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Autore: Ciajka    21/10/2018    2 recensioni
Tratto da un fatto realmente accaduto
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Due amiche, un gatto e una tavola. No, non la tavola della cucina.
E no, neppure quella da surf.
Dal testo:
Laura finalmente estrasse dallo zaino l'oggetto tanto bramato.
Un album di carta millimetrata.
- Un album di carta millimetrata?!- esclamò Ginevra.
- Non farti ingannare dalle apparenze!
Laura lo aprì. Non c'era nessun foglio al suo interno. Nella parte del cartoncino era stata attaccata una stampa della tavola Ouija. La suddetta stampa era per metà a colori e per metà virata verso la tonalità magenta.
- Prima che me lo chiedi, la stampante di casa stava finendo i colori.
- E poi dici a me che faccio le cose male.
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il soggiorno era circondato dal silenzio. Gli unici rumori che echeggiavano nella stanza erano i regolari ticchettii dell'orologio a pendolo e il respiro addormentato di una ragazza, stesa sul divano a pancia all'aria.
Il cellulare vibrò per avvertire l'arrivo di un messaggio.
Con un mugugno la ragazza si girò di fianco, trovando una posizione incredibilmente più comoda.
Fantastico. Ora si che si stava bene.
Il cellulare vibrò nuovamente.
“Ma chi è che continua a rompere?” pensò e improvvisamente si ricordò.
- Oh! - esclamò, afferrando il cellulare.
 
Sono appena uscita di casa.
Ho preso l'autobus. Tra un quarto d'ora ci sono.

 

Il testo di risposta fu digitato prontamente dalla proprietaria, la quale abbandonò subito l'oggetto sopra il tavolino del soggiorno.
Si stropicciò gli occhi, ancora intontiti dal sonno.
Iniziò a sbadigliare, quando un miagolio richiamò la sua attenzione.
- Rodry! Amore mio! - esclamò la ragazza, braccando il suo gatto nero che stava pigramente zampettando vicino a lei. Lo alzò per aria, avvicinando il suo musetto al proprio.
- Sei proprio un gatto ciccione!
Il felino le rispose con un'occhiataccia.
- Sei bellissimo. - aggiunse la ragazza con tono serio.
- Oh! - esclamò, ricordandosi improvvisamente di una cosa. Mise giù il gatto e afferrò di nuovo il cellulare.
 
Ok.
L'hai presa?

 
La risposta arrivò dopo qualche minuto.
 
Si. Ho tutto con me.
 
Ottimo. Ora non restava che aspettare il suo arrivo.
 
 
 
