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Autore: vali_    17/10/2018    3 recensioni
[Seguito di "Wash Away"]
Sam, dopo aver perso Jessica, è tornato a cacciare con suo fratello, nonostante continui a credere che la sua vita potrebbe essere molto di più che inseguire mostri e un incubo infinito. Dean si sente meglio ora che ha nuovamente suo fratello al suo fianco, ma Ellie gli manca più di quanto voglia ammettere e, quando una persona a lui cara lo cerca per chiedergli di occuparsi di un problema che la riguarda, non esita un istante a prendere l’Impala e correre da lei.
… “«Scusa Sam, ma non andiamo in Pennsylvania».
La smorfia che compare sulla faccia di suo fratello è un misto tra il disperato e lo spazientito, ma a Dean poco importa di come prenderà questo cambio di programma. «Come? Ma se avevamo detto—»
«Non importa quello che avevamo detto» prende fiato e lo guarda intensamente; non ha voglia di discutere, ma almeno deve dargli qualche informazione su questo cambiamento improvviso. Tanto poi sa che, durante il viaggio, Sam lo riempirà di domande comunque
”…
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: Buon pomeriggio a tutti! :D
Sono piuttosto di fretta (strano, vero? XD), ma ci tenevo a dirvi due paroline.
Innanzitutto ringrazio quelli che, durante questa settimana, si sono aggiunti alla lista di coloro che preferiscono/seguono/ricordano questa storia. È bello avervi a bordo, benvenuti! :D
In più, questa settimana non sono riuscita a rileggere il capitolo, perciò se trovate qualche errore vi prego di perdonarmi. Correggerò appena possibile, ma ho avuto poco tempo a disposizione per mettermi davanti al pc. Quello che ci ho messo a rispondere alle recensioni penso che la dica lunga su questo XD Ho avuto pure problemi di connessione, come se non bastasse, ma questa è un’altra storia.
Per il precedente capitolo, avevo paura di ricevere una marea di pomodori marci addosso, invece è andata bene *tira un sospiro di sollievo*. Spero di cavarmela anche stavolta XD
Mi auguro che il capitolo vi piaccia vi mando un grosso abbraccio, a mercoledì prossimo! :D :*


Capitolo 7: I just want you to stay
 
Everybody needs a little time away
From each other
Even lovers need a holiday
Far away from each other
Hold me now
it's hard for me to say I'm sorry
I just want you to stay
After all that we’ve been through,
I will make it up to you
I promise to
And after all that's been said and done
you're just a part of me I can't let go.
 
(Hard to say I’m sorry – Chicago)
 
 
La porta della stanza centoquindici si apre senza fatica, il piccolo tic della serratura che scatta automaticamente non appena infila la chiave nella toppa. Un paio di occhi si posano su di lui che abbassa lo sguardo immediatamente, neanche fosse un ladro che viene beccato a rubare.
Dean chiude la porta alle sue spalle e alza gli occhi nuovamente, trovando quelli del fratello – sdraiato sul letto con la schiena appoggiata al muro – a scrutarlo ancora, curiosi e attenti. Sam non sembra arrabbiato, ma neanche tranquillo. Il suo sguardo nasconde una certa ansia, qualcosa che, se nella sua testa sta pensando di nascondere, ci sta riuscendo molto male.
 
Tira su la schiena mentre Dean fa qualche passo, silenzioso.
«Mi dispiace, Dean, io… io non sapevo che non le avevi detto niente di quella storia, pensavo che—»
Dean, capendo dove vuole arrivare, solleva una mano nella sua direzione per farlo stare in silenzio e Sam si zittisce immediatamente. «Non c’è problema. La prossima volta, però, impara a farti gli affari tuoi».
Sam annuisce pensieroso, quasi fosse un bambino sgridato dalla mamma, e tira le labbra in una linea sottile. «Lei dov’è adesso?»
Dean si volta per sfilare la giacca e appenderla sull’appendiabiti dietro la porta, un pretesto perfetto per non guardare ancora suo fratello in faccia «Se n’è andata». Segue un momento di silenzio strano, troppo pesante e Dean si volta ancora, trovando negli occhi del fratello un dispiacere che non si aspettava di vedere. Stringe le spalle «Non voleva stare con noi… con me. E noi non facciamo la carità».
 
Si siede sul letto per poi togliersi le scarpe e sente ancora gli occhi di Sam addosso. «Peccato. Mi piaceva, è una ragazza in gamba. Se foste riusciti ad appianare i vostri contrasti… »
Dean alza gli occhi di scatto, guardandolo in cagnesco «Io ci ho provato. Ci ho provato, va bene? È lei che non vuole niente da me ed io non—»
«Le hai chiesto di restare?» Dean lo guarda negli occhi, senza rispondere; di certo non si aspettava quella domanda e Sam piega le labbra in una strana smorfia. «Allora non ci hai provato così tanto». Dean scuote la testa – perché Sam non capisce che Ellie non vuole rimanere con lui e non c’è davvero niente che lui possa fare per farle cambiare idea? – e lo guarda mentre suo fratello si mette a sedere, allungandosi un po’ verso di lui con un mezzo sorriso spento e stanco sulle labbra. «Quello che voglio dirti è che… » Sam riflette un istante in più prima di parlare, pensando che, nella sua vita, gli è capitato più volte di fare da spalla a suo fratello – quando gli è stato concesso e soprattutto quando Dean ha voluto confidarsi –, ma mai avrebbe pensato di doverlo consolare per una ragazza. Non per questo, però, ha intenzione di tirarsi indietro. «Secondo me dovresti lottare di più perché sono convinto che ne valga la pena. È una brava ragazza, ma sta soffrendo e—»
Dean aggrotta la fronte «Non illuderti di conoscerla solo perché ti ha fatto qualche confidenza».
«Non la conosco, infatti, ma vado a sensazioni. E poi non mi ha fatto alcuna confidenza» Dean stringe un po’ gli occhi e Sam abbozza un sorriso «Andiamo, pensi veramente che se mi avesse detto qualcosa su suo padre non te lo avrei detto? Abbiamo parlato di scuola, di libri e poco altro. Non riuscivo a dormire e l’ho trovata fuori dal motel, volevo solo farle un po’ di compagnia. Si vede che ne ha bisogno».
 
Dean stringe le labbra tra i denti, un pensiero che gli striscia velocemente in testa – coglione, l’hai lasciata andare, non hai capito niente.  
Cerca di ignorarlo, tornando a parlare «Ascolta, Sam, io… io sono convinto che lei non abbia la minima intenzione di stare con me, in nessuna sfumatura del termine. Non… non è quella di una volta. Anzi, probabilmente non ci ho capito una mazza neanche allora e magari è venuta a letto con me solo per farsi passare il prurito».
Sam lo guarda male «Non dire così. Non ci credo, non mi sembra il tipo».
Dean sorride amaro «Hai troppa fiducia nelle persone, Sammy».
«Andiamo, hai avuto quest’impressione allora?» lo guarda fisso, assolutamente sicuro di quello che sta dicendo e Dean è costretto a stringere le spalle e scuotere la testa in segno di diniego. Non sa neanche lui perché sta pensando certe cose; forse per sfuggire all’altro pensiero, all’idea che ha esagerato e l’unica cosa sensata che dovrebbe fare è andarla a cercare e riprendersela. «E allora perché dici così?»
Dean espira forte «Perché forse non c’ho capito un cazzo. Forse… forse ho interpretato male i suoi segnali e non… non gliene è mai importato niente e invece io sto qui come un coglione a dispiacermi».
«Non ci credo. Non sarebbe venuta con noi fino a qui se fosse come dici tu».
Sam è troppo insistente e la cosa gli dà vagamente sui nervi. Sbuffa più forte «Ma se non è rimasta con me neanche quando gliel’ho chiesto! Perché avrebbe dovuto farlo adesso?» Suo fratello lo guarda perplesso e Dean realizza di aver parlato troppo, ma ormai non può tirarsi indietro. Sospira «Chi pensi che mi abbia spinto a venire a Stanford per chiederti aiuto? C’era lei con me e mi ha detto che non… che non se la sentiva di seguirmi perché non c’entrava niente, che era giusto che io tornassi dalla mia famiglia. Peccato che non la vedevo da un anno perché avevamo discusso ed avrei voluto passare più tempo insieme. Lei, però, ha preferito correre da suo padre» stringe le labbra in una linea sottile per poi sorridere mesto «Come vedi non è la prima volta che rinuncia a me. Evidentemente non ci tiene così tanto».

