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Autore: titania76    20/10/2018    1 recensioni
Questo racconto con incipit fisso è stato scritto per il blog Scrittori in Corso e qui presentato nella sua versione fanfiction.
One-shot/missing momenti che si svolge dopo l'epilogo della long Legacy.
Caroline Miller è una donna sicura di sé, che ha inquadrato la sua vita non più sul bisogno di un uomo ma su se stessa e la sua famiglia. Non preclude però di lasciare una porta aperta a Saga Hayes, all'amore della sua vita. Queste due anime gemelle percorrono la propria vita su due binari paralleli e di tanto in tanto si incontrano. Per ora, a entrambi va bene così, fino a quando non saranno pronti per essere una vera famiglia.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Legacy'
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La favola finisce a mezzanotte

(Racconto a incipit fisso scritto per il blog Scrittori in corso)


(parole 933)

"Allontanò da sé il lenzuolo di seta e scese dal letto, nuda. Lui riposava perso in qualche sogno."

Caroline si voltò un poco e allungò la mano per prendere il copriletto. Il suo sguardo si soffermò incantato sul viso di Saga. Gli anni che erano stati lontani non avevano affievolito i sentimenti che provava: amava ancora guardarlo dormire.
Fece un respiro profondo come un sospiro e abbandonò l'idea di coprirsi con il copriletto. Probabilmente, se lo avesse tirato per metterselo addosso, avrebbe rischiato di svegliarlo ed era l'ultima cosa che voleva. Gli era sembrato stanco, sfinito da una vita concentrata esclusivamente sul lavoro.
Si strinse al petto i suoi vestiti, che aveva raccolto dalla panca in fondo al letto king-size e si avviò al bagno. Come in ogni bella favola, arrivava il momento di tornare alla realtà e per lei questo voleva dire tornare alla sua casa, quel loft che aveva ristrutturato nella zona del porto e lasciare il suo bel businessman al riposo. E solo Dio sapeva quanto ne aveva bisogno.
Passò di fronte alle porte scorrevoli appena socchiuse della lussuosa cabina armadio – incredibilmente grande da occupare un'intera camera – e intravide il suo corpo riflesso nello specchio a figura intera. Le aprì un poco di più e vi si poté specchiare completamente.
Vi entrò senza timore di invadere quello spazio privato di Saga.
Si guardò attorno, ammirando l'eleganza che vi regnava. Non se ne stupì: tutto era in un ordine impeccabile, tutto era nelle tonalità del grigio e del blu scuro, tutto era così rigido e...
«Maschile», si lasciò sfuggire in un mormorio dispiaciuto.
Era lampante come mancasse un tocco femminile nella vita di Saga, che non solo si rifletteva nel suo modo di vestire, ma anche nel modo in cui era arredato il suo mega appartamento e questo le riempiva il cuore di tristezza; per come erano andate a finire le cose fra loro, senza una spiegazione, senza un chiarimento, perché lui aveva preferito rimanere solo anziché rifarsi una vita e cercare la felicità con qualcun'altra. In un certo senso anche per lei era stato lo stesso. Il suo cuore era rimasto fedele a Saga, ma non aveva abbracciato la solitudine. Con lei c'era suo figlio Anthony. Quel figlio che avrebbe voluto condividere con Saga fin dal principio, ma che era arrivato quando le loro strade si erano già divise.
Si avvicinò allo specchio con passi leggeri – quasi accarezzando la moquette color sabbia – e lasciò cadere i vestiti a terra.
Non si era mai vista particolarmente affascinante, ma di una bellezza normale, comune. Non era mai stata particolarmente magra; anzi, spesso aveva invidiato quelle spilungone tutte pelle e ossa che vedeva sulle riviste e che stavano bene con qualsiasi cosa addosso, ma dopo la gravidanza, quell'unica che Dio le aveva concesso, il suo corpo era cambiato, come se il suo bambino le avesse prosciugato ogni fibra, lasciandole appena lo scheletro e un sottile strato di muscoli, giusto per tenere insieme le ossa. E così era ancora adesso, dopo cinque anni. Ma non rimpiangeva nulla di quello che era stato.
Piegò la testa di lato e si concesse un sorriso malizioso, mettendosi in posa, come le modelle o le maniache dei selfie. Si sentiva un po' sciocchina, ma al tempo stesso era divertita. Poi, i suoi occhi si fissarono su quella piccola cicatrice, chiara e tonda, che le rovinava il ventre e inconsciamente se la sfiorò.
«Una volta ti dissi che se ti vergognavi, l'avremmo potuta far togliere», disse l'uomo, cingendole la vita con un braccio.
Caroline era stata così assorta dai suoi pensieri che non si era accorta che Saga l'aveva raggiunta. Sentire il tocco del suo corpo nudo, del suo calore sulla pelle, la fece tremare di piacere.
«E io ti dissi che non me ne vergognavo affatto. Fa parte di me, di quella che sono diventata.»
Saga la strinse fra le braccia, compiaciuto dalla sicurezza e dalla determinazione che vedeva nello sguardo della donna che amava riflesso nello specchio. Le baciò una spalla e chiuse gli occhi, provando a richiamare nella sua mente quei momenti romantici che avevano vissuto all'inizio della loro rocambolesca relazione. Avrebbe voluto riavvolgere il nastro del tempo e tornare a quegli anni, fatti di spensieratezza e impulsività, ma entrambi ora erano diversi; erano maturati, avevano responsabilità che imponevano loro degli obblighi a cui non potevano mancare.
«Devo tornare a casa», sussurrò Caroline, accarezzando con delicatezza il volto di Saga. Lo guardò attraverso lo specchio allentare quell'abbraccio, ma non lasciarla libera. Poi, lo vide rabbuiarsi in viso. Quello non era più l'atteggiamento di gelosia infantile che lei adorava, ma era una contrarietà che ancora non capiva del tutto, ma non le faceva paura.
Saga fece scivolare la sua mano in quella di Caroline. «È tardi, perché non resti qui questa notte?»
«Lo sai, non posso. Voglio essere a casa quando si sveglierà e preparargli la colazione.»
Lui esitò. Certo che lo sapeva. Amava la donna e stava imparando ad amare anche suo figlio, ma non si sentiva ancora pronto a ricoprire il ruolo di padre a tempo pieno. O forse aveva solo paura.
Caroline riprese i suoi vestiti, ma anziché appartarsi si vestì lì, davanti a lui.
«Venite a vivere qui da me.»
La donna si bloccò, mentre si infilava il maglioncino nero con le paillettes: non si aspettava quella proposta, ma era uno spiraglio di luce per il loro futuro insieme.
«Il tuo appartamento non è adatto a un bambino», rispose con un sorriso. Non c'era scherno nella sua voce, né malizia. Solo tanto amore, e la consapevole certezza che prima o poi sarebbe arrivato il tempo in cui la sua famiglia sarebbe stata riunita sotto lo stesso tetto.



   
 
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