Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: MaryFangirl    22/10/2018    7 recensioni
Quando la vita offre una seconda opportunità...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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La caduta le era parsa lunga e rischiosa. Quando l'uscita miracolosa dal suo calvario era apparsa, Kaori aveva urlato le sue emozioni, rapidamente inghiottite dal frastuono circostante dell'acqua mescolata alle rocce. Ebbe solo un breve momento per riempirsi i polmoni d'aria prima di venire letteralmente espulsa dalla sua prigione di pietra. Sentiva sulla schiena e tutto intorno a lei la pressione dell'acqua fangosa che la spingeva verso l'esterno. Seguì il ritmo rabbioso e impaziente della cascata improvvisata senza sapere dove l'avrebbe portata: nella sabbia, tra le rocce, o ancora in acqua? Chi ci sarebbe stato per accoglierla? Kaori non controllava nessuno dei suoi movimenti mentre il suo corpo veniva spintonato da ogni lato. Il contatto con l'elemento freddo e vivo la paralizzò al punto da toglierle il respiro. Kaori urtò contro la distesa salata che la rapì senza troppe cerimonie. Si sentì scivolare e risucchiare fino in fondo senza trovare la forza di reagire. Si sentiva fluttuare e il liquido gelido le intorpidiva le membra, facendo decuplicare il dolore delle sue ferite. La discesa verso le profonde acque nere fu liscia, lenta, non ci fu nulla di brusco. Tutto apparve calmo e rilassante intorno a lei.
Il freddo l'invase da tutti i lati. La stanchezza fisica e psicologica fece aumentare la sua discesa. Kaori si sentiva svuotata di ogni energia, non aveva più la forza di combattere contro quel nuovo nemico che era l'acqua. All'improvviso Kaori sentì che l'aria iniziava a scarseggiare nei suoi polmoni. O si lasciava andare alla calma e alla pace che l'avvolgeva, o si rifiutava di andarsene e attingeva alla poca forza rimasta per cercare di raggiungere la superficie che stava diventando sempre più lontana. Non aveva sopportato tutto quanto per finire lì, sola nelle acque gelide dell'oceano. Non voleva morire, voleva vedere di nuovo i suoi amici e ritrovare la sicurezza accanto a Ryo. Voleva VIVERE!!!
Ora che la sua mente aveva un nuovo obiettivo, Kaori si riconcentrò sul riconquistare il controllo del suo corpo già intorpidito. Doveva tornare in superficie, a qualunque costo, ma il suo corpo non sembrava disposto a fare quello sforzo in più. Ogni movimento era rallentato, trattenuto dall'acqua che rifiutava il declino della giovane donna al suo invito di rimanere in lei per l'eternità. Kaori aveva la pesante sensazione che ogni gesto la portasse alla lacerazione del proprio corpo, tanto era forte il dolore. Sentì anche il panico raggiungere il suo cuore, ma Kaori si rifiutò di cedervi. Fissò con fermezza un punto in superficie, il suo obiettivo da raggiungere, ignorando ciò che le stava intorno e come si sentiva. Kaori allargò le braccia e le gambe, non dando retta al suo corpo che diventava più pesante. Emergendo dapprima con la testa, Kaori prese una lunga boccata d'ossigeno che la scaldò un po'. Ci era arrivata. Era libera. Sola nel mezzo del nulla, gelata, spaventata ma LIBERA.
Intorno a lei, detriti di metallo coprivano la superficie dell'acqua. I pezzi di una barca si spandevano con le onde. Kaori si afferrò a uno di essi usandolo come boa. Il suo corpo si rifiutava di tenerla più a lungo sulla superficie dell'acqua. Di fronte a lei, c'era l'oceano a perdita d'occhio. Voltandosi, Kaori si bloccò di fronte alla spiaggia che a malapena riusciva a vedere a causa del fuoco che ardeva e che l'accecava. La casa nella quale era stata trattenuta a causa di bugie stava crepitando sotto raggianti fiamme. Il disastro sollevò Kaori, non rimaneva più niente di quel maledetto posto che non avrebbe mai voluto nemmeno conoscere. Spostando lo sguardo sul certo che la circondava, pensò di poter distinguere due sagome, una delle quali era crollata a terra. L'altro stava avanzando verso l'oceano. Chi era? Un amico o un nemico? Gin, uno sconosciuto o Ryo? Chiunque fosse, Kaori non aveva più la forza di andargli incontro. Il suo corpo freddo non voleva muoversi. La sua testa appoggiata sulla boa improvvisata guardava dritto davanti a sé. Le palpebre erano pesanti al ritmo lento delle onde. Perfino la sua voce faticava per esprimere un ultimo appello. Con un ultimo respiro Kaori articolò un: "Aiuto, io...sono qui..." che svanì subito dopo essere uscito dalle sue labbra bluastre.

 
 