Sam ci riflette qualche istante e poi scuote la testa, sorridendo comprensivo. «E tu vuoi davvero lasciarti scappare una così, che mette la tua felicità davanti alla sua?» sorride ancora, ma Dean non fa una piega; non è tanto convinto che la sua teoria sia fondata «Non pensi che forse avrebbe preferito stare con te invece che lasciarti andar via di nuovo? E cosa pensi che stia facendo adesso? Forse crede di essere di troppo, o di dover risolvere da sola il problema di suo padre… ma sono sicuro che non se lo sognerebbe mai altrimenti. E poi… andiamo, io mi sono accorto di come ti guarda».
 
Dallo sbuffo che esce dalle sue labbra, Dean non sembra essere convinto. «Mi guarda come se fossi un eroe dei fumetti, Sam. Come il fottuto Superman o Batman. Ha sempre fatto così, perché io salvo la gente ed è una cosa che ha sempre ammirato di me. Fine».
Sam scuote la testa deciso. «Allora non hai capito niente» Dean aggrotta la fronte, chiaramente confuso. «Ti guarda come se fossi l’unica persona che le è rimasta su cui contare». Sam gli sorride appena; lo pensa davvero: di tutte le donne incontrate di sfuggita con cui è stato Dean, di certo nessuna aveva quello sguardo per lui ed è un vero peccato che lui non riesca a vederlo. «È disperata, Dean. Ha perso suo padre… chi più di lei può avere bisogno di qualcuno in questo momento?» Dean distoglie lo sguardo, fissando un punto di fronte a sé, e poi abbassa la testa ritrovandosi a fissare il pavimento ricoperto di moquette. «Non la conosco molto e non ci ho parlato così tanto da capire cosa vuole davvero, ma… non credo che voglia stare da sola. Il fatto che adesso si comporta così e non ti parla se non per litigare non è un motivo valido per dirti che non ti vuole. Tutti hanno bisogno di una pausa, a volte. Dalle il tempo che necessita per stare meglio». Dean si passa una mano sulla bocca sotto lo sguardo attento di Sam che continua a guardarlo comprensivo. «Pensaci su» si alza e appoggia una mano sulla sua spalla per una manciata di istanti, un gesto che per Dean ha sempre significato sostegno, sia che l’abbia ricevuto da suo padre che da Sam.
 
In casa Winchester ci si danno pochi abbracci e praticamente non esistono le smancerie, di parole non se ne dicono tante – a parte Sam che è un’eccezione perché a lui piace un sacco chiacchierare –, ma quel gesto, per Dean, è a dir poco inconfondibile: significa che qualsiasi sarà la sua scelta, se deciderà o meno di tornare sui suoi passi e cercare di appianare le cose con Ellie, avrà il sostegno di suo fratello, che a lui la presenza di Ellie non dà fastidio. Le cose andranno nel senso completamente opposto, però; Dean ne è convinto.
 
Sam va in bagno e lui, anziché togliersi i vestiti e farsi una doccia come aveva meditato di fare in precedenza, si stende sul suo letto con uno sbuffo tra i denti e allunga il braccio sul comodino per prendere il telecomando e poi accendere la TV. Tanto non ha niente da fare e, più che di pensare, ha bisogno di distrarsi.
 
Suo fratello torna in camera qualche minuto dopo, si toglie camicia e pantaloni senza dirgli nulla e si infila sotto le coperte per poi dargli le spalle, sdraiandosi di lato. Dean abbassa appena il volume per non disturbarlo – e non discutere, che proprio non ne ha voglia – e sbuffa di nuovo, pensando che si è già stancato perché sta cambiando canale ogni cinque secondi e non c’è un cazzo da guardare.
 
Spegne la piccola lampadina sopra il comodino, così che neanche questa possa dare fastidio a Sammy che per una volta sembra aver intenzione di dormire – sono appena le undici e ne ha tutto il tempo fino a domattina, quando riprenderanno l’Impala e cambieranno aria perché questo posto a Dean comincia a dare sui nervi. E poi il caso è concluso e hanno sostato qui solo per riprendere un po’ di fiato, non perché abbiano altro da fare.
 
A parte alzare il culo dal letto e andare a cercare Ellie prima che se ne vada davvero.
 
Dean stringe le palpebre passandoci sopra le dita e allungando di più le gambe, portando poi il braccio sulla fronte e fissando il soffitto.
 
Stavolta Ellie ha toccato il fondo. Ha sparato tante cazzate negli ultimi tempi, è stata stronza con lui e l’ha trattato come l’ultimo pezzo di merda sulla faccia della Terra, come se non l’avesse mai aiutata o non volesse farlo quando Dean, invece, non voleva fare altro che starle accanto, in qualsiasi modo lei volesse. E Sam può dire ciò che vuole, ma la verità è che Dean non ha mai letto lo sguardo che lui ha intercettato – non sa come – nei suoi occhi. Sì, sicuramente mesi fa non avrebbe dubitato così tanto di essere importante per lei, almeno un pochino. Adesso, invece, non sa più niente, neanche se c’è rimasto un po’ di affetto per lui nel suo cuore pieno di dolore.
 
Dean capisce che sta male per suo padre, davvero. Nonostante fosse un pezzo di merda che raramente ha dimostrato di tenere a lei – stando a quello che dice a riguardo –, Ellie ci era attaccata e ci ha messo tutta se stessa per far funzionare il loro rapporto, per renderlo fiero di lei. Quello che Dean non capisce è perché se la prenda tanto con lui, che in tutto questo non c’entra niente e voleva solo confortarla. Solo questo.
 
Forse un po’ ha sbagliato a provare a starle addosso, all’inizio quando l’ha trovata da Bobby, quando magari quello che lei voleva era solo stare in pace, ma poi ha allentato la presa e ha cercato di essere gentile, ma lei è comunque rimasta della sua idea, cercando con tutte le forze di tenerlo lontano. Ed è stata più tenace e testarda di quanto Dean pensasse.
 
Ricorda quando era lui a volerla tenere a distanza, quando aveva capito che qualcosa stava cambiando tra loro, quanta paura aveva perché le cose si stavano facendo pericolose, quanto ha lottato contro se stesso per uccidere quel desiderio e quel sentimento genuino e forte pur di non mandare tutto a puttane. Adesso vorrebbe tornare indietro con la stessa forza e arginare tutto il tumulto di sensazioni che sente quando se la trova accanto, così da riuscire ad abituarsi una volta per tutte alla sua assenza, ma la verità – e gli fa un male cane ammetterlo – è che, dopo tutto quello che hanno vissuto insieme, darci un taglio e andare avanti sarà difficile, molto difficile. Non c’è riuscito in questi mesi e ci ha pensato tante di quelle volte di piantarla con questa storia che non li stava portando da nessuna parte, ma ogni volta si ritrovava a pensare che, anche se era a miglia di distanza, le giornate diventavano un po’ più colorate quando ci parlava, quando sentiva la sua voce al di là del telefono e pensare che adesso non ci sarà niente di tutto questo fa un male del diavolo.
 
