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Autore: Blackvirgo    14/10/2018    3 recensioni
“Che ci fai da solo a Valencia per una settimana? Ammuffisci sul divano a guardare la tv?”
“Potrei anche leggere un libro,” ironizzò Gino. “Oppure uscire a fare una passeggiata sulla spiaggia.”
“Con le stampelle?”

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Collocata temporalmente il giorno dopo "La tua Valencia".
Partecipa al writober di fanwriter.it, prompt 11. Headcanon
Serie 'What a Wonderful World'
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gino Hernandez, Salvatore Gentile
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What a Wonderful World'
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“Pronto!”
Gino sussultò, non aspettandosi una risposta così immediata: Gentile non aveva neppure lasciato squillare il telefono. “Ciao.”
“Come stai? Che ti hanno detto?”
Il tono del difensore gli piegò le labbra in un sorriso: doveva aver aspettato con trepidazione quella chiamata. Se lo immaginò a controllare il cellulare più volte e doversi trattenere dal comporre il suo numero. Invece lui si era preso tutto il tempo del mondo per farsi sentire. Che cazzo sto combinando? Scosse la testa e si strinse nelle spalle. “Una settimana di riposo assoluto e poi rivalutazione. Come al solito”
“Perfetto! Vieni da me, allora.”
“Scusa?” Per poco non gli sfuggì il cellulare dalle mani.
“Che ci fai da solo a Valencia per una settimana? Ammuffisci sul divano a guardare la tv?”
“Potrei anche leggere un libro,” ironizzò Gino. “Oppure uscire a fare una passeggiata sulla spiaggia.”
“Con le stampelle?” Il tono di Salvatore era così scettico che gli parve di vedere le sue sopracciglia scattare sulla fronte e il suo sguardo cinico che lo tagliava dall’alto in basso.
“Non è la prima volta che mi capita,” ribatté il portiere. “So come cavarmela. E qua ho la mia vita.”
“Chi ha mai detto il contrario?”
Il tono innocente di Salvatore lo punse, fastidioso come il senso di colpa. L’ho pensato io, si disse Gino. Come al solito era arrivato alle conclusioni sbagliate e aveva voluto vedere doppi sensi dove non ce ne erano. “Nessuno.”
“Il mio invito rimane comunque valido,” proseguì imperterrito il difensore. “Così, invece che considerarla una convalescenza, puoi trascorrerla come una vacanza.”
La domanda di Salvatore gli mise addosso la stessa inquietudine che aveva provato davanti al biglietto che lo invitava al loro primo appuntamento. E, come allora, la risposta istintiva fu: “Non mi sembra il caso.” Ma dentro gli aveva acceso la voglia di accettare, di fare la valigia e di controllare quale fosse il primo aereo disponibile per arrivare da lui.
“Perché?”
Perché ho paura, si disse Gino. Perché non è più solo una questione di sesso. La loro storia era uscita da qualunque schema avesse conosciuto e vissuto fino a quel momento e lui non sapeva a che punto erano e di cosa. Neppure Salvatore gliel’aveva voluto dire: Non credo sia il momento giusto per parlarne. E lui si era comportato da vigliacco, come al solito, lasciando cadere un’occasione per capirci qualcosa, per liberarsi dalla sensazione di tira e molla che viveva costantemente e che lo avrebbe spezzato in due, prima o poi.
“Non lo so, Salvo,” ammise.
“Non mi sembra una buona risposta.”
Bravo! Perché non gli diceva qualcosa che non sapesse già? “Perché vuoi che venga?”
“Mi piace averti intorno.” Abbassava sempre la voce, Salvatore, quando faceva suonare ovvie piccole cose che non lo erano per niente. Gino sorrise: non si era mai aspettato di trovare questo lato tenero, persino romantico, in Gentile: le chiacchiere dopo il sesso, dormire assieme e occupare – in due – metà del letto, i tanti brevi messaggi in cui gli raccontava i momenti topici della sua giornata. Lo aveva sempre visto come uno che si trovava a proprio agio nell’essere al centro dell’attenzione, nel fare le cose plateali. Invece gli stava riempiendo la vita di piccoli riti e quotidianità che di eccezionale non avevano nulla, se non il fatto di esistere.
Sorrise e ripensò al giorno prima, a tutti i sentimenti discordanti che gli erano passati nell’animo e al sollievo che gli aveva dato la sua presenza. Forse per cercare una soluzione a se stesso, avrebbe dovuto smettere di allontanarsi da ciò che gli aveva fatto male, ma iniziare a imboccare le strade che lo facevano stare bene. Anche a costo di rischiare, di rimettersi in gioco. Forse non è solo la caviglia a dover guarire.
“Sicuro che non disturbo?”
“Sono stato io a invitarti, ricordi?”
Gino sorrise. “Devo controllare un paio di cose e…”
“Fammi sapere quando arrivi che mi organizzo per venirti a prendere.”
Annuì e si sentì uno sciocco per il battito mancato, per le farfalle nello stomaco, per il respiro corto. Credeva di essere cresciuto per certe cazzate e invece erano ancora tutte lì.
“Ti mando un messaggio appena so tutto, ok?”
“Benissimo!”.
Non poteva vederlo, ma la sua soddisfazione la percepì sotto la propria pelle.
 
***
 
Black-notes:
  • Sono rimasta indietro di qualche giorno… provo a recuperare ma sono in ritardissimo! E ho anche poco tempo per scrivere in questi giorni… però arriveranno tutte, pian piano!
  • Questa storia ha come prompt Headcanon; io ho inteso il prompt come storia inserita nella mia linea temporale di What a Wonderful World che del Taka conserva poco più dei personaggi originali… spero di non aver toppato di brutto!
   
 
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