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Autore: Sophietta88    23/10/2018    2 recensioni
Quel farfallone di Ataru Moroboshi si č accorto di amare follemente Lamų e non riesce a togliersela dalla testa. Nel frattempo Shinobu gli chiede di partire insieme e scappare lontano. Ataru accetta ma...
"Palline tigrate? Cosa sono? "
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atarų Moroboshi, Jariten, Lamų
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Ormai era giunta la primavera ed il sole irradiava la finestra della dolce Lamų, la quale aveva passato la notte in bianco e da poco si era appisolata.
Arturo si prepara per dirigersi a lavoro ed un tratto, passando davanti alla porta dell'aliena, la guarda e ne resta folgorato.
La ragazza aveva tutti i suoi meravigliosi capelli sparsi sul cuscino, tutta quella massa folta di capelli verdi facevano venir voglia di affondarci le dita.
Arturo trattenne il suo istinto e osservava il respiro di Lamų, un respiro regolare. Dormiva sempre di fianco lei e con indosso il suo costumino succinto tigrato.
In quel momento Arturo ha scostato il suo sguardo verso la finestra.

ARTURO (fra sč)"E' davvero una bellissima giornata, oggi".

Una piccola brezza spostava le tende bianche che svolazzavano in balia del venticello.
Lamų si gira sull'altro fianco ed ecco che con imbarazzo Arturo nota una piccola parte di pelle del fondoschiena.
Guardando l'orario esce dalla stanza per recarsi al centro per anziani.

In quel centro vi era un giardino immenso con tantissimi alberi di pino.
Parecchi colleghi di Arturo erano lė non per vocazione ma soltanto per essere retribuiti.
Arturo fin da bambino č sempre stato magnanimo, si prendeva cura dei pių deboli ed aveva sempre il sorriso stampato sul viso.
Qualcosa in lui cambiō radicalmente dalla morte del fratello.
Fu qualcosa di davvero terribile per lui.

ARTURO:"Signora Gallo, come andiamo questa mattina? E' sempre pių bella sa!"
SIGNORA GALLO: -arrancando- "Ehi, ma c'hai sempe voglia de scherzā???"
ARTURO:"Mai scherzare su queste cose. Dico sul serio. Mi faccia vedere il braccio."

L'anziana aveva dei lividi sul corpo ed il braccio era fasciato.

ARTURO:"Bene, vedo che la ferita si sta rimarginando cosė portā tornare a ballare in discoteca."
SIGNORA GALLO: -permalosa- "Ah raga spero non ce vai tu in discoteca".
ARTURO:"Perchč signora?"

Arturo ormai conosce l'anziana e il suo punzecchiare ed č per questo che adorava scherzarci.

SIGNORA GALLO:"Te po venė n'infarto. Pensa a te che io me la cavo!"

Arturo sorrise ed adagiō la signora sul suo lettino.

ARTURO:"Ha fatto colazione?"
SIGNORA GALLO:"Quei burini m'hanno dato due biscottini che facevano cagā er ca**".
ARTURO:"Signora??? Si contenga. Non si dimentichi che qui siamo tra nobili e reali potrebbero scandalizzarsi". -facendo riferimento alla signora nel lettino affianco la quale ha sempre la puzza sotto al naso-
SIGNORA GALLO:"Ah, capirai!!!E' ribambita".
SIGNORA CALABRESE:"Guardi che la sento e non sono rimbambita. Giovanotto anche lei faccia meno lo spiritoso altrimenti la segnalo al direttore della clinica".

La signora Calabrese era l'opposto della signora Gallo. Era sempre sgorbutica e sulle sue ma in fondo anche lei aveva un cuore.

ARTURO:"D'accordo, belle signore voi lo sapete che vi amo. Ma ora devo lasciarvi ci sono altre belle signore da controllare. I signori li faccio controllare ad altri, io amo le donne".
SIGNORA GALLO:"Hai capito. Furbetto il nostro Arturo".