La porta d'entrata si aprì, facendo entrare un'altra ragazza. I suoi occhi color caffè sembravano sorridere.
- Ma ciao Laura! Entra pure!
- Ciao anche a te Ginevra!
Dopo un momento d'incertezza, l’ospite aggiunse: - Ma ti sei tinta di rosso?
- Eh, già.
- Stai stra bene! Sembri una sirenetta!
- Ogni volta che mi tingo i capelli per te sono una sirenetta! - rise la padrona di casa.
- È un complimento, eh! - sussurrò Laura, arrossendo.
Laura si guardò attorno, finché non incrociò lo sguardo del gatto.
- Hey Rodrigo! Come sta il mio gatto preferito? - chiese con un tono dolce.
Il gatto fece un miagolio scazzato per poi scappare in corridoio.
- Adorabile, come sempre – sbuffò Laura.
- Eh, si comporta sempre così con gli estranei.
- Un giorno conquisterò il suo cuore, me lo sento.
La padrona di casa fece una sonora risata, per poi aggiungere: - Sì, Laura, speraci.
- Comunque, l'ho portata. - constatò la ragazza, sistemando un ciuffo di capelli corvini dietro l'orecchio destro.
Ginevra si fece improvvisamente seria.
- Facciamo adesso?
- Direi di sì, non sto più nella pelle! - esclamò Laura, piena di eccitazione.
- Ho comprato dell'incenso per l'occasione.
- Ottimo! Che tipo? - chiese Laura, aprendo lo zainetto e tirando fuori una ciotola d'argento.
- Alla vaniglia.
- Che?? Vaniglia?
- Mi piace la vaniglia.
- Non ho parole. Capisco che a te piaccia la vaniglia, ma non sono sicura che anche gli spiriti siano della stessa opinione. Insomma, penso siano più per incensi per il chakra o cose simili.
- Ma sì, dai! Secondo me ti preoccupi troppo. Ad esempio, quella ciotola a che cosa dovrebbe servire?
- Verrà riempita di acqua santa.
- E dove la troviamo l'acqua santa?
In tutta risposta Laura tirò fuori dallo zaino una bottiglietta di plastica, piena di acqua non propriamente limpida.
- Non ci credo. - disse Ginevra.
- Hai della salvia in terrazza, se non sbaglio.
- Oddio.
- Me ne puoi prendere un mazzetto?
- Sei pazza. Hai depredato una chiesa??
- Non esagerare. La salvia, ora.
- Sono sconvolta. - disse Ginevra, non si sa bene se all'amica o a se stessa, mentre spezzava alcuni rametti di salvia – Spero che non ti abbia beccato nessuno!
- Non ti preoccupare! Ora non ci resta che le candele.
- Bianche vanno bene? Altrimenti ho quelle azzurre al profumo di brezza marina.
- Meglio quelle bianche. Non vorrei che l'odore di salsedine coprisse quello di vaniglia. - ridacchiò ironicamente Laura.
- Sei terribile.
- Ci manca solo il sale e poi siamo apposto.
- Ne ho quanto ne vuoi di quello. - rispose Ginevra, prendendo un contenitore bianco a pois verdi.
- Dove lo facciamo? - chiese Laura, seriamente.
- Pensavo in camera mia.
- Sicura? Non è meglio scegliere un posto lontano da casa?
- E poi come facciamo a portare tutta sta roba in giro? E se ci scopre qualcuno? Non voglio sembrare una satanista!
- Potrebbe essere pericoloso, dico solo questo.
- Dai, non succederà nulla! Insomma, sarebbe stra figo se succedesse sul serio qualcosa, ma scientificamente parlando è molto improbabile, se non impossibile.
- Mah. Come dici tu.
Le due ragazze si rinchiusero nella camera da letto di Ginevra.
Si sedettero sul freddo pavimento in mattonelle beige e disposero tutti gli oggetti che avevano nominato precedentemente.
Laura finalmente estrasse dallo zaino l'oggetto tanto bramato dalle ragazze.
Un album di carta millimetrata.
- Un album di carta millimetrata?!- esclamò Ginevra.
- Non farti ingannare dalle apparenze!
Laura lo aprì. Non c'era nessun foglio al suo interno. Nella parte del cartoncino era stata attaccata una stampa della tavola Ouija. La suddetta stampa era per metà a colori e per metà virata verso la tonalità magenta.
- Prima che me lo chiedi, la stampante di casa stava finendo i colori.
- E poi dici a me che faccio le cose male.
- Non ha importanza come è fatta la tavola, l'importante è che si legga. Potevamo anche scrivere a penna su foglio di carta e sarebbe andato bene comunque!
- Va bene, va bene... e la placchette?
- Oh, giusto! Aspetta... - disse Laura, prendendo nuovamente lo zaino. Dopo qualche secondo di ricerca, tirò fuori il suo portafogli. Da asso estrasse una moneta.
- Ecco, sono delle vecchie cinquecento lire d'argento.
- Bene, ora siamo pronte.
Laura prese la salvia e la passò sopra la fiamma di una candela. Iniziò a fumare.
- Mi sta venendo fame, mi ricorda l'odore di arrosto. - disse Ginevra.
Laura la ignorò e passò la foglia fumante sopra la stampa della tavola, poi si alzò in piedi e fece un giro per la stanza.
Quando si riadagiò a terra, spense la salvia dentro la ciotola d'argento, contenente l'acqua.
- Ora mettiamo gli indici sopra la moneta, facciamo due giri sopra la lettera G e poi chiediamo se c'è qualcuno che vuole parlare con noi.
Fecero esattamente come Laura ordinò.
Eppure, la moneta non sembrava avere intenzione di muoversi.
- Ti avevo detto che non c'er...- iniziò Ginevra, ma venne immediatamente zittita da Laura: - Dagli tempo, riproviamo!
Rifecero altri due giri.
- C'è qualcuno che vuole parlare con noi? - chiese Laura.
Impercettibilmente la moneta vibrò. Con lentezza si spostò dalla lettera G al YES in alto a sinistra della stampa.