Nessuna esitazione. Nessun dubbio. Aveva abbandonato ogni speranza. Non aveva più alcuna convinzione. Senza voltarsi indietro, Ryo avanzava nell'acqua senza alcun desiderio di provare qualcosa di diverso dal freddo che lo avvolgeva e si insinuava dentro di lui. Stava flirtando con la morte, chiamandola silenziosamente a portarlo via senza indugi. Ma lei si faceva desiderare. Toccava a lui andarle incontro. Danzò nell'acqua, che si incollava a lui per poi separarsi immediatamente e allontanarsi, prendendosi gioco dei suoi stati d'animo. Il gelido liquido alleviò le sue ferite e guarì i suoi mali. Un senso di pace invase l'uomo disincantato dalla vita. Ryo doveva continuare a muoversi verso la luce che lo attirava e lo ipnotizzava. Passo dopo passo, l'acqua salì e lo circondò da tutti i lati. Ryo non stava lottando. Si lasciò fare come un animale selvatico che aveva accettato il suo destino di essere prigioniero e agli ordini del suo padrone. L'oceano sarebbe diventato la sua tomba e la morte la sua padrona dolce e crudele al tempo stesso.
Ryo non credeva realmente al paradiso e le sue azioni passate non lo avrebbero condotto al riposo eterno. Sentiva e sapeva dentro di sé che, anche se ci fosse stato un altro mondo migliore dopo la morte, lui non vi avrebbe avuto accesso. Ad ogni modo a Ryo non importava di essere dannato per l'eternità, non sarebbe stato diverso dalla sua vita quotidiana. L'inferno sulla Terra o l'inferno altrove restava sempre inferno. Non aveva più paura di affrontare i suoi demoni. La morte, qualunque cosa fosse, era la sua salvezza.
Allora perché la luce a pochi metri da lui era così dolce e rassicurante? Perché non era fredda e devastante?
Fissando il riflesso mentre l'acqua gli arrivava già al mento, Ryo iniziò a nuotare in quella direzione. Non voleva aspettare obbediente che l'acqua lo sommergesse e lo portasse dentro di lei. Era desideroso di farla finita.
I suoi occhi fissavano instancabilmente quel punto, distinguendo poco a poco ciò che rendeva luminoso quel bagliore: era un semplice pezzo di lamiera. Un altro ricordo del caos della sua vita, delle conseguenze delle sue azioni, un'ulteriore prova che Ryo distruggeva tutto ciò che toccava. Rallentò.
-Cosa ti aspettavi?- pensò ironicamente. Tuttavia, i suoi occhi scuri non riuscivano a staccarsi dalla parete di ferro, come se vedessero ciò che Ryo non sembrava poter o voler definire. Lasciando che le informazioni visive giungessero al suo cervello, Ryo pensò che fosse un'allucinazione: c'era qualcuno aggrappato a quel pezzo di ferro. Una mano e una parte del viso erano ancora appoggiate sulla placca di salvataggio. Ryo non poteva credere a quello che i suoi occhi gli dicevano. -Kaori...-
Senza perdere un minuto di più per scoprire se fosse reale o meno, Ryo riprese a nuotare per unirsi al miraggio. Era a pochi centimetri da lei quando la vide scivolare e sparire sotto l'acqua.
"Non può essere vero..." disse, cercandola freneticamente con gli occhi.
E se non fosse stata che un'illusione, un altro modo che la sua mente aveva scovato per tormentarlo di più? No, tutto il suo cuore e il suo essere gli urlavano che lei era reale e che stava per annegare davanti ai suoi occhi. Ispirando tutta l'aria che il suo corpo gli permetteva di contenere, Ryo si tuffò nell'oceano che si fece più scuro per impedirgli di trovare la ragazza. Girandosi su se stesso e osservando il minimo movimento, Ryo chiamò silenziosamente Kaori affinché gli facesse un segno. Se era lì, da qualche parte intorno a lui, doveva farglielo sapere. Si concentrò al massimo nell'acqua funebre e ostile. Un brivido a corrergli lungo la schiena, Ryo si voltò. Lei era lì, a pochi metri di distanza. La vide andare sul fondo e vide morire anche se stesso se non fossero tornato in superficie insieme. Attraversò la distanza che li separava e allungò la mano per afferrare la giovane donna. Ryo fu destabilizzato quando la sua mano si chiuse sul nulla. La giovane donna era scivolata ulteriormente, trascinata via dalla corrente. Constatandolo, tutto il suo sangue cominciò a bollire, Ryo rifiutava che il destino giocasse così con lui. Non avrebbe permesso al peggio di accadere di nuovo, ma doveva riprendere fiato, le sue capacità erano diminuite a causa delle sue ferite. Senza lasciare con gli occhi il punto dove Kaori traballava, Ryo tornò in superficie e, ignorando il formicolio nei polmoni, aspirò di nuovo l'aria fresca. Rituffandosi rapidamente com'era emerso, Ryo fissò la posizione della partner e e vi si diresse. Ogni gesto si faceva più forte e più desideroso di raggiungere Kaori. Ryo stava sfidando l'oceano a portarle via la partner, anche se la corrente persisteva nel tentativo di cacciarlo via. Giunse infine al suo livello e si posò dietro di lei, stringendola forte a sé e cercando di farli risalire il più presto possibile.
Sembrava così tranquilla, come addormentata. Guardò il pallore del suo viso, gli occhi chiusi, le labbra bluastre. Accarezzandole il viso con cautela, Ryo seppe che non stava sognando. Lei era lì in carne ed ossa. Entrambi barcollarono pericolosamente fino in superficie, ma Kaori non reagiva al tocco dell'uomo.
"Kaori...Kaori, combatti!" la incoraggiò soffiando ripetutamente aria fra le sue labbra delicate.
Un respiro. Sentì un respiro, leggero ed effimero. Sentiva che era ancora viva ma il suo respiro era debole e irregolare. Era congelata, era necessario uscire dall'acqua per riscaldarla. Ryo nuotava alla massima velocità che il suo corpo gli consentiva, continuando a parlare con Kaori, pregando che lei ascoltasse la sua voce e che resistesse al richiamo della morte.
"Resisti...siamo quasi arrivati...resisti..."
Sulla riva, né Gin né Mick si erano mossi dalla loro posizione. Entrambi resi incoscienti dallo stesso uomo, non notarono né la sua partenza verso l'oceano né il suo ritorno a riva con un corpo rannicchiato contro di lui. Ryo posò delicatamente Kaori sulla sabbia. Indossava solo un panno sottile che copriva soltanto le parti sensibili del suo fragile corpo. Aveva notevoli lividi, tremava e rischiava l'ipotermia. Guardandosi intorno, vide la barca che Mick aveva piantato vicino alla riva, poi Mick che ancora riposava sulla spiaggia. Ryo gli urlò:
"Svegliati, Angel, non è il momento di dormire! ALZATI! Mi senti!"
L'americano non reagì alle chiamate furibonde del suo compare.
Spostando lo sguardo su Kaori, Ryo constatò con orrore che la giovane donna non respirava più. Niente più respiro né polso.
"MERDA! KAORI! NON FARMI QUESTO! COMBATTI!" gridò, iniziando il massaggio cardiaco con la mano ferma mentre con l'altra prendeva la sua Magnum. Una pallottola. Un colpo secco e acuto riecheggiò a pochi centimetri da dove giaceva Mick, all'altezza del suo cavallo.
"La prossima ti renderà un eunuco!" minacciò Ryo senza interrompere il massaggio sulla donna. Inconsciamente, Mick sentì e comprese il pericolo che si aggirò non su di lui ma sulla sua terza gamba ed ebbe l'effetto di svegliarlo all'istante:
"Non c'è bisogno di sparare in quel modo! Lui non ti ha fatto nulla..."
Riprendendo i sensi, Mick vide Ryo sopra un corpo senza riuscire a distinguere chi fosse. Un'occhiata a Gin lo informò che non era lui che Ryo si sforzava di riportare in vita. Allora chi? Mick si alzò e si avvicinò a Ryo. Quando scoprì che era Kaori stesa senza reagire ai gesti urgenti dell'uomo che stava cercando di salvarla, Mick si sentì svenire: le sue gambe si fecero deboli, il cuore rallentò. Mick rimase impotente, senza riuscire ad aiutare i suoi amici.
Ryo non prestò nemmeno attenzione all'immobilità dell'americano, la sua unica preoccupazione era di far ripartire il cuore di Kaori.
"1...2...3...4...5" Ryo contò i movimenti effettuati sul corpo della donna, "1...2...3...4...5..." poi le amministrò inspirazioni regolari. Si alternò tra movimenti e respiri, respiri e movimenti, instancabilmente, rifiutando di pensare all'inaccettabile.
"Dai, fai uno sforzo! RIPARTI!" ordinò Ryo direttamente al cuore della giovane donna.
Niente, ancora niente. Ryo strappò il tessuto sottile per avere un accesso migliore al petto della donna. La sua pelle era fredda e liscia, a differenza della propria che ardeva di impazienza e rabbia di fronte allo stato impassibile della sua partner. Ryo riposizionò le mani sul cuore della donna e ricominciò il massaggio cardiaco. Tutto il suo essere era fissato solo su quel movimento.
"KAORI! TI PROIBISCO DI ARRENDERTI! CITY HUNTER NON SI ARRENDE MAI! Non mi abbandonare..." la supplicò, mescolando di nuovo il suo respiro caldo e pieno di vita con quello inesistente della giovane donna. Ryo non si rendeva nemmeno conto della forza che amministrava nei suoi movimenti per rianimarla. Ogni impulso divenne più forte e pressante; riecheggiò attraverso la pelle sottile e pallida della donna, insinuandosi in lei, battendo freneticamente alle porte del suo cuore che rimase sordo alle chiamate di soccorso.
Poi un movimento più forte degli altri, più disperato, mescolato a una lacrima sfuggita, ebbe l'effetto di un'ondata elettrica che costrinse il cuore ad ascoltare gli appelli alla vita. Lentamente, come esitando sul ritmo da seguire, il cuore ripartì nel petto della giovane donna.
Ryo lo sentì sotto alle dita: Kaori respirava di nuovo.
Il suo cuore la stava bruciando e il suo sangue scorreva nelle vene, in contrasto col freddo che sentiva intorno a lei. Strappata violentemente dalle mani del nulla, Kaori aprì gli occhi mentre la sua bocca cercava di trattenere l'aria viva e salvatrice. I suoi occhi cercarono in tutte le direzioni per identificare cosa stava accadendo e dove si trovava, ma un velo opaco le riduceva la visibilità.
"Kaori...non farmi mai più una cosa del genere..." disse Ryo con evidente sollievo rannicchiando Kaori a sé, stringendola per riempirla del suo calore e del suo bisogno di lei.
"Delicatamente, Ryo, la schiacci...razza di bruto" ironizzò Mick, a sua volta sollevato e commosso dalla presenza di Kaori sana e salva, allentando la presa di Ryo sulla ragazza ancora fragile.
Mentre Ryo si imbarcava con Kaori che rimaneva in silenzio, Mick andò a prendere Gin.
"Che stai facendo?" gli gridò Ryo, che aveva completamento rimosso la presenza dell'uomo.
