con le schiena attaccate al muro, scivolarono verso la sala da pranzo.

Il soffitto alto, l’enorme finestra che dava sui giardini interni, le pesanti tende di broccato, il lunghissimo tavolo di legno lucido, rendevano quella stanza spavetosa, adulta, a tal punto che i bambini procedettero sulle punta dei piedi temendo di essere scoperti.

Noctis guardò la mappa scolorita, stupito che non ci fossero tutti i dettagli del caso, mentre Ignis teneva su quell’espressione odiosa, quella di chi sta per dire “Te l’avevo detto”.

« La statua! » esclamò poi il bambino, puntando il ditino verso quella che doveva essere la stata di una qualche divinità.

« Beh, è una statua. » nel qual caso Noctis non se ne fosse accorto.

« Ma no, ma no! » sospirò il principe. « Deve essere come quel libro che mi hai letto. Se spostiamo la statua di certo succederà qualcosa. »

« Abbiamo spostato praticamente tutte le statue del palazzo, in cosa sarebbe diversa questa? »

« È diversa perché è l’unica che non abbiamo ancora spostato. Dai, aiutami. »

A quel punto cosa avevano da perderci?

Ignis annuì, anche se vagamente infastidito, e si avvicinarono alla statua. Affiancandola, uno per lato, cominciarono a spingerla.

In un primo momento non successe assolutamente niente, tanto che Ignis stava per desistere, poi si avvertì un click, e la statua si spostò in avanti tutta d’un colpo.

Davanti agli occhi spalancati dei bambini si aprì un passaggio segreto, subito dietro la statua.

Stavolta fu Noctis a guardare Ignis con l’espressione da “Te l’avevo detto.”

S’infilarono nel passaggio, stando attenti a dove mettevano i piedi. L’odore di muffa e chiuso prendeva al naso, ma non li fece desistere.

Scesero una rampa di scala e si ritrovarono in quella che sembrava una specie di deposito. Polvere e ragnatele riempivano gli angoli, e Noctis, stringendosi al braccino di Ignis, non poté non chiedersi dove fossero i ragni che avevano tessuto quelle ragnatele.

« Guarda lì! » mormorò Ignis.

Addossato alla parete, coperto da un telo polveroso, c’era quello che sembrava essere un dipinto.

Con uno sguardo d’intesa, i due bambini lo scoprirono. Sollevarono un mucchio di polvere, cosa che li fece tossire. Noctis stropicciò gli occhi per togliere il bruciore, il naso gli pizzicava.

Il dipinto, alto fino al soffitto, ritraeva una famiglia di nobili coronati, padre, madre e due bambini, non più grandi di Noctis e Ignis.

« Chi sono questi? » chiese Noctis, gli occhi puntati sul bambino più grande. Capelli violetti, occhi giallo ambra, sembrava così serio, così deciso, tutto il contrario di quanto ci si aspetterebbe da qualcuno della sua età.

« Non lo so. Non mi pare di aver letto niente a riguardo. »

« Lui ha la corona di papà. » il principino indicò l’uomo, alto e statuario, che troneggiava sugli altri membri della famiglia.

« Non...non ne ho idea, la corona è ereditaria dei membri della famiglia reale, dei Lucis. Non mi sembra di ricordare di due principi. »

Nocti provò un brivido, si tirò indietro afferrando la mano di Ignis.

« Andiamocene. » mormorò. « Andiamocene subito. »

« Noctis...stai tremando? »

« Andiamocene, per favore. »

Sembrava stare per scoppiare a piangere, la voce traballante.

Ignis annuì.

Insieme corsero fuori dalla stanza, su per le scale, come se avessero il Diavolo alle calcagna.

Quando uscirono, con il fiatone, la statua tornò nella sua sede, silenziosa e muta com’era prima che la toccassero.

« Non parleremo a nessuno di questa cosa. » disse Noctis, ancora tremante, pallido in volto. « Basta esplorazioni, per sempre. Andiamo a giocare a palla. »

Ignis annuì, stringendogli la manina.  



 
   
 
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