Sia Ginevra che Laura sapevano che non era l'altra a muovere la moneta. Da giorni parlavano del voler provare la tavola Ouija per vedere se funzionasse o meno, quindi il fingere un movimento che non esisteva era totalmente controproducente dal loro punto di vista.
In più gli occhi spalancati di entrambe la dicevano bel lunga.
- Sei... buono o cattivo? - chiese Laura, con voce tremante.
La moneta rimase ferma sullo stesso punto.
- Forse devi chiedere solo se è buono? - domandò Ginevra, non propriamente convinta.
La moneta si rispostò, questa volta più in basso. Lentamente superò le lettere dell'alfabeto e la serie di numeri, per fermarsi su GOODBYE.
- Ah. - esclamarono entrambe.
- Ok... Ciao.
Tolsero l'indice dalla moneta e si guardarono intensamente.
- Sei sicura di non aver mosso? - chiese Laura all'amica.
- Perché avrei dovuto?
Le due ragazze si osservarono per qualche istante in completo silenzio per poi spalancare la bocca in un sorriso assatanato.
- Madonna! Che roba! Prendi il cellulare e filmiamo tutto!
Ora che avevano la prova che la tavola funzionasse, si stavano esaltando come due bimbe al parco giochi.
- Ecco, in questa maniera il cellulare dovrebbe riprendere bene. – disse Ginevra, posando l’oggetto sopra uno scatolone per avere una posizione più elevata rispetto al terreno. Un portagioie, posto dietro l’apparecchio, gli faceva mantenere una posizione eretta ed indirizzata verso la tavola.
- Ottimo. Speriamo che il prossimo giro sia più lungo.
Ricominciarono.
- C'è qualcuno qui che vuole parlare con noi?
Attesa.
La moneta si spostò lentamente verso YES.
- Sei uno spirito buono o cattivo? - chiese immediatamente Laura.
La moneta rimase ferma.
- Ti avevo detto che è meglio chiedere una cosa sola...
- Hai ragione. Spirito, sei buono?
La moneta fece un piccolo cerchio su se stessa, ma non si spostò significativamente.
- Forse vuole dire che è buono...? - sussurrò Ginevra.
- Mhmm... sì, penso di sì. Vuoi dirci chi sei?
La moneta si mosse e, come precedentemente, raggiunse il GOODBYE.
La delusione si leggeva chiaramente negli occhi delle due ragazze.
- Riproviamo. - ordinò Ginevra.
- Sì.
Si rimisero in posizione e chiesero nuovamente se c'era qualcuno con loro.
La moneta ritornò sullo YES, questa volta praticamente subito dopo essere stata formulata la domanda.
- Sei uno spirito buono?
La moneta si spostò al centro della tavola per poi ritornare su YES.
- Sembra tutt'altra mano. - sussurrò Laura, prima di continuare – Eri umano?
YES
- Vuoi dirci il tuo nome?
V X F U H L E T D.
- Cosa vuol dire? - chiese Ginevra.
- Non ne ho idea. Puoi ripetere?
La moneta eseguì, ripetendo le lettere con lo stesso ordine di prima.
- Non capisco...Non è che per caso non vuoi dirci il tuo nome? - chiese Ginevra.
YES.
- Oh....Va bene. Ecco... Cosa ti piaceva mangiare quando eri in vita?
Laura lanciò un'occhiataccia a Ginevra.
La moneta si spostò sull'alfabeto.
- L...A...R...V...E...?- sussurrarono entrambe, seguendo il movimento del pezzo di metallo.
- Cosa vorrà dire? - chiese Ginevra a Laura.
- Non ne ho idea. Non è che in realtà eri un animale?
YES.
- Eri... un uccello?
NO.
- Non prenderlo in giro! - rimproverò Ginevra.
- Parla quella che chiede cosa gli piaceva mangiare...-
- Spirito, per caso ci stai prendendo in giro? - chiese la rossa, con un mezzo sorriso.
La moneta si spostò per poi ritornare su YES.
Entrambe le ragazze fecero una risata nervosa.
- Sei simpatico...- aggiunse Ginevra, non molto convinta – Quindi eri veramente umano?
YES.
- Eri un maschio o una femmina?
La moneta si posò sulla lettera F.
- Quindi eri una femmina. Quanti anni hai?
92.
- Sei morta di recente?
YES.
- Per malattia?
NO.
- Come?
INCIDENTE.
- Ci dispiace. Eri sposata?
YES.
- Come si chiamava tuo marito, se possiamo chiedere?
FABIO.
- Avevi dei figli? Quanti?
3.
- Ti manca la tua famiglia?
NO.
Le due ragazze si guardarono negli occhi. Era una risposta molto strana ed inquietante.
- Va bene. Sono con te?
NO.
La moneta sotto il loro tocco era diventata bollente, ma nessuna delle due voleva abbandonare la presa.
- Ora vuoi dirci come ti chiami? - azzardò Ginevra.
YES.
- Come?
ADE.
- Ade?
Le ragazze si guardarono con sguardo interrogativo. La moneta ricominciò a muoversi.
LAIDE.
-Adelaide?
YES.
- Bel nome Adelaide. C'è qualcun altro qui, a parte noi?
NO.
La moneta iniziò a fare dei cerchi, che ben presto divennero a forma di otto.
- Sei di qui? Del paese?
YES.
- Dove abitavi?
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X YZ
- Cosa vuol dire?
Z Y X W V U T S R Q P O N M L K J I H G F E D C B A
- Perché fa così?
A BC D V E R R O D A V O I E F G
Laura bloccò con forza lo scorrere della moneta e aggiunse: - Forse è meglio salutarci!
Il pezzo d'argento rimase immobile per un po' prima di andare su YES.
- Bene allora addio!
Appena la moneta si spostò su GOODBYE, Laura la tolse dalla tavola e si alzò in piedi, bianca in viso.
- Secondo te cosa voleva dire? - chiese Ginevra.
- Non lo so, ma era troppo strano.
- Sì, hai fatto bene a concludere la seduta.
Il silenzio calò tra loro, finché non lo interruppe Ginevra: - Ti va di vedere un film?
 
