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Autore: Sinden    14/10/2018    0 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I tre si voltarono.

Davanti a loro, circondata da quel che sembrava un'aura luminescente, apparve una figura umana. Un anziano, dai lunghissimi capelli bianchi come la sua veste. Reggeva un bastone anch'esso candido, e li osservava con curiosità.

Goneril pensò : eccolo. Non credevo sarebbe stato cosí facile.

Doveva essere lui il famoso Saruman, immaginò. Subito estrasse la sua spada aurea dalla fodera, e ordinò agli altri: "Voi, all'erta. Ma non intervenite se non ve lo dico io."

Puntò l'arma verso il vecchio. "Bene, Saruman il Bianco. Mi hai facilitato il lavoro venendo qui." gli camminò lentamente intorno. "Dicono che tu sia il più potente fra gli Stregoni...ma, a quanto pare, non il più avveduto."

Il vecchio non sembrò spaventato né sorpreso. Si limitava a guardare Goneril con i suoi occhi celesti.

"Tu credi di conoscere la mia identità?" chiese l'uomo canuto.

"Sí, ne sono convinta." rispose lei, con il suo solito ghigno malevolo. "A Rohan hanno un piccolo problema, Stregone. E sono tutti abbastanza sicuri che sia tu la causa. Perciò, mi hanno chiesto il favore di trovare una soluzione." gli disse.

"Dietro lauto compenso, vero?" domandò il mago. Sembrava quasi di sentire un nonno che conversava amabilmente con la nipotina. Degarre non avvertiva alcuna negatività in quel tale vestito di bianco e cominciò ad avere il sospetto che Goneril, forse per la prima volta in vita sua, si fosse sbagliata.

"Esattamente. Ora," continuò lei "...io non amo uccidere. Sai, mi sono attirata negli anni la fama di virago crudele, ma non credo di meritarla fino in fondo. Non amo togliere la vita altrui più di quanto ami risparmiarla. E se tu non mi obbligherai a farlo, non ho intenzione di prendertela. Devi peró guadagnarti questo immenso privilegio che ti sto offrendo, lasciando re Théoden libero dalla tua presa, e Rohan salva dalla minaccia degli Uruk-Hai. Fallo, e potrai continuare le tue piacevoli passeggiate nel bosco." spiegò Goneril.

Hammon l'aveva sentita tante volte offrire un'ultima possibilità ai nemici e sempre con quel tono sferzante. Scegliete, o ve ne andate da queste terre sulle vostre gambe, o ve ne andate da questo mondo sulla mia spada. Molti erano stati quelli che avevano sottovalutato le sue minacce e l'avevano schernita lí per lí. Era raro vedere qualcuno prendere sul serio una ragazza in armatura, salvo poi cambiare idea una volta che Goneril tranciava loro un braccio, o una gamba. Ma in quel momento davanti a loro c'era un Istari, e un Istari poteva scaraventarli tutti a cinque miglia di distanza solo con un movimento del suo bastone magico. Il capitano iniziò a preoccuparsi. "Goneril..." mormoró.

"E se tu risparmiassi la vita di colui che credi essere Saruman, qui davanti a te,  non temi che potrebbe portare morte e distruzione in altri territori, a parte Rohan?" continuò a chiedere il vecchio.

"Questo non mi riguarda. Lavoro per il popolo di Edoras. Quello che succede altrove, non mi interessa. Qual'é la tua risposta?" ribatté seccamente Goneril.

Lo Stregone bianco guardò i due capitani, che aspettavano con le spade in pugno. "Théoden vi ha dato questo incarico...davvero?"

Degarre rispose: "Non lui. Suo nipote. Rispondi al nostro Generale...ti arrendi...?"

Il vegliardo sorrise e in quel momento Degarre fu certo che non si trattava di Saruman. Sul suo volto non lesse altro che bontà e compassione: quello davanti a loro non poteva essere un servo di Sauron.

"Éomer non prenderebbe mai accordi con un gruppo di mercenari. Siete venuti qui di vostra spontanea volontà. Anzi, di tua volontà." disse, girandosi verso la ragazza. "Sei rimasta turbata dalla situazione in cui vive Théoden e il tuo cuore non ha retto."

