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Autore: LysandraBlack    23/10/2018    3 recensioni
Aenor Mahariel, Geralt Amell, Kallian Tabris, Elissa Cousland, Natia Brosca e Duran Aeducan.
Chi erano prima di diventare gli Eroi del Quinto Flagello?
Dieci drabble ciascuno, di cento parole esatte, per raccontare qualcosa in più sul loro passato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anders, Custode, Mabari, Merrill
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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AENOR MAHARIEL



 

«Mamae?»

Ladahen Mahariel guarda la figlia, quattro anni appena, le ginocchia sbucciate dopo essersi arrampicata sugli alberi, la faccia sporca del succo dei frutti che ha raccolto dai rami. «Aenor, vieni, ti mostro una cosa.»

Le afferra la manina, camminano per il sottobosco senza far rumore. Fa cenno di stare in silenzio, mentre davanti a loro la foresta si apre attorno ad una pozza d'acqua cristallina.

La bambina spalanca i grandi occhi verdi colmi di meraviglia.

La lupa grigia alza la testa, troppo stanca per alzarsi, i cuccioli raggomitolati contro il grembo. Sa che non corre pericolo, non da loro.
 

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Ghestlin.
Il piccolo mostriciattolo non fa altro che piangere, mamae è sempre stanca, Ithelanas li osserva vegliando su di loro. Aenor si avvicina al padre, sbadigliando, vorrebbe dormire ma il continuo piangere del fratellino non glielo permette.

«Dovrai prenderti cura lui. È il tuo compito, sei la sorella più grande.»

La bambina aggrotta le sopracciglia, senza capire. «E chi si prende cura di me?»

Ithelanas Lavellan sorride, stringendo a sé la figlia. «Presto sarai una cacciatrice e spetterà a te proteggere il Clan. In cambio, il Clan si occuperà sempre di te, da'len.»

La bambina ricambia la stretta, confusa.

 

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«Chi prende più foglie, vince!»

I rami sono carichi di colori, giallo, rosso, marrone, infinite combinazioni di tonalità che accendono la Foresta di Brecilian in un incendio di foglie vorticanti. Aenor allunga le braccia più che può, ad afferrarne una manciata, le sente accartocciarsi e sbriciolarsi tra le dita.

Si volta verso i compagni. «Hei, Merrill sta imbrogliando!»

La piccola maga abbassa lo sguardo, colpevole, rossa in volto. Una leggera brezza spira ancora verso di lei.

Fenarel si blocca improvvisamente, guardandola serio. Tamlen annuisce solennemente.

«Carica!»

Si scagliano contro Merrill, buttandosi in un cumulo di foglie secche ridendo come matti.

 

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Il Silvano Selvaggio sferza l'aria con i suoi rami.

Merrill prova a lanciargli addosso qualche scintilla, che rimbalza inutile sulla corteccia. Tamlen e Fenarel fanno del loro meglio per rallentare la creatura, bersagliandola di frecce, ma quella sembra non accorgersene.

Con un urlo, Aenor si scaglia contro l'albero, roteando la spada e staccando rami e rametti in una pioggia di foglie e schegge.

«Ora basta!»

Un lampo di luce, rumore di roccia che si schianta contro il legno. Il Silvano sibila un'ultima volta, ferito, prima di voltarsi e ritornare nella foresta.

Il cipiglio furioso della Guardiana fa ancora più paura.

 

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Occhi gonfi di pianto, la spada troppo grande per lei stretta in pugno, la sete di vendetta che la scuote come una tempesta. Andare al villaggio, sterminarli tutti. La Guardiana non approverebbe, non le importa, li hanno massacrati come animali indifesi. I suoi genitori. Il piccolo mostriciattolo.

Tamlen la implora. «Non morire anche tu.»

Vorrebbe ignorarlo, lui e tutti quei codardi che non hanno intenzione di farla pagare a quegli shem bastardi.

