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Autore: Queen of Snape and Joker    22/10/2018    1 recensioni
Harry non riesce a dormire e decide di cercare Piton nel castello, con l'aiuto della Mappa del Malandrino. Giunto ai confini della Foresta Nera si aspetta di trovarlo impegnato in qualche missione per conto di Voldemort, ma invece lo scopre tra l'erba ferito, in una pozza si sangue. Riuscirà Harry a salvare la vita dell'uomo in nero e a salvare se stesso da un'oscura verità di cui ignorava l'esistenza?
Genere: Angst, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Requiem per un vecchio 

Harry si trovava in una Foresta e correva, correva come se da ciò dovesse dipendere la sopravvivenza dell'intero Mondo Magico. Le fronde degli alberi gli strappavano le vesti e gli laceravano la pelle, ma il Prescelto non riusciva a fermarsi: era in cerca di qualcosa. Non sapeva bene cosa lo avrebbe atteso oltre il confine della Foresta, ma era certo che si trovasse lì la fonte e la risoluzione di tutti i suoi problemi. Le gambe cominciavano a cedergli, ma con uno sprint finale Harry fu in grado di uscire dalla coltre oscura della vegetazione, per poi fermarsi di botto: per terra c'era qualcosa.

Il ragazzo si avvicinò, tremante, ad un cumulo di vesti nere che racchiudevano la sagoma di un uomo di spalle ed allungò una mano per girarlo, in modo da capire quale fosse l'identità di quella strana figura. Non appena lo straniero fu a pancia in su sull'erba, Harry si rese conto che quello che aveva davanti era il volto di Piton, senza vita, con gli occhi che sembravano fari spenti aperti contro il cielo. Il giovane Grifondoro alzò spontaneamente la testa alla volta notturna, terrorizzato: un gigantesco teschio verde campeggiava sopra di loro, ed un enorme serpente gli deformava la bocca, ormai ridotta ad un incavo morto. Harry non poté trattenersi dall'urlare a squarciagola, in parte per l'orrore suscitatogli da quella visione, ma soprattutto perché la cicatrice aveva ripreso a bruciargli. Il ragazzo urlò e urlò, finché non sentì qualcosa toccargli la spalla. Allora spalancò le palpebre e si trovò davanti sempre gli stessi occhi neri, simili a due tunnel senza fine, ma stavolta con un piccolo bagliore che splendeva al loro nucleo: Piton gli stava scuotendo la spalla.

«Potter, per Merlino, svegliati e smettila di strillare! Ti sembrerà straordinario, ma non sei sempre tu ad essere al centro dell'attenzione.»

Piton fissò Harry di traverso, e una smorfia di disgusto comparve sulle sue labbra, a testimoniare che non aveva apprezzato per niente gli strilli mattutini di un insolente Grifondoro.

«Professore... lei è vivo!»

«Brillante come al solito, Potter.»

Il sole, allegro, entrava a fiotti nella stanza e la voce di Harry era piena di gioia; non si incrinò di un tono alla risposta assolutamente pitonesca che gli venne data: aveva temuto il peggio, ma ora tutto era passato e Piton era tornato in circolazione, più sano che mai. A guardarlo, in effetti, non portava alcuna traccia sul corpo di quello che aveva passato e, d'un tratto, il Prescelto si ricordò del rituale avvenuto la sera precedente.

«Che è successo ieri sera? Dov'è Silente?», chiese, la voce allarmata nel constatare che il Preside non era lì con loro, nel suo stesso studio.

«Potter, fai sempre le domande più inopportune nei tempi più inopportuni. Non ho intenzione di darti spiegazioni in questo momento.»