Talvolta, nei mesi di lontananza, avrebbe voluto confessarle quanto gli mancavano le sue carezze, il vederla arrossire di fronte a certi gesti di Dean o a certe sue parole, la timidezza con cui lei ricambiava e il modo perfetto in cui i loro corpi combaciavano quando si sono ritrovati tra le lenzuola a confessarsi nell’unico modo che Dean conosce quello che sentivano l’uno per l’altra. Avrebbe voluto dirglielo, che forse così lei avrebbe capito quanto avesse bisogno di averla accanto, soprattutto nei giorni più bui.
 
Non ha mai trovato il coraggio di farlo sul serio, però, sempre troppo preso dal terrore di esporsi. Ellie, invece, un paio di volte gli ha confessato per iscritto che le mancava e che avrebbe voluto averlo con sé; è sicuro che una parte di lei avesse la stessa paura, o il timore che, una volta confessata una cosa così, Dean potesse spaventarsi, che le sfuggisse e invece aveva sorriso di fronte a quella piccola dichiarazione, senza però riuscire a dirle lo stesso. Parlare non è il suo forte e scrivere non è da meno.
Ricorda il messaggio che Ellie gli ha mandato per Natale, quando lui doveva pensare a come tenere in piedi Sam che era uno straccio più dei giorni passati. Gli ha scritto un poema su quanto le piacesse la neve che stava cadendo nel paese sperduto della Virginia dove si trovava e che, se lui fosse stato con lei, l’avrebbe ricoperto di neve e gli avrebbe fatto un sacco di scherzi. Lui, in quell’occasione, aveva pensato che fosse una pazza a scrivergli tutte quelle cose e che non sapeva come rispondere, ma anche che degli auguri così belli non li aveva mai ricevuti.
 
Sospira ancora nel buio di quella stanza, sentendo delle gocce d’acqua picchiettare con forza contro le finestre chiuse. Anche se è maggio inoltrato e il clima dovrebbe essere più temperato e mite, in questa parte del Nebraska i temporali a sorpresa sono piuttosto frequenti [1] e Dean non può non chiedersi come se la starà cavando Ellie là fuori, se avrà trovato un riparo e magari sarà sul primo treno o se è sotto la pioggia battente, bagnata e senza un posto sicuro dove rifugiarsi dalla tempesta.
 
I pensieri corrono velocissimi nella sua mente e ripensa a tutte le discussioni che hanno avuto negli ultimi giorni, da quando l’ha rivista da Bobby dopo mesi di lontananza, a quanto si è sentito ferito ogni volta che lei ha aperto la sua boccaccia per urlargli contro. Gli ha rinfacciato di tutto: di essere salito nella sua stanza, lì da Bobby, per metterle la coperta addosso quando, in realtà, avrebbe voluto rimanere di più, infilarsi sotto le coperte e abbracciarla per darle un po’ di conforto; di fregarsene che Jim è morto che sì, non è la persona che Dean ammirava di più in tutto l’universo, ma lo conosceva da quando era piccolo e di certo la sua morte non gli è indifferente e poi quello che è successo stasera.
Dean è proprio scoppiato quando le ha detto di andarsene, perché non ce l’ha fatta più a farsi trattare in quel modo, ed è profondamente convinto di avere ragione, che era impossibile trattenerla oltre perché lei non voleva il suo aiuto e ha fatto di tutto per dimostrarglielo, ma… ma perché gli sembra di aver esagerato?
 
E se Sam avesse ragione? Lui è stato con una ragazza per un anno e mezzo e conosce le dinamiche di una coppia meglio di Dean che l’unica volta che ha provato a costruire un rapporto vero con una donna è stato con Ellie e non è mai durata più di un solo giorno. Perciò, per quanto conosca bene lei, di certo se ne intende meno di suo fratello di queste cose… forse. E forse Sam nota sfumature che Dean, essendo nell’occhio del ciclone di questa faccenda, non riesce a scorgere e magari ha ragione su Ellie.
 
Si morde le labbra, nervoso. Odia tornare sui suoi passi, lo detesta perché se dice una cosa vuole che sia quella e non gli piace cambiare idea, ma qualcosa gli suggerisce che ha sbagliato, che ha esagerato perché si è fatto trasportare dalla rabbia e se avesse affrontato la cosa diversamente sarebbe andato tutto in modo differente e magari Ellie si sarebbe calmata e sarebbe rimasta, come aveva fatto quella volta a Westwego che pur di chiarire con lui dopo un litigio – l’ennesimo di quei giorni – si è chiusa nel bagno della sua stanza per fare la doccia anziché prendere le sue cose e fuggire via.
 
In fondo, Dean non voleva che Ellie se ne andasse, non l’ha mai voluto, e solo adesso si rende conto che dicendole quelle cose non ha fatto altro che assecondare il suo gioco e l’ha convinta a filarsela – di nuovo - e questo pensiero gli provoca una tremenda rabbia. Ha come la sensazione che Ellie l’abbia fatto apposta, che l’abbia spinto così in là per lasciarla scappare via perché vuole tenerlo lontano ad ogni costo per chissà quale assurdo motivo.
 
Sorride amaro scuotendo la testa, pensando che non ha alcuna intenzione di lasciarglielo fare; si siede sul letto con uno scatto, afferrando le scarpe che aveva appoggiato poco più in là e infilandole ai piedi velocemente. Si alza e con passi veloci raggiunge l’attaccapanni dietro la porta da cui recupera la giacca; la infila e ne alza il colletto e non fa in tempo ad aprire la porta che la luce della lampadina sul comodino che si accende lo ferma.
 
«Dove vai?»
Non sa per quanto tempo è rimasto a pensare a tutte quelle cose, ma di certo Sam non ne ha approfittato per provare a dormire: quando Dean si volta a guardarlo, la luce gialla che gli illumina la faccia mette in mostra due occhi spalancati che neanche una civetta in piena notte.
Stringe appena le spalle, un movimento quasi involontario. «A cercare Ellie».
Sam annuisce, le labbra strette in una linea sottile. «Vuoi che venga con te?»
Dean scuote la testa deciso «No. Devo chiarire questa storia una volta per tutte» continua a fissare il fratello per un lungo istante «Tu dormi» che quando torno faccio i conti anche con te che devi riposarti, cazzo. Apre di più la porta, realizzando che forse gli deve almeno un paio di scuse; in fondo gli ha urlato di tutto e Sam, quando è tornato, anziché tenergli il muso come aveva tutto il diritto di fare, ha preferito dargli una mano a capire cosa frulla nella testa di Ellie. Riaccosta la porta per evitare che dell'aria fredda arrivi dritta verso suo fratello e si volta ancora «E… Sammy?» lui lo fissa in risposta «Mi dispiace per prima. Mi sono fatto prendere dalla rabbia, io—»
Sam stringe le spalle «Ti capisco e… non fa niente. Pensa solo a riportarla indietro adesso» gli sorride appena e Dean è troppo teso per ricambiare, ma apprezza molto la sua comprensione. A volte dimentica quanto suo fratello sia empatico e paziente.
 
Si chiude la porta alle spalle mantenendo altri pensieri per sé – che di discutere dettagliatamente con Sam di certe questioni non è proprio il momento, anche perché è sicuro che se non cerca Ellie ora non lo farà più – ed esce sotto la pioggia battente. Si mette in macchina con l’idea di trovarla ad ogni costo, di non rientrare nella sua stanza prima di averla scovata, perché più passano le ore più lei potrebbe essere dovunque, perciò non ha un minuto da perdere.
 
Per sua fortuna, la cittadina non è tanto grande, ma questo non rende la ricerca meno difficile. Il GPS del cellulare di Ellie è spento – come previsto – e Dean spera che si sia affidata ai mezzi pubblici e non a una macchina da rubare in caso volesse lasciare Bayard, altrimenti le speranze di ritrovarla si ridurrebbero praticamente a zero.
 