"Vuoi che paghi o che se la svigni?" rispose Mick, trascinando il corpo sulla barca.
"Legalo e imbavaglialo! Non voglio sentirlo!" continuò Ryo lanciandogli una corda e una coperta trovata in uno degli stivaggi della barca.
Mick posizionò il prigioniero in fondo alla barca e mentre Ryo si sedeva con Kaori su un lato tentando di scaldarla al massimo, l'americano prese il controllo e accelerò per raggiungere la costa. Con una spessa coperta a coprirla completamente, Kaori non reagiva al contatto delle mani di Ryo che la sfregava per darle un po' di calore. Ryo continuò a parlarle, ancora e ancora. Era necessario farle riprendere conoscenza in modo che non perdesse definitivamente i sensi.
All'estremità della barca, fu un altro 'sopravvissuto' a riprendere conoscenza. Il ritmo costante della barca sulle onde aveva risvegliato le sue ferite. Cercò di muoversi, ma fu ostacolato da forti vincoli. Aveva le mani e i piedi legati. Voleva far sentire il suo malcontento, ma la voce era soffocata da uno spesso tessuto tra i denti. La sua visione era ancora confusa, ma Gin identificò un uomo ai comandi della barca e un altro seminascosto sotto a una coperta. Gin si chiese perché fosse ancora vivo. Dove stavano andando? Perché Saeba non si degnava di guardarlo? Cosa c'era di così interessante sotto la coperta? Cosa nascondeva?
In quel momento, il cuore di Gin perse un battito: Ryo aveva appena scoperto il volto della sua protetta per portare la mano sulla guancia pallida e soffiandole aria dentro, posando le labbra sulle sue.
Gin si infuriò con tutte le sue forze, attirando l'attenzione e uno sguardo assassino su di sé.
"Te l'avevo detto: l'ho ritrovata...se lei muore, tu muori" fece Ryo, soddisfatto della faccia decomposta del suo prigioniero. Lo sweeper preferì ignorare i suoni incomprensibili di Gin per concentrarsi interamente su Kaori. Non si stava scaldando abbastanza in fretta.
Tutto il suo corpo pativa per gli assalti del freddo che regnava in lei. Eppure, in lontananza, un'ondata di calore e una voce si avvicinarono. Kaori stava cercando di concentrarsi su quella voce, ma era così stanca. I suoi occhi si rifiutavano di aprirsi, voleva ancora riposare, solo un momento. Un altro momento dove poteva dimenticare e credere che tutto quanto fosse solo un brutto sogno. Ma quella voce la chiamò, la trattenne. Kaori la conosceva:
"Ryo..." mormorò.
Ryo prestò attenzione al respiro effimero che era giunto da lei: aveva pronunciato il suo nome. Avvicinò il viso al suo e strinse la presa in modo che lei sentisse che era lì, che lei era lì con lui:
"Sono qui, apri gli occhi...rimani con me...Kaori..."
Lei non stava sognando. Sentiva quell'aura di sicurezza e forza intorno a sé. Uno sforzo, doveva fare uno sforzo in più. Solo per vederlo. Febbrilmente, sbatté le palpebre prima di aprire gli occhi.
Gin poteva essere solo uno spettatore passivo di quella scena irreale che si esibiva di fronte a lui. Lei, che gli aveva dato il gusto per la vita per poi rifiutare il suo amore, era sopravvissuta a ciò che lui era arrivato a fare. Come aveva fatto a sbarazzarsi della sua prigione di pietra? Come aveva fatto Saeba a trovarla? Non poteva finire in quel modo, Gin rifiutava che quel Saeba della malora vincesse su tutti i fronti. Impazzì a osservare quell'uomo toccare e parlare con Kaori, come se avesse ogni diritto su di lei. Gin la conosceva da più tempo. L'aveva protetta ben prima di lui. Aveva visto ciò che lei poteva offrire prima che un altro uomo posasse gli occhi su di lei. Apparteneva a lui di diritto. Era sua, SUA!
Gin fissò intensamente e senza scrupoli il viso che gli aveva sorriso diversi giorni prima. Voleva ancora sentire il calore e la dolcezza che solo Kaori facevano nascere in lui. Vide che si stava debolmente svegliando, cercando di aprire gli occhi.
Tra di loro il tempo si bloccò e gli ultimi eventi affluirono.
Il primo contatto che lei riagganciò sollevando i suoi occhi nocciola fu lo sguardo verde, intenso e freddo. Non riuscì a distogliere gli occhi da quelli di lui. Nonostante tutto, il suo corpo si ritrasse. Sentì la voce di Ryo, sentì l'aura del suo partner ma era Gin che vedeva. I suoi occhi erano pieni di rimprovero, amarezza e risentimento. Meritava un tale risentimento? Lei stessa si sentiva divisa tra la rabbia e la compassione per lui.
"Kaori, guardami..." disse Ryo, facendo voltare gentilmente il viso della giovane donna verso di lui.
Aveva sentito la tensione quando la donna aveva messo gli occhi sul suo carceriere. Non voleva che si soffermasse su di lui. Ryo voleva che sapesse che lui era lì con lei e che non aveva nulla da temere. Si perse negli occhi della giovane. Lei lo guardò come se lo vedesse per la prima volta. Lo ringraziò per aver ascoltato il suo appello, per essere alla fine arrivato a cercarla. Ma gli occhi di Kaori tornarono su Gin, prima di chiudersi dolcemente.
"MICK, ACCELERA!"
L'americano non si preoccupò di rispondere, sapeva che il tempo correva contro di loro e spinse il motore oltre i suoi limiti. Mick sperava che la barca potesse resistere fino al porto perché le lamentele che emetteva mostravano che non era abituata ad andare a quella velocità.
"Arriviamo al porto!" li informò Mick, ormeggiando la barca al pontone.
"Dobbiamo andare all'ospedale!"
"E come spiegherai le ferite dei proiettili?" chiese Mick, afferrando Gin per farlo uscire dalla barca.
"Hai un'idea migliore, forse?" s'innervosì Ryo.
"Da quando agisci senza pararti il sedere?" di fronte al mutismo del suo amico, Mick riprese, "Pensavi di non uscirne? Non è un comportamento molto professionale...per fortuna sono arrivato io, seguimi..."
Anche la macchina di Mick era al porto, vicino a quella di Ryo. Mentre l'americano caricava il suo pacco senza troppe cerimonie sulla parte posteriore, Ryo si diresse velocemente alla Mini. Con molta cura, mise Kaori sul sedile del passeggero e accese il riscaldamento. Era sempre molto pallida, anche se le sue labbra riprendevano lentamente colore.
Le due macchine partirono in fretta. Ryo alternava il suo sguardo fra l'auto di Mick, che non doveva perdere di vista, e Kaori, che rimase prostrata nel suo silenzio. Con il calore che abbondava nel piccolo abitacolo e con quel silenzio pesante e inspiegabile, Ryo aveva l'impressione di soffocare.
A Ryo non era piaciuto lo scambio visivo a cui aveva assistito tra la sua partner e Gin. Perché lei non aveva guardato lui? Perché era invaso da quella sensazione di indifferenza? Perché Kaori si era soffermata su quel malato, quando non meritava che di morire da solo?
Se avesse dato retta a se stesso, Ryo gli avrebbe rifilato senza rimorso una pallottola tra gli occhi, mollandolo sul fondo dell'oceano. Ryo sospettava che lei non avrebbe accettato che quell'uomo morisse così, si sarebbe sentita in colpa perché prima di essere il suo torturatore, quel Gin era stato suo amico, la sua famiglia. Ryo strinse più forte il volante al pensiero, 'la sua famiglia'. Kaori era la sua famiglia...Ryo aveva deciso suo malgrado di lasciare quel verme in vita e che per una volta fosse la giustizia a fare il suo lavoro, perché non voleva perdere l'unica donna che avesse mai amato, e soprattutto non per un parassita simile. Un'orda di domande l'assalì, una delle quali riassumeva la sua ansia: cos'era successo veramente tra loro per tutto quel tempo?
Mentre il giorno finiva di levarsi, Ryo continuò a seguire Mick, che li stava portando fuori città. Una piccola strada sterrata portava a una vecchia casa colonica. Parcheggiarono e mentre Mick bussava alla porta dell'edificio, Ryo si concesse un minuto di tregua. Tutto era stato così frettoloso, non riusciva a credere che Kaori fosse lì. Tutto si spintonava nella sua testa. Ryo voleva conoscere l'entità dei danni che quello psicopatico le aveva potuto causare.
Vedendo Mick che seguiva una donna, supportando Gin, Ryo uscì dalla macchina e portò dentro Kaori. La donna che Ryo aveva notato era il primario di quella 'clinica'. Aveva già dato istruzioni a un assistente per quanto riguardava Gin. Fece cenno a Ryo di seguirla in un'altra stanza. Con un'occhiata, Ryo chiese a Mick di tenere d'occhio il prigioniero.
Posizionando Kaori sul tavolo di auscultazione, Ryo fissò la dottoressa: abbastanza giovane, piuttosto carina e per nulla disturbata dal loro arrivo e dalle loro condizioni.
"Mi occuperò delle sue ferite" disse lei dopo aver controllato Kaori.
"La sua priorità è lei!" fece Ryo, non lasciandole altra scelta. La donna non rispose si attivò intorno a Kaori. La mise sotto un respiratore per facilitare l'ossigenazione, la posò sotto una coperta calda per accelerare il riscaldamento del suo corpo, fasciò ogni ematoma, fece diverse analisi del sangue e un'iniezione per infine collegarla a una flebo, il tutto sotto lo sguardo attento e meticoloso di Ryo.
"È il suo turno ora. Le sue condizioni sono stabili" disse, invitando Ryo a entrare in un'altra sala.
"Lasci la porta aperta"
Da dove si trovava, Ryo poteva mantenere il contatto con Kaori. Non una volta distolse lo sguardo dalla sua figura addormentata, non una volta si ritrasse, nemmeno quando la dottoressa gli rimosse i proiettili e suturò le ferite, senza anestetico. Ryo voleva essere consapevole di tutto ciò che stava succedendo. Senza chiudere gli occhi. Senza allontanarsi da lei. La giovane donna aveva terminato il lavoro sul suo paziente che evidentemente non era di umore loquace. Lasciò lui e la giovane donna in una stanza silenziosa.
"Dormirà a lungo, dovrebbe riposare anche lei" gli disse mentre lasciava la stanza per vedere dov'era il suo assistente.
Andò in una stanza situata in un altro corridoio. L'uomo che le aveva parlato quando era arrivato si trovava a poca distanza da quello che era davvero malridotto. Era pronto a saltargli addosso al minimo movimento sospettoso, ma era improbabile che quel paziente andasse lontano, legato com'era alle sbarre del letto. Anche le sue ferite erano state curate.
"Chi siete?" gli chiese direttamente.
"Doc mi ha consigliato il suo indirizzo" disse Mick, senza nemmeno guardarla. In quel momento, se si fosse girato, avrebbe visto un sorriso dolce e nostalgico sul viso della dottoressa.
"Potete rimanere il tempo necessario. Non rischiate niente qui"
"Grazie."
 