 
 
Laura andò via verso sera, poco prima di cena. Peccato che avesse già un impegno, altrimenti a Ginevra non le sarebbe affatto dispiaciuto passare anche il resto della serata con lei. Soprattutto ora che aveva iniziato a vivere da sola.
Cenò velocemente, dialogando ogni tanto con Rodrigo, anche se il felino era fin troppo concentrato a strafogarsi di croccantini per badarla realmente.
Non sapendo cosa fare per la serata, optò di mettersi già in pigiama e stendersi a letto per continuare il libro che aveva iniziato qualche giorno prima. Non era nulla di speciale, ma era comunque curiosa di vedere come la storia si sarebbe evoluta, ora che quella sempliciotta della protagonista aveva scoperto che il suo fidanzato era un unicorno tramutato in essere umano.
Entrò in camera da letto, con il libro in mano.
Fece una smorfia di disgusto. C'era uno strano olezzo che proprio non riusciva a sopportare.
Aprì immediatamente le finestre per arieggiare l'ambiente.
Decise di scrivere a Laura.
 
Che merda, in camera mia c'è puzza di uova marce.
 

La risposta arrivò quasi immediatamente:
 
Fai schifo.
 
Sul serio.
E se Adelaide fosse un demone?

 

Spero di no.

 
Alla fin fine assomigliava all'odore di zolfo, no? Aveva visto fin troppi film e serie tv che parlano di demoni per sapere che quello era un segno demoniaco.
Le arrivò un altro messaggio.
 
So cosa intendi, ma Adelaide non sembrava così ostile, anche se fosse. Non ti preoccupare. Fa una buona dormita e vedrai che domani già non ci penserai più.
 

Come dici tu.

 
Mise via il cellulare e cercò di concentrarsi sulla lettura del libro.
 
 
 
Quella notte Ginevra sognò di essere inseguita da una strana persona. Più cercava di correre, più questa si avvicinava. Era spaventata e senza fiato, ma non poteva assolutamente smettere di correre.
Quando si svegliò si ritrovò ricoperta di sudore.
Erano le sei di mattina.
- Non ce la faccio a dormire ancora...- bisbigliò, alzandosi dal letto.
Andò in bagno a rinfrescarsi.
“Che capelli di merda. Meglio che me li sistemo.” constatò tra sé e sé osservando il suo riflesso sullo specchio.
Aprì il cassetto per prendere la spazzola ma non la trovò.
- Dove sei? - chiese ad alta voce.
Cercò per tutto il bagno ma della spazzola nessuna traccia.
- Che palle!
Si riguardò allo specchio e cercò di sistemarsi alla bell'e meglio con le mani, finché vide un'ombra velocissima passare dietro di lei.
Sussultò.
Si girò e ovviamente non trovò nulla.
- Dio, ecco cosa succede a svegliarsi così presto. Divento rincretinita. - esclamò.
Senza perdere altro tempo abbandonò il bagno per dirigersi in cucina. Aveva bisogna di una bella colazione per migliorare quella giornata iniziata male.
 
