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Autore: KiarettaScrittrice92    14/10/2018    0 recensioni
Nel '68, gli anni della rivolta giovanile, sette ragazzi si ritroveranno a combattere per qualcosa di più grande della loro indipendenza e della loro libertà.
Solo grazie alla loro amicizia, alla loro voglia di essere diversi e al loro indiscusso legame, riusciranno a vincere questa battaglia.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La trasformazione

17 Settembre 1968

«I didn't mean to take up all your sweet time… I’ll give it right back one of these days…» cantavano tutti a squarciagola sul furgoncino rosso, sopra la radio che stava trasmettendo proprio quella canzone, che solamente tre giorni prima avevano ascoltato tutti assieme dal vivo, durante il concerto.
Il giorno in cui conobbero i loro kwami e accettarono, chi con un po’ di riluttanza chi con entusiasmo, i loro poteri, si misero d’accordo sul come rimanere insieme. Sarebbero tornati ognuno a casa propria per avvisare i propri genitori e parenti, tranne Susan, ovviamente, visto che era decisamente troppo lontana da casa; lei fu invitata da Clover a casa sua, fino a che non avessero deciso di partire, cioè per sole due notti.
Jack fece un sacrificio enorme nel lasciare la sua moto a casa, con la paura che il suo fratellino più piccolo decidesse di approfittarne e usarla senza il suo permesso, ma era comunque impossibile portarsela dietro, non senza un rimorchio e anche con quello non si fidava affatto.
Stava di fatto che in quel momento erano in viaggio, finalmente, tutti assieme. Non sapevano con esattezza dove andare, né cosa avrebbero dovuto fare; i piccoli spiriti avevano riferito loro che presto se ne sarebbero accorti. In quel momento si stavano dirigendo a Madison, in modo che Susan potesse tornare al suo lavoro e che loro si trasferissero da lei, magari cercando anche loro un’occupazione.
Martha, il giorno prima, aveva insistito sul fatto che si sarebbero potuti trovare tranquillamente un’altra sistemazione, ma la rossa le aveva risposto di non preoccuparsi, visto che il proprietario dell’appartamento era suo fratello e che sebbene non fosse enorme i posti letto si potevano gestire per tutti. L’unica cosa, appunto, erano i viveri: il solo stipendio di Susan non sarebbe bastato per sfamare sette bocche, più quelle degli esserini che a quanto sembrava avevano dei gusti curiosi in fatto di cibo ed ognuno di loro aveva un alimento specifico che prediligeva.
La canzone finì, lasciando il posto al notiziario radiofonico.
«Ci è stato appena riferito dell’ennesima rivolta giovanile scatenatasi nella piccola cittadina di Fruita. A quanto pare, proprio quando questo genere di proteste sembravano finite, qualcuno sembra le abbia riaccese. I ragazzi che ne hanno preso parte sono ancora per le strade e sembrano più violenti di quanto ci si potesse aspettare. L’intervento della polizia è stato immediato, ma ancora sembra non sia riuscito a sedare questa rivolta. Attendiamo ulteriori informazioni.»
«Eccolo!» trillò Tikki, ascoltando la notizia.
«Tu dici?» domandò un’altro degli esserini, quello dell’ape.
«Più che sicura, dobbiamo intervenire.»
Martha si avvicinò allora al posto di guida, rivolgendosi alla nuova amica.
«Su, dove siamo ora?»
«Considerato che abbiamo appena superato l’uscita per Mack, dovremmo essere vicini.» commentò lei, storcendo la bocca e cercando di ricordarsi dove si trovava la città nominata dalla radiocronista.
«Mack si trova a cento miglia da Fruita, ci vogliono all’incirca dodici minuti.» intervenne Justin, rimanendo seduto al suo posto ed osservando i ragazzi che ora lo fissavano tutti a bocca aperta.
«Cavolo, sei bravo! Hai viaggiato spesso?» domandò Jack sorridendogli e mettendosi comodo sul piccolo divanetto che c’era sul retro.