 
 
Erano passati due giorni senza che Kaori si fosse svegliata. Due giorni durante i quali Ryo aveva vegliato senza sosta sul sonno irrequieto della sua partner. In cui aveva incassato i colpi provocati dagli appelli incessanti di Kaori che scandiva il nome di Gin nel dolore e nella pena del suo inconscio. Le analisi avevano mostrato la traccia di un potente sedativo con lo scopo di annientare qualsiasi volontà e ricordi. Ryo sospettava che Gin fosse stato così in grado di manipolare Kaori a suo piacimento. I suoi ematomi erano di un tenue colore che contrastava con la sua pelle di madreperla. Il medico diceva che era in buona forma, quindi perché non si svegliava? Ryo era accanto a lei, tenendole febbrilmente la mano, carezzandogliela teneramente con il pollice. I suoi occhi non lasciavano il volto apparentemente sereno di Kaori. Osservò una reazione che non arrivò nemmeno quando portò la mano alle labbra per posare un dolce bacio sul palmo.
Qualcuno bussò alla porta e varcò la soglia della stanza.
"È tutto sistemato. Reika accetta di occuparsi della parte legale della questione" annunciò Mick un po' disagio nel silenzio della stanza. "Secondo il medico, potrà essere trasferito tra qualche giorno, me ne occuperò io"
Ryo rispose solo con un cenno del capo, senza rompere il contatto visivo e fisico con la giovane donna.
"Ancora nessun cambiamento? Succederà, il medico è fiducioso...se vuoi rimango io il tempo che tu vai a rinfrescarti, sei una visione spaventosa" ironizzò Mick, prendendo una sedia per mettersi vicino al letto.
L'americano aveva fatto una proposta che era anche un dato di fatto, Ryo doveva rinfrescarsi le idee, anche se solo per qualche minuto. Lasciare la stanza e smettere di fissarsi su Kaori, altrimenti al suo sveglio sarebbe stata lei a dover vegliare su di lui, e Mick sospettava che non sarebbe stata abbastanza forte per farlo.
Ryo cercò un pretesto per restare, ma Kaori non rischiava nulla così obbedì, col cuore pesante, allontanandosi da lei per un momento.
"Sai, tesoro, siamo tutti perduti senza di te, ma non è niente rispetto a Ryo che è solo l'ombra di se stesso, quindi non farti desiderare..." mormorò Mick una volta che lo sweeper ebbe lasciato la stanza.
La mattina del quarto giorno, Ryo era al telefono con Reika. La giovane donna aveva insistito per parlargli e scusarsi per ciò che gli aveva rimproverato riguardo Saeko. La conversazione si trascinò sul caso Gin, nulla doveva essere omesso per garantire la sua prigionia. Reika aveva ripreso le indagini della sorella su Gin ed era riuscita a trovare informazioni, ma anche soprattutto prove dei suoi abusi. Una condanna principale per alto tradimento contro il suo paese sarebbe stata la conseguenza più grave a cui si sarebbero aggiunti: omicidio, tentato omicidio di un agente di polizia, sequestro di persona e rapimento...la pena di morte non sarebbe probabilmente stata richiesta visto che Gin era in possesso di informazioni che potevano servire allo Stato, ma avrebbe passato il resto della sua vita dietro le sbarre in un penitenziario di alta sicurezza, senza visite, senza diritti ma soprattutto lontano, molto lontano da Kaori.
Nel frattempo, Mick si era sostituito accanto a Kaori. Mentre osservava dalla finestra il tempo pallido e triste, Mick sentì un movimento alle sue spalle. Voltandosi, ebbe la piacevole sorpresa di incontrare lo sguardo perso ma sveglio della giovane donna.
"Ciao" le disse avvicinandosi a lei. "Felice di saperti tra noi"
Kaori lo ringraziò con un timido sorriso mentre si raddrizzava sul letto. Mick l'aiutò a sistemarsi più comodamente mentre Kaori si gettava tra le sue braccia, in lacrime:
"Sei qui...mi hai trovata..."
Sorpreso dallo slancio, Mick cercò di calmarla prima di dare inizio alle spiegazioni.
"A dire la verità, è Ryo che ti ha trovato...è grazie a lui se sei qui, al sicuro" di fronte al broncio confuso di Kaori, Mick chiese: "Cosa ricordi?"
"Non sono sicura...un incendio..." Kaori cercava di assemblare i lampi e i ricordi ma tutto si mischiava. "GIN!" urlò, "Lui è pericoloso..."
"Calmati, non ti farà più alcun male...va tutto bene..." la rassicurò Mick tornando a cullarla. "D'altra parte, c'è qualcuno che sarà deluso di non essere stato qui al tuo risveglio, vado a cercarlo..."
"NO!" Kaori aveva urlato più di quanto avrebbe voluto, aggrappandosi il più strettamente possibile a Mick. "Non posso...non ancora, io...io non sono pronta..."
Mick non comprendeva il comportamento timoroso dell'amica nei confronti di Ryo, ma non voleva metterle fretta, la cosa principale in fondo era che alla fine aveva ripreso conoscenza.
"Lascia almeno che chiami il medico perché ti visiti."
Con l'approvazione di Kaori, Mick scomparve dietro la porta e in meno tempo di quanto ne avesse avuto bisogno per dare spiegazioni, tornò con la dottoressa. Fece le presentazioni e le lasciò sole, aspettando ansiosamente la diagnosi nel corridoio. Dopo alcuni momenti, la dottoressa permise a Mick di entrare nella stanza e annunciò con un sorriso:
"Recupera molto velocemente, signorina. Presto sarà in grado di tornare a casa"
"Kaori..."
Il suo nome era stato pronunciato con tante emozioni contrastanti che la giovane donna sentì il suo cuore contrarsi a quell'appello. Ryo era in piedi sulla soglia della stanza e non sembrava credere a quello che vedeva. Si diresse verso di lei, ma quando volle abbracciarla, lei emise un piccolo grido lamentoso.
"È ancora fragile per essere stata così immobile, è prima necessario che riprenda le forze, le farò portare qualcosa da mangiare" intervenne il medico mentre lasciava la stanza, ricordando fortemente che la paziente aveva ancora bisogno di calma e riposo.
Dopo che la dottoressa se ne fu andata, Kaori si stese di nuovo e voltò le spalle a Ryo per cercare di dormire un po'. Sorpreso dal gesto, Ryo guardò Mick che sembrava a sua volta smarrito.
Ryo si alzò e fece cenno a Mick di seguirlo in corridoio:
"Perché non mi hai detto del suo risveglio? Ti ha detto qualcosa?"
"È successo molto velocemente e ho pensato che la priorità fosse assicurarsi che tutto andasse bene"
Mick non voleva mentire al suo amico ma si trattava poi di mentire? Dopotutto non sapeva perché Kaori fosse così distante con Ryo.
"Hai sentito il medico, ci vorrà del tempo...lei è qui, cosciente e sul cammino della guarigione...datevi del tempo" lo rassicurò Mick che voleva essere fiducioso per loro.
I giorni seguenti furono molto lunghi per Ryo che vedeva la sua partner riguadagnare le forze, ridendo delle buffonate di Mick, ma rimanendo distante con lui. Con Mick, si confidava, lo ascoltava e soprattutto lo guardava. Rivolgeva all'americano uno sguardo dolce e calmo mentre con Ryo, toccava a lui disegnarsi un sorriso, dire una parola ma lei evitava sempre di guardarlo negli occhi. Come se avesse paura che con una semplice occhiata lui avrebbe scoperto un terribile segreto. A furia di riflettere, Ryo immaginava il peggio: e se Gin avesse abusato di lei mentre la teneva sotto il suo controllo? Ryo non voleva che lei si vergognasse di qualsiasi cosa fosse accaduta durante la sua 'detenzione', non ne era stata responsabile. Insieme, avrebbero potuto superarlo. Se loro avessero potuto parlare, ma Mick rimaneva sempre nelle vicinanze e quando se ne andava, Kaori fingeva di dormire. Lo evitava coscientemente e Ryo rimaneva comunque per poter instaurare un dialogo con lei.

 
 
