Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: A_Typing_Heart    20/10/2018    1 recensioni
Quante volte si rimanda, per paura di qualcosa? Per paura di parlare, di aprirsi, Dino continua ad aspettare il momento migliore, fino a che si troverà davanti alla terribile, crudele verità: il tempo è tiranno e una volta perduto non si può più recuperare. Qual è il prezzo per cancellare un rimpianto che potrebbe distruggergli la vita?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando ritornò al presente, Dino non aprì gli occhi, che restarono tanto serrati da fargli quasi male. Era stato un momento troppo breve, era sicuro che non fossero passati davvero trenta secondi con lui, a malapena quattro o cinque secondo la sua percezione. Avrebbe voluto restare di più, stringerlo ancora per tanto tempo. Si domandò se sarebbe riuscito a imprimersi per sempre nella mente il suo profumo, la sua voce da bambino mentre lo chiamava "oniisan" con una tenerezza sconosciuta, la sensazione di quelle piccole mani sulle sue...  cose che non aveva mai conosciuto del Kyoya adulto.
Poi un forte rumore di stoviglie urtate tra loro gli fece involontariamente aprire gli occhi strappandolo alle sue dolorose fantasie. Si rese conto di essere sdraiato su un letto disfatto, anche se indossava tutti i vestiti con cui aveva viaggiato nel passato, scarpe comprese. Era piuttosto strano, perchè credeva di tornare esattamente nel punto da cui era partito, l'ufficio di Tsunayoshi. Ma quello non lo era: era una stanza da letto ampia, con piccoli mobili di legno scuro, un grande letto molto basso e alcune pitture giapponesi alle pareti. C'erano un paio di lunghe tende color sabbia alla finestra, decorate con un motivo di uccelli posati su rami. Non aveva mai visto prima quella stanza, era sicuro che l'appartamento di Tsunayoshi fosse arredato diversamente, e in ogni caso quello non era il suo studio.
Inorridito si alzò di scatto dal letto e attraversò la stanza. Possibile che la sua intrusione nel passato, anche se non aveva fatto nulla più che rivolgere la parola a un bambino di sette anni, avesse influenzato il futuro? Possibile che avesse fatto qualcosa, e che ciò avesse portato quell'appartamento a divenire proprietà di qualcuno che non era Tsuna? E lui dov'era finito?
Spalancò la porta, percorse un corridoio altrettanto sconosciuto, ma qualcosa in lui cambiò. Non era lo stesso appartamento. La disposizione delle stanze era diversa ed era più grande, con ben cinque porte che davano sul corridoio... ma rendersene conto non attenuò di molto la sua paura. Dove diavolo si trovava? Aprì la porta a destra, da dove veniva un forte odore di caffè e un leggero acciottolio di piatti e posate da cucina.
C'era qualcuno lì, ma non riuscì a muovere un passo nella stanza.
-Ah... ti ho svegliato?-
Nella piccola cucina si stava affaccendando quello che, a meno che non stesse soffrendo di gravi allucinazioni, era innegabilmente Hibari Kyoya. Un Hibari Kyoya adolescente, con lo stesso taglio di capelli con cui lo aveva conosciuto, vestito con una vestaglia a kimono di seta viola scuro a motivo crisantemi. Lo guardò, però, in un modo in cui il Kyoya che aveva conosciuto non lo avrebbe mai guardato: sembrava arrabbiato, ma aveva un'espressione non molto diversa da un bambino che fa i capricci, molto distante dalle occhiate mortifere che conosceva.
-Perchè ti sei vestito? Valentino, non dirmi che te ne vai presto, avevi promesso che non prendevi impegni! Non te la perdono di nuovo, stavolta no!- sbottò lui. -Quindi togliti quella roba o vengo lì e la faccio a coriandoli, così non vai da nessuna parte!-
Dino aprì la bocca, ma era così confuso e indeciso sull'inventare una scusa o chiedere qualche spiegazione che ne uscì solo un verso gorgogliante.