«Lei non ne ha intenzione? Si rende conto che sono stato io ad averla salvata? Che se non fosse stato per me lei sarebbe già morto? Ho il diritto di sapere contro cosa abbiamo combattuto ieri sera!», Harry si era alzato di scatto e ora fronteggiava Piton alla sua altezza, gli occhi ridotti a fessure e le narici allargate. Si sentiva usato, maltrattato, e il suo odio per il pipistrello dei sotterranei sembrava essersi, tutto d'un tratto, rinverdito. Nonostante sapesse che il Serpeverde non avrebbe reagito bene a quelle parole, Harry non si sarebbe mai aspettato ciò che di fatto avvenne: Piton chiuse la distanza che li separava a falcate, afferrò il ragazzo per il collo della camicia e lo sbatté contro uno dei tanti armadi che contenevano i gingilli del Preside, facendoli tremare tutti e facendone cadere alcuni, che si schiantarono al suolo fracassandosi rumorosamente.

«Potter, non so se il tuo piccolo cervello abbia la facoltà di comprendere che ieri abbiamo quasi perso tutto, ma, credimi, ci siamo andati molto vicini. Purtroppo ti ostini a non capire, ti ostini a dare per scontato tutto quello che ti viene dato, ti ostini a non rispettare le decisioni di chi ne sa più di te. Non ha mai attraversato la tua bacata mente l'idea che le cose ti vengano nascoste per farti un favore? Ma quei tempi sono finiti, te lo garantisco. Vuoi sapere dov'è Silente? È morto, Potter, dopo il rituale di ieri sera. Quindi, grazie tante per avermi salvato la vita.»

«LEI STA MENTENDO! LEI MENTE!», Harry, al sentire quelle parole, si mise a gridare a pieni polmoni, a scalciare con una forza inaudita, dono della disperazione, a cercare di raggiungere la sua bacchetta con le mani. Ma Piton, forte il doppio di lui, continuò a sovrastarlo, sbattendolo nuovamente contro le ante di legno: il Grifondoro si lasciò andare, senza riuscire a fermarlo, ad un gemito di dolore.

«Pensi che possa scherzare su una cosa del genere, Potter? Pensi di avermi fatto un favore salvandomi la vita, vero, tu, Silente e il vostro sciocco cuore Grifondoro? Avrei preferito uccidermi! UCCIDERMI! Mi hai rovinato la vita per l'ennesima volta, Potter!»

Piton sibilò queste parole, ma arrivarono ad Harry come una pugnalata: il ragazzo odiava quell'uomo, con tutta la sua anima, ma non riuscì a fare a meno di scoppiare a piangere lì, con le sue mani attorno al collo, senza riuscire neanche a respirare.

Silente era morto.

Silente era morto perché si era sacrificato per Piton.

Silente era morto perché si era sacrificato per Piton per colpa sua, perché lui lo aveva trovato in quella Foresta e aveva chiamato aiuto.

«Anche io vorrei essere morto.» fu l'unica cosa che il Prescelto riuscì a dire, tra i singhiozzi.

«Indovina un po', Potter? Missione fallita, siamo tutti e due qui.»

Piton lo lasciò andare, mentre Harry ancora gemeva per il dolore. Le mani dell'uomo lo liberarono e il Grifondoro riuscì a cadere in piedi per miracolo, incapace di proferire altre parole.

«Puoi andartene da Granger e Weasley, oggi le attività sono sospese. Voglio che ti presenti al mio ufficio stasera alle otto. Dirai che ti ho messo in punizione.»

Harry, congelato, annuì distrattamente e fece per andarsene, quando il pozionista lo fermò: «Ah, Potter, non una parola su quello che è successo. Tu hai passato la notte in infermeria perché ti sei sentito male e non sei al corrente di niente, eccetto che di quello che ti è stato riferito da Poppy. Silente è morto stanotte per un improvviso malore, dovuto unicamente alla sua vecchiaia. Chiaro?»

Il ragazzo non si voltò per guardare di nuovo negli occhi Piton, e non pensò nemmeno di chiedergli perché avrebbe dovuto fare quello che gli diceva uno sporco Mangiamorte come lui, ma si limitò ad uscire, finalmente, da quello studio. 

 

 

   
 
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