 
 
- Come è bello vederti mangiare con gusto, Rodry.
Il gatto aveva il muso immerso nella ciotola, completamente perso per il cibo.
Ginevra lo guardava quasi ipnotizzata.
“E' sul serio troppo presto. La prossima volta mi obbligo a continuare a dormire.” pensò.
In quel momento sentì dei passi in corridoio. Sembrava che qualcuno stesse trascinando i piedi per terra, come se non fosse abbastanza in forze per fare una camminata normale.
Ginevra spiò in corridoio, ma non trovò nessuno.
- Dio...- sussurrò.
“Spero di essermelo immaginato.”
Improvvisamente la pentola da sopra i fornelli cadde a terra, facendo un baccano della madonna. Rodrigo schizzò via spaventatissimo, percorse tutto il corridoio fino il salotto, dove si nascose sotto il divano.
- Rodry, non ti preoccupare! È tutto a posto, micio! - cercò di rassicurare la ragazza.
“Che spavento! Ah, avrò messo la pentola male. Che stupida che sono.”
In qualunque caso, non vedeva l'ora che arrivassero le otto per uscire da casa e andare all'università.
 
 
 
Erano le undici e mezza di sera quando rientrò nella sua abitazione. Dopo le lezioni era uscita con un paio di amiche dell'università per fare un giro in centro città e si sa com'è, prima il -Che ne dite di inseguire i militari in pausa facendo finta di fare shopping? - seguito dal -Oh, ma guarda è uscito il nuovo film della Marvel! Che ne dite? - per poi passare al -Eh, ma sto morendo di fame, perché non ci fermiamo per una pizza? -, che in un battibaleno da giorno si passò alla notte.
Per fortuna l'indomani era sabato e poteva dormire quanto voleva.
Rodrigo accolse Ginevra come se fosse stata la sua ancora di salvezza eterna.
- Scusami micio mio, oggi ho fatto veramente tardi... Ora ti do la pappa!
Mentre il gatto si cibava, andò ad infilarsi il pigiama per andare a letto.
Appena entrò in camera sentì ancora quell'odoraccio di uova andate a male.
“Ma che diamine!” pensò, aprendo la finestra.
Si infilò sotto le coperte e iniziò a pincionare con il cellulare. Senza neanche accorgersene, tra social network e video scemi su YouTube, si fecero le tre.
“L'ultimo video e poi a nanna.” pensò, facendo uno sbadiglio.
Lo avviò, eppure sentì in sottofondo qualcosa che non proveniva dalle sue cuffie.
Sembrava quasi una risata.
Le si raggelò il sangue.
Nel suo cuore sperava che fosse solo il video. Poteva essere che l'audio fosse rovinato o qualcuno avesse malauguratamente registrato la propria risata mente montava il tutto.
Si tolse una cuffia dall'orecchio, per capire meglio da dove provenisse quel rumore.
Non sentì nulla.
Si tranquillizzò.
Finì il filmato e poi spense il cellulare.
Quando anche la luce del comodino fu spenta, sentì di nuovo quel suono, quella risata profonda e raggelante.
“Non è possibile!”
Era paralizzata.
Qualcuno o qualcosa stava ghignando nella sua stanza.
Continuò per un interminabile minuto, poi la risata si spense così come era apparsa.
Ginevra rimase agghiacciata per un buon quarto d'ora, senza muovere un muscolo. Appena prese abbastanza coraggio aprì la luce del comodino e osservò la stanza.
Non c'era nulla di insolito.
Prese il cellulare e scrisse a Laura dell'accaduto.
 
Laura, cazzo.
 
Incredibilmente ricevette subito risposta.
 
?????
 
Laura, prima ho sentito una risata in camera mia! Sono morta di paura!
 

Cosa???? In che senso?

 
Nel senso che c'era qualcosa in camera che rideva! Per non parlare della puzza di zolfo! Fare la Ouija è stata una pessima idea!
 

Sta tranquilla, Ginevra...Forse è una tua immaginazione. È tardi.
 
Non ti è capitato nulla di strano in questi giorni?
 
Mhmm... No, non mi sembra.
 
Dio. Non chiuderò occhio sta notte.
 