-... Ti senti bene?- domandò Kyoya, passando dalla rabbia alla curiosità.
-Io... sì... credo...-
-Siediti, ti ci vuole un po' di caffè.- sentenziò lui, voltandogli le spalle. Sembrava tornato tranquillo. -Prima mi è caduta la tua tazza preferita... l'ho presa bagnata dal lavandino e mi è scivolata... però non si è rotta, tranquillo.-
Dino continuò a fissare la schiena di Kyoya, tentando di mettere ordine nei suoi pensieri mentre lui versava del caffè in una tazza alta. Kyoya era morto... non c'erano dubbi su questo, era morto davanti a lui, in un modo orribile... e invece era davanti a lui, perfettamente sano... possibile che la sua gita nel tempo, di appena cinque minuti, avesse cambiato il corso della storia? Eppure non aveva detto al piccolo Kyoya chi era, non lo aveva avvertito di cosa sarebbe accaduto nel futuro... proprio perchè non avrebbe potuto, avrebbe rischiato di cambiare tutto e fare ancora più danni... che cosa era successo?
-Ecco... meglio se mangi qualcosa, sembri uno zombi... sicuro di star bene?-
-Dov'è l'anello?- domandò Dino, più bruscamente di quanto avrebbe voluto.
Kyoya lo guardò perplesso e vagamente indispettito, forse dal tono della domanda, e si guardò le mani sulle quali non portava alcun anello né un segno che lo lasciasse supporre. Dov'era finito l'anello dei Vongola? Aveva forse il braccialetto della nuvola? Dino gli afferrò i polsi e li guardò, ma non portava nulla se non un sottile braccialetto di tessuto blu e bianco.
-Io non porto anelli... ma se vuoi regalarmene uno, ci potrei pensare su.-
Dino non capiva assolutamente nulla. Era decisamente in un futuro diverso da quello che aveva lasciato per pochi minuti. Kyoya era ancora vivo quando avrebbe dovuto riposare in una bara piena di fiori bianchi, l'anello dei Vongola non era più in suo possesso... quante altre cose aveva cambiato e non lo sapeva? L'angoscia lo attanagliava allo stomaco come una tagliola per orsi e si appoggiò allo sgabello.
-Valentino... mi stai facendo preoccupare, che cosa c'è? Sei strano...-
Prima che potesse cercare di trovare un modo per chiarire quella situazione, il biondo agì d'istinto, si alzò di scatto dallo sgabello e strinse a sé Kyoya con più forza di quanto fosse necessario. Come aveva fatto con il piccolo solo qualche minuto prima, se era possibile quantificare il tempo in un caso simile, tentò di riempirsi di sensazioni quali il tocco della pelle, il suo calore, il suo profumo. La prima e unica volta che aveva stretto così Kyoya adolescente sentiva solo l'odore del sangue, il suo viscido tocco e un calore che andava svanendo.
Prima di accorgersene stava piangendo.
-Insomma... mi dici che cosa succede?- domandò ancora Kyoya, le cui mani strinsero con delicatezza la sua schiena. -Mi guardi come se non mi avessi mai visto... e adesso piangi... qualsiasi cosa sia, lo sai che puoi fidarti di me...-
Ci volle qualche minuto prima che riuscisse a riprendere il controllo di sé, e alla fine acconsentì a spiegare a Kyoya che cosa era successo, con tutti i rischi che non capisse e lo prendesse per pazzo. Se era tutto cambiato, era possibile che Kyoya non avesse alcuna idea di cosa fosse la mafia, che non sapesse della tecnologia del viaggio nel tempo. Poteva anche essere possibile che Tsunayoshi stesso avesse dimenticato il viaggio di Dino nel passato, che non esistessero più prove che fosse accaduto davvero...
