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Autore: Clah    21/10/2018    2 recensioni
//C'erano giorni in cui riusciva a ritornare in sé stesso da solo: riusciva a farsi la doccia, mangiare qualcosa di piccolo, pulire le sue ferite velocemente senza lasciarsi il tempo di sentire il dolore, controllare Kaori, perdersi nella sua presenza per poi scivolare sotto le coperte e chiudere i suoi occhi, a volte.//
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ryo non riuscì nemmeno a fare tre passi nel suo appartamento quando Kaori gli si mise davanti, posò una mano sul suo petto, e lo spinse delicatamente all’indietro con uno sguardo fisso. Ryo indietreggiò fino a che le sue spalle toccarono il muro, la parete lo fece rabbrividire da quanto era fredda contro la sua schiena. Ryo notò che solo la fiamma di due candele lumeggiavano nello scuro del salotto, le finestre erano chiuse ma le tende erano ancora scostate, come ci fosse stata Kaori lì ad aspettare. Ryo respirò, due respiri profondi che riempirono d’aria i suoi polmoni prima che li lasciasse andare. Ritornò a guardare Kaori negli occhi che cerchiati d’un incertezza che Ryo ormai conosceva bene, lo stavano cercando… in qualunque posto era. Le mani di Kaori scesero dal suo petto alla sua vita per poi circondarlo interamente. Le dita di Ryo scorsero tra i capelli castani della donna, le scostò i capelli per baciarle la fronte e la guardò negli occhi.
L'atmosfera era dolce ed accogliente in un modo che Ryo sapeva fosse possibile solo con Kaori. Trattenne il respiro mentre la guardava, Kaori avrebbe potuto dirgli qualunque cosa in quel momento e l’avrebbe seguita. Kaori era lì e questo era tutto ciò che importava. Il corpo di Kaori era caldo contro il suo
"Com'è possibile che tu sia lo sweeper più pericoloso di questa città quando torni a casa conciato in questo modo?" mormorò lamentosamente,
Ryo nascose il suo sorriso sul capo di Kaori, profumava di casa. Le pose una mano sul collo, e le premette un bacio sotto l'orecchio, sentì Kaori sussultare.
"Vieni qui" sospirò lei scuotendo la testa dolcemente
Era tardi; dovevano essere più o meno le tre del mattino quando si arrecò verso la via di casa. Guidò nell'oscurità, sentendo che la notte sempre mutevole inghiottiva la sua auto mentre seguiva la sinuosa e solitaria curva della strada sulla via che portava a casa. Erano le quattro quando finalmente riuscì a entrare nel loro appartamento. Era stanco, più di quanto dovrebbe potuto essere, più di quanto aveva lasciato mostrare.
Kaori lo tirò per i polsini della camicia imbrattata di sangue e terra e lo condusse nella stanza degli ospiti; nulla doveva essere detto, era una ricorrenza comune oramai.
Erano sempre gli stessi durante la giornata: chiassosi e sciocchi da una parte, perennemente arrabbiati e gelosi dall'altra. Questo è quello che era sempre stato, Ryo non era sicuro se quello sarebbe stato il modo in cui le cose sarebbero andate per sempre. Non aveva nemmeno mai visto l'eternità, non l'aveva mai vista nei sogni, non aveva mai sognato oltre ciò che era già successo, non aveva mai sognato oltre le sue esperienze. Kaori lo fece sedere sulla sedia vicino alla finestra, la lasciava aperta durante quelle notti, quelle notti in cui tutto diventava un po’ troppo anche per lui, specialmente per lui. C'erano giorni in cui riusciva a ritornare in sé stesso da solo: riusciva a farsi la doccia, mangiare qualcosa di piccolo, pulire le sue ferite velocemente senza lasciarsi il tempo di sentire il dolore, controllare Kaori, perdersi nella sua presenza per poi scivolare sotto le coperte e chiudere i suoi occhi, a volte. Altre volte, come questa, era contento di non doverla svegliare perché Kaori era già lì con una coperta che l’avvolgeva le spalle e che lo sosteneva quando lui non ce la faceva più. Guardò fuori perdendosi nella vista che si poneva davanti a lui, le luci della sua città -la loro- brillarono nei suoi occhi come sempre. 
Ryo tese un orecchio a Kaori mentre preparava il necessario per assisterlo riguardo alle sue ferite, fece memoria dei suoi movimenti e lasciò che quei fruscii lo cullassero in uno stato di serenità.