La signora Calabrese si gira sull'altro lato e si nasconde tra le lenzuola per non sentire e non vedere nessuno.

SIGNORA GALLO:"Sempe allegra a Calabrč".

Gli anziani uomini erano sempre tutti uniti, invece, e giocavano spesso a carte.
Iniziava a fare caldo anche all'interno della clinica per cui bisognava togliere la biancheria invernale.
Arturo tra un controllo ed un altro ripensa al corpo sinuoso della bella Lamų, non riesce a togliersela dalla testa.

ARTURO: (fra sč)"Voglio aiutarla a ritrovare i suoi genitori. Devo impegnarmi al pių presto prima che sia troppo tardi. Non posso...
Non devo..."

Su Nettuno la situazione sta degenerando.
Oyuki si trova in balia del popolo che reclama libertā e giustizia.
Hanno deciso di comune accordo tutti di agire da soli senza alcun sovrano.
Oyuki č disperata e sa bene che a lungo andrā in rovina il pianeta con tutto questo caos.
Dal suo trono di ghiaccio raduna i capi, i sacerdoti, i politici per poter discutere sul da farsi.

OYUKI:"Cari miei sudditi, io vi ho accolti nel mio regno oggi per potervi parlare di una questione importante per la sopravvivenza del pianeta. Non č possibile accontentare la popolazione nel far di testa loro, hanno bisogno di una figura suprema che dia ordine".

La folla di sacerdoti, politici si affanna a rispondere alla regina creando tanta confusione. Le voci si disperdono e si accavallano.

OYUKI:"SENTITE FINO A QUALCHE GIORNO FA SUL MIO PIANETA, GESTITO DA ME, REGNAVA LA PACE. COME POTETE PENSARE CHE POSSA ANDARE BENE COSė NELLA PIų TOTALE CONFUSIONE???"

Ma la gente non voleva ascoltare, era decisa a voler restare per conto proprio.
Fu cosė che la regina decide di lasciarli liberi di scegliere le loro vite e di potersi giustiziare da soli.

RAMIKO:"Ma regina cosa fa? Si arrende?" -chiede la sua spalla destra-
OYUKI:"Ho tutto sotto controllo. Verranno loro da me ad implorarmi di essere la loro regina".
RAMIKO:"So che č arrivata Erika ad est del pianeta e sta prendendo lei il sopravvento".
OYUKI:"Erika???? Chi č e come si permette di voler rubare il mio posto".
RAMIKO:"La dea del pesco".
OYUKI:"E' impensabile che la dea del pesco venga qui sul pianeta pių gelido del globo per impossessarsi del mio potere. Come potrebbero sopravvivere? Sono tutti abituati al gelido".
RAMIKO:"L'adorano per questo. Sono stanchi del freddo ma non hanno compreso che su Nettuno il caldo potrebbe portare soltanto grossi guai".

Oyuki ora comprende il significato di quella visione. Il pianeta č in forte pericolo e con esso anche lei.

Ma sullo spazio...

PAPā DI LAMų:"Ragazzo ora basta... riprendi conoscenza, su!"

Il giovane Ataru č svenuto ed č ancora lė al suolo privo di sensi.
Fulmini, scariche elettriche, capelli di donna che ondeggiano al vento.
Sono le immagini che sta vivendo Ataru in questo suo stato di delirio poi all'improvviso... inizia a muovere le sue labbra.

PAPā DI LAMų:"Si sta muovendo... Forza, coraggio Ataru". -schiaffeggiandolo-

Ataru inizia ad agitarsi. La mamma di Lamų gli accarezza il volto e lo chiama dolcemente.
Ataru riapre i suoi occhi e non riesce a mettere a fuoco le immagini.

ATARU:"Basta scariche elettriche, basta!".

Si agita mentre blatera frasi a caso.
I genitori di Lamų si guardano negli occhi e riguardano ad Ataru.
Dallo specchio di Lamų la mamma mostra ad Ataru sua moglie.