Ma Kyoya non fece altro che ascoltare in silenzio, senza porre una sola domanda. Alla menzione della tecnologia dei Bovino, in grado di far viaggiare nel tempo di dieci anni, si limitò a sollevare leggermente le sopracciglia e a sorseggiare dalla sua tazza. Non appena Dino concluse il suo racconto al momento in cui aveva lasciato il Kyoya bambino, inspiegabilmente sorrise.
-Beh... questo spiega qualche cosa.-
-Spiega... cosa?-
Kyoya posò la tazza mezza vuota sul piattino e sorrise più ampiamente passando le dita sul tovagliolino, distogliendo per la prima volta dall'inizio del racconto lo sguardo dal suo.
-Spiega perchè io sapessi chi eri quando ti ho visto per la prima volta... sapevo di averti già visto... e sapevo che di te mi sarei potuto fidare... me lo avevi detto tu.-
-Ti... ti ricordavi?-
-Mi hai parlato quando avevo sette anni... io non ricordavo molto bene il tuo viso, credo di averti guardato appena un attimo passandoti davanti, ma ricordavo la tua voce, quella voce che mi aveva detto cose così strane. Quando ci siamo incontrati di nuovo, sapevo che eri l'uomo di quel giorno.- disse lui, guardando ovunque tranne che verso Dino. -Quello che mi aveva detto che qualunque cosa fosse successa, c'era da qualche parte qualcuno che mi amava.-
Seppur sommerso da una forte emozione, Dino capì che la sua visita aveva davvero cambiato il futuro, e questo era accaduto nel suo asse temporale. Potenzialmente, avrebbe potuto aver cambiato tutto... forse Kyoya non era nemmeno più un combattente, forse non era mai entrato a far parte della famiglia di Tsunayoshi... forse Tsunayoshi non era nemmeno più il decimo boss... ma il pensiero più terribile, che Tsunayoshi potesse non essere nemmeno più in vita, cercò di soffocarlo sul nascere.
-Tu... Kyoya, tu conosci Tsunayoshi?-
-Ma certo che lo conosco...- fece lui guardandolo sospettoso, e poi la sua espressione si rilassò. -Ah... immagino tu sia preoccupato... se oltre alla mia hai cambiato la storia di qualcun altro...-
-Non fraintendermi... Kyoya... io non potrei essere più felice di vederti qui... di sapere che sei vivo e stai bene... ma... tu eri molto importante anche per altri... non so se...-
-Hai detto prima che sono stato ucciso...... ah, è strano dirlo, eh?... Insomma, sono stato ucciso perchè ero un guardiano della mafia... o qualcosa del genere, ma io non lo sono... non ora, almeno.-
-E Tsunayoshi?-
-Lui è uno di loro... beh, conoscendo quasi tutti i membri della famiglia e te, è ovvio che qualche cosa io l'abbia saputa lo stesso. Noi due ci siamo incontrati per causa sua... sei arrivato un pomeriggio di maggio mentre organizzavamo un evento scolastico, è stato un caso... io non sono uno di voi... almeno, ora non più... com'è strano dire queste cose, io non ricordo di esserlo mai stato.-
-E... probabilmente è vero... nella tua vita... hai ragione, è davvero delirante...-
-È per questo che mi hai chiesto dell'anello?- domandò Kyoya, accennando alla mano. -So che Tsunayoshi ne ha uno e anche altri dei suoi amici ne hanno uno... Mukurin ne ha due... è una cosa che distingue quelli della mafia?-
Dino fu piuttosto colpito dalla confidenza con la quale Kyoya usava un soprannome come Mukurin, ma preferì non preoccuparsene nell'immediato. La situazione era già confusa così.
