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Autore: Mikarchangel74    17/10/2018    0 recensioni
Questa storia racconta un episodio della vita di Kael poco più che ventenne quando si rende conto di quanto possa esser dura la vita in solitaria nell’oceano ed ha il suo primo vero contatto con l’essere umano.
… Stava giocando con alcune chioccioline di mare che avevano scambiato la sua mano per lo scoglio e gli erano salite sul dorso, quando un'oggetto attirò la sua attenzione e uno spiacevole ricordo tornò a galla.
Si trattava di un pezzo di incerato mezzo bianco e mezzo rosso, proprio del colore del tendone di un circo .. Lo stesso circo in cui era stato tenuto prigioniero per quasi un anno dopo la fuga dal suo regno; Quando ancora non aveva idea di cosa lo aspettasse oltre i confini e di come sopravvivere da solo.
Genere: Angst, Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kael the merman'
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~~A circus life
(1 – La cattura)

Il giovane tritone, era ormai abituato alla sua vita solitaria. Per fortuna i sirenidi non erano animali da branco. É vero, mettevano su famiglia e se potevano stavano in compagnia, ma riuscivano benissimo cavarsela da soli e Kael ormai aveva fatto la sua scelta, una scelta obbligata in realtà, ma si era abituato al suo stile di vita anche se ogni tanto sentiva la mancanza di qualcuno al suo fianco.
Se fosse rimasto nel suo regno una volta che il problema riguardo la sua attrazione sessuale per gli esemplari maschili era venuto a galla, avrebbe dovuto essere evirato e la cosa lo aveva spaventato a tal punto che aveva preferito fuggire ed imparare a vivere da solo.
Adesso a distanza di una quindicina d’anni qualcosa riportò alla mente il suo primo incontro con l’uomo dopo la fuga dal regno.
Se ne stava seduto su uno scoglio solitario a riscaldarsi ai primi raggi del sole dopo una notte di mare agitato, dove la temperatura dell'acqua si era abbassata a causa delle correnti che arrivavano dal Pacifico meridionale e lui aveva patito un po’ di freddo, ma per fortuna era tornato il sereno ed il sole avrebbe presto rinnalzato la temperatura.
Stava giocando con alcune chioccioline di mare che avevano scambiato la sua mano per lo scoglio e gli erano salite sul dorso, quando un'oggetto attirò la sua attenzione e uno spiacevole ricordo tornò a galla.
Si trattava di un pezzo di incerato mezzo bianco e mezzo rosso, proprio del colore del tendone di un circo .. Lo stesso circo in cui era stato tenuto prigioniero per quasi un anno dopo la fuga dal suo regno; Quando ancora non aveva idea di cosa lo aspettasse oltre i confini e di come sopravvivere da solo. Come uno stupido era finito pari pari in una rete di pescatori.
Il suo primo incontro con la razza umana. Quanta paura aveva avuto.
Fissò imbambolato il pezzo d'incerata che fluttuava sull'acqua, mentre le immagini di quel brutto ricordo ritornavano alla memoria e un brivido gli corse lungo la schiena, ma stavolta non era causato dal freddo.

***

Era fuggito durante una notte mentre tutti dormivano perché ormai la sentenza era stata emessa: evirazione per disfunzione caratteriale del soggetto. E l’operazione sarebbe stata eseguita il giorno seguente. Ma non poteva.. non voleva perdere la sua dignità né tanto meno il suo onore.
Una volta aveva visto un hijra, come venivano chiamati chi veniva operato e per fortuna erano rari; Questi poveretti, sempre che sopravvivessero all’operazione ed alle infezioni che sopraggiungevano successivamente, venivano emarginati, derisi, guardati nel più sprezzante dei modi, come se non fossero più degni di quel popolo e venivano poi spinti al suicidio, quindi comunque andava era morte certa.
Kael non voleva fare quella fine lì! Forse sarebbe morto comunque, ma lo avrebbe fatto in un modo più dignitoso.
Ma una volta fuori dai confini del regno Kael si rese conto di quanto fosse vasto l’oceano. Non era ancora mai uscito fino a quel momento, ma si fece coraggio e s’inoltrò nell’oscurità più fitta, col cuore che gli martellava nel petto per tutte le emozioni che lo avevano travolto nel momento stesso che si era reso conto di ciò che aveva fatto. Si allontanò il più velocemente possibile nuotando alla velocità della luce, senza pensare ai mille pericoli che potevano esserci intorno a lui, perché adesso non era più nei confini sempre protetti e sicuri e poco prima che sorgesse l’alba finì in una trappola degli uomini: una rete da pesca trainata lentamente da un battello, che si avvicinò silenziosa alle spalle e lo avvolse fatalmente nelle sue maglie.

