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Autore: destiel87    22/10/2018    0 recensioni
Una sottile linea separa Jim Gordon dall' oscurità, il virus di Tetch lo incalza a lasciarsi andare e liberare il mostro, ma un uomo si frappone tra lui ed essa, Harvey Bullock.
Un uomo che ha imparato a vivere nelle tenebre, e che ha trovato in Jim la sua luce.
Riuscirà a salvarlo?
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Save me from myself
 
 
When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide

Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
 


Due figure combattevano nell’ oscurità.
La lampadina ondeggiava su di loro, alternando buio e luce sui loro visi contusi e sanguinanti.
Il bagno della stazione di Gotham era sporco e puzzava di vomito e urina, del fumo entrava dalla finestra, oltre la quale la vita continuava a scorrere, sporca e oscura come quel bagno, come le anime di coloro che lottavano e ansimavano dentro di esso.
Harvey Bullock aveva già incassato parecchi pugni, e la forza sovraumana che Jim aveva acquisito dal virus di Tetch, non aiutava affatto.
Stava iniziando a pensare che il suo culo era troppo vecchio per quelle cazzate, ma del resto, non aveva altra scelta. Arrendersi non era possibile, non questa volta.
“Lasciami Harvey! Non puoi fare niente per fermarmi!” – Urlò Jim, con il viso contorto dai segni del virus, gli occhi neri come la pece, i riflessi rosso acceso.
“Posso provarci però!” – Ribattè lui, con un mezzo sorriso.
Jim gli sferrò un pugno nello stomaco, facendo piegare su se stesso Harvey, che gemeva dal dolore, ma teneva salda la presa su di lui.
I pugni contratti sulla sua camicia, il respiro roco e affannato.
“E’ il meglio che sai fare stronzetto?” Sbiascicò, sputando sangue.
“Non provocarmi… Non voglio farti del male. Lasciami andare da Lee, torna al tuo lavoro. Torna alla tua scrivania.” Disse Jim, scostando il viso da un lato.
“Torna con me. Altrimenti, gradirei una pausa per pisciare e bere un sorsetto, poi possiamo restare qua anche tutta la notte.”
“Tu sei pazzo!”
“Me lo dicono spesso, ragazzino!”
Jim lo colpì ancora, stavolta al fianco destro.
Harvey incassò il colpo come meglio poteva, ma i suoi pugni rimasero saldi.
“Vattene. Lasciami andare… E’ troppo tardi per me. La bestia è uscita, non puoi più fermarla. E’ come aveva detto Lee… Non si può nascondere a lungo ciò che si è.” Jim alzò la testa, guardandolo con quegli occhi profondi e neri come un pozzo, afferrando la sua mano.
“E tu cosa sei?”
Fu come se le parole uscissero da sole, “Un killer!” Disse. La faccia contrita dalla rabbia.
Harvey rise. “Tu non sei un killer. Un rompiscatole? Certo. Un boyscout? Puoi contarci. Ma sei il miglior poliziotto con cui abbia mai lavorato – Dicendolo, Harvey gli strinse più forte le mani – E che Dio mi fulmini, il migliore amico che abbia mai avuto.”
Per un momento Jim Gordon si sentì mancare il respiro, come se lo avessero colpito al petto.
Ma una voce dentro di sé, continuava a sussurragli la stessa parola, ancora e ancora… Killer.
“Stronzate… Tu non sai niente! Non sai chi sono!” Urlò, spingendolo via. Le vene sul viso pulsavano, le gambe tremavano. L’ adrenalina scorreva nel suo sangue, che sembrava avesse vita propria dentro di lui.
“Si invece! Io conosco il vero te, il vero Jim Gordon. E tu puoi anche continuare a colpirmi, e puoi mandarmi via, puoi anche odiarmi cazzo, ma io ti conosco. Da quando ti ho visto quel primo giorno in centrale, non eri che un ragazzino spaventato con gli occhi azzurri pieni di speranza e  la puzza di latte.”
