Un forte odore di caffè investì le narici di Tadokoro Megumi, quando si accinse ad aprire la porta di uno dei bar più lussuosi e rinomati del paese. Inconsciamente, portò le mani sull’orlo della gonna per sistemarla, ricordando la particolare discussione che ebbe con Alice al dormitorio. 
“Ah, dunque stai andando da lui?” chiese l’albina, ammiccando maliziosamente, destando la cuoca dai capelli blu dal suo pettinarsi.
“Eh? N-Non è come pensi!” si giustificò lei, balbettando, “io… voglio solo apprendere di più riguardo alla cucina francese!” 
Alice ribatté lanciandole un sorriso beffardo.
“E non credi che questa gonna sia un po’ troppo corta per essere una semplice chiacchierata tra maestro e allieva?”
E al pensiero, una sfumatura rosea si insinuò tra le gote della giovane cuoca. Non… non era poi così corta, no? 
Diede una lesta occhiata all’interno, notando l’uomo col quale doveva vedersi seduto in attesa a uno dei tavoli messi più in disparte e, dopo un breve cenno di saluto, gli si sedette di fronte. Tadokoro non poté fare a meno di guardarsi intorno: rimirò la sfarzosa vetrina di bignè, crème brulée, saint honoré ed altre torte in stile francese. E il suo occhio non poté certo non cadere sul maestoso croquembouche, posto in bella mostra ad un angolo del bancone e rivestito di una meravigliosa decorazione di caramello e fragole. Non si accorse neanche del cenno dell’uomo che aveva di fronte, il quale la fissava con il suo solito sguardo severo ma intrigante. I suoi occhi color miele, che tanto sembravano scrutarle l’animo, ancora la intimorivano. 
“Ehi, Tonta” la richiamò all’ordine con fare scortese. Megumi incontrò lo sguardo intenso ed indagatore di Shinomiya Kojiro e quasi non le venne voglia di scrivere seduta stante il kanji “persona”, per calmare l’ansia improvvisa. La ragazza notò che reggeva uno dei menù del bar e che uno dei camerieri era già pronto con il taccuino a prendere l’ordinazione. 
Da quanto tempo era al loro tavolo?
Evidentemente, come al solito, presa dall’agitazione la cuoca non si era nemmeno accorta che entrambi aspettavano un suo cenno di vita.
“Bah, non importa” sbuffò lo chef Shinomiya e, senza neanche domandare a Megumi cosa volesse, chiese: “Due cappuccini, una Gateau Opera e una Savarin alla crema, grazie”. 
Fu solo quando il cameriere se ne andò che la ragazza, dopo aver sbattuto più volte le palpebre, cominciò finalmente a parlare.
“Uhm? Eh?” Il suo sguardo si posò prima su un impassibile Kojiro, poi sul cameriere che in lontananza provvedeva a riferire l’ordine alla cassa, “che è successo?” 
“Che, come al solito, ti distrai e fai stupidaggini” rispose l’uomo, cercando di sembrare noncurante, non riuscendo tuttavia a non risultare un filo austero e arrogante. Merito del suo caratteraccio facilmente irritabile e scostante.
“Mi… mi scusi” borbottò lei, mortificata, abbassando lo sguardo. 
Shinomiya Kojiro posò il gomito destro sul tavolo e poggiò la guancia sulle nocche della mano, osservandola torturarsi nel desiderio di disegnare quel maledetto kanji. 
Sbuffò nuovamente. 


Poi, senza neanche sapere perché, sorrise.






















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Angolo dell'autrice: buonasera, madame e messeri. Inizio subito col dire che questa storia doveva avere come protagonisti Erina, Soma e Alice (Erina che beveva del cappuccino e Alice che doveva commentare l'abbigliamento di Erina. Carina ma... banale!). Però ahimè, sono stata improvvisamente coinvolta da una spirale di ispirazione verso questa coppia improbabile ma che, in qualche modo, mi piace! Voglio pararmi un po' dicendo che, forse, non ho rispettato appieno le regole del pacchetto, ciononostante io mi sono veramente divertita a scrivere questa flash e spero che, nonostante tutto, venga apprezzata! 

Ho apportato le modifiche suggerite dalla valutazione :3

Un bacio, 
Rory