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Autore: aleinad93    18/10/2018    0 recensioni
Alec e Magnus sono un miracolo l’uno per l’altro, non pensavano si sarebbero trovati né innamorati né avrebbero superato il primo appuntamento né i pregiudizi né una ex particolarmente fastidiosa né le loro incomprensioni. Però così è successo, come sappiamo da TMI e ora convivono.
Non sanno però che sui gradini dell’Accademia li aspetta un nuovo miracolo.
Una raccolta di one shot, flashfic sui Malec e sulla loro vita post-Born to endless night.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Max Lightwood, Max Lightwood-Bane, Rafael Lightwood-Bane
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ago e filo

Al demone Elyaas che è il miglior babysitter del mondo.

 
«Ciao, papa, noi andiamo a esercitarci a saltare.»

Magnus stava scaldando sul fuoco l’acqua per farsi un tè perché quella mattina non riusciva a ingranare. Aveva già bevuto un caffè con Alec e ora berne un altro gli sembrava un po' troppo, però aveva un cliente stressante alle nove del mattino, quindi aveva optato per un’intera teiera di tè.
Fece una piroetta e vide Max e Rafe davanti alla porta della cucina. Erano tutti e due vestiti con una tuta nera, ma il primo aveva sul lato della gamba una striscia blu con i brillantini e il secondo ne aveva una rossa porpora. I colori si ripetevano nel colletto delle t-shirt. Entrambi tenevano uno zainetto sulla spalla che conteneva gli oggetti che volevano portare quel giorno all’Istituto. Magnus si diede una pacca da solo. Max e Rafe erano proprio stilosi.

«Bravissimi, divertitevi... No, aspetta un attimo. Saltare? Cosa vuol dire saltare?»

«Saltiamo dalla trave alta alta» spiegò Max alzando la mano più che poteva, ma Magnus sapeva che la trave di cui stava parlando era molto più alta di così.  Era a sei metri da terra, praticamente era un salto dal secondo piano di una casa.

Rafe intervenne, lasciando trapelare un sorriso. «Zio Jace ha detto che abbiamo la giusta preparazione.»

«E Alec cosa dice, bei bambini di papa?» chiese Magnus, lanciando maledizioni al parabatai del suo compagno in ogni lingua che conosceva. Già metteva in pericolo il mondo ogni volta che si svegliava al mattino e sbadigliava, ora voleva far saltare i suoi bambini da una trave alta sei metri per farli sfracellare al suolo, non aveva limiti, forse il sangue d’angelo che aveva nelle vene gli aveva dato alla testa.

Max diede un colpetto a Rafe che rispose in spagnolo. «Ha detto che va bene. Alec aveva la stessa età di Max la prima volta che ha saltato.»

«Sei sicuro di aver capito correttamente?» chiese Magnus nella stessa lingua usata dal figlio. Ci stava che il bambino avesse mal recepito le parole di Alec che sicuramente aveva parlato inglese. Max con voce squillante disse: «Rafe ha capito benissimo. Daddy ha detto così.»

 Magnus contò all'indietro da cento a zero per calmarsi, ma arrivato a novantasei si perse e urlò. «ALEXANDER, VIENI QUI.»

Alec arrivò di corsa con una scarpa in mano. Magnus preferì badare poco ai vestiti del suo compagno per non arrabbiarsi di più. «Dimmi, Magnus, cos'è successo?»

«I nostri figli…» Alec rizzò le orecchie sentendo il suo tono di voce e lasciò cadere la scarpa per terra. «Mi hanno detto che oggi si getteranno dalla trave, quella alta alta, quella in mezzo alla sala allenamenti, ma io ho detto loro che non devono aver compreso le parole tue e del tuo parabatai. Tu che dici?»

Alec abbassò gli occhi. Era colpevole.

Magnus si preparò mettendo le mani sui fianchi. Il suo compagno sussurrò a Max e Rafe che guardavano dall’uno all’altro: «Bambini, perché non vi mettete la giacca e aspettate sul pianerottolo?»

«Devono litigare» bisbigliò Max al fratello che annuì.
«Ma no, bambini miei. Salutate papa e poi fate come vi ho detto.» Max andò in salotto e salutò con la mano un punto che Magnus non vedeva dalla cucina. «Ciao, zio Elyaas. Ci vediamo stasera.»

Magnus ormai invocava spesso il demone, non era male dopotutto, sbavava un po’, ma era simpatico e i ragazzi lo adoravano.  

«Ciao, mi raccomando perseguite la strada del male, è sempre quella giusta.»