Se vuoi ti faccio compagnia, così se per caso succede qualcosa puoi chiamarmi.
 

Ok.
 
E così le due ragazze passarono la notte in bianco, a parlare di fantasmi, demoni e a cercare su internet tutte le possibili controindicazioni per aver incautamente utilizzato la tavola Ouija.
Per fortuna Laura poteva permettersi di rimanere sveglia senza scatenare l'ira dei suoi genitori iperapprensivi, siccome questi ultimi erano partiti da qualche giorno per andare in montagna.
Quando Ginevra vide le prime luci dell'alba filtrare dalla finestra, decise di salutare Laura per provare a dormire. Ormai erano le sei di mattina e la paura della notte le sembrava ormai acqua passata.
Chiuse gli occhi e l'oblio l'avvolse dolcemente.
 
 
 
Quando si svegliò erano le tre del pomeriggio.
Rodrigo era salito sopra il letto e le stava miagolando addosso come un ossesso.
-Shhh...Sì, adesso... Ora mi alzo...- biascicò Ginevra, ancora mezza addormentata.
Appena si mise in piedi si accorse di un lungo e vistoso graffio sulla gamba
“Sarà stato il gatto...Ha così fame che ha cercato di svegliarmi.” cercò di convincersi. Eppure, sapeva che la zampa del suo Rodrigo non poteva compiere un graffio simile. La sua zampina non era abbastanza grande.
 
 
 
Per tutto il resto del giorno Rodrigo sembrava impazzito. Alternava momenti di staticità, dove fissava un punto fermo della stanza, a momenti dove non riusciva a stare fermo un attimo, come se cercasse un nascondiglio ma che non lo trovasse.
Perfino quando mangiava sembrava guardingo.
In un momento di follia, il felino balzò in alto e atterrò sopra alla lettiera, facendo rovesciare tutto il contenuto a terra.
- Rodrigo!!! - lo sgridò Ginevra – Che diamine, ora mi tocca sistemare tutto!
Raccolse il disastro dentro un sacco, ma ovviamente la sabbia per la lettiera che si trovava nel ripostiglio era terminata e le toccava andare in garage a prendere quella di riserva.
“Che palle. Ecco a cosa serve essere pigri.”
Fece le scale porconando come una scaricatrice di porto serba.
Odiava andare in garage, ogni volta che ci metteva piede le ricordava che doveva decidersi nel dare una sistemata a quel buco polveroso e zeppo di cianfrusaglie.
Trovò il sacco di sabbia senza particolare difficoltà.
- Oh, issa! - esclamò alzandolo da terra.
Fece per uscire quando notò un oggetto per terra che non avrebbe dovuto essere lì.
“Che ci fa il mio pettine qui?”
Non sapeva se raccoglierlo o meno da terra. Tutti questi fatti strani la stavano spaventando un po' troppo.
Alla fine, lo raccolse.
Quando risalì le scale sentì dei passi concitati che provenivano dal corridoio, in direzione della camera da letto.
Corse per vedere se ci fosse effettivamente qualcuno, ma nulla. Solo aria e un gran senso di disagio.
Ripensò a quando lei e Laura avevano utilizzato la tavola Ouija.
“Se solo potessi rivedere quello che è successo...” pensò “Aspetta! Ma abbiamo fatto un filmato con il cellulare! Che cretina che sono!”
Si sedette comodamente sul divano, cercò il video nella memoria del telefonino e lo fece partire.
L'inizio non era nulla di speciale, mostrava quella veloce seduta spiritica che terminò quasi subito con il GOODBYE dell'entità.
Quando venne il turno di Adelaide il video iniziò ad avere delle interferenze, le immagini ogni tanto si bloccavano e in alcuni punti l'audio spariva, lasciando posto ad un inquietante fruscio.
Quando la moneta formulo il nome Adelaide, lo schermo divenne completamente nero. Neppure l'audio sembrava andare, anche se, prestando più attenzione, si udiva qualcosa in sottofondo.
Alzò il volume, ma non riuscì comunque a capire se quello strano rumore fosse una voce o solo un'interferenza.
Mandò avanti il video manualmente, per vedere se rimaneva così fino alla fine.
Fece ripartire da dieci secondi dalla fine e riuscì a vedere e sentire correttamente la voce di Laura che diceva: - ...Era troppo strano. - seguita dalla sua battuta:- Sì, hai fatto bene a concludere la seduta.
Ritornò indietro, per vedere da quando il video ricominciasse a mostrare immagini e audio normali.
Scoprì che l'interferenza durava fino a quando Adelaide aveva spostato la moneta su GOODBYE, ponendo fine alla seduta.
“Troppo strano.”
 