Dà un’occhiata nei pub che incontra lungo la strada, in caso fosse andata a sbronzarsi – anche se questa è una cosa più da lui dopo una lite e lei aveva una chiara intenzione di fuggire più che rimanere a farsi un goccetto, ma tentar non nuoce – e poi passa alla stazione degli autobus. La biglietteria e l’ufficio informazioni sono chiusi, ma ci sono ancora pullman destinati a compiere viaggi lunghi, tipo da uno Stato all’altro, perciò c’è ancora qualcuno che aspetta e Dean chiede a chiunque incontra – vecchio, giovane e soprattutto autista in procinto di partire – se ha visto una ragazza castana alta così con gli occhi blu, ma nessuno sembra averla incontrata.
 
Si morde il labbro – dove cazzo sei finita? – e va nella stazione di autobus successiva, in periferia, ma non riesce ancora a trovarla. Decide di non darsi per vinto, però, e l’ultima spiaggia è la stazione dei treni che presto – grazie all’aiuto di un addetto alla sicurezza che incontra – scopre essere a Morrill, un paesino a qualche miglio da qui. 
 
Dean rimette in moto e sorride tra sé – nonostante la sua sia una smorfia pensierosa – all’idea che, comunque sia, per arrivare fin lì Ellie o ha fatto l’autostop o ha rubato un’auto perché a piedi di sicuro non ci è arrivata.
 
L’edificio della South Morrill Station [2] è a mattoncini rossi e mette una certa ansia così avvolto nel buio e illuminato solo da un paio di lampioni, sotto la pioggia battente. Entra al suo interno – il pavimento è di marmo bianco e, secondo il parere di Dean, stona con il rosso scuro dei mattoni dell’esterno e lo rende un posto freddo, quasi asettico – e si avvicina alla biglietteria scrutando le poche persone sedute nella sala d’aspetto.
Ci sono un uomo sulla cinquantina, vestito in giacca e cravatta e una ventiquattrore in mano che chissà cosa contiene, una famiglia di colore composta da papà, mamma e due bambini che dovrebbero essere in ben altro posto a quest’ora della notte, una signora spaesata e una coppia di fidanzati tatuati fin dentro le mutande – o almeno questo è ciò che scommette Dean guardando i loro tribali uscire dalle maniche delle t-shirt colorate – che sembrano aver deciso di venire a sbaciucchiarsi proprio qui di tutti i posti al mondo.
 
È proprio mentre scruta quelle persone che la vede: Ellie è rannicchiata in un angolo, seduta sul seggiolino accostato al muro, il suo borsone e lo zaino appoggiati lì accanto, a terra. Ha le ginocchia strette al petto e gli occhi vuoti che scrutano fuori dalla finestra e sembra non accorgersi di Dean mentre lui le si avvicina piano per non spaventarla. Man mano che si fa più vicino, scorge i jeans bagnati dalla pioggia, così come la maglietta, più nascosta dal giacchetto verde che Ellie è solita indossare. Anche i capelli sono umidi, sciolti e più mossi di come li porta solitamente ma un po’ meno voluminosi, sicuramente per colpa della pioggia.
 
Fa qualche passo in avanti e lei deve accorgersi della presenza di qualcuno, perché quando le è abbastanza vicino si volta, come se si rendesse conto di qualcosa di insolito. Lo guarda per una manciata di istanti – gli occhi così tristi Dean è sicuro di non averglieli mai visti – ed è chiaramente confusa e sorpresa a vederlo lì; glielo si legge in faccia.
 
Dean ha provato a crearsi una specie di discorso nella testa, qualcosa che suonasse plausibile, un modo semplice per riuscire a spiegarle perché le ha detto in quel modo prima e come mai si trova qui adesso, ad affrontare le tempeste improvvise del Nebraska e tutti i chilometri che ha macinato per arrivare fin qui, ma ora che se la ritrova davanti non si ricorda più un cazzo. Non che prima avesse preparato chissà quale sermone, ma almeno due frasette striminzite gli erano venute in mente. Adesso non ricorda neanche quelle.
 
Fa un altro passo verso di lei che gira nuovamente la testa con uno scatto, appoggiando il pugno chiuso sotto il mento e tornando a fissare il muro alla sua sinistra.
«Che ci fai qui?»
 
Dean stringe le labbra, constatando in fretta che a questa domanda non sa dare risposta. È lì per vedere se può riprendersela, forse. O per farle capire che stare da sola non è quello che vuole davvero.
Sorride sghembo, fingendo una tranquillità che ora non gli appartiene. «Che domande, sono venuto a prenderti».
Ellie scuote la testa, abbozzando un sorriso amaro che Dean scorge solo perché non gli dà completamente le spalle e riesce a vedere almeno gli angoli delle sue labbra. «Mi hai cacciata via, prima. Hai già cambiato idea?»

Dean sbuffa «Tu l’hai cambiata un milione di volte, non vedo perché non posso fare lo stesso» chiude le mani a pugno stringendo forte, le unghie affondate nei palmi; non è venuto fin qui per litigare, non deve assecondare le sue provocazioni. Schiarisce la voce e avanza un altro paio di passi, sospirando e rilassando le mani; alza e abbassa le braccia di poco, riportandole poi accanto ai fianchi. «Eri tu che volevi andare via. Io ho solo deciso che non mi sta più bene. Non è il modo giusto per affrontare le cose». Lei stringe più forte le gambe al petto con il braccio destro e continua a rivolgere lo sguardo verso il muro, ma Dean non ha intenzione di lasciarla andare di nuovo. Prende un grosso respiro e si fa coraggio, deciso a dirle quello che pensa fino in fondo «Ascolta, io… io ho sbagliato a non dirti che stavo male. Solo non… non volevo che facessi un viaggio a vuoto, non volevo che mi vedessi in quello stato».
Lei non si volta, ma stringe il pugno sotto il mento più forte «Potevi morire» lo dice a denti stretti, come se sentisse tanta rabbia addosso.
«Lo so e mi dispiace. Volevo solo che non ti preoccupassi per me, che non… facessi tanta strada solo perché costretta a darmi l’estrema unzione. Te l’ho chiesto tante volte di venire da me, non hai mai voluto farlo, io… io non volevo che tu venissi a trovarmi in punto di morte. E lo so che può sembrare una cosa stupida, ma… ma ormai è andata così». Stringe le spalle, ma Ellie continua a non guardarlo, il pugno più stretto e Dean capisce che forse dovrà essere un po’ più convincente se vuole che torni indietro con lui. «Prima ho esagerato, me ne sono reso conto. È solo che… che ti sei impegnata così tanto per farmi incazzare e sono convinto che tu l’abbia fatto apposta, per non avermi fra i piedi. E forse è per qualcosa che c’entra con Jim, ma qualunque cosa sia… smettiamola di farci male» fa un altro passo verso di lei, che però non batte ciglio; ormai le è praticamente di fronte «Non voglio che tu te ne vada, devi… devi smetterla di spingermi via. Io voglio solo aiutarti, anche perché… anche perché so che hai paura» si ferma e a quelle parole Ellie si volta immediatamente, lo sguardo confuso. Dean cerca di usare il tono più calmo e dolce possibile, deciso ad andare fino in fondo. «So che… che c’è qualcosa che ti spaventa e va bene se non vuoi dirmelo. Non fa niente. Però, qualunque cosa sia, possiamo… possiamo affrontarla insieme. Voglio solo questo».
 
Non sa da dove gli sono uscite quelle parole, ma è la pura verità e spera che lei lo comprenda.
 