LA MAMMA DI LAMų:"Eccola, tua moglie."

Ataru osserva i movimenti della bella Lamų che sta sistemando la casa di Arturo.

MAMMA DI LAMų:"E' un'aliena e fa parte degli Oni. E' nostra figlia e noi vorremmo che tornasse qui. Purtroppo siete ancora sposati".
ATARU:"Io non ricordo nulla".
PAPā DI LAMų:"Non ti ricordi di nostra figlia? Guardala attentamente".

Ataru apre bene i suoi occhioni color nocciola, scruta i movimenti e i lineamenti di Lamų, le sue espressioni ma non riesce a ricordare nulla.

ATARU:"Come faccio a credere alle vostre parole? Non ricordo nulla".

La mamma di Lamų invita Ataru ad entrare nella camera di Lamų.

La stanza di Lamų era tutta blu, era piena di disegni e foto alle pareti.
Tra le varie foto c'erano quelle di classe.

ATARU:"Megane, Shutaro, Shinobu ci sono tutti i miei compagni di classe".

In fondo alla fila sulla destra c'č Ataru con uno sguardo perso e rivolto verso destra. Lui non guardava dritto nell'obiettivo perchč c'era Lamų attaccata al suo braccio che gli sta mollando un bacio sulla guancia.
Ataru chiude gli occhi a fessura su quella parte della foto, come per focalizzare solo quella piccola parte.

ATARU:"Quello sono io".
MAMMA DI LAMų:"Si, caro e quella č nostra figlia".

Ataru non crede ai suoi occhi. Sbatte le palpebre velocemente.

ATARU:"Perchč mi sono sposato?"
PAPā DI LAMų:"Ora non c'č tempo. Dobbiamo aiutare Lamų."
ATARU:"Si trova a Roma in Italia da come vedo. Ho sentito nominare questa cittā sui libri di scuola".
MAMMA DI LAMų:-entusiasta- "Mandiamoci lui."
PAPā DI LAMų:"Proprio lui? La colpa č sua se stiamo in questo pasticcio".
MAMMA DI LAMų: -bisbigliando- "Guarda che č stata nostra figlia che ha insistito per sposarlo".
ATARU:"Io? Non so se me la sento. In fondo non conosco nulla di lei".
PAPā DI LAMų:"Ragazzo caro -poggiando la mano sulla spalla e magicamente con tono dolce- conosci l'italiano???"
ATARU:"Ehm... NO!"
PAPā DI LAMų:"Comprerai un dizionario. Voi terrestri siete pigri, noi maschi qui conosciamo tutte le lingue per poter decifrare tutti gli attacchi nemici."
ATARU:"Mia mamma sarā in pensiero, almeno spero".
MAMMA DI LAMų:"E' vero! Povera donna, ci parlerō io. Ora vai!"

Un tunnel dinanzi ad Ataru si forma com una luce abbagliante. Senza pensarci troppo su Ataru entra in quel tunnel che lo manderā dritto dritto alla capitale italiana.

MAMMA DI LAMų:"Pronto, signora Moroboshi??? Sono la mamma di Lamų, vostro figlio č stato rapito da mio marito ieri mattina e ora č diretto per Roma in Italia. Buona giornata!"

La signora Moroboshi non ha avuto nemmeno il tempo di replicare e sviene.

Roma una nuova cittā, nuova cultura per Ataru era del tutto nuovo.
Le ragazze italiane, molto pių spudorate di quelle giapponesi, gironzolano seminude per la cittā e ad Ataru non puō che far piacere incontrare tipe cosė.

ATARU:"Ciao, dolcezza...".

Il nostro Ataru ha aperto il dizionario per cercare le parole pių inutili che ci siano, soltanto per abbordare le ragazze.
Era complicato per lui comunicare ed orientarsi.
Senza un soldo in tasca e senza un' abitazione ma incosciente com'č ancora non ha pensato a tutto questo.


 
   
 
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