“Quel ragazzo è morto ormai Bullock… Le cose che ho fatto, gli orrori che ho visto… E’ come se l’oscurità l’ avesse inghiottito.”
“E allora digli di sputarlo fuori, o ci penserò io, dovessi cavartela via a suon di pugni o chiamare l’ esorcista.”
Harvey raccimolò quel poco di energia che aveva e prese a colpirlo, esausto e disperato.
Jim non si mosse, rimase immobile sotto i suoi pugni, lo sguardo basso.
“Lasciami…” Sussurrò.
“Come hai detto? Non sento bene, sai la vecchiaia.”
“Lasciami andare maledizione!”
“Risposta sbagliata Jimbo.” Harvey riprese a colpirlo, “Avanti, svegliati! So che il vero te è ancora li dentro!”
“Lasciami… Devi lasciarmi andare! Lasciami andare!” Urlò con tutta la voce che aveva.
“No. Né adesso né mai!” Gli rispose calmo lui, guardandolo dritto nei suoi occhi neri.
“Allora… Salvami. – Era se come la voce del vero Jim stesse venendo fuori – Salvami da me stesso Harvey…”
“Non so se posso farlo Jim. Ma ti prometto, che finchè respirerò e sputerò sangue, io ti proteggerò. Veglierò su di te Jim Gordon, puoi scommetterci il cazzo che lo farò.” Harvey si avvicinò a lui, posando la sua fronte calda contro quella dell’ amico.
Per lungo momento rimasero entrambi in silenzio, gli occhi chiusi e il respiro calmo.
Sembrava che quel istante non dovesse finire mai, come se fossero dentro un limbo.
“Perché… Perché vuoi proteggere un mostro?” Chiese lui con la voce spezzata.
Harvey aprì la bocca, che rimase a mezz’ aria, come se le parole non volessero uscire.
“Perché tu non sei un mostro Jim…” - Harvey parlava piano e lentamente, come si fa ad un bambino per farlo addormentare. Gli accarezzava le guance con i pollici, cercando di rassicurarlo.
“Tu sei l’ eroe di Gotham Jim, sei la luce che scuote le tenebre e le prende a calci in culo. Sei la parte migliore di me. Sei ciò che mi impedisce di perdere la strada... Perché ogni volta che ho voglia di arrendermi, ogni volta che vorrei lasciare perdere e girare la testa dall’ altra parte, tu sei sempre a ricordami la cosa giusta da fare. E io ho bisogno che tu sia lì a farlo, ho bisogno di te Jim.”
In quel momento, gli occhi di Jim Gordon tornarono ad essere azzurri come il cielo d’ estate.
Harvey avrebbe voluto dirgli che gli erano mancati, ma si sentiva già abbastanza idiota per tutto il discorso che aveva fatto. Avrebbe voluto dirgli che era felice di riaverlo con lui, avrebbe voluto dirgli molte cose in quel momento, ma le parole gli si incastravano in gola.
Meditò per un attimo di andare a prendere dell’ alcool da qualche parte, anche a costo di rubarlo, almeno avrebbe avuto il coraggio di dire quello che pensava una buona volta.
Jim Gordon era davanti a lui, fragile, impaurito, confuso. Con quel completo azzurro che gli faceva risaltare gli occhi, e Harvey pensò, che non era mai stato bello come in quel momento. Ma anche questo, non glielo avrebbe mai detto.
Fece l’ unica cosa che in quel momento riusciva a fare, abbagliato com’ era da quella visione, quasi temesse potesse svanire da un momento altro.
Si chinò su di lui e lo baciò.
Fù un bacio un po’ impacciato e goffo, ma lento, intenso.
Le loro labbra si cercavano, le lingue si scontravano, i loro corpi si avvicinavano sempre più l’ un l’ altro, bisognosi di contatto.
Per un po’, fu come se il tempo di fosse fermato, come se Jim e Gordon fossero scesi per un attimo dalla giostra impazzita che era la loro vita, una vita fatta di criminali, notti insonni, piena sangue, rimorsi e alcool.
 