Giunse finalmente il giorno in cui Ginko lasciò la clinica. Ryo non sopportava più la sua presenza lì, troppo vicino a Kaori. Era ancora un ostacolo per lui e Kaori. E fu con un certo entusiasmo che Ryo sistemò gli ultimi dettagli con Mick prima della partenza.
A ogni visita del medico, Ryo era presente, voleva sapere tutto delle condizioni e del progresso clinico della partner. Ora riusciva a muoversi più facilmente, ma per brevi periodi di tempo. Kaori era anche riuscita a mettere in ordine tutti i pezzi dei suoi ricordi e degli eventi e aveva appreso da Mick che anche Gin era lì per riprendersi delle ferite inflitte da Ryo. Ryo stesso era stato gravemente ferito anche se si stava già riprendendo, lui si conteneva per non preoccupare la donna. Era arrabbiata con se stessa per le conseguenze che aveva creato. Aveva riflettuto molto sulla sua situazione e qualcosa le divenne ovvio.
"Come sta Gin?" chiese senza giri di parole.
La dottoressa fu sorpresa dalla domanda perché aveva capito che dalla situazione che era colpa di quell'uomo se la paziente si trovava lì. Guardò il compagno della giovane donna per scoprire fino a che punto poteva rispondere, ma lui sembrava disconnesso dalla realtà.
La domanda di Kaori si ripeté più e più volte nella sua mente come un enigma di cui non trovava la soluzione. Perché gli faceva tutto ciò? Non una volta si era preoccupata di lui, almeno non in sua presenza. E improvvisamente chiedeva notizie di quell'altro, quel vigliacco che non meritava nemmeno di essere definito uomo.
"Voglio vederlo..." insistette Kaori, supplicando la dottoressa di esaudire la sua richiesta.
"È fuori questione!" s'indignò Ryo, riprendendosi bruscamente di fronte a quella richiesta fuori luogo.
"Tu non decidi per me!" rispose Kaori, sempre fissando la dottoressa.
"Pensi di essere nelle condizioni di poter fare qualunque cosa? Stai talmente bene da volerti buttare nella bocca del lupo! Glielo dica, dottoressa, che non può!" disse Ryo, affidando al medico la responsabilità.
La donna sospirò. Vedeva che si trattava di una cosa di fondamentale importanza per la sua paziente e anche se il suo compagno era contrariato e lei dubitava che fosse la cosa migliore da fare, nessun motivo medico impediva l'incontro:
"Molto bene, ma a una condizione: non si deve forzare, e la sposteremo con una sedia a rotelle, altrimenti rimarremo qui"
Kaori annuì saggiamente e con l'aiuto della dottoressa, si sistemò sulla sedia a rotelle che si trovava in un angolo della stanza sotto lo sguardo spaventato dello sweeper. Venne condotta dall'altro lato della clinica, nella stanza di Gin. Kaori voleva andarci da sola, ma Ryo aveva replicato, "Se tu vai, io vengo!". Le seguì in silenzio, la sua aura si intensificò ad ogni metro che avanzava. Il medico ricordò le istruzioni: non fare sforzi e non rimanere a lungo, poi li lasciò soli nel corridoio di fronte alla porta dietro la quale il paziente era ancora legato.
Kaori osservò il medico allontanarsi. Respirò profondamente mentre cercava di calmare il tremito delle sue mani. La presenza di Ryo e la sua rabbia crescente non l'aiutavano a concentrarsi sulla situazione. Con fatica, Kaori mise giù un piede, poi il secondo. Ancora seduta, si appoggiò alla barra di metallo che correva lungo il muro del corridoio e si raddrizzò. Non doveva fare movimenti bruschi. Ogni gesto fu accuratamente calcolato. Una volta in piedi, Kaori attese un momento affinché il suo corpo si abituasse e trovasse una parvenza di equilibrio. Concentrandosi sul proprio respiro, Kaori fece un passo verso la porta. Quasi cadde, ma si tenne alla barra e al muro. Ryo fece un movimento verso di lei, ma con un gesto lei lo mantenne a distanza. Calmò la folle corsa del proprio cuore e riprese a camminare. Raggiunta la porta, mise la mano sulla maniglia. A sua volta, Ryo posò la mano su quella della donna. Il contatto inaspettato la fece rabbrividire. Guardando le loro mani sulla maniglia, Kaori disse:
"Entro da sola. Qualunque cosa accada, promettimi di non interferire"
Ryo studiò la giovane donna di fronte a sé. Non riconobbe quella voce pallida e senza emozioni.
"Non ti prometto nulla" disse, rompendo il contatto fisico e appoggiandosi contro il muro senza mollarla con lo sguardo.
"Cosa ci fate qui?" chiese Mick uscendo dalla stanza, avendo sospettato una presenza in corridoio.
"Vuole vederlo!" disse Ryo con tono secco.
"Kaori, non è davvero una buona idea, tu..."
"Mick, non insistere, so cosa devo fare" rispose gentilmente la giovane donna, frenando l'argomentazione dell'americano.
Imbarazzato, Mick guardò Ryo che stava per esprimere la sua rabbia per il cambio nell'atteggiamento della sua partner: a lui toccavano l'essere ignorato e la noncuranza, a Mick la gentilezza. Perfino Gin avrebbe beneficiato della sua attenzione.
"Posso sapere a cosa stai giocando?" fece Ryo, i pugni serrati.
"Faccio quello che mi pare! Lo devo vedere, che tu mi capisca o meno!" rispose Kaori, fissando la porta.
Sentendo che la tensione aumentava, Mick si intromise tra gli amici e allontanò Ryo per calmarlo.
"Ti aspettiamo qui...avessi bisogno di qualunque cosa, non esitare..." disse all'attenzione della giovane donna, mentre Ryo gli riversò il suo rancore.
"No, ma non può essere vero! Non avrai anche tu intenzione di lasciarla fare! Sono l'unico a credere che sia una cazzata farglielo vedere?!"
Lasciando Ryo a innervosirsi per conto suo, Kaori svuotò la mente e radunò tutta la sua volontà, aprendo la porta senza esitazione.
La camera era immersa in una luce fredda riflessa dal pallido sole di quel mese invernale. Gin era sdraiato e legato al letto, le corde erano state sostituite da cinghie più adatte al suo stato di paziente. Era sveglio e guardava fuori, non interessandosi nemmeno alla persona appena entrata.
Kaori spinse la porta dietro di sé senza rendersi conto di non averla chiusa del tutto, e studiò la distanza per raggiungerlo e affrontarlo. Con cautela e cercando di nascondere l'esitazione del suo corpo a muoversi, Kaori raggiunse i piedi del letto e si aggrappò alle sbarre per non cadere. Dalla sua posizione, lo dominava. I ruoli ora erano invertiti, tranne per il fatto che Kaori non aveva alcun potere su ciò che avrebbe atteso Gin all'uscita dalla clinica. Non sapeva quale sentimento dovesse subentrare nel suo cuore: rabbia, delusione, compassione?
Gin sapeva bene chi era entrato nella stanza. Aveva sentito il suo calore debole ma persistente. Come osava apparire in un momento simile, mentre lui era indebolito e ostacolato da quei vincoli.
Lentamente girò la testa per posare i suoi profondi occhi verdi sul viso impassibile della giovane donna.
"Che cosa vuoi? Sentirmi dire che mi pento? Che mi dispiace? No, non rimpiango nulla! Ho amato ogni momento accanto a te e nulla me li porterà via..."
Anche in quel momento, legato e sottomesso, Gin rimaneva fiero e orgoglioso. E per la prima volta nella sua vita, Kaori provò odio per un uomo che aveva amato:
"Ora tutto è chiaro nella mia testa. Mi ha portato via più di quattro mesi della mia vita...hai rubato tutto ciò che era caro al mio cuore...la mia vita, i miei amici, la mia famiglia...hai disonorato il ricordo di mio fratello, hai calpestato senza vergogna ciò che ci rendeva una famiglia! E tutto questo perché? Per amore, dici...per te, per soddisfare i tuoi desideri...e guarda dove ti ha portato! Eppure sei ancora fiero di te stesso? Come? Perché?...Non vedi che hai perso? Non è stata che un'illusione! Pensavo che dimenticare tutto sarebbe stato il modo migliore per andare avanti, ma..."
"Non ti puoi dimenticare di me così! Quando ci siamo rincontrati, sapevo che avevi conservato un posto speciale per me nel tuo cuore...tutto era ancora possibile! Non puoi negare ciò che abbiamo vissuto durante questi pochi mesi! Eravamo felici! Non mi sono sognato la tua risata che ancora risuona nel mio cuore, né i tuoi sguardi dolci e teneri nei miei confronti...puoi convincerti di quello che vuoi, ma non mi rimuoverai la dolcezza della tua pelle né il sapore delle tue labbra, ciò che ci lega l'uno all'altra rimarrà. Questi momenti rubati appartengono solo a noi e in ogni uomo che incontrerai, tu mi vedrai. Ci sarò sempre, mi hai capito: SEMPRE! Tu hai mandato tutto a puttane! È questa la vita che vuoi: all'ombra, accanto a un assassino? Non sei fatta per questa vita! Io posso darti tutto, la luce, la vita, il potere...e hai il coraggio di rifiutare?" Gin rise constatando che la sua Kaori, che lui pensava così pura e virtuosa, avesse deciso di perdere se stessa a causa di un assassino.
"Ti dai un'importanza che non hai! Certo che non dimenticherò mai quello che mi hai fatto sopportare per puro egoismo, ma grazie a te, vivrò più forte ogni momento che passerò lontano da te! Sarò felice senza di te! Voglio che tu sappia che sono qui, di fronte a te, e non ho paura di te. Non mi raggiungerai mai più! Nonostante tutto, nonostante te e nonostante me, una volta che avrò lasciato questa stanza tu non ci sarai più, non esisterai più! Hai perso, Gin! Tu, il grande manipolatore, così orgoglioso delle tue esibizioni, hai trovato qualcuno più forte di te! Mi hai reso più forte di te! Grazie a te e contro ogni previsione, ora so che posso difendere la mia famiglia da persone come te!" finendo la sua sfuriata, posò su Gin i suoi occhi nocciola intrisi di una nuova luce che non sfuggì all'uomo, che si agitò sul suo letto con una certa violenza alla replica della donna.
Davanti alla follia che pervadeva l'uomo, Kaori poté solo risolversi a voltargli definitivamente le spalle, senza rimpianti per la loro vita insieme prima di quell'eresia.
"Non posso fare più nulla per te, Gin...non c'è mai stato un 'noi' e non ci sarà mai. Non importa cosa pensi o cosa credi, finisce tutto qui e ora. Sono venuta per dirti addio"
Kaori non poteva più controllare i tremori nella sua voce. Le si era formato in groppo all'altezza dello stomaco. Dovette allontanarsi da lui per mantenere la dignità e la nuova forza contro quello sconosciuto.
Gin rideva ancora e continuava con i suoi deliri:
"Perché, pensi che sia finita? Che sia finita qui? Non finirà mai, Kaori! MAI! Io ci sarò sempre!"
"RYOOOOO!" il grido proveniente dal corridoio avvertì Kaori di un pericolo imminente.
"BASTA, TI UCCIDERÒ!" urlò Ryo, entrando violentemente nella stanza, sbattendo la porta contro il muro.
"NOOO!" disse Kaori, sbarrando la strada tra lui e Gin.
Mick si scusò con uno sguardo con Kaori per non aver potuto impedire a Ryo di intervenire.
Lei stava tremando come una foglia dopo quello scambio acceso, eppure lo difendeva. Sfidò apertamente Ryo ad azzardarsi ad alzare una mano su Gin. Ryo fu colpito al cuore dal bagliore luminoso che abitava gli occhi di Kaori. C'era così tanto odio e disprezzo nei suoi occhi. Rimpianse amaramente che in quel momento lei non sfuggisse più il suo sguardo, perché anche se dentro di sé sapeva che quello era il risultato del suo confronto con Gin di cui lui non si era fatto scappare nulla, Ryo non poté impedirsi di pensare che quello sguardo fosse per sé. Era il primo che gli rivolgeva direttamente da quando si erano ritrovati. Aveva sopportato tanto, ma non per arrivare a quello: odio, rabbia e indifferenza. Tutto ma non quello.
Kaori tratteneva le lacrime per l'uomo che era stato la sua famiglia, il suo amico e il suo peggiore incubo. Di fronte a lei c'era Ryo che le sparava addosso con occhi scuri e stravolti. Lo vide allontanarsi e lasciare la stanza senza una parola, lasciandola di nuovo sola tra le risate da iena che riempivano la camera.
Mick era titubante su cosa fare, i suoi amici si stavano facendo a pezzi ed entrambi avevano bisogno di aiuto per superare tutti i non detti.
"Non lasciarlo solo..." mormorò Kaori, indovinando i pensieri dell'amico. "Io sto bene, vai!"
Kaori guardò Mick andare dietro a Ryo. Attraversò la soglia della porta, camminò lungo il muro fino a una poltrona e si appoggiò alla parete prima di scivolare sul pavimento. Non sapeva se avesse trovato quello che cercava in quello scontro e nonostante quello che pensava Ryo, sapeva che quello che aveva fatto era giusto, anche se si sentiva in colpa per quello che stava succedendo a tutti. Suo malgrado, aveva scelto di intervenire tra Ryo e Gin. Gin che continuava a vociferare le sue speranze e le sue grida, tormentando la giovane donne che rimase prostrata nel corridoio, svuotata ed esausta.
 