 
 
Arrivò sera. 
Ginevra era spaparanzata a letto a guardare un film al pc. Tutto sembrava tornato alla normalità, perfino Rodrigo si era acquietato e si lasciava tranquillamente accarezzare.
Forse a causa del film non particolarmente interessante, forse a causa della stanchezza, la ragazza cadde profondamente addormentata.
Stava cavalcando con spensieratezza un incrocio tra un gatto e un unicorno. Aveva delle meravigliose ali bianche, un acutissimo corno glitterato e dei profondi occhi blu.
Mentre stava sorvolando l'oceano, l'essere fantastico le disse: - Ginevra! Svegliati!
- Cosa? Perché? Come? - si domandò lei.
- Lei è qui!
- Chi è qui?
Il gatticorno non rispose. Allora Ginevra lo guardò fisso negli occhi e vide che non erano più del color del cielo, ma rosso sangue.
- Adelaide! - urlò l'animale, con voce acuta e stridula.
Ginevra si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva a mille.
Guardò l'ora sullo schermo del cellulare e vide che erano esattamente le 3:33.
“Che spavento!”
Aveva richiuso gli occhi, con l'intento di riaddormentarsi, quando sentì il letto scricchiolare e abbassarsi proprio di fianco a lei, come se qualcuno si fosse appena seduto.
Il suo cuore perse un battito. Forse più di uno.
Non aveva il coraggio di voltare la testa.
Desiderò di non essere lì, di trovarsi in vacanza alle Maldive ad ubriacarsi in un pub e di morire di coma etilico. Tutto andava bene, fuorché essere lì.
Aspettò per un interminabile minuto, finché decise di guardare alla sua destra.
Non c'era assolutamente nessuno.
“Sto impazzendo.”
Decise di scrivere a Laura, la quale rispose immediatamente.
“Per fortuna è ancora sveglia!” pensò rincuorata.
L'amica cercò di tranquillizzarla in tutti i modi possibili, rassicurandola che era tutto frutto della sua immaginazione. Cercò inoltre di distrarla taggandola su vari video trash molto divertenti, che le fecero compagnia fino alle prime luci dell'alba.
“Col cazzo che mi metto a dormire ancora. Meglio andare in cucina a fare finta di fare colazione.”
Rodrigo la salutò con un miagolio mentre entrò in cucina.
- Ah, per fortuna ci sei tu, Rodry! - esclamò Ginevra, mentre prendeva dalla dispensa un bicchiere. Lo riempì di succo all'arancia e si sedette scomposta su una sedia.
Pareva un'alcolizzata ormai sfatta intenta a trangugiare l'ennesimo bicchiere di rosso.
- Odio la mia vita. - constatò duramente.
Posò il bicchiere ormai vuoto sul tavolino e si massaggiò le tempie doloranti.
Sfrush.
“Eh?”
Si rivolse verso quello strano rumore e pensò di svenire quando vide il bicchiere muoversi verso di lei.
Improvvisamente l'oggetto schizzò oltre il bordo del tavolo, frantumandosi a terra.
Subito dopo ogni sportello della stanza si aprì in contemporanea, per poi richiudersi con un tonfo.
Ginevra voleva morire. Seriamente.
- No. Eh, no. No, no, no e no! - si alzò in piedi, prese la borsa vicino all'entrata, recuperò Rodrigo, lo prese in braccio e non ci pensò due volte prima di uscire da quella casa.
Chiamò Laura.
- Pronto? - rispose l'amica dall'altra parte dell'apparecchio.
- Mi sto cagando addosso. Sto venendo da te.
 
