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Autore: Mrs Montgomery    23/10/2018    0 recensioni
Esistono legami impossibili da sciogliere; sono come corde annodate e resistenti.
Legami vincolati dal sangue, da una forte volontà o semplicemente dal destino. Incontri non casuali, discendenze potenti e il proibito. Il legame proibito sarà quello più forte.
L’incontro tra Victoria Malfoy e Harry Potter è destinato a spianare la strada del futuro. Un’amicizia utopica che si svilupperà tra i muri di Hogwarts e sfiderà più di una convenzione.
Eppure tra i libri di scuola e una strana magia nell’aria si forgerà un altro legame. Un legame tormentato che ravviverà i cuori dei suoi protagonisti o li lascerà sprofondare nell’oscurità.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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LP
Capitolo VIII

"Giù nei profondi abissi"

 



«Se devo essere sincera, non mi viene in mente proprio niente».
«Assolutamente niente?»
La speranza pareva non aver ancora abbandonato Harry.
Victoria scosse il capo desolata. Rifletté a lungo sulla sua domanda, ma non ricordava alcun mago che fosse riuscito nell’impresa di respirare sott’acqua. Lesse parecchi libri di storia riguardo stregoni prodigiosi, eppure non venne menzionato nessuno con tale capacità acquisita da pozioni o altro.
«Credo che nessun mago con un briciolo di sanità mentale voglia fare una gara d’apnea. A meno che non abbia scovato un tesoro e intende andarselo a prendere» pensò ad alta voce massaggiandosi il mento «ed anche in quel caso non mi viene in mente proprio nessuno».
Harry si lasciò andare contro lo schienale della panchina. Sbuffò, era completamente abbattuto.
«Ehi! Non fare così. C’è sempre una soluzione o una via di fuga, dipende dai punti di vista» tentò di rincuorarlo Victoria, battendogli una pacca sulla spalla. «Hai controllato in biblioteca nel reparto delle pozioni? Forse c’è qualche intruglio che ti permetterà di respirare per almeno un’ora».
Mancava un giorno alla Seconda Prova. Per miracolo, Harry riuscì a capire l’indizio dentro l’uovo e venne pure aiutato da quel bamboccio di Cedric Diggory. Storceva il naso ogni volta che ci pensava. Il tizio che gli fregò la ragazza al Ballo - e nella vita in generale - gli porse felicemente il suo aiuto.
«Sei sicuro di aver capito bene l’indizio?»
Harry si strinse nel suo mantello e annuì cupamente.
«Com’è che faceva? Prova a ripetermelo»
«Vieni a cercarci dove noi cantiamo, che sulla terra cantar non possiamo, e mentre cerchi, sappi di già: abbiam preso ciò che ti mancherà, hai tempo un'ora per poter cercare quel che rubammo. Non esitare, che tempo un'ora mala sorte avrà: ciò che fu preso mai ritornerà» recitò Harry tutto d’un fiato. Era tormentato da quella cantilena. Se la sognava pure di notte.
«Sai… è a tratti inquietante» ridacchiò Victoria, beccandosi un’occhiataccia da parte del Grifondoro. Alzò le mani. «Va bene, sto zitta. Cerca di essere positivo. Ricordi la prima prova? Credevi fosse insuperabile e invece sei arrivato alla pari con Krum. Sono sicura che ce la farai anche stavolta».
«Be’ la scorsa volta non dovevo smettere di respirare per un’ora».
«La prova non può essere impossibile. Una maniera per superarla la troveremo. La tua amica Granger non ha alcuna idea?»
«Hermione ha pensato alla trasfigurazione umana, ma non si fa prima del sesto anno e rischiare di impararla per i cavoli miei è troppo azzardato».
«Idea geniale, in effetti» considerò Victoria. Peccato che nessuno dei due ne fosse pratico. «Secondo me dovresti consultare i libri di pozioni. Se vuoi posso domandare al professor Piton…»
«No!» la interruppe immediatamente Harry.