-Possiamo dire di sì, tanti mafiosi lo portano, di questi tempi... ma il punto è che io non avrei dovuto modificare tutto questo... io non avrei mai pensato che avresti ricordato la mia faccia... o che in qualche modo questo cambiasse il corso degli eventi... come... cos'è successo dopo che ti ho parlato?-
-Beh... nulla di che, credo... solo che... tante volte ho pensato a quello che mi hai detto... sì, che... che c'era qualcuno che mi amava... e forse questo ha influenzato la mia vita... forse ho fatto delle scelte diverse pensando a questo... scelte che prima non avrei fatto.-
Dino affondò le dita nei capelli biondi, senza trovare qualcosa da dire. Non pensava che un bambino avrebbe conservato tanto vividamente quel ricordo... che avrebbe portato Kyoya a vivere una vita diversa... era stato molto ingenuo, avrebbe dovuto prendere più precauzioni per evitare dei cambiamenti... avrebbe fatto meglio a scrivergli i suoi pensieri, così non avrebbe avuto riferimenti come la voce o il viso... ma avrebbe fatto differenza? Onestamente in quel momento dubitava di tutto tranne del fatto che per evitare influenze non avrebbe dovuto viaggiare nel tempo.
-È davvero così brutto quello che hai fatto?-
Dino alzò gli occhi verso Kyoya, che lo guardava di nuovo.
-Hai detto che sono morto in una maniera orribile... che tu c'eri... non sei felice che sia andata così? Che io non sia più rimasto coinvolto in una guerra di mafia e che sia qui con te? Fino a ieri sera tu eri felice della tua vita... eri contento che io e te fossimo insieme... non ti ho mai visto una sola volta senza il sorriso...-
-Io... non ne ho alcun ricordo... io ricordo la vita che ho vissuto in un arco temporale diverso... non so nemmeno... come diavolo siamo finiti insieme, io e te? Non mi potevi nemmeno sopportare, prima... e questa casa di chi è?-
Kyoya rise. Era un suono che non aveva mai sentito prima, e la sensazione che provò al cuore non avrebbe potuto essere così intensa nemmeno se avesse potuto sentire la risata di Dio.
-Questo appartamento è tuo... ci stai quando sei qui in Giappone... e io sto qui con te quando non c'è scuola... a volte, anche se c'è scuola.-
-Ma come...?-
-Tu sei un casanova, ecco come... mi hai tormentato per mesi per convincermi a uscire con te... mi compravi regali, mi portavi i biglietti per il cinema, per i parchi e per le mostre, e alla fine io ho ceduto... questo quasi un anno fa...-
-Allora nella stanza... io...- balbettò Dino, confuso, indicando la porta. -Tu...?-
-Non sei così casanova, sei gentile con me... noi dormiamo insieme, e basta... niente altro... per adesso... ma ti convincerò prima o poi.-
-Mi dispiace... io... come ti ho detto, non ricordo nulla di questo...-
Kyoya gli sfiorò la mano senza smettere di sorridere. Se era bellissimo vedere che era ancora vivo e in salute, era ancora più bello vederlo felice, vederlo sorridere. Pensare che addirittura stavano insieme, però, gli dava un leggero giramento di testa, come se avesse bevuto troppo. Una sensazione tristemente familiare.
-Se non avessi fatto quel viaggio, io non avrei avuto la vita che ricordo... e a quest'ora non sarei nemmeno vivo... va bene così... quello che è stato lo scoprirai di nuovo, e la tua vita di prima sarà solo come un lungo sogno...-
Kyoya intrecciò le dita con le sue e prese un altro sorso di caffè. I suoi occhi grigi scintillavano, sembrava più divertito che confuso, sospettoso o turbato. Lo vide sporgersi verso di lui con l'intento piuttosto evidente di baciarlo, ma quell'idea gli mise addosso il panico. Non era giusto baciarlo in quel modo, non era davvero l'uomo che stava con lui... o sì? Quel paradosso temporale era troppo, non riusciva a capire se dovesse considerare se stesso e Kyoya come le stesse persone nonostante i due flussi diversi. Evitò l'approccio alzandosi dallo sgabello e guardando la cucina. Kyoya si accigliò appena, ma non protestò.