I due uomini guardarono verso il loro Generale. Goneril sembrò colpita da quelle parole: per un brevissimo istante sul suo viso passò un'ombra di sofferenza.

Hammon intervenne: "Non rischiamo la vita per nulla...due casse d'oro ci sono state promesse. Per questo siamo..."

"Zitto!" comandò lei, di nuovo impassibile. Alzò la spada puntandola dritta verso il volto ancora sorridente del vecchio. "Sto esaurendo la pazienza. Non sfidarla, e non pensare neanche per un secondo che io abbia paura di te. Decidi, vivi o muori."

Lo Stregone poggiò una mano su un fianco. "Apprezzo il coraggio, in ogni sua forma. E tu ne hai da vendere, sebbene...altri lo definirebbero arroganza." le disse. "Solo, non comprendo come una ragazza tanto audace sia allo stesso tempo carente in saggezza."

Goneril a quel punto afferrò l'elsa della spada con due mani e si preparò a colpire.

Ma lo Stregone continuó, per niente intimorito: "Come puoi credere di metterti contro uno della mia razza e uscirne vittoriosa?"

La donna vibrò il colpo con la stessa velocità delle vipere quando attaccano, mirando dritto al collo del vecchio. Degarre già vide nella mente la bianca testa con la sua massa di capelli rotolare sul fogliame, e il cadavere decapitato accasciarsi come un pupazzo.

Invece, accadde l'impensabile: lo Stregone non solo parò il colpo, ma rispose con un altro ben più efficace. Il suo bastone s'incrociò con la lama dorata di Goneril e riuscí a strappargliela dalle mani. L'arma fece un volo in aria roteando due volte e cadendo si conficcò nel terreno morbido.

In pochi secondi, la micidiale Generalessa della prima legione dell'Est fu disarmata, e umiliata. Da...un anziano. 
Hammon era incredulo, e anche Goneril. Stava lí, in piedi con le mani a mezz'aria e i begli occhi spalancati. Ma si riprese subito.

"Lanciami la tua spada!" ringhiò a Degarre. Il capitano non si mosse. 
"Degarre, muoviti!" urlò lei, livida di rabbia e vergogna. Mai nella sua vita di guerriera, era stata sconfitta. 

"No, Goneril. É inutile." rispose il capitano, scuotendo il capo. "E comunque, io credo che costui non sia Saruman."

Per Goneril fu un secondo colpo. Non solo le sue arti belliche erano state allegramente irrise da un vecchio, ma adesso il suo capitano più esperto, il veterano della legione, si rifiutava di obbedirle.

"Cosa hai detto?" gli gridò. "Ti ordino di darmi la tua spada, soldato!"

"Quest'uomo non è chi dici tu." ripeté Degarre.

"Non mi importa chi é! Voglio fargli saltare quella testa, ho detto!" rispose Goneril. Degarre intuí che in quel momento, come spesso succedeva, la donna aveva lasciato da parte la logica per seguire quell'istinto sanguinario che covava sempre nel suo animo. Era cosí furiosa per essere stata disarmata da non badare affatto all'identità del loro avversario. Quel vecchio doveva morire, solo perché si era permesso di batterla a duello.

"No, Generale. Ferma." le disse Degarre arretrando, perché lei si stava avvicinando decisa con il chiaro intento di strappargli di mano la spada. "Non voglio scontrarmi con te. Adesso calmati."

"Sei cosí piena di risentimento..." mormorò lo sconosciuto. "...ed é comprensibile. Io so cos'hai passato. Lo vedo attraverso te."

Goneril si giró verso di lui, i lunghi capelli scarmigliati che incorniciavano un viso ancora sconvolto dalla rabbia. "Anch'io vedrò attraverso te, fra poco, quando ti trapasserò con questa spada!"  Afferrò il polso di Degarre. "E tu sei un traditore. La pagherai, una volta che avrò sistemato lo stregone." 

Quest'ultimo sollevò il suo bianco bastone e lo puntò su di lei. Goneril venne scaraventata contro un tronco d'albero da una forza misteriosa. Sembrò quasi che una violenta folata di vento l'avesse travolta.