Solamente udire il nome del professore che più lo osteggiò in quei quattro anni, gli fece passar la voglia di ascoltare altro.
«Sei gentile a fornirmi altre soluzioni, ma domandare qualunque cosa a Piton sarebbe una pessima idea».
«A me darebbe retta» borbottò Victoria.
«Non ne dubito, ma credo che scoprirebbe subito la tua intenzione di aiutarmi. E, credimi, non voglio farti passare dei guai a causa mia».
«Tu sei davvero carino a preoccuparti per me» gli disse voltandosi e mostrando un sorriso. Sospirò spensieratamente, abbandonando la sua idea. «E va bene. Non chiederò nulla al professor Piton, però ti consiglio di dare una sbirciata a qualche volume di pozioni».
«Non so quanto possa servirmi. Anche se trovassi una pozione che mi permette di respirare sott’acqua, può volerci tempo per la preparazione e trovarne una pronta significa dover andare a sgraffignarla a quel simpaticone del tuo Capo Casa!»
Fu buffo il modo in cui Harry si sfogò, talmente buffo che Victoria dovette astenersi dal ridergli in faccia. Non sarebbe stato un gesto educato e sicuramente era poco appropriato visto il momento di panico che stava attraversando l’amico.
«La prova è domani e ho altri volumi che aspettano di essere letti e riletti nella mia Sala Comune».
«E allora perché stai perdendo tempo con me?»
«Credevo, anzi, speravo che mi dessi la soluzione ai miei problemi» confessò Harry più avvilito che mai. Affondò il capo tra le mani e sbuffò esasperato. «Domani mi toccherà presentarmi di fronte alla giuria per squalificarmi dalla prova. Farò la figura dell’idiota!».
«Non farai la figura dell'idiota».
«Sì, invece. Non sono preparato per affrontare qualsiasi cosa stia sul fondo del Lago Nero e non voglio nemmeno affogare».
Victoria si alzò dalla panchina per mettersi di fronte all’amico. Prese un bel respiro profondo e mise le sue mani sulle spalle del ragazzo.
«Ora fallo anche tu! Fai un bel respiro e torna subito nella tua Sala Comune. Cerca di concentrarti, tenta di non agitarti ulteriormente e domani mostrati come il leone che sei!»
Harry fu contento di quel motto d’incoraggiamento. Dubitava di riuscire a seguirlo alla lettera. Concentrarsi sarebbe stato difficile, non agitarsi era praticamente impossibile e invece che un leone, avrebbe mostrato il pollo che era!
«Andrà tutto bene. Credo in te, Harry Potter» lo rassicurò Victoria.
Ed era sincera. Sì, era dannatamente sincera. Credeva nelle sue capacità e nella sua forza d’animo. Imparando a conoscerlo, non potè negare che tutti gli avvenimenti della sua vita lo plasmarono per diventare sempre più forte. Victoria gli riconosceva un talento per i guai, ma anche le sue notevoli capacità e il grande impegno che metteva in ciò che credeva.
«Forza!» lo incitò nuovamente, prendendolo per le mani e alzandolo in piedi. Gli diede una pacca sulla spalla. «Va’ torna nella tua Sala Comune e studia!»
Harry tentò di nascondere il nervosismo e si passò una mano fra i capelli corvini. Fissava gli occhi vispi di Victoria e quel sorriso fiducioso che gli rivolgeva anche durante le loro lezioni private. In fondo sperava di non deluderla.
«Grazie del supporto, Victoria».
«Sempre presente quando ne avrai bisogno».
Le sorrise, prima di salutarla con un veloce cenno della mano. Harry tornò in Sala Comune pensando che era stata una fortuna conoscerla meglio, superando ogni pregiudizio. Victoria Malfoy si rivelò un’ottima tutor e soprattutto una buona amica. Non era una ragazza che ricorreva a gesti plateali, eppure ogni sua parola di incoraggiamento rincuorava Harry nei momenti più turbolenti. La considerava una brava ragazza. Ormai si trovava più che a suo agio in compagnia di Victoria, talvolta scordava persino chi fossero i suoi parenti. Erano arrivati ad un buon punto.