Per un po’ il tempo scorse scandito dai battiti del loro cuore, dai gemiti delle loro bocche.
In lontananza si udivano i fischi dei treni, le chiacchiere dei passanti, le risate dei bambini, ma sembravano appartenere ad un’ altro mondo.
Poi improvvisamente Jim iniziò a sentirsi strano, pressato al basso ventre.
Non ne era sicuro all’ inizio, ma l’ incessante strusciarsi dei loro corpi gli diede la conferma.
“Harvey… - Disse un po’ impacciato – Per caso hai… Hai ecco… Uhm… Un erezione?”
Harvey fece una strana smorfia. “Potrebbe darsi, Vuoi prendermi a pugni un’ altra volta?”
“Sarei tentato! Ma come… Come fanno a venirti certi pensieri in un momento simile?!”
Disse sconcertato e imbarazzato.
“Beh… Non è facile trattenersi con te che ti strusci come una scolaretta eccitata…”
Questa volta nulla potè trattenere Jim da dargli un cazzotto sulla testa.
“D’ accordo si, me la sono cercata, hai ragione.” Ribattè l’ altro, massaggiandosi la nuca.
“Porco maniaco…” Borbottò Jim sistemandosi la cravatta.
Harvey sospirò seccato, poi si allontanò un poco, appoggiandosi al lavandino.
“E va bene miss verginella, vorrà dire che inizierò a pensare a cose orribili tipo…” Harvey stettè un po’ li a pensare, accarezzandosi la barba. “Gattini morti, modelle zombie o…”
“Tutto l’ alcool del mondo che sparisce misteriosamente?” Aggiunse Jim, mezzo divertito, seppur l’ imbarazzo.
“Ecco bravo! Quello aiuta!”
 “Dio santo, che razza di mostro potrebbe fare una cosa simile?” Aggiunse dopo un po’.
Jim scoppiò a ridere sonoramente, piegandosi su se stesso.
“Oh ti sembra divertente Jimbo?!” Disse lui nervosamente.
“Si, parecchio in effetti.” Rispose lui sorridendo.
“Umh bene, vediamo se questo lo trovi divertente!”
Harvey si avvicinò a lui con un ghigno malefico, e Jim indietreggiò un poco.
“Harvey, buono…!” Disse mettendo le mani avanti.
 “Troppo tardi!” Dicendolo, lo aveva già afferrato per la vita, portandolo con forza contro di se.
Prima che Jim potesse ribattere qualcosa, Harvey gli chiuse le labbra con le sue, insinuandosi
nella sua bocca, mentre l’ altro si lasciava sfuggire un gemito.
Lo strinse forte, passandogli le mani sulla schiena e i fianchi, finchè non gli afferrò con entrambe le mani il culo, facendolo sobbalzare.
“Harvey!” Cercò di urlare Jim, soffocato dai suoi baci.
“Lasciami fare Jim… So bene cosa fare!”
“Ahhh… E così l’ hai già fatto prima?” Rispose Jim, leggermente a disagio.
“Beh… - Harvey stettè un po’ a riflettere. – Si. Qualche volta.”
“Non sono il primo quindi…?” Dicendolo, la sua voce lo tradì più del dovuto.
Bullock lo guardò a lungo, perso in quei meravigliosi occhi celesti che ogni volta riuscivano a calmarlo ed eccitarlo insieme, come il mare in tempesta.
“Sei il primo di cui mi importa.”   Lo disse senza neanche pensarci, anche se farlo lo fece sentire nudo.
Il primo istinto di Gordon fù quello di allontanarsi.
“Io porto solo guai Harvey…” Disse a malincuore.
“Io i guai me li mangio a colazione! Non lo sapevi?” Rispose lui, facendogli l’ occhiolino.
Jim sorrise. Poi lo baciò.
Sentiva la barba ispida sfregargli il mento, le sue braccia che lo avvolgevano, le sue grandi mani che accarezzavano con dolcezza il suo corpo.
Quel burbero, rozzo, alcolizzato maniaco, pensava Jim tra sé e sé, dove l’ aveva nascosta tutta quella dolcezza nei lunghi e difficili anni passati insieme? Non pensava che l’ avrebbe mai toccato così, e non pensava certo che la cosa avrebbe potuto piacergli. Ma gli piaceva, forse più di quanto volesse ammettere con se stesso. Non aveva mai provato quelle sensazioni così selvagge e primordiali, ma allo stesso tempo intense e profonde.
Sapeva solo che ne voleva di più.
Sentì le sue mani muoversi sotto la camicia di Harvey, tastare il suo petto villoso, baciò il suo collo, sfregando il ventre contro il suo, e a quel punto, perse il controllo.
Bullock gli sfilò la giacca, strappandogli i bottoni della camicia e leccando il suo petto, poi fece scivolare le mani sotto i suoi pantaloni, toccandolo nei suoi punti più intimi.
Jim ansimava e lo svestiva, mentre con un mano toccava la sua erezione.
I vestiti volavano sul pavimento bagnato, i loro corpi si stavano scoprendo a vicenda, alla frenetica ricerca del piacere.
Harvey lo prese saldamente in braccio, mettendogli le gambe dietro la sua schiena.
“Sicuro Jim…?” Indugiò con fatica.
“Mai stato così sicuro, capitano.”
“Ohhh…. – Harvey emise un gemito – Questo non dovevi dirlo però! Te le vai proprio a cercare!”
“Te l’ ho detto che porto guai…”
“Fossero tutti come te i miei guai…”
“Che uomo fortunato sarei.” Sussurò sulla sua bocca, prima di baciarlo.
Entrò dentro di lui, lentamente, facendo attenzione a non fargli troppo male.
Piano piano i loro corpi si incastrarono, plasmandosi l’ un l’ altro.
I movimenti divennero sempre più naturali e piacevoli, finchè presero lo stesso incalzante ritmo.
Jim prendeva a pugni un po’ il muro un po’ la schiena di Harvey, scalciava, gemendo e ansimando, mentre Harvey gli leccava il collo e i capezzoli, aggrappandosi alla sua schiena sudata e morbida.
Lo appoggiò al lavandino, spingendo dentro di lui fino a farlo urlare. Gli piaceva come Jim gli afferrava i capelli, la sensazione delle sue unghie sulla sua pelle, le sue labbra rosee e tremanti tra le sue, ma soprattutto l’ idea di fargli perdere il controllo.
 Raggiunsero entrambi l’ estasi, proprio prima che il lavandino crollasse sotto di loro.
 Caddero a terra uno sopra l’ altro, bagnati, esausti e sconvolti, eppure, sorridevano entrambi.