Ellie continua a fissarlo – gli occhi grandi e lucidissimi –, poi si alza in piedi, facendo qualche passo incerto verso di lui. Dean vorrebbe aggiungere qualcosa, ma tutto quello che voleva dirle è riuscito a sputarlo fuori e la osserva a lungo finché lei si allunga nella sua direzione afferrando entrambi i lembi della sua giacca con un piccolo slancio – la presa forte e sicura – e nasconde il viso sul suo petto prima di scoppiare a piangere.
 
Dean rimane immobile, sorpreso da quell’atteggiamento, ma Ellie gli fa così tenerezza e gli sembra così piccola in questo momento, con la testa appoggiata al suo petto e il forte desiderio di nascondere tutto il dolore che porta dentro; quest’immagine gli fa dimenticare momentaneamente ogni proposito di litigio e tutte le cose che ha da rimproverarle e finisce col circondarle la schiena con entrambe le braccia, stringendola forte.
 
Ellie gli chiede scusa tra i singhiozzi, le braccia accartocciate contro il suo petto e le dita a stringere forte la giacca di pelle; Dean chiude gli occhi sussurrandole piano all’orecchio di calmarsi, ma il pianto di Ellie è talmente forte e disperato che non sembra neanche sentirlo e a Dean viene da chiedersi da quanto tempo non si sfoghi così, per quanto ha tenuto dentro tutta questa sofferenza.
 
Le accarezza i capelli con dolcezza mentre Ellie trema e la sua schiena si scuote al ritmo dei suoi singhiozzi. Vorrebbe dirle di andare da un’altra parte, magari un posto più tranquillo dove possono stare da soli, ma poi non lo fa perché crede che solo adesso Ellie si sia veramente arresa di fronte al suo dolore, che abbia ammesso – in un certo senso – di avere bisogno di aiuto. Così la stringe appena più forte, lasciando che si sfoghi ancora, fin quando lei non si scosta piano, gli occhi bassi mentre Dean la guarda e d’istinto allunga una mano verso il suo viso per accarezzarle una guancia umida di pianto. Lei non si ritrae a quel contatto, ma non alza gli occhi e Dean capisce che forse quello è un po’ troppo per lei in questo momento e non insiste. In fondo, di passi avanti già ne ha fatti tanti rispetto a due ore fa.
 
Ellie si scosta un altro po’, muovendosi all’indietro e asciugandosi le guance con il dorso della mano destra; Dean la guarda – i gesti così incerti che sembrano quelli di una bambina spaventata e sola, un’immagine che ha accostato a lei così tante volte – e si morde un attimo il labbro inferiore prima di parlare nuovamente. «Dai, torniamo al motel» non riesce a dire nient’altro, ma preferisce trovarsi un posto più tranquillo dove parlare, senza tutti quegli occhi addosso, ed Ellie, a dispetto del più piccolo sospetto che albergava nella parte più sfiduciata del cervello di Dean, accetta la sua offerta, muovendo appena il capo per dirgli di sì.
 
Ripensa per un istante alle parole di Sam – chi più di lei può aver bisogno di qualcuno in questo momento? – e forse non aveva tutti i torti, ma non vuole cantare vittoria troppo presto, perché Ellie potrebbe ancora cambiare idea.
 
La guarda mentre si volta per prendere il suo borsone e lo zaino, ma Dean è più svelto e si allunga lui per farlo. Mette lo zaino sulle spalle e tiene il borsone con la mano sinistra, mentre l’altra l’appoggia sulla schiena di Ellie per invitarla a camminare verso l’uscita. Lei obbedisce senza guardarlo; sembra tanto una bimba smarrita.
 
La pioggia non ha smesso di scendere dal cielo e picchia forte sulla strada e sul tettuccio dell’Impala. Ellie e Dean entrano in macchina in fretta – lui più di lei, che non sembra curarsi di bagnarsi o meno – e Dean mette in moto, dirigendosi di nuovo verso Bayard e il motel dove alloggiano.
 
Per tutto il tragitto Ellie non dice una parola; solo il tergicristallo che spazza via la pioggia che impedisce a Dean di vedere la strada emette un qualche suono. Lui non sa cosa dire e lei si limita a tirare su col naso ogni tanto ed è l’unica cosa che fa mentre osserva le gocce d’acqua che scivolano sui finestrini con aria assente, finché Dean non ferma la macchina nel parcheggio del motel, più di quaranta minuti dopo. [3]
 

Prende un respiro voltandosi nella sua direzione, ma Ellie apre la portiera e la chiude dietro di sé con un movimento secco e svogliato. Dean la segue, facendo lo stesso e allungando il passo fino alla porta della stanza di Ellie, rifugiandosi sotto il misero tettuccio di quell’edificio per non bagnarsi troppo.
 
Apre la porta – le chiavi le aveva conservate nella tasca della giacca per un motivo che gli era sembrato assurdo lì per lì, ma adesso pensa di aver fatto più che bene – e lei lo segue come un automa.
 
La stanza è proprio come Dean l’aveva lasciata, con le schegge di vetro e i resti della bottiglia e dell’abat-jour sparsi a terra. Vorrebbe dire che gli dispiace per quel casino, ma in realtà… beh, non crede che ad Ellie importi dei suoi attacchi di rabbia in questo momento. Tanto meno delle sue “vittime”.
 
La guarda sedersi sul letto – lo sguardo basso rivolto verso il pavimento ricoperto di moquette – e Dean fa altrettanto, mettendosi vicino a lei ma stando attento a non invadere troppo il suo spazio.
Stringe con le dita il bordo del materasso e prende fiato per l’ennesima volta in questa serata umida e fredda perché vorrebbe dire qualcosa per spezzare il silenzio, ma non gli esce niente di sensato.
«Non pensavo mi venissi a cercare» è Ellie a parlare per lui; è la prima cosa che dice dopo tutto quel silenzio e Dean fatica un attimo a capire il punto.
Si morde il labbro inferiore «Nemmeno io, a dire la verità. Me le hai fatte girare parecchio ultimamente» non vuole essere davvero duro, solo onesto.
«Mi dispiace».
Dean capisce che è sincera, anche se non lo guarda in faccia; lo comprende dal tono della sua voce, che è deciso nonostante sia flebile, spento, un po’ com’è lei in questo momento. «Anche a me. Per… p-per quello che ti ho detto prima e per non averti chiamata quando stavo male. Io… » si passa una mano dietro la nuca «Io non volevo tenerti fuori. È solo che—»
«Lo so, ho capito» Ellie continua a non guardarlo e Dean aspetta qualche istante prima di parlare di nuovo; dal tono della sua voce, comprende che non è offesa per quello, o almeno non più. Sembra solo tanto stanca. Forse di nascondere tutto il dolore che ha dentro. La guarda prendere un grosso respiro e incrociare le gambe «È solo colpa mia».

Dean aggrotta la fronte. Non si aspettava che quelle parole uscissero dalla sua bocca e qualcosa gli dice che non si riferisce a ciò che è successo tra di loro nell’ultimo periodo.
«Di che parli?»
«Di papà. È morto per colpa mia». Dean si inumidisce le labbra, stringendo un poco gli occhi. «Ed io non voglio parlarne».

Ora si volta a guardarlo e Dean si sente un verme, perché ha pensato più al suo problema con lei, che la sua fosse solo freddezza data dalla morte di Jim e non aveva minimamente riflettuto sul fatto che potessero esserci altre cause anche più profonde che potevano farla sentire così. «Io pensavo che—»
«Lo so. Ma non volevo dirtelo e non… non voglio che tu… che tu mi faccia domande. Sono stata scontrosa e stronza e mi dispiace, ma te l’ho chiesto in tutti i modi e tu non volevi ascoltarmi. Non ne voglio parlare, Dean». Lui la osserva in silenzio mentre scandisce quelle parole, notando che i suoi occhi sono nuovamente lucidi. «Non so più come fartelo capire».
Dean si passa una mano sulla bocca, sbuffando aria dal naso. «Non volevo forzarti. Volevo solo—»
«Aiutarmi, sì, ma non è quello il modo» lo guarda negli occhi in modo intenso mentre i suoi sono ancora più tristi.
«Nemmeno urlarmi addosso lo è» Ellie continua a fissarlo; Dean vuole essere sincero fino in fondo. «Non sono venuto a prenderti per discutere ancora, solo… solo mi dispiace che tu abbia frainteso».
Ellie stringe le spalle, voltando poi la testa nuovamente e passandosi una mano sugli occhi stanchi. Poi lo guarda di nuovo «Sei stanco».
 
