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Autore: Atomic Pineapple    14/10/2018    0 recensioni
(Speciale scritto per halloween, ispirata alle due skin "Immortal 76" e "Palanquin D.va").
"- Senti, principessa, questo luogo non è fatto per persone vive, quindi o mi segui o resti qui e aspetti la tua morte -
- E cosa succederà allora? - negli occhi della giovane si iniziava a scorgere un velo di paura. Per lo zombie era il momento adatto per svelarle spietatamente la verità."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-La Principessa e lo Zombie-


 
 

-Ci sarà un modo per ricomporti la faccia!-

Continuava a chiedersi la ragazza, guardandosi intorno in quell'abisso come se nulla fosse.

L'uomo ormai si era abituato ai suoi cali di attenzione, per cui aveva smesso di prendersela quando, nel bel mezzo del discorso, parlava della suo viso decomposto e fratturato.

Nel buio di una notte eterna, il non-morto e la ragazza camminarono alla sola luce di una torcia, cercando l'uscita. Da quando era arrivata per errore alla valle dei morti, incrociando il cammino con quello dell'uomo, non aveva smesso di parlare. Jack non sapeva se lo facesse per ignorare la paura o, al contrario, perché non si fosse minimamente impressionata e avesse semplicemente bisogno di compagnia.

In ogni caso, lo zombie non la sopportava più: se avesse potuto le avrebbe stretto il collo con le sue stesse mani e l'avrebbe uccisa, ma così facendo avrebbe dovuto sopportarla in eterno.

Optò dunque per accompagnarla al varco e liberarsene una volta per tutte.

Nonostante la foschia avvolgesse la valle, nascondendo l'orizzonte in una coltre scura, Jack si muoveva sicuro tra gli alti alberi dalle alte fronde, sorprendentemente rigogliose.

Sotto di essi, la luce non riusciva a penetrare, proiettando solo dei flebili fasci di luce che ogni tanto illuminavano il cammino.

 

-Le chiamiamo "congiunzioni"- le spiegò lo zombie, vedendola fissare un punto luminoso, -si dice che oltre la chioma degli alberi si erga il paradiso, o qualcosa del genere-

- Ma allora perché non provi ad arrampicarti? Così facendo non dovrai più stare qua sotto a decomporti- chiese Hana, ingenuamente.

Lo zombie emise l'ennesimo sospiro; da quando l'aveva trovata sotto una delle più grosse congiunzioni, lo avrà fatto innumerevoli volte. Ormai aveva perso il conto.

- Ti ho già detto che la mia anima non si è ancora staccata completamente dal corpo, e se non lo fa non può arrivare fin lassù -

-Ah! Quindi l'unico modo sarebbe quella di fluttuarci da fantasma? -

L'uomo non rispose: lo aveva già capito da sola. Si limitò a fare strada, evitando i percorsi più tortuosi. Gli era già capitato di cadere dentro una buca, e per poco non perdeva una gamba.

Purtroppo in quel posto era l'unico con la carne ancora attaccata, dunque nessuno averebbe avuto idea di come riattaccargliela. Da quel momento allora imparò a tenersi lontano da determinati posti.

Durante il percorso, improvvisamente, la donna si bloccò, portando una mano alla pancia.

 

-Ho fame, Jack -

- Lo so. Non c'è nulla qui per te -

- Avrei dovuto mangiare prima di uscire di casa, ma ero certa che avrei raccolto tante caramelle! -

Lo zombie si voltò finalmente in sua direzione, osservandola in silenzio.

- Quanti anni avresti? -

- diciannove -

- E fai ancora dolcetto o scherzetto alla tua età? -

- Io faccio quello che voglio! -

Il fatto che la ragazza avesse scelto un vestito da principessa, adesso aveva un suo perché agli occhi di Jack: in pratica era ancora una bambina, e probabilmente il suo arrivo sarà stato dovuto a qualche scommessa idiota con qualche amico.

 

- Senti, principessa, questo luogo non è fatto per persone vive, quindi o mi segui o resti qui e aspetti la tua morte -

- E cosa succederà allora? - negli occhi della giovane si iniziava a scorgere un velo di paura. Per lo zombie era il momento adatto per svelarle spietatamente la verità.

- Non lo so, Hana. Se i tuoi ti organizzeranno un funerale, forse la tua anima se ne andrà via e riposerà in pace, in caso contrario ti finirà come me: sarai costretta ad aspettare di diventare un mucchio di ossa che camminano per l'eternità -

I due ripresero a camminare in silenzio lungo il torrente dai colori evanescenti. l'acqua che zampillava da essa non emetteva alcun rumore, sembrava solamente un grosso accumulo di nebbia sul quale ci si poteva riflettere la propria immagine.

Dopo un paio di metri, però, lo zombie si sentì stranamente in colpa.

Era stato troppo rude, ma se non glielo spiegava così non avrebbe mai capito. Si girò ad osservare la ragazza, che camminava a testa bassa dietro di lui.

Era talmente piccola e magra da sembrare molto più giovane di quel che fosse. In effetti Jack dava per scontato che avesse almeno quindici anni.

- Stai piangendo? -

- No, affatto -

- Va bene se piangi. Qui lo fanno tutti agli inizi -

- Anche tu hai pianto? -

- Non me lo ricordo -

 

Gli occhi dell'uomo erano circondati da un funereo alone nero. Essendo ancora chiare, le due iridi risaltavano in mezzo a tutto quel sangue scuro e rattrappito, conferendogli un aspetto sinistro. Quando si voltava a guardarla, Hana si sentiva in soggezione, come se quello sguardo vuoto potesse attraversarle l'anima. Jack sapeva di farle paura, quindi badava a voltarsi lentamente quando le parlava. In quel momento, tuttavia, la giovane sembrava non averci neanche fatto caso.