"Com'è andata?" Chiese lei una volta seduta sulla sedia di fronte a lui
 Quando la risposta non venne lei lo chiamò, "Ryo, guardami, sono qui ... sono qui" lentamente, le sue mani si avvicinarono al suo viso e lo forzarono a guardarla mentre i suoi occhi cercavano nei suoi per qualsiasi segno di disagio "Sono qui" ripeté, la sua voce si sciolse nella notte. Non appena le sue mani entrarono a contatto con la sua pelle si sentì ritornare: l'odore della polvere da sparo, il distinto fetore di sangue, quelle vuote minacce arrivarono al nulla. Ryo chiuse gli occhi, esalò il sospiro più profondo che si era tenuto dentro da un po’ di tempo e si sciolse tra le mani di lei. Dopo essersi trattenuto così rigidamente per ore sapeva che si sarebbe potuto lasciare andare, sapeva che Kaori lo avrebbe tenuto stretto.
"Ehi" disse lui, chiudendo gli occhi, fronte a fronte e respirò la fragranza del suo corpo. 
Adagiò le sue mani su quelle di Kaori e le strinse leggermente, erano così calde sulle sue guance
"Sono qui"
"Sì" i palmi delle sue mani scesero sul suo mento, sul suo collo, risalirono e le sue dita scorsero lentamente tra i suoi capelli. Ryo si lasciò alla mercé di Kaori con un sospiro di sollievo, lasciò che il suo corpo sentisse tutto: la gentilezza, la morbidezza, la palpabile saldezza della sua presenza lì con lui. Annuì, sicuro di sé, sicuro di come si sentisse protetto.
"Okay" si appoggiò di più solidamente al suo tocco, sfregò la guancia contro il palmo della sua mano ed aprì gli occhi. Kaori era così bella; Ryo non avrebbe mai saputo come la fortuna l’avesse baciato in quel modo.
"Fatti una doccia, ti aspetterò qui, guardami" sorrise Kaori, "sarò qui"
Ryo si fece una doccia veloce, il corpo gli struggeva, sentiva dolori fino alle ossa, sembravano essersi infiltrati, i suoi muscoli erano doloranti. S’insaponò il corpo e si risciacquò, s’accertò che gli eventuali segni della zuffa che aveva avuto con Gintaro -un'altro dei suoi cosiddetti rivali per via del suo recente incarico- non fossero gravi e anche se non aveva molti graffi o tagli, sapeva che Kaori si sarebbe comunque agitata su quelli come se non ci fosse un domani. Quando uscì dalla doccia c'era un asciugamano ed un cambio che lo attendeva sul comodino del bagno.
Quando ritornò nella stanza degli ospiti, Kaori era lì seduta sulla poltroncina con il kit di pronto soccorso,
"Vieni qui" è tutto quello che disse sistemando i materiali di cui aveva bisogno sul comodino accanto a lei.
Ryo le si sedette davanti e Kaori iniziò a disinfettare il suo ginocchio; il disinfettante lo fece tremare dal dolore, strinse i pugni sulle sue gambe cercando di stare fermo anche se piccoli tremolii gli pervadevano la pelle
"Come è andata?"
"Alcuni di loro erano abbastanza testardi, non so se non si rendono conto che non mi piace perdere tempo"
"Vogliono City Hunter" annuì, ed allungò il braccio cosicché lei potesse esaminare il suo gomito, si era gonfiato quando si era rotolato per schivare le pallottole dell’assalitore
"Già" acconsentì lui.
Ryo sibilò quando Kaori, dopo essersi accovacciata all’altezza delle sue ginocchia, si mise a tastare la pelle sbucciata del suo stinco con una palla di cotone bagnata di perossido d’idrogeno.
"C'è qualcos'altro che non mi stai mostrando?" Kaori si alzò col suo aiuto e dopo aver fasciato alcune ferite gli arrotolò le maniche della maglietta che indossava con lentezza, facendo in modo di non graffiare la pelle arrossita dell’avambraccio.
Ryo guardò sé stesso ed una risatina gli sfuggì dalle labbra, sembrava una mummia
"Cosa?" Kaori brontolò leggermente con aria offesa, le sue guance s'imporporarono e Ryo scosse il capo con un’alzata di spalle
"Niente, qualcuno potrebbe pensare che mi son lasciato esplodere una bomba fra le mani"
"Ehi!" sibilò Kaori, completamente rossa quando si rese conto di tutti i cerotti e le fasce con cui aveva bendato il corpo di Ryo “Lo faccio per te” lo zittì imbarazzata. Ryo rise, sei così adorabile, pensò. Stava pensando molto da un paio di giorni, a cose.
Ryo la guardò ancora una volta, non riusciva nemmeno a combattere il sorriso che gli stava alzando gli angoli delle labbra e mantenere quell’aria d’indifferenza che s’era esercitato a reggere per anni, stava diventando molto più difficile resistere Kaori. 
L’amava così tanto. Da quando si era tagliata i capelli sembrava più dolce, si diceva che le delineature di una donna s’ammorbidivano e diventavano più femminili quando aveva i capelli lunghi ma per Kaori, cielo, per Kaori tutto andava bene, soprattutto i capelli corti.