"Ho provato a usare il tono più conciliante con te. Ma non mi lasci scelta." disse il vecchio. "Non costringermi a trasformarvi tutti in statue di pietra. Potrei farlo, sai?" Detto questo, si girò a guardare i due uomini. "Voi, gettate a terra le spade."

Subito Degarre e Hammon eseguirono l'ordine. No, quello non era Saruman ma un altro dannato Istari, e non meno potente, ragionò Degarre. Meglio andarci cauti. Aveva ancora una buona parte di vita davanti e non l'avrebbe certo trascorsa in forma di statua nel centro di un bosco. "Lasciaci andare, ti imploro. Non so chi sei, ma non siamo qui per te." gli disse.

"Vigliacco...Degarre, sei un..." disse Goneril, alzandosi e massaggiandosi il collo dolorante. Un po' di sangue le macchiava le dita. Lo scontro con l'albero l'aveva ferita.

"Questo l'ho capito, ormai. Siete venuti qui per Saruman. Come se vi stesse aspettando a braccia aperte..."
celiò il vecchio.

"Qual'é il tuo nome?" osò chiedere Hammon, che aveva osservato tutta la scena atterrito.

"Gandalf. Una volta detto il Grigio." si presentò il vecchio. "E sto attendendo tre amici."

⚜️⚜️⚜️

"Noi non siamo amici tuoi." rispose Hammon. "Ma nemmeno nemici. Abbiamo un lavoro da sbrigare. Dobbiamo andare a Isengard. Ti chiedo anch'io di lasciarci andare."

"Hm? Oh, ma io non mi riferivo a voi." rispose Gandalf. Andò verso Goneril e le porse una mano, per aiutarla a rialzarsi. La ragazza rifiutò e si mise in piedi da sola. "Non ho mai fatto del male a una donna, prima d'ora. Non ne sono orgoglioso." le disse, quasi per scusarsi. 
Lei non rispose, si limitò a lanciargli un'occhiata di traverso. "Non voglio la tua benevolenza, vecchio. Come hanno detto i miei soldati, abbiamo una missione. Non perderò ulteriore tempo qui." Andò a raccogliere la sua preziosa spada e la rinfoderò. "Se sei uno Stregone, Saruman é il capo del tuo Ordine, sei quindi sottomesso a lui. Immagino che proverai a fermarci, allora."

"Saruman ha perduto quella carica. Perciò ti sbagli. Ha scelto di schierarsi con Sauron, ha tradito. Sono in effetti io il nuovo Stregone capo. Anche se devo abituarmi al ruolo." sorrise Gandalf. "Sto aspettando un uomo discendente dai Dunedàin, un Elfo e un Nano. Stanno venendo qui alla ricerca di due piccoli Hobbit. Dovrò invece condurli a Rohan. Quel regno, come avete visto, ha bisogno di tutto l'aiuto possibile."

"Allora noi possiamo proseguire." disse Degarre. "I tuoi affari non hanno a che vedere coi nostri."

"Temo di non poter lasciarvi andare, capitano. Forse voi due, ma non lei." guardò Goneril.

"Che vuoi da me?" chiese la donna.

"Solo aiutarti." rispose Gandalf. "Ma prima..." disse, dirigendosi verso la zona del bosco da dove i tre erano arrivati, "...devo aiutare il vostro compagno perduto sotto la terra. Seguitemi."

I tre si guardarono. "Lassalle?" chiese Hammon. "Il ragazzo é morto."

"Tu dici?" rispose Gandalf, senza voltarsi. "Non dare mai nulla per certo."

I tre seguirono Gandalf in silenzio e incuriositi: perfino Goneril sembrava aver messo temporaneamente da parte la sua superbia. Lassalle non poteva essere vivo, l'aveva visto coi suoi occhi precipitare in quella voragine che si era aperta ai piedi del castagno, quel misterioso buco nero che l'aveva inghiottito come un serpente inghiotte un topino di campagna. La loro giovane recluta era morta soffocata lí sotto, con tutta probabilità.