 
 
Ryo stava correndo per la clinica, senza fiato. Aveva bisogno d'aria. Aveva bisogno di andarsene. Sentiva la rabbia scatenarsi dentro di lui. Aveva un bisogno urgente di sfogarsi. Si precipitò fuori dall'edificio e sbatté violentemente i pugni contro il primo ostacolo che trovò. Il muro in pietra si sbriciolò in alcuni punti, la polvere si mescolò al sangue versato dalle articolazioni dell'uomo incosciente delle nuove ferite. Niente gli faceva più male che l'indignazione e la frustrazione per il comportamento inequivocabile della sua partner.
Una profonda ingiustizia lo stava invadendo, aveva tanto sperato da quando l'aveva tenuta di nuovo tra le braccia, e tutto quello che stava raccogliendo era peggio di qualsiasi cosa avesse sopportato, era al di là delle sue forze. Si sentiva tradito, come se Kaori gli avesse deliberatamente sparato alle spalle. Era la più grande ferita da cui dubitava di poter guarire, un giorno. Ryo collassò impotente ai piedi del muro.
L'alterco non era passato inosservato agli occhi e alle orecchie degli altri residenti della clinica. Mick aveva assistito con impotenza alla collera che Ryo provava con se stesso. Vedendo tuttavia che Ryo non si sarebbe messo nei guai, decise di lasciarlo per conto suo. Mick tornò nella stanza di Gin per fargli cessare i suoi lamenti e per fargli lasciare immediatamente quel posto. Giunse insieme alla dottoressa e al suo assistente. Vedendo Kaori ancora raggomitolata e singhiozzante, si precipitò su di lei. Non riusciva più a parlare, solo le sue lacrime si riversavano senza fermarsi. Mick la riposizionò sulla poltrona:
"Andrà tutto bene, calmati, mia bella..." le disse baciandola teneramente sulla fronte.
Mick fece segno alla dottoressa di allontanarsi e, con l'aiuto dell'assistente, si occupò di Gin. Per farlo tacere, Mick non ebbe la pazienza di aspettare che il dottore amministrasse un sedativo. Afferrò Gin per il colletto della camiciola e gli spedì un violento dritto che lo costrinse a fermare i suoi lamenti.
Lo trasportarono senza troppe cerimonie fino alla macchina. Vedendoli uscire, Ryo si raddrizzò e si unì a loro, prese la corda dalle mani di Mick e sbatacchiò Gin per farlo alzare. Portandolo sul retro della macchina, Ryo lo legò saldamente, stringendogli i vincoli al polso e sussurrando, con un sorriso sulle labbra:
"Ti ricordi, 'Ce l'ho io, la tengo in pugno'...non è mai stato vero come oggi, tranne che sono io il garante della sua vita! Non poserai mai più i tuoi occhi su di lei! Non farò fatica a fare in modo che ti dimentichi mentre tu dormirai in una cella, saprai cosa vuol dire essere il bersaglio di ogni sorta di pazzie...ti ho preparato un'accoglienza a misura della tua follia!" gli soffiò tra i denti, prima di dargli un pugno che fece sprofondare Gin nel buio, una scia di sangue sul suo viso.
Ryo mise del nastro adesivo sulla bocca di Gin e sbatté la portiera. In silenzio, osservò Mick avviare la macchina e allontanarsi per scomparire alla fine della strada sterrata. Voltandosi verso l'edificio, Ryo respirò pazientemente per riacquistare la calma prima di tornare da Kaori.
Non sapeva come o dove tutto ciò li avrebbe condotti, ma Ryo si rifiutava di lasciarsi andare. Era pronto a combattere la più grande battaglia della sua vita: recuperare Kaori a tutti i costi.
 