 
 
Ginevra parcheggiò l'auto senza badare minimamente di stare all'interno delle righe bianche. Corse fino alla casa a schiera dove abitava la famiglia di Laura, con il gatto miagolante tra le braccia.
Sia la porta d'entrata che le finestre erano completamente chiuse, come se non ci fosse nessuno in casa.
Suonò il campanello ma nessuno venne ad aprirle. Decise quindi di chiamare l'amica al telefono.
- Ciao Ginevra!
- Ciao un corno! Dove sei?!
- Sono proprio qui, ti sto guardando. Non capisco perché non sei ancora entrata!
Ginevra rimase perplessa da quella risposta. In che senso la stava guardando? Lei vedeva solo una porta completamente serrat- ah, no. Si accorse in quel momento che era socchiusa, come lo era il cancelletto d'entrata.
“Ok, sto impazzendo.”
Rodrigo si divincolò come un pazzo, finché riuscì a liberarsi e a saltare a terra. Senza aspettare mezzo secondo, il felino corse a nascondersi tra le aiuole del giardino della casa.
- Rodrigo! - lo richiamò la padrona – Quanto mi fai incazzare! Beh, stai lì! Tra due secondi ritorno a prenderti!
Entrò dentro casa. L'unica fonte d'illuminazione erano le giallognole luci alle pareti. L'arredamento della casa era perfettamente in ordine, ma l'ambiente era completamente deserto.
- Laura? È permesso?
Nessuno le rispose.
Il cellulare vibrò, segnalando una chiamata da parte dell'amica.
- Laura! Se è uno scherzo lo trovo di cattivissimo gusto!
- Ma come! Non capisco! Io sono proprio qui! Non riesco a capire perché mi stai ignorando!
- In che senso? - Ginevra iniziò a tremare, tutto ciò non era normale. Non lo era affatto.
- Nel senso che sono qui davanti a te e tu non mi caghi!
La ragazza si guardò intorno ma nulla. Non c'era anima viva!
“No vabbè, io me ne vado.”
Fece retro front e si diresse verso la porta ma la trovò chiusa a chiave.
Lanciò un grugnito di disperazione.
- Ginevra! Ginevra!
- C-che c’è? - domandò tremante al cellulare.
- Perché ti comporti così? Perché rispondi solo quando ti parlo al telefono?
- Perché non ti vedo!!- urlò Ginevra. Si ricordò che la casa dell'amica aveva un'altra uscita che dava sul giardino. Si diresse verso essa, superando il salotto d'entrata quasi correndo.
Dal cellulare sentì Laura dirle: - Ginevra! Qui c'è una persona che vuole parlare con te! Ora te la passo!
- Cosa? - chiese stupefatta e impaurita.
Appena varcò la soglia della cucina si pietrificò. Quello che vide le fece quasi svenire. Un ronzio la colpì alle tempie, così forte da farle annebbiare la vista.
Laura era proprio lì, ammosciata a terra, sotto il lavandino. Era completamente ricoperta da profondi graffi che le avevano lacerato i vestiti e la carne sottostante. I suoi occhi vitrei erano spalancati, come la sua bocca, priva di denti. Questi si trovavano sparsi a terra, circondati da un'unica pozza di sangue ormai vecchio e maleodorante. Una gran quantità di mosche era stata richiamata da quell'odore di morte e gli insetti stavano banchettando allegramente, completamente insensibili alla macabra scena.
Ginevra voleva vomitare.
Non riusciva a proclamare neppure un minimo suono, anche se dentro alla sua testa stava urlando disperatamente.
- Ginevra. - la chiamò una voce roca.
La ragazza non sapeva più come si facesse a parlare, era completamente paralizzata.
- Ginevra. - insistette la voce.
- Chi è? - sussurrò impercettibilmente la ragazza al telefono.
- Sono io. Sono sempre io.
- Dio! Laura, ti prego fa che non sia vero! - urlo con disperazione. Sentì qualcosa di caldo scivolarle lungo le gote, probabilmente lacrime.
- Laura è lì, proprio davanti a te. Ti ha aspettato così per tre giorni. - disse la voce al telefono, in modo pacato.
- Ha ragione, ti ho aspettato così tanto! - sentì la voce della sua amica, sempre proveniente dal telefono.
- Non è reale. Questo non può essere reale! - cominciò a ripetere Ginevra, avvicinandosi alla porta che dava sull'esterno. Voleva solo scappare da li.
Eppure, non si apriva! Come era possibile! Non veniva mai chiusa a chiave, ne era sicura!
- Ginevra, dove vorresti andare? Non ci siamo ancora presentate. - continuò la voce sconosciuta.
- No! Voglio solo uscire da qui! Per favore, fammi uscire!
Sentì una mano afferrarle la spalla.
Ginevra si pietrificò. Non voleva assolutamente girarsi per vedere chi fosse.
Un fiato gelido, dall'osceno olezzo di zolfo, le raffreddò il collo.
- Piacere di conoscerti Ginevra, mi chiamo Adelaide.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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