 
*
 
 
Il giorno seguente, Victoria si svegliò alla buonora. Difficile a credersi per via della sua pigrizia. Era talmente agitata lei stessa per Harry, che quella notte faticò a chiudere occhio. Sperava tanto che avesse escogitato un piano per la Prova e si sentì anche un po’ in colpa per non essergli stata d’aiuto. Sospirò pesantemente, tentando di raggruppare energia positiva per quella giornata. Raggiunse la tribuna sulla riva del Lago Nero assieme agli amici di sempre. Loro non erano molto speranzosi verso Potter, anzi gli augurarono le peggiori nefandezze, come la maggior parte della Casa di Serpeverde. Victoria provò a diventar sorda in quelle poche ore e cieca quando adocchiava Allen gironzolare verso la sua zona. Da quando si erano lasciati lo evitava. In fondo era meglio così.
«Quale creatura devono affrontare?» le domandò Faye, che tremava dal freddo nonostante avesse indosso un cappotto pesante, un cappello e la sciarpa di lana dei Serpeverde.
«Non credo che si tratti di una creatura. Penso che lo scopo di questa prova sia recuperare un tesoro».
«Che genere di tesoro?»
Victoria alzò le mani, domandandoselo pure lei.
«È una prova del cavolo! Non possiamo nemmeno guardarli» si lamentò Faye, appoggiandosi alla ringhiera della tribuna. Sbuffava in continuazione. «E in più ci tocca starcene qua al gelo!»
«Tutta colpa di quel rimbambito di Silente» mugugnò Adrian. Abbracciò da dietro la sua ragazza provando a scaldarla.
«Oh che cucciolini» li prese in giro Lucian.
Nell’attesa di vedere qualcosa di concentro della Seconda Prova, Victoria e Faye cominciarono ad ipotizzare il tipo di tesoro che ciascun campione doveva recuperare. Il primo pensiero comune fu un gran forziere con all’interno una marea di gioielli e galeoni. Lucian smontò subito quell’idea.
«Guardate che gli organizzatori non sono così ricchi da cacciarci dentro il loro patrimonio. E nemmeno così cretini, spero».
Le ipotesi proseguirono. Faye s’immaginò un baule con dentro tutti i vestiti dei Campioni: era qualcosa che - secondo lei - bisognava recuperare assolutamente.
«… altrimenti dovranno andare in giro nudi».
«Puah! Potter nudo!» Adrian Pucey mimò un conato di vomito.
«Forse si tratta di qualche cimelio della propria scuola» rifletté Victoria
«Oh di sicuro» affermò Draco, facendosi largo fra la folla per raggiungere il gruppetto dove stava sua sorella. «Mi domando se ci può essere qualcosa di più vecchio di quel rimbambito di Silente. Forse questa prova ce ne darà atto!»
Victoria alzò gli occhi al cielo e scosse il capo per quell’intervento tanto stupido. La loro attenzione venne catturata improvvisamente da Cedric Diggory che spuntò dall’acqua, tenendosi ben stretto Cho Chang. I due nuotarono fino alla tribuna, raggiungendo Fleur che risalì molti minuti prima.
«Persone? È questo il loro tesoro? Delle persone?!» esclamò sbalordita Faye. «M-ma sono fuori di testa? Quindi il “tesoro” della Delacour rimarrà laggiù?»
L’idea non terrorizzò solamente lei.
Victoria stessa lanciò uno sguardo preoccupato a Lucian: era una prova inconcepibile. Possibile che fossero così crudeli? Non possedevano un briciolo di umanità?
La giovane Malfoy ricordava bene l’indizio sotto forma di ritornello. Be’… in realtà non sarebbe stata in grado di ripeterlo nel dettaglio, la sua memoria non era così ferrea, tuttavia rimembrava il passaggio: “ciò che fu preso mai ritornerà”.