 
Era già trascorsa una settimana da quando erano arrivati in clinica. Una settimana in cui era ancora tutto scosso senza che lei fosse in grado di sistemarlo. A Kaori era stato finalmente concesso di tornare a casa. Era impaziente e allo stesso tempo preoccupata di tornare a casa con Ryo. Sentiva che il suo partner era impaziente di rimanere solo con lei. Aveva provato più volte a parlarle ma ogni volta qualcuno li interrompeva, cosa che la sollevava sempre. Sapeva che stava posticipando il momento di quello che prima o poi sarebbe successo, ma non era pronta. Non riusciva a parlare con lui. Non sapeva cosa dirgli. Voleva sapere le condizioni della sua detenzione? Voleva parlare di Gin? Voleva parlare di loro? Kaori si ricordava di quello che era successo tra loro in precedenza...prima dell'incendio. Ripensarci le faceva male. A causa di Gin, aveva perso un'amica...le illusioni di una vita che non era quella che credeva. Aveva perso una parte della sua innocenza. Il giorno stesso in cui si era confrontata con lui, Mick l'aveva portato via da lei per sempre. Era tutto finito per davvero. Eppure sentiva che la cosa più difficile doveva ancora arrivare. Doveva affrontare Ryo e doveva affrontare soprattutto la propria coscienza. Ma il comportamento di Ryo nei suoi confronti la turbava. Era premuroso, attento e paziente mentre lei si era attesa dei rimproveri e della collera. Si sentiva persa e preferiva continuare a evitare di dover stare da sola con lui.
Ryo entrò nella stanza e fu sorpreso dalla forte tristezza che la sua partner emanava. Era appoggiata alla finestra e il suo sguardo vuoto era perso verso l'esterno.
"Sei pronta?" chiese, prendendo le sue cose sul letto. Lei si voltò verso di lui, lanciandogli una breve occhiata prima di abbassare lo sguardo e seguirlo. Poteva muoversi da sola e rifiutò il minimo aiuto.
Lasciarono la clinica in silenzio dopo aver ringraziato la dottoressa del suo aiuto discreto e preciso.
Ryo avviò la macchina e guidò verso casa. Nessuno dei due parlò, come se la minima parola avesse potuto risvegliare torrenti di dolore. Kaori sentiva tutta la frustrazione e l'impotenza di Ryo nel silenzio. Si vedeva nel suo modo di guidare, brusco e veloce, mentre le sue mani bendate si stringevano sul volante. Nonostante tutto, lei non fece un gesto verso di lui, non una parola, e il tragitto fu lungo e stancante per i due occupanti della Mini. Quando Kaori vide l'edificio di mattoni rossi, si sentì sollevata di rientrare finalmente a casa, di ritrovare un posto sicuro e familiare. Era ansiosa di isolarsi nel bozzolo protettivo della sua stanza. Ryo parcheggiò e osservò la sua partner che non si stancava di studiare l'edificio. Sospirò e scese dal veicolo per aprirle la portiera:
"Bentornata a casa" disse cercando di essere il più sorridente possibile. Kaori annuì rapidamente e si diresse verso l'ingresso insieme a Ryo dietro di lei. L'ascesa delle scale fu stancante per la giovane donna e anche quando Ryo le offrì il suo aiuto, lei non glielo permise, rispondendo con un semplice e breve, "Andrà bene..."
Quindi Ryo rimase indietro, il cuore ferito per essere stato respinto ancora una volta. Arrivati al piano, Ryo si affrettò ad aprire la porta perché Kaori ritrovasse il calore della loro casa. Nel loro territorio, finalmente le cose si sarebbero aperte. Ryo non le avrebbe lasciato scelta, aveva aspettato oltre ogni ragionevole pazienza. Pensava che sarebbero finalmente stati da soli e in silenzio per poter parlare, ma fu sorpreso di scoprire che i loro amici avevano deciso diversamente. Aprendo la porta dell'appartamento, Ryo ma soprattutto Kaori furono accolti dalle lacrime e dalle risate di Kazue e Miki , Ryo si fece intrattenere da Mick e Falcon.
"Che significa?" chiese Ryo che non si aspettava tutto ciò.
"Ho provato a spiegare loro che Kaori aveva bisogno di calma e riposo, ma non potevano più aspettare da quando ho annunciato la buona notizia" rispose Mick.
Ryo stava per buttare tutti fuori quando Kaori parlò:
"Non fa niente, al contrario sono felice di vedervi. Mi siete mancati così tanto..." finì con le lacrime tra le braccia delle sue amiche. Quindi anche loro avevano diritto di ricevere i suoi sorrisi, le sue lacrime e la sua gioia di rivederli. Ryo non capiva perché Gin sì e lui no; perché gli amici sì e lui no. Era invisibile ai suoi occhi? Non meritava uno sguardo, un gesto che provasse che rappresentava ancora qualcosa per lei?
Mentre rimaneva lontano dalla felice riunione dalla quale si sentiva escluso, un suono familiare che gli era tanto mancato risuonò come una musica dolce per il suo cuore: Kaori rise. Il suo sorriso era luminoso e sincero. Vederla brillare di nuovo tra loro lo fece sentire davvero bene, ma una cupa gelosia nacque in lui: non era lui a renderla felice in quel momento, non era a lui che lei offriva i suoi sorrisi e la sua gioia di essere finalmente tornata. Apprese da Mick che Saeko era fuori pericolo e che Reika non era presente al loro ritorno, avendo preferito rimanere con sua sorella anche se non aleggiava più alcuna minaccia visto che la sorte di Gin era sigillata.
Dopo due ore in cui tutti evitarono accuratamente l'argomento della tragedia che aveva causato tanta sofferenza, gli ospiti decisero di andarsene e lasciare riposare Kaori. Erano tutti rassicurati sulle sue condizioni e gli abbracci furono lunghi prima del congedo.
Mentre Kaori chiudeva la porta con apprensione mal dissimulata, Ryo si versò un bicchiere di whisky. Non se l'era permesso di fronte ai suoi amici per non dare loro una scusa per prolungare la loro presenza. Quel bicchiere non rappresentava qualcosa di insignificante ma Ryo aveva bisogno di scaldarsi a causa del gelido silenzio che tornava a stanziarsi di diritto tra lui e Kaori. Kaori non si era mossa dalla porta ed era titubante su cosa fare o dire. Poteva avvertire lo sguardo insistente di Ryo su di sé. Era sfinita da tutta l'agitazione che aveva regnato ed era stanza di rimanere nella stanza con lui.
"Sono stanca...vado a stendermi..." annunciò Kaori mentre si dirigeva verso le scale.
"Sarà così d'ora in poi?" parlò lui in modo freddo e diretto. Tutta la tensione era leggibile in quella domanda e nei suoi occhi divenuti più scuri di una notte senza luna.
Kaori si fermò ai piedi delle scale e guardando al piano di sopra, domandò:
"Che intendi?"
Il rumore del vetro esplose contro il muro, facendo sobbalzare Kaori. Il panico e la paura si impadronirono di lei. Mai Ryo l'aveva guardata così, quel tipo di sguardo veniva rivolto piuttosto ai suoi nemici.
"E in più mi prendi in giro!" abbaiò. "È durata fin troppo, Kaori! Non sopporto il tuo silenzio e la distanza che mantieni da me! PARLAMI, MALEDIZIONE!"
"Da quando 'parlare' è diventata la tua attività preferita? Lasciami in pace, non ho niente da dirti!" s'innervosì lei, salendo le scale.
Non voleva affrontarlo, non ora, non così.
"Preferiresti incontrare lui? Se è solo questo, ti ci porto io!" disse Ryo con sarcasmo e dolore, afferrando Kaori per il polso.
Lei si bloccò alle sue parole e al freddo contatto. Resistette volendo liberarsi della presa, ma Ryo la fece inclinare e la portò alla sua altezza, bloccandola tra il muro e lui.
"Dovrei comportarmi come lui, contro di te, perché ti degni di guardarmi..." sussurrò sollevando il viso di Kaori che sfuggiva i suoi occhi.
"Se stai cercando di spaventarmi...ci sei riuscito...ora lasciami andare..." tremò lei, cercando di spostarsi. I pugni di Ryo che urtarono contro il muro la paralizzarono. Non aveva mai pensato che un giorno avrebbe conosciuto quella paura nei suoi confronti. Voleva fermare tutto e scappare ma il suo corpo si rifiutava di muoversi, nessun suono era in grado di uscire dalle sue labbra. Vedendo l'effetto dannoso che aveva sulla giovane donna, Ryo si ammorbidì leggermente, facendo sempre attenzione a bloccarle l'accesso al piano di sopra. Se non glielo avesse detto ora, si sarebbero persi per sempre. Non importava che lei accettasse ciò che le stava per dire, voleva che reagisse un po' di fronte a lui.
"Ho creduto di morire, Kaori...in realtà sono morto il giorno in cui sei scomparsa. Non ho fatto che soffrire, se avessi avuto una briciola del coraggio che tu hai utilizzato in tutti questi anni...avrei messo fine al mio calvario senza esitazioni...sono stato un vigliacco, ma non stavolta! Kaori, tu sei qui con me e io non permetterò a questa seconda possibilità che ci è stata offerta di scappare, hai capito!!"
Ryo fece una pausa e osservò la giovane donna, qualche lacrima cominciava a riempirle gli occhi, ma lei resisteva ancora.
"GUARDAMI! Guarda cosa sono senza di te! Ho sofferto ogni momento senza di te come se avessi ricevuto pugnalate violente e sempre più forti, che mi uccidevano senza che io potessi oppormi! Sono sopravvissuto solo per vendicarci, per vendicarti! Sei tu che mi fai tornare in vita, Kaori, sei l'unica in grado di vedere il meglio in me, quindi ricorda che cosa ci lega...non permettergli di dominarti ancora! Io non sono come lui...anche se ti amo non ti costringerò ad andare contro i tuoi sentimenti, ma parlami! Ti prego solo di una cosa..." disse, addolcendo la voce, senza nemmeno rendersi conto della portata delle sue parole che erano andate oltre il suo pensiero. Ryo si avvicinò a Kaori. Portò una mano al suo viso inondato di lacrime, con l'altra la strinse intorno alla vita. Posando delicatamente la fronte contro la sua, riuscì infine a catturare i suoi occhi bagnati. Senza staccare gli occhi da lei, afferrò la mano della donna e se la mise sul cuore:
"Senti come batte forte e intensamente. Ti reclama...angelo mio...non dirgli che ti stai arrendendo, che gli rifiuti le speranze che nutre per noi..."
Con uno sguardo, con qualche parola, Ryo si consegnava completamente a Kaori. Lasciò giù le braccia e si mostrò per quello che era: un uomo disperatamente innamorato e pazzo tanto da credere nell'impossibile.
Sulle labbra le posò un bisbiglio: "Sono pazzo di te...torna da me", prima di baciarla. Un bacio che fu come una carezza, un pegno di pace, un appello alla vita.
Lei non gli rispose, rimase immobile, rassegnata e gelata. Non era a lui che rifiutava la possibilità, ma a se stessa.
"Io non merito il tuo amore..."
Di fronte all'incomprensione sul volto dell'uomo, Kaori continuò:
"Lui per me era un fratello, un amico, un confidente in ogni momento...l'ho amato e mi fidavo di lui...e lui è riuscito a prendermi l'unica cosa che pensavo fosse certa, che era solo mia!"
Nei suoi occhi nocciola c'erano tristezza, rabbia e rassegnazione:
"Ti ha portato via da me...ha fatto in modo che mi dimenticassi di te! E io ti ho dimenticato! Durante quei mesi, tu non facevi più parte di me! Quando ho capito che mi mancava una parte di me, non sapevo nemmeno che fossi tu! Credevo di poter perdere tutto ma non quello, non te! Ti ho tradito, Ryo! Per colpa sua, ma soprattutto perché lo volevo! Gli ho creduto quando mi diceva che non avevo nulla a parte lui! Non sai il vuoto che ho sentito, il freddo costante provocato dalla mancanza di qualcuno che ignoravo del tutto! Se Eriko è morta...se tu hai sofferto...tutto questo è colpa mia! Sono responsabile per quello che ci è successo perché non ho voluto credere un solo istante che lui si sarebbe spinto così lontano...puoi perdonarmi per averlo pensato?!" finì, in lacrime e piena di vergogna mentre la mano si stringeva sul petto dell'uomo.
"Se c'è qualcuno da incolpare, non sei tu...anch'io ci ho creduto. Ho creduto di morire cento volte dopo la tua scomparsa. Non avevo più niente senza di e...non hai colpe di quello che ha fatto, io sono altrettanto colpevole per non aver percepito il pericolo e quello che ti era successo. A causa della mia codardia nel negare i miei sentimenti, sono stato complice di quello che ti ha fatto credere, il tuo cuore ci ha creduto perché io ho nutrito per troppo tempo il dubbio su di noi. Quello che deve chiedere perdono qui, sono io...mi sono arreso, ho perso il contatto con la realtà e ti ho voltato le spalle..."
Fece avvicinare i loro corpi in modo che il loro calore si mescolasse e attese che lei si calmasse e lenisse il dolore di entrambi, perché lei sapeva bene come farlo. Aveva così tante ferite, così tanto dolore e rabbia da espellere. Non poteva farlo da sola, proprio come lui non poteva farlo senza di lei. Non voleva che fosse sola nel dolore. Lui stesso aveva bisogno di quel contatto che stava aspettando da quando l'aveva trovata e, questa volta, lei non lo respinse.
Rimasero così a lungo, con le lacrime che scorrevano silenziosamente.
Ryo sentì Kaori perdere l'equilibrio e tenersi a lui. Tutti gli eventi e le emozioni erano troppi in una volta sola per lei che era tornata da lontano.
Delicatamente l'avvolse fra le braccia e andò a sedersi sul divano senza liberarsi di Kaori che rimase rannicchiata contro di lui. A poco a poco, si calmò, sempre stando stretta a Ryo. Lui fissò il suo sguardo negli occhi appannati della sua partner, sorridendole:
"Sugar...quello che ci ha fatto credere o passare non ti deve impedire di credere ancora in ciò che è la tua forza, in noi. Non voglio che tu abbia più alcun dubbio nella testa o nel cuore. Perdendoti ho capito che avevo mentito troppo a lungo e che non ero migliore di lui a continuare a ignorare ciò che provo per te, che anch'io ti avevo fatto soffrire. Non farò più questo errore. Ho bisogno di te. Dammi la possibilità di amarti come meriti..."
Mentre le parlava con il cuore aperto, Ryo non poteva trattenersi dal mantenere il contatto fisico con dolci carezze, dolcemente senza spaventarla, in modo che potesse abituarsi ai suoi gesti e alla sua pelle. La sua voce era calda e piena di speranza. Kaori ascoltava ogni parola come una promessa fatta al suo cuore. 'Angelo mio...Sugar', quegli epiteti le davano un senso di appartenenza. Lui l'amava e glielo mostrava. Lei non lasciò più i suoi occhi, lasciandosi cullare dal calore che lui emanava.
Ryo prese il suo sguardo brillante di emozione come un accordo per quel nuovo inizio.
L'abbracciò ancora di più anche se non avrebbero potuto essere più vicini in quel momento, Ryo sollevò sensualmente la mano lungo la schiena della giovane donna fino a imprigionarle la nuca, mentre con l'altra mano carezzava febbrilmente le sue labbra tentatrici. Mentre Kaori si inumidiva le labbra senza rendersi conto dell'eccitazione che ciò causava nel suo partner, lei posò le labbra sulle sue. Kaori si rannicchiò contro di lui che approfondì il bacio con un ballo sensuale e ritmato delle loro lingue che si tranquillizzavano. Un bacio infiammato dai sapori dolci e zuccherati all'idea di un futuro per loro due. Nel fuoco del momento, Ryo fece stendere entrambi sul divano.
Avvolgendo la giovane donna con tutto il suo corpo, non si stancò mai di guardarla: i suoi occhi luminosi, le guance rosee e le labbra carnose. Le rivolgeva un'espressione intensa che lei sostenne a sua volta.
Ryo tornò sulle sue labbra allettanti mentre le mani si avventurarono oltre i vestiti per trovare finalmente la consistenza di quel corpo tanto agognato. Le sue labbra migrarono verso il collo della giovane, lasciando segni umidi e caldi su ogni parte di pelle che incontravano. Kaori intrecciò teneramente le dita alla folta chioma dell'uomo di cui sussurrò il nome. Quegli appelli erano dolci e pieni di desiderio, spingendo Ryo ad accentuare lo scambio.
Entrambi avevano bisogno di sentirsi vivi, di rinascere nel calore dell'altro. I loro corpi si infiammarono come se nulla avesse più importanza che soddisfare l'urgenza di amarsi, lì e subito.
Mentre Ryo dava mostra della sua piena possenza e del suo completo desiderio di portare la sua partner su un terreno sconosciuto a entrambi quale quello del vero amore, sentì Kaori bloccarsi a fatica trattenendo un ghigno di dolore. Tornando alla realtà, Ryo ricordò che la giovane non era ancora in pieno possesso delle sue capacità e il suo corpo contuso e ferito glielo fece capire. La fragilità di Kaori, dopo tutto quello che aveva sopportato prima di tornare da lui, fece aumentare la loro impazienza e dimenticare le rispettive ferite.
Tutti e due erano col fiato corto e le guance di Kaori avvamparono dall'emozione, la fiamma del desiderio brillava nei suoi occhi. Anche se Ryo sentiva a sua volta il bisogno urgente di essere solo suo, non poteva portarla adeguatamente all'apoteosi del loro amore.
Kaori fu sorpresa nel constatare che Ryo aveva smesso di muoversi. Gli fece capire che il dolore che stava provando non era nulla rispetto al benessere che le stava dando. Voleva incoraggiarlo, non perdere più un solo momento di felicità. Lui sorrise alla sua richiesta muta, ma non era così che dovevano vivere la loro prima volta. Dovevano potersi abbandonare l'uno all'altra, corpo e anima.
"Anche se lo stallone che sono accetta di farsi domare da te e solo da te...devi essere al meglio per assaporare la cavalcata che vivremo..."
Kaori virò al rosso carminio comprendendo l'allusione, mentre Ryo avvicinò il viso al suo, promettendo che quel momento sarebbe arrivato presto, prima di fondersi sulle sue labbra.
"Dobbiamo credere l'uno nell'altra..." disse, lasciando le sue ghiotte labbra più per bisogno d'ossigeno che per voglia di farlo.
La sentì tremare contro di lui. Esausta e sopraffatta da tutte le emozioni, aveva bisogno di riposare anche se si rifiutava di farlo. Staccandosi da lei a malincuore, Ryo tirò una coperta per coprire la donna:
"Una buona cioccolata calda ci farà bene" sorrise mentre andava in cucina.
Kaori lo guardò allontanarsi, senza apprensione né paura. Si sentiva felice di essere lì con l'uomo che amava. Avevano superato così tanto per infine ritrovarsi. Una seconda possibilità era stata loro offerta, per vivere e amarsi. Lei avrebbe goduto di ogni momento con lui. Avevano la vita davanti.
Ryo tornò con due tazze fumanti. Si fermò alla vista del suo angelo di luce: la sua presenza illuminava il suo cuore. Ryo accettava tutto quello che sentiva, non voleva più rimpianti. Aveva diritto alla felicità e la sua felicità era lei.
Posò le tazze sul tavolo e si avvicinò silenziosamente all'addormentata. Il suo viso calmo e pacifico durante il sonno gli era mancato. Proveniva da lei una tale serenità in grado di calmare l'uomo dal passato tumultuoso che aveva alle spalle.
Con una mano, Ryo tirò fuori il ciondolo che nascondeva sotto la maglietta. Facendo attenzione a non svegliarla, le fece scivolare il gioiello sull'anulare, senza staccarlo dalla catenina:
"Siamo legati e lo saremo per sempre..."
Afferrando delicatamente la sua protetta che si accoccolò istintivamente a lui, la portò verso quello che sarebbe diventato il loro rifugio. L'avrebbe amata e protetta, come lei avrebbe vegliato su di lui. Mai più le avrebbe permesso di allontanarsi da lui, non sarebbe passato un giorno né una notte senza che lui le fosse vicino.

