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Autore: Hao Sakura    15/10/2018    4 recensioni
[1243 parole!Presenza di OC!Prompt Writober 2018!: Nuvole]
[Tematiche delicate!]
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"- Cosa sono quelle cose bianche in cielo? -
- Quelle sono nuvole. -
- Nuvole? -
- Nuvole. -
Erano secoli che aspettava qualcosa, che sperava, attendeva.
Erano secoli in cui pregava, in cui, giorno per giorno, cantava ed invocava un miracolo.
Dal primo istante in cui era sceso nel Baratro, aveva rimpianto la sua casa, la sua vita, la sua mortalità.
Aveva rimpianto suo fratello."

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Quando il dolore è troppo grande dal divorare una persona, l'unica cosa che può fare è pregare che tutto questo finisca. E così, guardando il cielo, si spera di diventare una nuvola - una messaggera degli angeli - e di potersi redimere dai propri peccati, liberandosi così dalla sofferenza.
Il ricordo di una persona vive sempre in noi, anche nonostante il tempo, nonostante tutto.
Anche quando il ricordo si trasforma in una nuvola e viene portata via dal vento.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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[Writober] 
1 - Nuvole 

I'm at war with the world and they
Try to pull me into the dark
I struggle to find my faith
As I'm slippin' from your arms
 