Il giovane sirenide iniziò a dibattersi in quella trappola che si attorcigliava sempre più al suo corpo, non capiva cosa fosse. Un calamaro gigante? Un polpo? Non ne aveva mai visti fatti così e non sembrava materiale organico.
Preso dal panico continuò ad agitarsi, tentando di strappare e mordere quella cosa che ormai si era incastrata nelle sue spine dorsali e che avviluppava il suo corpo iniziando ad impedirgli di muoversi. E desistette solo quando ormai sfinito e sprecato molte utili energie, si rese conto che non si sarebbe mai riuscito a liberare e che probabilmente la sua sorte era segnata; Non sarebbe morto più per mano dei suoi simili ma lì incastrato in quella ‘cosa’, probabilmente un’oggetto fabbricato dagli umani di cui aveva sentito parlare; Invadevano i mari e prendevano tutto ciò che volevano senza nemmeno chiedere il permesso. Molti oggetti ritrovati venivano esaminati per capire cosa fossero.
Invece gli umani che venivano catturati dalle sirene solitamente finivano subito uccisi e difficilmente ne arrivava qualche pezzo giù nel regno salvo quelli prelibati per il re e le sue guardie reali. Ma si diceva che fosse una carne piuttosto saporita, nutriente e prelibata.
Kael non aveva mai avuto modo di conoscere un essere umano, ma aveva sempre sentito raccontare cose spiacevoli e quando fu' tirato a bordo del battello qualche ora più tardi ne ebbe la conferma.
Uscire dall’acqua e sentire per la prima volta la gravità sul suo corpo fu’ traumatico, tutto era così pensante ed anche il suo corpo. La rete lo stringeva orribilmente e là fuori c’era uno spazio altrettanto vasto come l’oceano.
Pensò che forse veramente si poteva morire di paura, era talmente terrorizzato che il suo respiro era quasi un singhiozzo affannoso.

“Hey guardate cosa c’è nella rete!!” Gridò uno degli uomini del peschereccio “Mi era sembrato che il verricello facesse molta fatica a trainare la rete!!”
“Ma cos’è?!” Chiese un altro avvicinandosi
“Un uomo?... No è mezzo pesce! E’ una fottuta sirena!!”
“Cazzo, ma allora esistono!! Dai tiriamolo fuori!! Forse so già chi potrebbe essere interessato! Con questo ci guadagneremo più di un anno di pesca gente!”

Poco dopo Kael venne liberato dalla pesante rete da cinque creature che avevano più o meno il suo aspetto, salvo che dalla vita in giù il corpo si divideva in due arti che si muovevano autonomamente e riuscivano a stare eretti.
Lo maneggiarono piuttosto rudemente, ma una volta libero il sirenide tentò subito di lottare, liberarsi e tuffarsi di nuovo in mare.
Non ebbe molto successo contro cinque uomini che gli fecero capire immediatamente chi comandava. Lo picchiarono finché Kael smise ti agitare la possente coda con l’intento di colpirli, poi lo immobilizzarono legandogli i polsi e la coda insieme dietro la sua schiena, facendolo inarcare dolorosamente all'indietro ed infine fu gettato nella stiva lercia di quell'imbarcazione e lasciato lì al buio per giorni.
Per Kael ebbe inizio un calvario. Imparò subito cosa volesse dire avere fame, perché gli uomini gli passavano qualche fetta di pane o degli avanzi del loro cibo umano, ma non avendone ancora mai assaggiato, trovò il sapore molto sgradevole e non sempre riusciva a buttar giù.
La sua pelle iniziò a seccarsi perché era una creatura marina, aveva bisogno dell’acqua ed in quella stiva veniva bagnato di rado con delle secchiate d'acqua, che bastavano a malapena a non farlo morire asfissiato Visto che la sua autonomia fuori dall’acqua erano massimo ventiquattr’ore.
Il suo corpo ed il suo spirito s’indebolirono presto le sue belle squame iridescenti che brillavano nell’oceano, iniziarono a prendere un colore verdognolo opaco ed anche se il suo terrore iniziale si affievolì un po’ e subentrò la consapevolezza di essere ormai un prigioniero.
Sentiva la barca muoversi e non sapeva dove lo stavano portando. Probabilmente in un mondo a lui alieno, come già lo sembrava quello in cui era finito. Quelle creature erano insensibili e rozze. Non capiva il loro linguaggio e quindi non aveva idea di che cosa dicessero quando erano intorno a lui.
E un piccolissimo dubbio gli attraversò la mente, era stato un errore fuggire dal regno?