 
 
Da qualche parte in fondo a una cella buia e umida, un uomo supino con le braccia incrociate sotto la testa fissava il soffitto, ascoltando i lamenti e le minacce degli altri detenuti che le guardie cercavano invano di mettere a tacere.
Solo i suoi occhi penetravano nell'oscurità della stanza. Due occhi d'un verde smeraldo brillarono mentre un ghigno si dipingeva sulle sue labbra.
Sulla parete decrepita c'era il ritratto di una giovane donna, con capelli ramati e ribelli, la carnagione chiara e gli occhi nocciola. Stava piangendo. Lacrime di sangue scorrevano sulle sue guance e Ginko sorrise.

 
 
 
Grazie come sempre a chi ha letto/seguito questa fanfiction. Il ringraziamento speciale, però, è per chi ha commentato almeno una volta, e ci tengo a citarvi: prue halliwell, Crissie2, Kreta8787, Lulu_nana, __FrA__, Kaory06081987, Saja, briz65, Clah, StellaPiton, Valenicolefede.
Fa sempre immenso piacere leggere recensioni, anche se la storia non è mia ma è 'solo' una traduzione, perché comunque ci metto impegno nell'arricchire il fandom italiano di fanfiction che ritengo valide e che meritano di essere conosciute. Per cui, grazie ancora, e alla prossima (perché non vi libererete di me!).
 
 
  
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