«Siamo al limite della decenza» brontolò.
«Silente è un rincitrullito e non merita di essere il Preside di questa scuola» l’affiancò Draco, poggiandosi al parapetto e osservando con noia le acque del lago nero «però dubito metterebbe a rischio la vita di San Potter o del suo “tesoro”. Vedrai se non ho ragione, come sempre ovviamente. Puoi metterti l’anima in pace».
Victoria inclinò il capo e gli lanciò un’occhiata dubbiosa. «È da un paio di giorni che sei strano. Che hai?»
Draco la fissò per un istante, un istante davvero lungo, pareva esser pronto a dirle qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì una singola parola.
I minuti trascorsero lentamente, il tempo pareva essersi veramente rallentato. Man mano ogni Campione risalì dalle gelide acque. Krum portò a galla Hermione Granger, dopodichè risalirono Ron Weasley e la sorellina di Fleur. Di Harry non pareva esserci traccia.
Victoria alzò gli occhi sul grande orologio. Il tempo della prova era scaduto già da qualche minuto. Che diamine era accaduto a Harry?
Ecco che improvvisamente il più giovane Campione sbucò dalle acque del lago. La maggior parte delle persone lì attorno s’alzarono in piedi per applaudire fragorosamente. Si sgolavano tifando per Harry e Victoria non fu da meno.
«Io scendo per vedere come sta» sussurrò all’orecchio di Faye e senza dire altro si allontanò dal gruppetto di Serpeverde.
Attraversò la grande folla urlante e scese dagli spalti della tribuna per raggiungere la riva dove stavano i giudici, i campioni e tutto lo staff per supportarli. C’era un gran via vai. Madama Chips e un’altra donna si stavano prodigando a portare gli asciugamani ai Campioni e ai loro “tesori”. Non appena Harry la vide, alzò la mano per salutarla. Il poverino non aveva ancora ripreso fiato per parlare.
«Te l’avevo detto che ci saresti riuscito!»
Victoria gli mostrò un gran sorriso, era immensamente fiera di lui.
«Devo ammettere che hai stupito tutti quanti, persino me a dire il vero. Per quanto avessi fiducia nelle tue strabilianti capacità, c’è stato un momento in cui pensavo che non avessi la più pallida idea di come comportarti. Hai tirato fuori il leone che c’è in te, come un vero Grifondoro!»
Il ragazzo tremava come una fogliolina, non spiccicò parola, ma Victoria afferrò il suo ringraziamento da un lieve cenno del capo.
«Signor Potter, tenga e beva lentamente. Servirà a scaldarla» gli disse amorevolmente il braccio destro di Madama Chips. Indubbiamente si trattò di una pozione bollente. Lo si capì dal fumo che uscì dalle orecchie di Harry un istante dopo aver bevuto pochi sorsi.
«Bene così. Ottimo!» esclamò la nuova infermiera. «Vedrai che presto ti sentirai meglio».
Inclinando leggermente il capo, notò la presenza di Victoria e le sorrise gentilmente. Madame Herter era una strega all’apparenza molto misteriosa e austera, eppure ogni studente che venne assistito da lei in Infermeria raccontò di quanto fosse premurosa e molto meno bacchettona di Madama Chips.
Victoria ricambiò volentieri il sorriso di Madame Herter e, avendo l’occasione di osservarla da vicino, presuppose che dovesse essere di qualche anno più grande di Madama Chips. Non che sembrasse una vecchia arcigna con un piede nella fossa, assolutamente no. La strega che prestava aiuto, tra l’altro con molta passione, possedeva ancora una vivida bellezza, mantenuta tale indubbiamente dai suoi modi zelanti.  
«Credo le servono altre coperte, signor Potter. Vado a prenderle così si scalderà meglio» poi voltandosi verso Victoria, disse: «Mi aiuterebbe a recuperarne un paio, cara? Temo che quei delicati francesini tenteranno di rubarcele tutte quante!»