Dean annuisce perché sì, è indubbiamente stanco di un sacco di cose, soprattutto di cercare suo padre e di rincorrere Ellie, ma forse dopo stasera andrà meglio. Il fatto che gli ha detto quello che è successo – anche se una piccolissima parte e senza aggiungere nessunissimo dettaglio – è già qualcosa e Dean vuole farselo bastare.
 
Quello, comunque, deve essere il suo modo di cambiare discorso, che probabilmente non ha più tanta voglia di parlare e Dean deglutisce mentre la osserva, gli occhi di lei scavati e tristi, il blu che li colora decisamente più opaco e spento.
 
«Anche tu mi sembri stanca» lei annuisce «Beh, allora… allora rimango qui finché non ti addormenti». È l’unica cosa sensata che gli viene in mente di dire ed Ellie dapprima lo guarda un po’ perplessa, ma poi fa cenno di sì con la testa e Dean pensa che gli è andata bene; poteva opporre più resistenza.
Ellie si alza in piedi, dandogli le spalle «Non sei obbligato a restare se non vuoi» la sua voce è poco più alta di un sussurro, ma stavolta Dean non vi percepisce alcuna cattiveria. Il suo sembra essere più un consiglio, come se pensasse di non meritare compagnia.
Dean le sorride appena, anche se lei non può vederlo «No, mi fa piacere». Avrei voluto farlo anche prima e vorrebbe tanto dirglielo, ma gli sembra che sia una frase che istighi il litigio – anche se le sue intenzioni sono ben altre –, perciò lascia stare per non fare casino.
 
Ellie stringe le spalle; si toglie le scarpe e scosta le coperte scoprendo il cuscino con la testa bassa, senza guardarlo. Non toglie neanche i vestiti prima di infilarsi nel letto e sdraiarsi di lato, il viso rivolto verso la porta.
 
Dean non dice niente e si alza a sua volta, premurandosi di spegnere la luce. Si siede sull’altro lato del letto e la osserva in silenzio mentre lei, nella penombra di quella stanza buia, è rannicchiata su se stessa, le gambe al petto e la schiena diventata più esile rispetto a un tempo.
 
Si passa una mano sulla bocca, realizzando che non ha la minima intenzione di tornare nell’altra stanza. Si toglie la camicia che appoggia su una sedia e poi gli scarponi, facendo attenzione a non fare troppo rumore e scosta le coperte infilandosi anche lui lì sotto, gli occhi sempre fissi sulla figura di Ellie.
 
Appoggia la testa sul cuscino e continua ad osservarla silenziosamente. È sicuro che lei si sia accorta che si è sdraiato, ma non ha importanza. Stanotte non ha la minima intenzione di lasciarla da sola. E non è perché non si fida, perché domattina potrebbe tornare qui e non trovarla più, ma perché stasera finalmente gli ha dato modo di dare una sbirciatina a quello che prova, di vedere e sentire il suo dolore – il suo pianto così forte e disperato – e, ora che ha compreso davvero, non può lasciarla da sola. Non adesso che lei sembra volergli permettere di starle accanto.
 
Continua ad osservarla – i capelli ancora umidi di pioggia sparsi sul cuscino e la schiena che si muove piano seguendo il ritmo del suo respiro – e rimane vigile finché non la sente tranquillizzarsi di più, finché non capisce che si è addormentata. Solo allora chiude gli occhi e lascia che la stanchezza travolga anche lui.
 
*
 
Si morde le labbra e poi le pellicine intorno alle unghie, ripetendo più volte questa specie di rituale mentre fissa un punto preciso a qualche centimetro da lei.
 
Sbuffa aria dal naso, spostandosi un po’ più verso la sua destra, andandogli più vicino. Dean è sotto le coperte ed è sdraiato a pancia in giù, la testa voltata verso di lei, le braccia a stringere il cuscino e le mani nascoste lì sotto, l’espressione sul viso di chi ha un sonno tranquillo.
 
Le labbra di Ellie si curvano in un minuscolo sorriso ad osservare quella scena. Dovrebbe essere arrabbiata, perché ancora una volta Dean non le ha dato retta: prima è andato a prenderla dopo che lei gli aveva detto di non voler più avere niente a che fare con lui ed ora si è anche intrufolato nel suo letto per restarle accanto. Se n’è accorta ieri sera, ma non ha detto nulla e poi pensava che sarebbe andato via dopo un po’, invece è rimasto.
La parte più cattiva di lei le suggerisce che l’ha fatto per controllarla e impedirle di fuggire in caso lei ci avesse provato di nuovo, ma decide di non ascoltarla. La verità è che ne è contenta: in tutti questi giorni, ha sperato silenziosamente che Dean si accorgesse del suo malessere e che la smettesse di fare lo stronzo impiccione, che pensasse a darle un po’ di conforto, ed è quello che ha fatto ieri sera.
 
Non aveva idea di dove andare. Aveva pensato a Sioux Falls, da Bobby, ma era sicura che poi lui le avrebbe fatto la ramanzina su Dean e sul suo atteggiamento perciò non voleva andare lì, ma non aveva neanche un’altra meta. Aveva pensato di trascorrere la notte in quella stazione desolata – che tanto se qualcuno avesse voluto farle del male sapeva come difendersi – e la mattina dopo avrebbe deciso il da farsi. Avrebbe trovato una strada. Forse sarebbe tornata sul luogo dove papà è morto, almeno per verificare se ci fossero nuove piste – il mostro è abitudinario e si nasconde a periodi alterni negli stessi posti –, ma poi è arrivato Dean che, con quello che le ha detto, è riuscito a smuoverla fino a convincerla a tornare indietro insieme a lui.
 
Ellie non riusciva più a piangere da un sacco di tempo. Non che lo faccia regolarmente, ma era così concentrata sulla sua vendetta e sulla sua rabbia che non aveva neanche più provato a sfogarsi. Ieri sera, tra le braccia di Dean, è stata una liberazione riuscire a farlo. Aveva accumulato così tanta tensione che quando lui si è mostrato così comprensivo è scoppiata senza riuscire a contenersi.
 
Osserva i suoi lineamenti, i tratti definiti del suo viso: le labbra leggermente schiuse, le palpebre abbassate e quelle ciglia folte, le piccole lentiggini sul naso e sugli zigomi e quel filino di barba appena visibile che gli incornicia le guance. Ellie l’ha osservato tante volte, ma negli ultimi giorni non l’aveva mai fatto con attenzione, presa da tutta la rabbia che aveva addosso. A volte non voleva neanche guardarlo.
Dean è bello in un modo particolare, il più bello di cui si sia mai invaghita, ma anche il più comprensivo, quello che più di tutti le è stato accanto nei momenti più difficili e le dispiaceva così tanto pensare che, in un’occasione terribile come questa, non cercasse di aiutarla.
 
Sa che è stata tanto orgogliosa negli ultimi tempi, che avrebbe potuto spiegargli con calma che non era con le domande che sarebbe riuscito ad arrivare a quello che voleva, ma era troppo arrabbiata e stanca per giustificarlo, per trovare la voglia di spiegargli a parole e non con le urla che non era quello l’atteggiamento giusto, quello di cui lei aveva bisogno. Adesso, però, a trovarlo così addormentato al suo fianco, si rende conto di non aver capito niente e che questa sensazione di pace – per quanto un po’ la spaventi perché così diversa da quello che ha provato ultimamente –, se avesse voluto, avrebbe potuto sentirla prima.
 