- Vuoi riposarti? -

Hana non rispose, cercò un albero sotto il quale sedersi e poggiare la schiena, sporcandosi il vestito. Nascose il volto dietro tutto il tulle e iniziò a singhiozzare piano.

Lo zombie la seguì, ma non fece nulla, la lasciò fare.

- Voglio tornare a casa -

 

I due avevano camminato così tanto che Hana non aveva idea di quanto tempo fosse passato.

Jack le aveva spiegato che non vi era modo di saperlo: lì il tempo scorreva indistintamente, e l'unico modo per capirlo era il suo stato di decomposizione.

istintivamente la ragazza, alzando il volto rigato dalle lacrime, portò le mani alla mascella fratturata dell'uomo, cercando di sistemarla.

Spesso, quando Jack parlava più del dovuto, la mascella gli si staccava da sola, non permettendogli più di proferir parola. Dato che non era più abituato a parlare, quell'incontro l'aveva messo a dura prova.

- Quando sei morto? -

- Non ne sono certo -

- Ricordi quanti anni avevi? -

- Credo cinquanta, o qualcosa del genere -

- Hai perso memoria quando sei arrivato fin qui? -

- No, è solo che non ha più importanza -

Mentre parlavano, la ragazza provò a sistemargli la faccia per come poteva, soffermandosi infine sui suoi occhi. Portò le dita ad accarezzare gli aloni neri, per poi passarle sulle enormi cicatrici che gli decoravano il volto.

- ricordi come sei morto? -

 

Adesso che la mascella era al suo posto, l'uomo si sentiva più stimolato a parlare. Si diede un colpo agli angoli del viso, come a voler fare incastrare bene le ossa e assicurarsi che non si stacchino durante il racconto.

- Vivevo in un palazzo, stavo agli ultimi piani. Il giorno di Halloween, o forse qualche giorno prima, uno degli appartamenti prese fuoco, impedendo la fuga a me e ad altre persone.

I vigili arrivarono presto, ma il passaggio che conduceva agli ultimi due piani era completamente bloccato dalle fiamme. Sopra c'eravamo solo io e un bambino, che era rimasto ad aspettare che la madre tornasse da lavoro per portarlo a una festa. Allora ero un uomo solo: non avevo famiglia e avevo finito presto il servizio militare, quindi ero praticamente senza lavoro. Con le forze che avevo mi sono precipitato nell'appartamento accanto, ho sfondato la porta e ho recuperato il bambino.

Tutte le vie erano ostruite dal fumo e dalle fiamme. Persino l'accesso alle scale antincendio era impraticabile, quindi dovetti cercare una finestra dal quale calarmi.

I vigili tuttavia non potevano raggiungere quel posto, in quanto l'appartamento del bambino dava al parcheggio interno, per cui non mi restò che fare una scelta. -

Lo zombie cercò di umettarsi le labbra, avendo la lingua troppo secca, poi proseguì col racconto, con un tono stranamente più pacato, come se quello che stesse per raccontare non fosse importante.

 

- Strinsi il bambino tra le mie braccia per proteggerlo, e mi gettai di spalle dalla finestra. Non so se il bambino sia riuscito a salvarsi, ma ricordo di essere piombato a pancia in su -

- E' per questo che le tue orecchie sono sporche di sangue? -

L'uomo annuì.

- Sei morto da eroe -

- Non ha importanza -

- Ma allora perché non ti hanno organizzato un funerale? -

- Non lo so, e non mi importa -

La ragazza, stufa di sentire sempre la stessa risposta, si alzò in piedi, osservandolo severa.

- Perché dici sempre così? Sei morto salvando una persona, e ancora da morto stai continuando a salvare delle vite! -

- Le vecchie abitudini non muoiono mai - lo zombie si alzò in piedi, massaggiandosi le articolazioni delle gambe, - A dire la verità non mi dispiace stare qui -

Hana lo osservò sorpreso, restando immobile.

-Ho avuto una vita soddisfacente, è vero, ma non l'ho mai apprezzata davvero. Non l'ho mai goduta abbastanza da poter dire di essere felice. Quando si è vivi si tende sempre a pensare a quello che non si ha, alle cose che non si ha avuto l'occasione di fare, ma la verità è che ogni istante è un tesoro, anche quello passato a far nulla. Vivere è dolce, e lo capisci solo al capolinea. Stare qui a ricordare i bei momenti della vita, mi commuove. Mi fa sentire come se il mio cuore potesse ancora battere -

 

A quelle parole, la ragazza si commosse. Si avvicinò in fretta, abbracciandolo forte.

- C'è ancora speranza: se la tua anima non ha abbandonato il corpo, vuol dire che hai ancora da fare-

- Potrebbe, ma ho fatto la mia scelta -

- Non so chi tu sia stato in passato, ma ti prometto che ti ricorderò sempre. Così non morirai mai -

Lo zombie le diede una gentile pacca sulle spalle, spezzando l'abbraccio.

L'uomo non è immortale, ma può sempre lasciare delle tracce della propria esistenza: essere ricordato è l'unico modo per diventarlo. Il fatto che adesso vi era qualcuno che avrebbe pianto genuinamente la sua scomparsa, lo faceva stare meglio.

Se avesse avuto lacrime per commuoversi, le avrebbe sicuramente versate, ma si accontentò di sforzare i muscoli per sorriderle.

 

Una volta trovato il varco, un'enorme congiunzione dal quale le foglie degli alberi fluttuavano verticalmente, come ad esserne risucchiate, i due si salutarono.

Prima di andare via, Hana sistemò per bene la mascella di Jack, poggiando un bacio su una giuntura.

- Abbi cura di te - gli raccomandò, - e ricordati di sistemarti il viso fin quando potrai-

   
 
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