Lo sguardo di Dino cadde su una fotografia in cornice di carta di riso appoggiata sul ripiano del lato soggiorno e quella più di tutto catturò la sua attenzione: la foto ritraeva un Hibari di qualche anno più giovane con un berretto marinaro e la spilla a stella con il nastro bianco rosso e blu che portava appuntata sull'uniforme dieci anni prima. Nello scatto sorrideva e faceva un saluto militare con la mano alla fronte, e accanto a lui vide se stesso, più giovane, nella sua stessa posa. Dino andò a prendere la cornice, osservando meglio l'immagine. Sembrava il luna park del Nagoya Aquarium, e dietro a loro due in primo piano vedeva Tsunayoshi che teneva per mano una ragazzina che sembrava Nagi Dokuro e altri due o tre ragazzi in età di scuola media. Quella foto lo colpì in modo dolce ma violento con il peso della verità. Kyoya era davvero un ragazzo normale, un ragazzo felice... lo aveva conosciuto anche se non era più stato chiamato come suo insegnante, anche se lui non era più l'uomo fortissimo che salvava la famiglia Vongola. Altre fotografie li ritraevano insieme, ma una lo sorprese, perchè in primo piano c'erano Kyoya e Mukuro, entrambi in costume da vampiro, incorniciati da una folla di persone in costume e drappeggi viola. Dino sorrise. Era vivo, allegro e sembrava anche avere degli amici...
-Kyoya...-
-... Dimmi...-
-Hai una vita felice, adesso?-
-Sì, molto felice.- rispose lui senza la minima esitazione. -Perchè me lo chiedi?-
-Hai degli amici?-
-Sì, ne ho tanti...-
-E cosa... la tua scuola... come va?-
-Beh... abbastanza bene, direi... diciamo che qualche materia potrebbe andare meglio, ma sono parecchio occupato... ho te, il lavoro part-time, il club...-
Kyoya si rese conto che Dino lo stava guardando con la commozione trattenuta a malapena e per qualche motivo la vista lo fece sorridere.
-Ah, non lo sai, è vero... ho un lavoro part time in un café gelateria, e frequento un club a scuola, un gruppo di cucina. La settimana scorsa abbiamo iniziato a parlare di cucina italiana e ti ho chiesto di fare da consulente.-
Dino lasciò la cornice della fotografia e abbracciò ancora una volta Hibari nonostante avesse una tazza piena in una mano e una brioche nell'altra. Lo sentì ridacchiare e si crogiolò con una gioia quasi indecente in quel suono, anche se era molto difficile toccare vette di felicità più alte.
-Sai, non mi dispiace questa cosa... anche se in realtà non è successo niente e sei solo impazzito, mi diverte, voglio tenerti matto per tutta la vita...-
Prima che Dino potesse rispondere qualcosa, una canzone che aveva molto il carattere di una canzone da idol giapponesi riempì la stanza. Hibari sorseggiò con calma il caffè.
-Valentino, questo è il tuo cellulare, dovresti rispondere.-
-Cosa... il mio?-
-Sì, sono io che ti cambio la suoneria tutte le mattine con queste canzoni sceme.-
-Ma che... sei sempre stato così dedito agli scherzi e alle risate?-
-Nella vita che conosco io, sì... la cambiavo sempre anche a Mukurin, prima che mettesse la password.-
Dino lo lasciò andare a malincuore e andò a rispondere al suo cellulare con il cuore in gola. Non ricordava niente della sua vita attuale, non era sicuro di poter parlare con qualcuno al momento, ma accettò comunque la chiamata.
-Dino?-
-Oh... Tsuna!-
Hibari lo guardò con interesse mentre si appollaiava su uno sgabello mangiando, e Dino si sentì sollevato di sentire una voce amica. Almeno a lui, forse, la storia del viaggio nel tempo sarebbe sembrata sensata...
-Sembra che il tuo viaggio sia andato a buon fine.-
Quella frase lo lasciò del tutto interdetto. Non si aspettava che Tsunayoshi sapesse, o che ricordasse come se fosse tutto avvenuto pochi istanti prima... anche se nella realtà era proprio accaduto tutto in dieci o quindici minuti al massimo.