La mano di lui si stringe attorno al suo polso.

Sente una lacrima scenderle sulla guancia.

«Non ho più nessuno.»

La abbraccia, forte, accarezzandole i capelli. «Hai noi.»

 

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«Si piega, ma non si spezza mai.»

Aenor osserva incuriosita Mastro Ilen ultimare il grande arco di legnoferro. Saggia con mani esperte l'elasticità del flettente, tirando la corda verso di sé e incoccando una freccia invisibile.

«Vuoi provare?»

La ragazzina annuisce. Afferra una freccia da un mucchio lì accanto, mirando ai bersagli per l'allenamento dei cacciatori. Strizza gli occhi per rendere più nitida la boscaglia, tirando indietro la corda fin quasi allo zigomo destro.

La freccia si incastra ad un paio di pollici dal centro del bersaglio.

«Un buon tiro.» Commenta benevolo Mastro Ilen.

“Non abbastanza”, vorrebbe rispondere lei.


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Un lupo adulto, il pelo grigio e folto dell'inverno, la chiazza di sangue scuro che imbratta la neve candida.

Aenor ignora la ferita al braccio, superficiale, mentre con mano incerta incide il torace ed estrae il cuore ancora caldo dell'animale.

China il capo, ringraziando la dea Andruil, che le ha permesso di portare a termine la sua prima Caccia.

Guarda il sangue sulle proprie mani e per un attimo non appartiene ad un lupo, bensì a un assassino, colpevole di aver massacrato una famiglia innocente avvicinatasi troppo al suo gregge.

Stritola il cuore con più forza.

«Fen'Harel ma halam.»

Silenzio.

 

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Stringe i denti, ricacciando indietro le lacrime di dolore mentre la Guardiana incide sulla fronte le ultime righe del Vallaslin, il sangue che le cola sul naso. Non ha emesso un suono, nonostante i suoi quattordici anni. Troppo presto, secondo alcuni. “Era ora, viste le sue abilità”, dicono altri.

June, dea delle arti e dei mestieri, come sua madre. Inchiostro verde, come suo padre.

Marethari conclude il rituale con il giuramento tramandato da secoli tra i Clan.

Lo sguardo di Aenor è determinato, la voce ferma mentre recita quelle parole.

«Siamo gli ultimi del Popolo e mai più ci sottometteremo.»

 

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Sono sfuggiti al caldo torrido dell'estate, le foglie degli alberi a dare un po' di riparo dal sole implacabile. Impugna con mano esperta il piccolo coltello ricurvo, la figurina di legno quasi ultimata. Un drago, o almeno così le piace pensare. Somiglia di più ad una grassa lucertola alata.

«Credi che ci riprenderemo mai le nostre terre?»

La voce di Tamlen è carica di accusa verso il loro grande nemico.

Aenor non risponde, la mente lontana verso le storie piene di eroi e grandi condottieri che l'hahren ama così tanto raccontare.

Il tempo degli eroi è finito da un pezzo.

 

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Tamlen è accanto a lei, steso sul letto di foglie secche, l'autunno ha dipinto il bosco di mille colori caldi. Masticano le castagne che Ashalle ha arrostito un paio d'ore prima, il fumo della pipa di legno che si innalza in lente volute, l'odore dolciastro della radice elfica che riempie l'aria.

«Vhenan, vuoi essere la mia compagna?»

Aenor sbatte le palpebre un paio di volte, colta di sorpresa, prima di voltarsi verso di lui. Il ragazzo sorride, quegli occhi così azzurri, i capelli biondi scompigliati sparsi sull'erba secca.

Arrossisce, mentre ricambia il sorriso.

«Non passerei la vita con nessun altro.»

 
 





 
 
 
Note dell'Autrice: avevo ancora qualcosina da raccontare su di loro e non ho resistito a provarci con una raccolta di drabble... Alla prossima! 


 

  
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