                                                                                                               ***

Poi un giorno finalmente la botola venne aperta e Kael portato di nuovo alla luce del sole, afferrato di peso e appoggiato a terra su una superficie che scottava perché era stata tutto il giorno al sole. Kael si contorse leggermente e gemette, anche se ormai era talmente debole che quasi non riusciva nemmeno a tremare mentre il terrore tornava prepotentemente a fare da padrone in lui.
La luce abbagliante gli ferì gli occhi, rimasti per tutto quel tempo al buio e quando finalmente riuscì a vedere di nuovo, si trovò in un mondo completamente sconosciuto ed assurdo.
Gli umani gli si piazzarono intorno si misero a guardarlo parlando nella loro lingua sconosciuta, ma che avrebbe potuto apprendere grazie alle capacità di cui erano dotati i sirenidi, cioè di poter assimilare ed imparare qualsiasi forma di comunicazione. L’unico problema era che aveva bisogno di entrare in contatto con loro, doveva appoggiare i polpastrelli delle sue dita sulla loro testa per apprendere e lui era legato. .. Non che ci tenesse a toccare quelle creature, ma sapeva di doverlo fare per riuscire a capire cosa ne sarebbe stato di lui.
Il suo cuore batteva più veloce delle ali di un colibrì nel suo petto e gli rimbombava nelle orecchie, ma cosa volevano da lui? L’avrebbero ucciso e mangiato? Forse era una sorta di vendetta perché le sirene alle volte uccidevano e mangiavano loro?
Aveva il corpo intorpidito per la troppa inattività e per la posizione, mugolò di nuovo ma i suoi gemiti non servirono a niente.
Quegli uomini gli misero le mani addosso lo girarono e rigirarono come un calzino, guardando com'era fatto, gli aprirono persino la bocca e lui si sentì completamente vulnerabile ed impotente.
Li osservò discutere tra di loro avrebbe veramente voluto capire cosa stava succedendo. Poi si scambiarono qualcosa e lui fu agguantato nuovamente e portato via lontano da quelli che si erano occupati di lui fino a quel momento.
Fu caricato e chiuso di nuovo in uno spazio buio e ristretto, molto simile alla stiva della barca, ma stavolta il movimento di questo veicolo era diverso, era tremendo. Che tipo di barca era? Sobbalzava e dava scossoni incredibili. Tanto che lui si sentì male e vomitò quel poco di cibo che era riuscito a buttar giù quel giorno.


"Dah che schifo!" bofonchiò Ivan uno di quelli che l’aveva preso in carico aprendo le ante posteriori del furgone, afferrando il tritone e trascinandolo fuori.
"Con delicatezza, maneggiatelo con cura è un esemplare raro e prezioso, ci frutterà un sacco di soldi" disse un uomo basso e corpulento raggiungendoli, aveva due lunghi baffi che scendevano ai lati della bocca e arrivavano quasi alla base del collo. Era accompagnato da una donna alta bionda, con un fisico da urlo ed un bellissimo abito rosso attillato e coperto di strass.
Kael era sfinito al limite della lucidità. Pensò che la fine fosse vicina ormai, faceva fatica a respirare, boccheggiava risucchiando l’aria che per lui ormai era come veleno. Certo, lui poteva sopravvivere sott’acqua e resistere un bel po’ anche fuori, ma aveva bisogno del suo elemento naturale e ormai erano passate troppe ore da quando l’avevano bagnato l’ultima volta. Sollevò debolmente il viso per guardare la coppia ma era uno sforzo immane e gli ricadde penzoloni sul petto.
La donna si avvicinò gli accarezzò una guancia con l’indice e Kael avrebbe voluto sottrarsi, ma era troppo stremato, sentiva che la morte era vicina e lui si stava spegnendo lentamente.
Invece poi inaspettatamente si sentì liberare, gemette per il dolore che corse attraverso gli arti rimasti bloccati per troppo tempo nella stessa posizione anche se avrebbe voluto urlare e poco dopo si ritrovò in acqua. Acqua dell'oceano pura e fresca. Inspirò subito profondamente per varie volte prima di riuscire a riprendere una respirazione regolare.
Si lasciò scendere sul fondo e rimase lì immobile accasciato per un po', troppo debole per fare qualsiasi cosa lasciando che la stanchezza avesse la meglio e crollò addormentato.