-Io... sì, io... l'ho incontrato.-
-Hai cambiato la storia... te ne sarai reso conto, dato che sei tornato in un altro posto, significa che i cambiamenti che hai fatto ti avrebbero portato a essere altrove stamattina... dove sei?-
-Non ne sono sicuro... io... credo... in un appartamento di mia proprietà in Giappone...-
Hibari lo guardava con ancora più interesse, non gli scollava gli occhi di dosso anche se aveva appena acceso il televisore.
-E Kyoya... sai qualcosa di Kyoya?- domandò Tsunayoshi con la voce leggermente tremante. -Non so cosa sia successo, ma... anche da me ci sono stati dei cambiamenti... per esempio, il braccialetto di Hibari non è più nel mio cassetto, dov'era poco fa...-
-Ecco... è... complicato, ma... lui è vivo ora... ed è qui con me...-
-Ciao, Tsunayoshi!- lo salutò lui ad alta voce, con un gesto che ovviamente nessuno da un telefono avrebbe potuto vedere.
-È con te... beh... dopotutto, sembra che il tuo viaggio abbia fatto più che liberarti da un rimpianto, Dino...-
-Tsuna, ti giuro, io non gli ho detto nulla! Non gli ho parlato della mafia, nè di come sarebbe morto, come ti avevo promesso! Non gli ho dato nessun genere di avvertimento!-
-Lo so, lo so... ero lì anch'io, ti ho seguito nel passato per accertarmi che tu evitassi la tentazione di salvarlo raccontandogli qualcosa che non avresti dovuto...-
-... Mi hai seguito?-
-Certo che sì... ti ho detto quanto è pericoloso viaggiare nel tempo... per non parlare della possibilità che tu, dicendogli di non combattere, ci portassi a una morte precoce tutti negli scontri che abbiamo affrontato facendo affidamento sulla forza di Hibari... ma so che cosa gli hai detto, e francamente non mi aspettavo di tornare in un mondo diverso.-
-Lo so... sono sconvolto anch'io...-
-E soprattutto, è comparsa una fotografia sulla mia scrivania in cui ci sono io con una ragazza che nella mia vita precedente non è mai stata la mia ragazza, com'è possibile che l'assenza di Hibari nella mia famiglia abbia causato anche questo?-
Dino guardò di nuovo la fotografia in cui Tsuna camminava sullo sfondo tenendo per mano Nagi Dokuro e si chiese se la ragazza in questione non fosse lei, e domandandosi come lui in che modo l'esclusione di Hibari dalla famiglia Vongola potesse influenzare i rapporti tra di loro. Forse lo scontro evitato con Mukuro Rokudo aveva cambiato le dinamiche tra Nagi e il resto del gruppo, o forse l'atteggiamento più socievole di Hibari aveva aiutato a rinsaldare legami che erano rimasti più vaghi nella vita precedente... dopotutto, Kyoya e Mukuro pareva fossero amici, in quella vita. Prima che potesse però esporgli le sue tesi Dino sentì la voce di Reborn dire qualcosa e bisticciare brevemente con Tsuna.