«L’aiuto volentieri, Madame».
Victoria seguì la strega, addentrandosi in una piccola tenda che ospitava parecchie coperte, asciugamani e pozioni di vario genere. C’era da dire che si erano ben attrezzati!
«Quel giovanotto ha davvero un coraggio mostruoso. Peccato sia arrivato tardi» commentò desolata l’infermiera. «Credo abbia voluto fare l’eroe. Secondo me pensava che Silente avrebbe lasciato il signor Weasley e la signorina Delacour sul fondo del lago» e ridacchiò.
La giovane Malfoy sorrise imbarazzata, in fondo lo aveva pensato pure lei.
«Potrebbero dargli qualche punto in più».
«Lo spero vivamente. È un così caro ragazzo» affermò Madame Herter, afferrando un paio di coperte e mettendole fra le braccia tese di Victoria. «L’ho medicato io alla fine della Prima Prova, sai? Oh, mi si stringe il cuore ogni volta che lo vedo. Così piccolo invischiato in questo brutale Torneo. Sono stati dei pazzi incoscienti a permettergli di partecipare contro la sua stessa volontà!»
«Crede anche lei che non si sia proposto di sua spontanea volontà?»
«Certo che no! Non mi pare uno sprovveduto. Forse un po’ ingenuotto, ma chi non lo è alla vostra età?».
«È vero. Harry è un bravo ragazzo».
«Tu lo conosci bene?»
«Il professor Rüf mi ha assegnata come sua tutor e ho imparato a capirlo, anche se credo che una persona non la si conosca mai abbastanza fino in fondo».
La strega le mostrò un sorriso stupito. «Lei sa il fatto suo, signorina. Ed io sono proprio una sciocca, sa? Stiamo parlando da qualche minuto e non mi sono ancora presentata. Proprio io che amo le formalità! Diamo colpa alla vecchiaia» e le fece l’occhiolino, prima di tenderle una mano. «Artemide Herter».
Victoria tentò di spostare le coperte sotto il braccio sinistro, così da poterle stringere meglio la mano.
«Victoria Malfoy» si presentò.
Il sorriso della strega rimase intatto. «Malfoy? Come Lucius Malfoy?»
«Proprio così. Sono sua figlia. Lo conosce?»
«Di vista. Se la memoria non mi inganna, credo proprio andasse a scuola con mia figlia» disse frettolosamente Madame Herter, ritirando la sua mano, e cominciò ad incamminarsi fuori dalla tenda. «Perdona la mia curiosità, ma i Malfoy non sono famosi per i loro tratti? Capelli biondi, quasi bianchi, e quegli occhi chiari?».
«Io…»
«Naturalmente potresti aver ereditato i tuoi meravigliosi tratti da tua madre o da qualche nonno» continuò la strega rallentando il passo per camminare di fianco a lei.
«In realtà i Malfoy sono miei cugini alla lontana» rispose Victoria con naturalezza.
Quella non era la prima volta che incontrava una persona che mostrava confusione per via del suo aspetto. Fin da bambina venne messa di fronte alla curiosità altrui e solitamente erano Lucius e Narcissa a spiegare - con molta freddezza - ai ficcanaso la sua provenienza. Il suo non-essere propriamente una Malfoy la fece imbattere in più di una vicenda sgradevole. Udì le malelingue insinuare che fosse la figlia illegittima di Lucius o di qualche parente bistrattato di Narcissa. Una volta a nove anni venne persino insultata da un mago a cui suo padre aveva sottratto una proprietà.
«Mala carne. Voi Malfoy siete tutti mala carne!»
E non era nemmeno l’insulto più brutto che ricevette. Ciò portò Victoria a detestare i pregiudizi. Non comprendeva come una persona potesse avere la presunzione di conoscere ogni cosa, sul conto di qualcuno, basandosi unicamente sul ceppo famigliare. 
«E ti sei trovata bene con i tuoi genitori adottivi?»
«Non mi hanno mai fatto mancare niente».