Lo Stregone si portò proprio sotto all'albero assassino e pronunciò un incantesimo in una lingua sconosciuta. La sua voce all'improvviso si fece tonante e cavernosa, e sembrò scuotere il castagno. I tre con sgomento videro riaffiorare le radici dal terreno, e...aprirsi. Una mano bianca e sottile spuntò dalla terra bruna. Poi un braccio, che incredibilmente si mosse.

"Il ragazzo é vivo!!" urlò Hammon. "Aiutatemi!! Tiriamolo fuori!"

Degarre corse ad afferrare quella manina gracile e lui e Hammon scavarono la terra con tutta l'energia che avevano. Spuntò la testa del ragazzino, interamente coperta di terriccio, poi il torace e fu allora che Degarre riuscí ad afferrarlo sotto alle ascelle e ad issarlo fuori.

"Lassalle! Sputa fuori quella terra, forza!" gli gridò Hammon, dandogli due pacche dietro la schiena. Il ragazzino venne preso da convulsioni, per la difficoltà ad inspirare aria, poi finalmente vomitò un fiotto di fango e iniziò a tossire. "Respira, respira!"
gli disse anche Degarre. Lo girarono a pancia all'aria e Hammon gli pulí naso e bocca dai residui di fango. "É incredibile...è ancora vivo!" disse a Degarre.

Lassalle sembró riprendersi  fra le braccia di Hammon. "Come ti senti, ranocchio?" gli chiese il capitano.

"Hammon..." rantolò Lassalle, gli occhi ancora incrostati di terriccio. Il capitano glieli pulì. 
"Cosa...cosa mi é successo... era buio..."

"Sei vivo per miracolo, Lassalle. Riesci a metterti in piedi?" disse Degarre, chinato su di lui. "Provaci."

I due uomini aiutarono il giovane a mettersi su due gambe, ma le ginocchia cedettero. "É troppo debole." commentò Hammon. "Povero ragazzo..."

"É vivo. Dovrebbe esserne contento." disse Goneril. Aveva osservato la scena senza intervenire. Non pareva né impressionata né felice della resurrezione della sua cavia.

Lassalle sollevó la testa e la guardó. Un lampo d'odio attraversó i suoi occhi arrossati dalla polvere. "Tu...assassina maledetta! Mi hai lasciato catturare da quel...quel..." non riuscí a terminare, perché un nuovo conato gli fece torcere le budella. 
"...all'inferno tu e la tua legione! Mai più ho intenzione di servirti! Tu non hai onore...mi hai usato!" le urló.

La donna si giró verso l'intrico della foresta. "Sei più intelligente di quel che credevo. Torna pure da tua madre, Lassalle. Sono certa che non vede l'ora di riaverti con sé." lo derise.

Il ragazzino tentó di mettersi in piedi: voleva arrivare a quella strega e strangolarla con le sue mani. Ma era troppo debole e ricadde mollemente a terra. "Ti odio!" le gridò.

"Il vostro amico ha bisogno di cure. Lo affido a voi due, riportatelo all' accampamento. E rimanete lì. Presto arriveranno nuovi ordini." comandó Gandalf ai due capitani.

Goneril era basita. "Governo io questo gruppo di uomini, non tu!" gli disse. "Come osi?"

Gandalf la guardó torvo. "Tu hai lasciato per troppi anni la crudeltà avere la meglio sulla saggezza. Non puoi comandare proprio nessuno fino a quando non avrai ritrovato te stessa. In questo voglio aiutarti." le riveló. "I tre uomini torneranno alla legione, come ho detto. Tu rimani qui, invece." 
Poi si giró a guardare Hammon, Degarre e Lassalle, che ancora tossiva, con il volto rigato dalle lacrime. Era sconvolto soprattutto per aver realizzato che Goneril lo aveva preso in giro e destinato al sacrificio, non tanto per la disavventura con l'albero. "Andate." intimò Gandalf.

I tre si misero in cammino, con la recluta rediviva al centro, sorretto a braccia. Degarre si voltò verso il loro Generale, che in un colpo solo aveva perso carisma e autorità.

Si chiese che piani avesse per lei quello Stregone.

   
 
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