Quando hai un problema con un qualcuno, è sempre meglio parlarci e capire perché si comporta così; la mamma glielo diceva sempre. È un vero peccato che lei non possa essere qui per ricordarglielo, per darle uno dei suoi preziosissimi consigli, quelli che a Ellie mancano davvero tanto. Proprio come lei, che in ogni situazione riusciva a fare la scelta più giusta.
 
Si avvicina ancora un po’ a Dean, allungando la mano sinistra verso il suo viso sereno e rimanendo un attimo sospesa, incerta se questa sia o meno la mossa giusta; poi si fa coraggio e decide di andare fino in fondo e di ignorare la paura che sente, di essere più forte. Si allunga un altro po’, fino a sfiorarlo e lo accarezza dolcemente, muovendo piano il pollice sulla sua pelle appena ruvida per la barba lasciata lì da qualche giorno.
 
Dean si sveglia quasi subito: i suoi occhi si spalancano immediatamente, allarmati, e le sue mani vanno sotto il cuscino a stringere qualcosa che non sembra trovare. Ellie ritrae la mano di scatto, rendendosi conto di averlo spaventato, e forse lui capisce che va tutto bene quando la vede così vicina, perché lei percepisce un cambiamento: i suoi occhi si fanno meno spaventati, le sue spalle si rilassano e le sue mani si fermano. Sbatte le palpebre un paio di volte ed Ellie stringe l’angolo del suo cuscino sotto la sua testa, continuando ad osservarlo. 
 
Dean stira le gambe verso il basso e anche le braccia – probabilmente intorpidite dal sonno – accompagnando questi movimenti con un paio di grugniti e si volta mettendosi di lato, il viso rivolto verso Ellie. La guarda negli occhi senza parlare ed Ellie per un attimo non sa cosa dire o fare. L’ha svegliato per dirgli tutto, per chiarire una volta per tutte questa storia che li ha solo portati a logorare un rapporto già complicato e reso difficile dal tempo che hanno vissuto separati da miglia di distanza, ma adesso che è arrivato il momento sente un nodo formarsi velocemente all’altezza della gola.
 
Deglutisce, cercando invano di renderlo più sopportabile. «Sei rimasto a dormire qui?» e la sua voce suona impastata e insicura mentre pronuncia quelle parole.
Nonostante la domanda che ha appena posto sia davvero stupida – ma non le è venuto niente di meglio –, Dean annuisce senza fare una piega – il viso un po’ più rilassato degli ultimi giorni, ma non totalmente disteso –; continua a guardarla e il verde dei suoi occhi è un posto caldo dove nascondersi, dove cercare un po’ di serenità e per Ellie è una sensazione bellissima, qualcosa che non provava da tanto tempo. 
 
«Non… non volevo spaventarti» ovviamente allude al fatto che l’ha svegliato e Dean scuote la testa «Non fa niente» anche lui ha la voce assonnata, il tono calmo «Stai bene?»
Ellie abbozza un sorriso che ha ben poco di allegro «Ce l’hai una domanda di riserva?» sorride un pochino più convinta quando Dean fa altrettanto, muovendosi appena verso di lei.
 
Dean rimane a fissarla in silenzio, forse aspettando che lei dica qualcos’altro, ed è tutto troppo pesante e terribilmente intimo ed Ellie sente il profondo desiderio di accorciare le distanze e abbracciarlo per provare almeno a dirgli grazie, ma non lo fa. È come paralizzata. Lo guarda e deglutisce ancora e il nodo alla gola diventa un po’ più lento.
 
Prende fiato, inumidendosi le labbra «Ti devo delle scuse» si lecca il labbro inferiore, nervosa «Ho… ho esagerato negli ultimi giorni. Volevo tenerti a distanza perché tu mi chiedevi tutte quelle cose e non riuscivo a sopportarlo» lo guarda ancora, deglutendo nuovamente «E… e lo so che non lo facevi con cattiveria, ma… è troppo presto per le domande» allarga appena le labbra in un minuscolo sorriso, forse per dirgli che non è più arrabbiata, e Dean continua a guardarla e annuisce silenzioso, stringendo un pochino le spalle. Ellie abbassa gli occhi per un istante e deglutisce ancora per poi mordersi il labbro inferiore. Si sente tremendamente nervosa, perché la parte complicata del discorso non è ancora arrivata e gli occhi fissi di Dean su di lei non la aiutano a sentirsi meno agitata. Prende un bel respiro e torna a guardarlo «Ma c’è un motivo preciso per cui mi sono comportata così» torna seria e cerca di studiare i suoi occhi che sono limpidi e attenti, sicuri «Questa… cosa che è successa con papà mi ha fatto pensare un sacco. Mi ha fatto riflettere sui miei affetti» si avvicina un po’ a Dean, continuando a stringere il cuscino; il suo sguardo è così sicuro e desideroso di sentirla parlare ancora e lei quasi trema, tanta è l’emozione di riuscire a confessare quello che ha tenuto nel cuore per tutto questo tempo. «Io e papà non abbiamo mai avuto un rapporto meraviglioso, lo sai. Nell’ultimo periodo, però, era diverso, più attento e premuroso ed io l’ho perso. Succede sempre così: quando voglio bene a qualcuno, lui se ne va e sempre nel modo peggiore». Chiude gli occhi per un lungo istante, espirando; fa così fatica a parlare, ma Dean sembra comprenderlo e si avvicina un altro po’, appoggiando una mano sul braccio di Ellie. «Prima la mamma, ora papà, e tu… tu sei la persona più cara che mi è rimasta. Non voglio che ti succeda qualcosa per colpa mia».
Dean si inumidisce le labbra «Non mi accadrà niente, vedrai che—»
Ellie non lo fa finire «Quello… q-quello che è successo a papà è terribile e io… io lo so che quando sarà il momento tu vorrai aiutarmi e non… non posso chiederti—»
«Non mi stai chiedendo nulla» le sorride comprensivo, ma Ellie trema al solo pensiero «E certe cose non le devi neanche pensare».
«Invece sì. Io… io sapevo che saresti venuto a cercarmi se non ti avessi risposto e se avessi saputo quello che era successo e, se da una parte ci speravo, dall’altra ne avevo paura. Perché sapevo che avresti voluto conoscere la verità, che avresti voluto sapere tutto su me e papà ma soprattutto che avresti voluto renderti utile ed io… io non te lo posso permettere perché non… non puoi rischiare la tua vita per me».
 
Dean si avvicina ancora un pochino «E invece sì. Sono tornato sui miei passi apposta, per aiutarti. E farò tutto il possibile».
Lo guarda per l’ennesima volta e cerca di trattenere tutto quello che vorrebbe uscirle dagli occhi di fronte alla sua determinazione «Ti è sempre bastato uno sguardo per comprendermi e ci sono delle cose che… c-che sono successe quando papà è morto e come è morto di cui non voglio parlare. So che con il tempo lo farò perché tu hai la capacità di farmi raccontare le cose, però… non adesso» si ferma un istante, sentendo la bocca arida e asciutta, ma non riesce a fermare quel flusso di parole, non adesso che ha cominciato a parlare veramente. «Ma nello stesso tempo ho paura, perché succedono cose brutte alle persone a cui voglio bene e non voglio che tu sia il prossimo. Ho tanta paura di questa cosa, Dean».
 