 
 
Appartamento di Harvey Bullock -  Tre settimane dopo
 
Il sole stava tramontando su Gotham, Jim era a petto nudo che guardava dalla finestra, il lenzuolo avvolto sul ventre scoperto.
Harvey era disteso sul letto a fingere di leggere il giornale, ogni tanto scostava gli occhiali e dava un occhiata al bel corpo del suo uomo, i riflessi dorati si posavano sulla sua pelle, facendo brillare le goccioline di sudore che scendevano su di essa.
Bevve un sorso di wisky dalla sua fiaschetta, ammirando quei muscoli scolpiti che gli facevano venire le voglie, quei capelli dorati che a volte di notte annusava di nascosto, quel viso malinconico che lo riempiva di tenerezza.
“A cosa pensi?” Chiese dopo un po’, allungandosi verso di lui.
“Al sole… Quando lo guardo tramontare dietro quei palazzi grigi e cupi, per un momento tutto si illumina, e non lo so… Sembra che ci sia solo pace e tranquillità, che… Tutto sia sicuro. La giornata è finita e noi siamo ancora qui, nonostante tutto, a guardare la fine del giorno.”
Harvey non disse niente, si avvicinò a lui e lo abbracciò da dietro, circondandolo con le sue grandi braccia. Gli baciò il collo, restandoci appoggiato sopra.
“Si… Eccoci qui, dopo una lunga giornata di merda passata a rincorrere omicidi e ladri… Siamo qui e siamo insieme, direi che è una grande vittoria!”
Jim lo guardò e sorrise. “Dici che ci meritiamo un premio per essere arrivati a fine giornata?”
“A Gotham? Sei pazzo? Ma certo! E guarda guarda… Penso di sapere quale sarà il mio!”
“Harvey…?”
Bullock lo prese in braccio tra le sue deboli proteste, tuffandosi con lui nel letto.
“Ecco qua, il miglior premio che si possa desiderare!” Disse raggiante, steso sopra di lui.
“E il mio quale sarebbe scusa?” Ribatte Jim scherzoso.
“Ehi guarda che così mi offendo! Bella gratitudine per farti da angelo custode.”
“Angelo custode?” Rispose l’ altro tra le risate.
“Esatto stronzetto, ti faccio da baby sitter da quando sei arrivato, e devo dire che da quel giorno nel bagno, sei entrato nel programma speciale di protezione Harvey Bullock. Garantito al 100%”
“100%? E la rissa nel bar dell’ altro giorno? E in quel magazzino quando…?”
“E va bene bene diciamo 99%. Ma intanto il tuo culetto è qui al sicuro tra le mie esperte mani di angelo custode. E aspetto ancora un grazie.”
Jim sospirò divertito, accarezzandogli i capelli.
Gli diede un bacio, uno di quelli che ti fanno smettere di pensare finchè ti dimentichi anche di respirare.
“E’ un piacere, Jimbo.”
 

 
  
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