-Tsuna...?-
-Beh, Dino, Reborn è dell'idea che tu dovresti venire da me domani, perchè secondo lui gli Arcobaleno possono fare qualcosa per questa distorsione... in modo simile a quando il te stesso dell'allora presente ha acquisito la memoria di ciò che era successo nel futuro...- tagliò corto Tsuna, evidentemente contrariato da qualcosa che Reborn aveva detto. -Fino a domani spero che Chrome non si presenti a casa mia perchè non avrei idea di cosa dirle.-
Dino diede in una risata nervosa e dopo brevi saluti chiuse la chiamata. Era fin troppo da assimilare... Kyoya non era mai stato un combattente ed era un ragazzo perfettamente ordinario, soprattutto vivo e in perfetta salute; Tsunayoshi lo aveva seguito nei suoi viaggi nel passato per controllarlo e nonostante tutto era cambiato l'intero loro mondo, Nagi era presumibilmente la fidanzata attuale di Tsunayoshi che fino a quindici minuti prima ancora fantasticava su Kyoko, e... chi era l'attuale guardiano della Nuvola dei Vongola, se non era Kyoya? Quante altre cose erano cambiate? E gli Arcobaleno erano capaci di sistemare i ricordi delle vite parallele di due linee temporali? Sperò che ne fossero in grado, perchè se davvero usciva con Kyoya da un anno, continuare a vederlo senza avere alcun ricordo di questo nuovo lui era una mancanza di rispetto, era come rubare la vita di un altro...
-Oh, conosco quelle rughe sulla fronte.- disse Kyoya, che lo stava ancora guardando. -Qualche cosa ti preoccupa... e di solito ti affliggi per delle sciocchezze...-
-Sciocchezze non direi, non mi sono mai impensierito per delle cose di poco conto...-
-Il Dino che conosco io lo fa eccome, e fa la stessa faccia, sai? Allora, vieni qui... che c'è?-
Kyoya si sedette sul divano rosso che occupava la maggior parte della zona soggiorno e gli fece segno di sedersi vicino a lui. Persuaso con gran facilità, Dino prese posto accanto a Kyoya, e gli venne l'atroce dubbio di stare solo facendo un articolato sogno quando gli fece appoggiare la testa sulla sua spalla accarezzandogli i capelli biondi. Ma neanche nei suoi sogni Hibari Kyoya era mai arrivato a fare qualcosa di simile.
-Sei un po' scombussolato per questi cambiamenti, vero?-
-Sì, io... ho promesso a Tsuna che non ti avrei avvertito in nessun modo di non combattere, di tenerti lontano da Namimori, di evitare Tsuna o le implicazioni con la mafia... ho promesso che non ti avrei nemmeno accennato che saresti morto precocemente... io... volevo soltanto dirti quanto ti amavo, perchè prima che morissi non sono mai stato in grado di fare la minima confessione... tu... eri una specie di macchina di morte, non ti interessava nulla delle persone, né di me, mi ascoltavi a malapena...-
-Sembra che fossi una brutta persona, perchè mi amavi se ero un tipo del genere?-
-Ho passato con te più tempo di quanto non abbia fatto chiunque altro, solitario come sei... come eri... e ho visto anche del buono in te... gli animali ti piacevano, e in fondo ti piacevano anche i bambini, anche se ti davano fastidio quando erano chiassosi... amavi la tua città e volevi che restasse un posto sicuro e tranquillo... a me è bastato questo.-
-A me hai raccontato cose diverse.- osservò lui, per nulla turbato dallo strano discorso sulle sue attitudini precedenti. -In questo mondo ti sei innamorato di me perchè io sono innamorato della vita... me lo hai detto qualche giorno fa, in realtà.-
Hibari Kyoya innamorato della vita. Fino a poco prima Dino non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare di pronunciare una frase simile. Non riusciva a trovare nulla da dire per rispondere a quella potente affermazione e si limitò a stringerlo tra le braccia. Avrebbe voluto non lasciarlo mai più andare. Sentì di nuovo la commozione sopraffarlo quando Kyoya rise di nuovo. Non c'era nemmeno un paragone possibile tra quel Kyoya che disprezzava la vita propria e degli altri al punto da non provare nemmeno a proteggersi da una pioggia di proiettili e quello che stringeva, un Kyoya che rideva, sorrideva, aveva tanti amici e tanto amore per la vita. Come un ultimo addio all'uomo che aveva amato e perduto e con un dolore che andava scemando in fretta, si chiese quanto fosse solo il piccolo Kyoya se erano bastati ventiquattro secondi di amore per cambiare tutta la sua esistenza.
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: A_Typing_Heart