Quando riaprì gli occhi era circondato da umani che lo guardavano, ma per Kael c’era qualcosa di sbagliato. Li osservò sbalordito e confuso. Come facevano a stare in acqua come lui? Una volta sola li aveva visti in acqua da lontano, aveva sentito dire che di solito indossavano una strana pelle e se non avevano qualcosa per respirare non resistevano cinque minuti sott’acqua, forse questi erano diversi, forse il suo popolo aveva informazioni errate.
Si guardò intorno cauto, quelle creature lo guardavano immobili e sorridenti. Rifletté, se era in acqua allora poteva scappare, nessuno poteva batterlo in acqua aveva anche vinto più volte gareggiando con altri tritoni durante le prove per diventare guardia reale. Quegli esseri non avevano nemmeno pinne, non lo avrebbero riacchiappato di certo se avesse nuotato veloce e così ci provò, sbatté la coda deciso gettandosi contro quel muro di spettatori, ma non appena si lanciò batté forte il viso su una superficie dura.
Che diavolo era?! Non erano i loro corpi, quelli erano abbastanza morbidi, c’era qualcos’altro tra lui e quegli uomini. Stese le braccia davanti a se’ trovando l’ostacolo in cui aveva battuto. C’era ma non riusciva a vederlo. Com’era possibile? Si spostò lateralmente per sentire dove finisse e fece tutto il giro ritrovandosi al punto di partenza. Era ancora rinchiuso, come aveva anche solo potuto pensare che ci fosse una via di fuga? Era stato uno stupido ingenuo. Gli umani erano intelligenti e furbi, creature da non sottovalutare, come invece aveva fatto lui.
Sentì battere su quella superficie e si voltò a guardare, riconoscendo l’uomo basso grasso e dai lunghi baffi che gli sorrise, lo salutò e gli disse qualcosa di incomprensibile. Ma a Kael adesso non importava più niente. Lui voleva solo tornare libero, alzò il viso sopra di sé, la prigione sembrava aperta, sembrava non ci fosse quel muro trasparente lassù e senza riflettere su ciò che faceva o sulle conseguenze prese la rincorsa e saltò fuori dalla vasca alta quasi tre metri, per atterrare pesantemente e dolorosamente sul suolo duro. Perse tutta l’aria dai polmoni battendo un fianco e gli ci vollero alcuni attimi per riprendersi. Cazzo se era duro il mondo emerso. Vide gli uomini intorno a lui, quello con i baffi stava parlando concisamente con due di loro, si divincolò cercò di colpire i presenti che lo circondavano sferzando l’aria con la coda a destra e sinistra come una frusta, adesso voleva solo andarsene di lì.
Così iniziò a trascinarsi più forte che poté, muovendosi come una foca, nessuno gli aveva mai detto che fuori dall’acqua poteva anche trasformare la parte posteriore del suo corpo e che poteva avere anche lui due gambe per camminare sulla terra ferma.
Gli uomini lo lasciarono andare e forse anche questo avrebbe dovuto mettergli un campanellino d’allarme, ma in quel momento voleva solo allontanarsi da tutto e da tutti.
Così proseguì più veloce che poteva, uscì da quel posto, senza idea della direzione da prendere o dove andare e andò avanti senza fermarsi, nemmeno quando i palmi delle mani iniziarono ad arrossarsi e fargli male come pure la parte della coda che strusciava al suolo nel movimento e che aveva perso molte squame a causa dell’attrito con il terreno.
Ma quando iniziò di nuovo a boccheggiare per mancanza d’acqua, acqua che ancora non si vedeva nemmeno all’orizzonte, appoggiò la fronte sul terreno e pianse sconsolato. Perché gli era capitato tutto questo? Cosa aveva fatto di male lui? Non l’aveva chiesto lui di essere diverso!
Ma era solo stata la sua condanna.
Si rialzò e cercò caparbiamente di proseguire, la sua andatura divenne sempre più debole fino a diventare un trascinamento sofferente. Poi li vide; Quegli uomini, lo stavano seguendo, lo stavano raggiungendo. Tutta quella fatica e quel dolore per niente.
Fu sollevato di peso e riportato indietro, ma stavolta non venne rimesso subito in acqua, ma depositato vicino alla vasca.
Kael si trascinò vicino al vetro toccandolo, cercando di raggiungere la sua preziosa acqua senza riuscirci.
Lo lasciarono a boccheggiare lì fuori. L’uomo coi baffi gesticolò ed indicò l’acqua ma Kael adesso stava di nuovo per perdere i sensi, o forse svenne veramente, perché quando si riprese era di nuovo nella vasca trasparente in acqua.
Una cosa l’aveva imparata. Non c’era via di fuga da quel posto.

I suoi giorni da prigioniero nel famoso circo russo di Nikolai Nikulin ebbero inizio.

(To be continued..)

   
 
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