La guardò mentre si era affaccendata a spalmare l’unguento per i graffi che aveva sul viso, le sue dita lo toccavano leggermente; agli occhi di uno dei loro amici il tocco sarebbe potuto sembrare quasi così insolito da come lo martellava durante la giornata. Uno sbuffo divertito sfuggì dalle labbra di Ryo. Era davvero fortunato.
“Grazie” disse testando le acque, sapeva che non s’era offesa. Kaori non si sbigottiva più quando era un po’ più dolce, ma s’imbarazzava però, come se l’effetto delle sue parole fosse troppo forte per lasciarle andare nel vento. Sapeva che Kaori si sarebbe messa a balbettare qualcosa come oh ah... non è niente, mi fa piacere aiut- quando Ryo l’afferrò teneramente per il polso di Kaori e l'attirò a sè; le stava dando del tempo per vedere se si sarebbe tirata indietro, ma ormai lo sapeva che se dopo setti anni ad essere stati insieme non l’aveva mai fatto, non l’avrebbe fatto nemmeno in quel momento.
C’era voluto solo un’istante ma appena Kaori lo guardò negli occhi, Ryo si sentì catturato, e le parole gli uscirono dalla sua bocca senza fermarsi 
 “Pensavo che non sarei ritornato questa volta” Ryo mormorò “Certe volte solo il pensiero di non varcare la soglia di casa mi terrorizza. La possibilità che succeda… Non per me, ma per te” si morsicò le labbra per impedirsi di dire qualcosa di più
“Ryo” Kaori mormorò con una venatura di compassione nella sua voce. Dal modo in cui Kaori strinse le labbra fino a farle scomparire del tutto, Ryo riuscì a capire che stava reprimendo l’emozioni più dure che sentiva per rimproverarlo. Invece gli sfiorò una mano lungo la mascella prima di posarla sulla sua guancia e costringerlo a guardarlo negli occhi
“Sei davvero un idiota a volte” Kaori sussurrò, il suo respiro caldo contro l’angolo delle labbra di Ryo. Kaori riusciva sempre ad esibire una schiettezza che solo lei aveva, dietro quelle che sembravano dure parole Ryo sentiva la sua preoccupazione, sentiva quanta fiducia aveva nelle sue abilità, nella sua esperienza “Ritornerai sempre a casa, ti aspetterò sempre”.
"Lo so," rispose lui con una risata bassa. Certo che lo sapeva. Ryo sfiorò il naso sul collo di Kaori per solleticarla e farla ridere, ci riuscì. Si mise ancora più vicino e baciò il suono dalla sua bocca. Nessuno dei due approfondì il bacio in quell’attimo, avevano tutto il tempo che volevano. Languidamente le loro lingue s’intrecciarono, solo per qualche momento, il modo altruista in cui la bocca di Kaori si mosse contro la sua, fece sentire Ryo leggero. Tanto per sé stesso quanto per Kaori. Kaori baciava come se aggiustasse tutto, ed a volte lo faceva.
Ryo lasciò cadere la fronte sulla spalla di Kaori, si lasciò trasportare e confortato da come le mani della donna scorrevano lungo la distesa della sua schiena si sentì intorpidire, era così stanco, ma era a casa. Finalmente.
“Hai dormito sul divano?” Ryo domandò, la sua voce smorzata da come le parole furono dette contro la maglia di Kaori; strofinò il suo viso contro il tessuto soffice della maglia che indossava. Sentì il cenno del capo di Kaori contro il suo orecchio e poi si raddrizzò.
"Ti amo." Il sorriso di Kaori era magnifico quando lo disse, con una compiaciuta svolta sull'angolo sinistro della bocca.
"Lo so", ribatté Ryo, arcuandosi in avanti per baciarla ancora -un’ultima volta, forse- e mordicchiare scherzosamente il mento di Kaori.
 
Certo che lo sapeva.



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Hi, sono passati un sacco di anni dall'ultima volta che ho scritto qualcosa su questi due, troppi. Mi scuso per qualunque errore troverete, dopo non aver scritto in italiano da qualche anno spero di non essere divetanta un po' grezza. 
Volevo esplorare un momento di delicatezza fra i due. Ryo ne passe migliaia durante la giornata e mentre combatte la malavita, ma da giorni rifletto sul fatto di quanto sia traumatico vivere una vita del genere. PTSD è qualcosa d’infernale. So che Kaori lo ancóra alla realtà quanto può ed in un modo che solo lei può fare. Questo è dopo tutto l’ambaradan del matrimonio di Miki e Falco, e anche se Ryo è ancora il solito cretino a volte, credo che i due siano arrivati ad un punto in cui non possano tornare indietro e ‘dimenticare’… so che Tsukasa mi strapperebbe la testa per questa fic, ma che ci posso fare...sono una romanticona lol
Grazie per aver letto questa fic!
  
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