Rafe fece un cenno a sua volta verso il demone domestico, poi uno fianco all’altro i due bambini sparirono dalla vista di Magnus che stava ancora fermo immobile vicino al tavolo della cucina. Parlò solo quando sentì il tonfo della porta che si chiudeva. «Pensavi di dirmelo?»

Alec alzò gli occhi, sembrava lievemente esasperato. «Vuoi che diventino Shadowhunters, poi vai fuori di testa, appena senti che saliranno su una trave e si butteranno giù.»

«Scusa, quale genitore non andrebbe fuori di testa? Alexander, sono piccoli.»

Alec rimaneva calmo, rigirando il bordo della maglietta già stropicciato intorno a un dito. «Avevo l'età di Max quando sono saltato giù la prima volta. È un esercizio importante per...»

«Importante per vedere chi sopravvive!»

Alec rilasciò la maglietta. «Stai esagerando e se te lo dico io è grave.»

Magnus non apprezzò e fece due passi avanti. «I nostri figli non si ricuciono con ago e filo se si spappolano sul pavimento.»

«Sono sei metri e saranno legati con la fune. Magnus, dove vai?»

Magnus marciò verso la sala e passò di fianco ad Alec. Elyaas stava sbavando come al solito nel pentagramma e si muoveva provando qualche passo di danza che aveva visto fare a Rafe la sera prima. «Le liti tra innamorati mi piacciono.» Naturalmente diede anche il suo contributo alla conversazione. «Particolarmente se finiscono con un accoltellamento.»

Magnus e Alec gli scoccarono entrambi un’occhiata severa. Poi il primo chiese. «E se la fune si spezza?»

Il secondo alzò gli occhi al cielo. «E se un giorno questo demone» Alec indicò Elyaas che gesticolava con i suoi tentacoli come dire "Sì sono io". «Traviasse uno dei nostri figli e li facesse entrare nel pentagramma per portarli nel suo mondo infernale?»

«Non sono così perfido» sbottò Elyaas offeso. «Shadowhunter, tu ferisci le mie interiora ricolme di malvagità.»

Magnus non poté che prendere le difese del demone blu ingiustamente insultato. «Alexander, non ha mai fatto niente. Un pomeriggio ha tenuto Max mentre sono uscito per un’emergenza e nostro figlio si è divertito un mondo. Elyaas, puoi dire tranquillamente che hai lavorato con i figli del Sommo Stregone di Brooklyn, se ti chiedono delle referenze come babysitter.»

Elyaas sbavò di gioia. Alec, invece, impallidì. Magnus seppe di aver parlato a sproposito. «Quando è successo, Magnus? Quando ha tenuto Max senza che ci fossi tu?»

«Alexander, il punto non è questo.»

Alec prese la scarpa da terra e la mise sotto l'ascella, si voltò e afferrò la sciarpa dall’attaccapanni, se la girò intorno al collo, come se si volesse strozzare e poi si diresse verso la porta. Mise la mano sulla maniglia e disse. «Fai sparire quel demone! Se è ancora in quel pentagramma stasera, domani ti porterò sulla trave e ti farò saltare senza fune.»

Detto ciò aprì. Magnus sentì le voci allegre dei bambini e poi il tonfo della porta.
«Ah, i litigi d’amore» sbrodolò Elyaas. Magnus lo guardò esasperato e prese lo zolfo. «Per un po' non ti potrò chiamare.»

Elyaas mise il broncio e i suoi tentacoli si afflosciarono. «Salutami i due teppistelli e digli di essere sempre perfidi, è un consiglio dello zio Elyaas.»

Magnus lo ricacciò nel suo mondo e si sedette sul divano, ancora più esausto di prima. Dopo una decina di minuti sentì di nuovo la porta e Alec corse dentro, ansimando appena. «Non ti ho salutato.»

Sul volto di Magnus nacque un sorriso e schioccò le dita della mano destra. Alec si lasciò andare a una breve risata di gioia vedendo una farfalla di magia blu che gli girava intorno. Puntò lo sguardo sul pentagramma, ora vuoto, quasi con rimorso. «Lo Zio Elyaas?»

«Aveva degli impegni nel suo mondo.»

Alec annuì e fece un cenno con la mano. «Ora vado.»

«Vai e torna con i nostri due bambini perfettamente intatti.»

«Lo farò.» Alec era già alla porta e uscì, tirandosela dietro.
Magnus si alzò e andò a finir di preparare il suo tè. Ne aveva un assoluto bisogno. Mancavano dieci minuti all'arrivo del cliente.

 

 
Questo è il numero per chi cercasse un babysitter infernale super referenziato: 666/666666666.
Ho solo un'altra cosa da dire: sia santo il #writober2018!
Amen, andate in pace.
Dany

 
   
 
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