«Veramente no, questo è il primo viaggio che faccio. Da piccolo ho sempre sognato di scappare da dove vivevo, ma non potendolo fare, passavo il tempo a leggermi e studiarmi tutte le cartine degli Stati Uniti che mi ritrovavo tra le mani.» spiegò lui, tirando poi indietro le labbra.
«Beh allora, amico mio, da ora in poi sarai la nostra guida!» scherzò Christopher, battendogli una mano sulla spalla.
«Vedo l’indicazione!» fece a quel punto Susan.
«Che bello, sarà la nostra prima battaglia!» esclamò Nicoletta, saltellando sul posto e battendo le mani, come una bambina che stava per avere il suo gusto di gelato preferito. Quando si erano rivisti quella mattina, l’avevano ritrovata coi capelli giallo canarino, un colore completamente diverso da quello con cui l’avevano conosciuta e al loro stupore di quel cambiamento repentino, lei aveva risposto che l’aveva scelto presa dall’entusiasmo di essere la portatrice dell’ape.
Parcheggiarono il camioncino, al primo spiazzo libero che trovarono, superata la cisterna d’acqua che decretava l’effettivo inizio della cittadina.
«Forse vi conviene trasformarvi qui, nessuno dovrebbe scoprire la vostra identità.» disse la piccola volpe, quando Susan tirò il freno a mano e si alzò dal sedile anteriore della vettura.
«Bene… Che dobbiamo fare?» domandò allora la bionda, guardando il suo piccolo gatto che stava mangiando un pezzo di formaggio e sembrava non calcolarla di striscio.
«Semplicemente dovete dire il nostro nome e aggiungere: trasformami.» rispose al suo posto la tartaruga.
Uno dopo l’altro i ragazzi fecero come era stato loro spiegato, ritrovandosi in degli sgargianti costumi colorati, che più che un’aria da super eroi davano loro quasi un’aria da band di quel periodo, non fosse stato per le maschere o bandane che portavano sul viso per nasconderlo.
Nicoletta lanciò un gridolino eccitato, mentre osservava la sua trasformazione definitiva: una tuta gialla che s’intonava, perfettamente, ai suoi nuovi capelli, con gambali e maniche che si allargavano alle estremità e che, sempre in quei punti avevano due strisce nere ciascuno. Il nero, inoltre veniva ripreso anche dalla cintura che portava all’altezza della vita, che non era altro che un nastro annodato di lato e nella maschera, che era completamente scura tranne qualche accenno di giallo. Infine il collo era coperto da una morbida pelliccia color ambra. Sollevò la manica destra, notando che al polso aveva uno strano congegno che sembrava pieno di quello che pareva miele.
«Non dovremmo darci dei nomi?» domandò Clover, osservando il suo vestito blu accesso, l’unico del gruppo munito di una gonna.
«Ci pensiamo dopo! Ora dobbiamo andare a risolvere la situazione!» decretò la sua migliore amica.
Uscirono tutti e sette dal van, cominciando a percorrere così la statale di corsa e guardandosi intorno per capire dove fosse la rivolta che era stata annunciata alla radio. Dovettero superare tre zone di bassi fabbricati e roulotte, prima di scovare il luogo che stavano cercando: una folla di ragazzi, parecchio arrabbiati, si stava accanendo contro le vetrate di una scuola.
«Okay e adesso…? Che dobbiamo fare?» domandò l’eroe farfalla guardando impaurito quella massa inferocita di loro coetanei, se non anche più piccoli.
«Tikki ieri mi ha spiegato un po’ di cose. – cominciò la ragazza coccinella – Io sono l’unica a poter purificare le persone, usando questo.» disse picchiando con un dito sullo yo-yo che aveva legato alla vita.
«Bene! – intervenne quindi la gatta nera – Allora faremo così: Susan rimane nascosta, in disparte, a fare quello che deve fare, mentre noi usando le nostre armi cercheremo di tenerli a bada fino a che non finisce.» disse con tono autoritario.
«E andiamo!» esclamò allora l’eroe della volpe, nei suoi sgargianti pantaloni di pelle arancione, esattamente come la sua giacca, sopra una maglia bianca. Staccò dalla cintura una frusta dello stesso colore del costume, facendola schioccare sul terreno.
«E andiamo…» dissero gli altri, chi più e chi meno convinto.

  
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