- Zio Libra, zio Libra! -
Lo chiamò un piccolo dai capelli biondi e teneri riccioli e boccoli, gli occhi limpidi e azzurri, glaciali e curiosi allo stesso tempo, immensi come il cielo che incombeva sopra di loro. Libra fece un sorriso dolce, quanto storto, al bambino accanto a lui, quando si sentì chiamare.
- Dimmi, piccolo. -
- Cosa sono quelle cose bianche in cielo? -
Chiese allora, indicando con il ditino le nuvole in quella alta distesa azzurra; il ragazzo più grande gli passò una mano tra i capelli, senza smettere di sorridere.
- Le mamme non te l’hanno spiegato, Apophis? -
L’interpellato sorrise dolcemente, guardando con innocenza lo zio, attaccandosi al suo fianco e godendosi il suo calore.
- Mamma e Mamy mi hanno detto di chiedertelo a te. -
Libra sorrise, per nulla sorpreso di quella risposta; cauto, abbracciò il bambino, sistemandoselo sulle gambe mentre giocherellava distrattamente ad intrecciargli i capelli.
- È “chiederlo a te”, Apophis. - Lo corresse con gentilezza, lasciandosi sfuggire una risata. - E, comunque, quelle sono nuvole. -
Apophis guardò con malcelata curiosità negli occhi grigi del ragazzo emo, mentre gli tirava leggermente la punta dei capelli neri e bianchi scompigliati e borbottando un “sembri una mucca”.
- Nuvole? -
- Nuvole. -
Confermò, portando lo sguardo al cielo, quasi con malinconia.
Erano secoli che aspettava qualcosa, che sperava, attendeva.
Erano secoli in cui pregava, in cui, giorno per giorno, cantava ed invocava un miracolo.
Dal primo istante in cui era sceso nel Baratro, aveva rimpianto la sua casa, la sua vita, la sua mortalità.
Aveva rimpianto suo fratello.
Ed ora, Libra aveva perso il conto di quanti anni fossero passati senza di lui, senza il suo piccolo Xer. Lo stesso bambino a cui aveva sussurrato, nel buio della notte, quelle canzoncine magiche per farlo addormentare quando aveva un incubo.
Doveva aver avuto appena sedici anni quando aveva rivelato la sua omosessualità ai suoi genitori, tanto tempo prima; quando suo padre l’aveva preso a ceffoni davanti ai suoi fratelli e sua madre gli aveva urlato contro di avere bisogno di un medico per curarsi, perché secondo loro era malato.
- Sai… Apophis… Io avevo un fratellino. -
Ammise poi, con tono triste, passandosi una mano tra i capelli. Il bambino biondo schiuse le labbra, curioso e sorpreso al tempo stesso.
- Davvero? Era come me? Le mamme lo hanno conosciuto? È in città? -
Chiuse a raffica; Libra non poté fare a meno di ridere.
Ma, d’altronde, cosa poteva pretendere? Era un bambino, ed era innocente. Come avrebbe potuto capire?
- Sì, davvero… Purtroppo non ti assomigliava molto. E no, non è in città e le tue mamme non l’hanno conosciuto. -
Spiegò sottovoce, stringendosi Apophis al petto per riempirlo di baci e carezze paterne. Il piccolo chiuse i pugnetti, mordendogli giocosamente il naso.
- E com’era? Ora è grande? E dov’è adesso? -
Domandò nuovamente, insistente. Probabilmente doveva solo placare la sua sete di sapere; il ragazzo sospirò, passando le dita tra i capelli soffici e biondi del bambino, guardandolo per un attimo negli occhi.
- Era… - Libra chiuse gli occhi, forse cercando di tracciare l’immagine del fratellino nella sua mente, di immaginarlo lì, accanto a lui. - Aveva i capelli scuri, più scuri di quelli di tua madre, come i miei. E… I suoi occhi erano limpidi e chiari, come i tuoi, come il cielo. -
Libra sorrise al ricordo, stringendo le manine di Apophis nelle sue, allargando il sorriso.
- E, sì, ora sarà diventato un ometto. Uno splendido ometto. Lo diventerai anche tu, ne sono sicuro, piccolo. -
Sussurrò con dolcezza, accarezzando il viso del bimbo, i cui occhioni azzurri brillavano di emozione ad ogni parola dello zio.
- Zio Libra, dov’è ora il tuo fratellino? -
Mormorò titubante Apophis, poggiandogli le manine sulle guance e guardandolo negli occhi con timore malcelato.
- Il mio fratellino… È diventato una nuvola. Una piccola e meravigliosa nuvola. -
Libra si adombrò un attimo, ma la cosa durò poco: subito tornò il solito di sempre, e lascio un piccolo bacio sulla fronte del bambino.
- Ed anche io diventerò una nuvola? Anche tu, lo zio Ash e le mamme? -
L’emo scoppiò a ridere alle parole del bambino, scuotendo piano la testa, un sorriso malinconico e divertito al tempo stesso che gli decorava il viso, come un raggio di sole che illumina i fasci d’erba verde coperti di brina. Strinse a sé il piccolo, senza smettere di riempirlo di attenzioni.
- Oh, no, tesoro. - Ridacchiò, baciandogli la testolina, volgendo lo sguardo all’orizzonte, laddove vi era solo un prato dalle sfumature dello smeraldo e dell’oro. Si vedeva che l’estate stava arrivando, l’erba era secca e lievemente ispida sotto le mani di Libra. - Sai, le nuvole nascono come messaggere degli angeli. Si dice che quando uno di loro ha bisogno di aiuto, per controllare che tutti si stiano comportando bene sulla Terra, invochino l’aiuto di un essere umano. E quello, per volare con gli angeli, diventa una nuvola. -
Apophis non riuscì a nascondere la sua ammirazione, i suoi occhioni azzurri brillavano come due zaffiri alla luce del sole, colmi di splendore e tanta curiosità infantile, che era tipica per un bimbo della sua età.
Batté le mani, incantato, lasciandosi sfuggire delle risatine gioiose.
- Un giorno voleremo insieme in cielo, zio Libra? -
Libra ripensò un attimo alla sua immortalità, a quella che era una maledizione, più che un dono. Una maledizione dalla quale non sarebbe mai potuto guarire.
- Chissà… -
Disse allora, poco dopo, con fare misterioso e vago, ma lasciandosi comunque sfuggire un sorriso.
- Magari, un giorno, riuscirò davvero a volare, Apophis. Nessuno lo può sapere. -
Il bimbo sorrise a sua volta, abbracciando il ragazzo; entrambi volsero lo sguardo a quella distesa immensa e blu.
Libra ripensò per un attimo alla sua vita, a come sarebbe stata se, forse, avesse scelto strade differenti.
Se, quando aveva diciassette anni, non avesse inveito contro la divinità della morte. Forse sarebbe ancora rimasto nel suo tempo, nel suo mondo, nella sua realtà parallela, la sua cupola di vetro, con i suoi cinque fratelli.
Era conscio, Libra, di essere cambiato: non era più un ragazzino. Aveva quasi l’aspetto di un uomo, in tutto e per tutto.
Un uomo sulla ventisettina e sempre lo stesso spirito un po’ dark.
Quello che si preoccupava sempre di tutto e tutti e che metteva il suo benessere dopo quello degli altri.
Sapeva anche, in cuor suo, che fosse passato molto più tempo.
Sapeva di avere molti più anni di quanti non ne volesse dimostrare.
E tutti quegli attimi persi, nella sua realtà, in cui avrebbe potuto godersi la vita, essere se stesso. In cui avrebbe potuto vivere felicemente. Costruirsi una famiglia. Se solo fosse stato più normale.
E forse - pensò - avrebbe potuto evitare tante cose, se fosse tornato sui suoi passi.
Ma la realtà dei fatti era che il dato era ormai tratto, e, alla fine, a lui andava bene così. Aveva finalmente trovato qualcuno con cui lottare, ed una famiglia vera.
Guardò in cielo, gli occhi perla lucidi. Una sola lacrima, silenziosa, solitaria, che gli rigò il viso, nel tacito ricordo del suo amato Xer.
Sentì una brezza leggera, mite, accarezzargli la pelle ed i capelli.
E Libra chiuse gli occhi, pensando a suo fratello, che veniva portato via dal vento, come quando le nuvole se ne vanno.
Ed il cielo si rischiara.




Angolo Autrice

Ammetto, ero titubante nel pubblicare questa cosa. Sia per i temi trattati, sia per, beh, ragioni personali.
E' la prima volta che scrivo sul mio personaggio originale, Libra, e spero vivamente che vi sia piaciuta, così come ha fatto piacere a me scriverla. Ringrazio tutte quelle persone che l'hanno letta in anteprima per darmi un parere, e sono felice sia stata apprezzata.

L'ispirazione mi è giunta dal secondo Prompt di uno dei due Writober ai quali partecipo; "Nuvole".
Il testo all'inizio in corsivo appartiene alla canzone degli Skillet; "Awake and Alive".
E, sì, non riesco a scrivere di cose che non siano angst, ma è tutta colpa dei personaggi, si muovono da soli! xD
Beh, io ho concluso per oggi, alla prossima!
One kiss

- Hao Sakura
   
 
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