Chiude gli occhi per un istante e Dean si fa più audace quando si avvicina ancora – il fruscio dei jeans contro le lenzuola – e la stringe in un abbraccio, le sue braccia calde e sicure che la avvolgono ed Ellie si sente a casa e non capisce come abbia fatto a rimanere lontana da tutto questo così a lungo, dalla sensazione di protezione e calore che sente. Trema ancora un po’ e stringe con le dita della mano sinistra la schiena di Dean che la accoglie – forte e sicuro, stranamente e totalmente a suo agio, in un modo che le mette ancora più i brividi.
 
«Anch’io ho paura» è quasi un sussurro quello di Dean ed Ellie si scosta a guardarlo, incontrando i suoi occhi che sono limpidi e sinceri. «Non volevo essere… invadente, e ti chiedo scusa, ma quando ti ho vista da Bobby ridotta in quel modo io… io non c’ho capito più niente». Ellie lo osserva e capisce che è davvero dispiaciuto. «Però non voglio perderti un’altra volta» e lei annuisce – il viso di Dean così vicino e le sue braccia a stringerla ancora al petto –, comprendendo cosa vuole dirle.
«Ho solo bisogno di un po’ di tempo. Tutto qui».
Dean le fa cenno di sì con la testa ed Ellie solleva appena il capo trovando rifugio nell’incavo del suo collo, la mano destra appoggiata sul suo cuore. Lui la stringe ancora e le posa un leggero bacio sul collo, minuscolo e innocente ed Ellie è convinta di non essersi mai sentita tanto piccola tra le sue braccia, di non aver mai vissuto niente di tanto intimo con lui prima, neanche il sesso. È assolutamente certa che per lui sia lo stesso.
«Smettila di trattarmi in quel modo, però. Tanto non mollo, non ne ho alcuna intenzione».
 
Stavolta è Ellie ad annuire e allunga di più il braccio sinistro per circondargli la schiena e stringerlo forte; il tono di Dean non è arrabbiato, ma sicuro e assolutamente sincero ed Ellie vorrebbe chiedergli scusa per essere stata così stronza ed egoista per tutto questo tempo, ma rimane in silenzio, perché ora davvero non riesce più a parlare. Avrà tempo per farlo, però. Adesso ne è sicura, perché non ha più intenzione di fuggire.
 
Dean si scosta appena e la guarda, i denti a stringere il labbro inferiore «Se mi avessi chiamato quando è successo quel casino… »
Lascia la frase sospesa ed Ellie capisce cosa vuole dire; scuote la testa «Non volevo parlare con nessuno. Non volevo dire che papà… » prende un grosso sospiro, abbassando gli occhi per un istante «Ho passato i due giorni successivi a piangere. E a tremare. Non avevo la forza neanche di mangiare e non riuscivo a chiudere occhio e avevo paura. Caleb è stato gentile, poi… poi ho preferito rimanere da sola. Anche Bobby ci ha messo un sacco a rintracciarmi e non volevo andare neanche da lui. Non volevo dire a nessuno cos’era successo, non volevo mettere nessuno in pericolo».
 
Dean annuisce e torna a stringerla, senza aggiungere altro. Ellie chiude gli occhi per un lungo istante, accoccolandosi di più tra le sue braccia e ascoltando il suo respiro più tranquillo mentre le sue mani le accarezzano la schiena con dolcezza.
 
È quasi paralizzata per tutto quello che sente, perché ha cercato di negarlo per tanto tempo, ma la verità è che le continue domande di Dean che la mettevano a disagio un po’ erano una scusa per non parlare di quello che sentiva veramente, perché aveva paura che lui non l’avrebbe più guardata in faccia dopo se gli avesse confessato quello che è successo con papà in quella notte infernale, invece la sua comprensione e l’idea che lui continui ad accettarla per quello che è come ha sempre fatto le mettono tanta sicurezza addosso. Aveva la sensazione che stavolta sarebbe rimasta sola davvero, che forse era quello che meritava dopo aver visto la morte della mamma e di papà – soprattutto per come se n’è andato, qualcosa che la fa sentire così in colpa –, ma adesso sa che non è così, che andrà tutto per il verso giusto.
 
Dean si scosta ancora e le sorride – le labbra che si distendono un poco fino a formare una piccola curva rivolta verso l’alto – e la sua mano lentamente si avvicina per metterle i capelli dietro le orecchie; il suo sguardo è pieno di fiducia, qualcosa che è convinta di non avergli mai letto negli occhi – o almeno non in dose così massiccia. Anche lui è sicuro che ce la farà a superare tutto quanto e questo le dà più coraggio.
 
Gli sorride e la domanda che le balena in testa le fa aggrottare la fronte «Sam lo sa che sei qui?» Dean scuote il capo ed Ellie sgrana gli occhi «Ma sarà preoccupato!» e Dean scoppia a ridere di fronte a quell’esclamazione, come se avesse detto la cosa più stupida dell’universo.
Le sorride appena ed Ellie lo guarda, perplessa «Sam non si preoccupa se dormo fuori» e, con quelle parole, Ellie capisce quello che deve capire.

Che Dean non sia esattamente un monaco non è una novità, e forse Sam è semplicemente abituato a non vederlo rientrare a volte. Magari lo faceva quando lei non c’era. Forse per parlare con lei – che non le telefonava nella stessa stanza dove c’era suo fratello l’aveva intuito – o forse per… «E poi l’Impala è qui davanti, sicuramente se lo immagina». Chissà perché ha sentito il dovere di specificarlo. Ellie annuisce, abbassando la testa per un istante, e liscia con la mano la sua maglietta. «Però me ne voglio andare. Questo posto mi dà sui nervi».
Si ferma ed Ellie alza di nuovo gli occhi per guardarlo; la domanda che vuole porgerle è praticamente sottintesa e lei gli sorride. «Va bene».
Ora Dean è visibilmente più tranquillo, gli occhi che luccicano come pietre brillanti e preziose. Si morde il labbro inferiore, sembra stia cercando di trattenere un sorriso «Ok, allora… allora vado a chiamare Sammy» ed Ellie annuisce, stringendo le labbra in una linea sottile.
 
Lo osserva scostarsi – gli occhi ancora fissi nei suoi, quasi a volersi assicurare che lei non cambi idea un’altra volta – e poi darle le spalle per recuperare gli scarponi e infilarne uno alla volta. Si rimette la camicia che aveva lasciato su una sedia e si dirige verso la porta, voltandosi ancora per un istante a guardarla. Lei gli sorride appena, e lui fa lo stesso, gli angoli delle labbra leggermente all’insù, e si chiude la porta alle spalle.
 
Ellie fissa il soffitto e sospira appena. Non sa se ha fatto bene a decidere di restare con Dean, ma sa che non l’ha fatto perché non crede di avere alternative.
Dean è sempre stato il suo porto sicuro da che lo conosce e poi tutti sbagliano. Lei di certo non può crocifiggerlo se non si era reso conto prima che non era di certo quello il modo di approcciarsi in un momento per lei così delicato. Ha fatto cose peggiori e gliele ha perdonate, perciò non vede perché non dovrebbe dargli un’altra possibilità.
 
Sono ancora tante le cose che deve dirgli e sa che non sarà facile, considerando anche con chi ha a che fare, ma Ellie spera di trovare in Dean la comprensione che cerca e soprattutto che lui le dia del tempo, ma se c’è una cosa in cui è sempre stato bravo è mantenere le promesse, perciò non ha alcun dubbio: andrà tutto per il meglio.

 

[1] Le informazioni meteorologiche sul Nebraska le ho trovate nella pagina di Wikipedia riservata a questo Stato.
[2] Per quanto mi faccia strano pensare che a Bayard non esista una stazione dei treni, l’unica che Google maps mi ha indicato è nelle vicinanze e si tratta proprio di quella descritta in queste righe situata, appunto, a Morrill, sempre in Nebraska.
[3] La distanza tra Morrill e Bayard non è inventata, è stata calcolata in un sito apposito.
  
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