Madame Herter sorrise forzatamente. «Questa è la cosa più importante, presumo. E ti hanno mai parlato dei tuoi veri genitori?»
Victoria non badò a quella serie di domande dettate da una frenetica curiosità. Immaginava che al suo posto, le avrebbe poste a sua volta, essendo anche lei piuttosto curiosa.
«Oh… in realtà non ho mai chiesto troppo» rispose sinceramente, stando al passo dell’anziana strega. «Ero bambina quando mi spiegarono che la mia vera madre si ammalò di una malattia magica e prima di morire pregò Lucius di accogliermi in casa sua. Da quel che ho capito doveva essere una sua cugina di quarto o quinto grado».
«Devono averti cresciuta piuttosto bene. Hai una tale sicurezza quando rispondi, appari audace per aver solo quindici anni» la complimentò, voltandosi a guardarla solo per un istante.
«In realtà ne ho sedici. Sono nata il tre gennaio».
Madame Herter si fermò qualche istante. Lo sguardo vacuo, la sua mente stava navigando verso ricordi lontani, eppure tanto nitidi da formare un’espressione triste sul volto. Silenziosamente riprese a camminare e raggiunse nuovamente Harry. Gli posò una coperta sulle spalle e recuperò le altre dalle braccia di Victoria.
«T-t-ti sei appena p-p-persa la lettura d-d-dei punti» le disse Harry ancora tremante.
«Davvero? E com’è andata?»
«Fleur è ultima perché non ha recuperato l’ostaggio e non ha superato gli avvincini» disse Hermione, sfregandosi le mani per riscaldarsi. «Le hanno assegnato venticinque punti».
Alla sua destra c’era Ron che stava trangugiando una pozione calda.
«Quello zuccone di Krum se ne è beccati quaranta, ma solo perché Karkaroff è stato alto» disse lanciando un’occhiataccia al preside bulgaro.
«Sarà il suo cocco» commentò Madame Herter, aggrottando la fronte. «E non dubito affatto che quell’uomo faccia tante preferenze. È un viscido e non fatemi aggiungere altro!»
Victoria condivise la sua opinione in un cenno d’assenso, poi si sporse verso il giovane Potter. «Chi se ne importa degli altri. A te quanti punti hanno dato?»
Il ragazzo abbassò il capo afflitto. «Ehm… io… sai sono risalito per ultimo. Mi hanno dato… quarantacinque punti» e rialzò il capo mostrando un sorriso smagliante.
«Quanto sei scemo, Harry Potter!» scoppiò a ridere Victoria, dandogli una sberla sulla spalla. «Mi hai fatto prendere uno spavento. Io credevo che… oh maledetto, sei proprio un maledetto! Be’ meglio così» e sospirò sollevata, posando una mano sul petto.
«Tutto merito della tempra morale» ridacchiò Ron, dando una spintarella al suo migliore amico.
Victoria strepitò di gioia. «Dunque stasera brinderemo alla tua tempra morale!»
«Puoi dirlo forte, Vic» le disse Harry, facendole l’occhiolino.
«E Diggory? Sempre al primo posto?»
«S’è preso quarantasette punti» rispose Hermione. «È stato il primo a tornar su e il suo incantesimo è stato molto efficace».
«Che incantesimo ha usato?»
«Testabolla! È stato furbo il ragazzo» commentò Artemide.
«Sì, è stato bravo» toccò ammettere a Victoria.
Lanciò uno sguardo verso di lui, era acclamato dai suoi compagni di Tassorosso e ammirato da Cho. Victoria volse lo sguardo a Harry, gli sorrise comprensiva. Il ragazzo parve capire e annuì.
«Sei stato straordinario. Dico sul serio» gli disse sedendosi accanto e cingendogli le spalle. «Ora devi riposare. Mi racconterai più avanti che strategia hai usato e com’era là sotto».
«Va bene. E grazie… grazie per tutto» le rivolse un sorriso di gratitudine.
Victoria si sentì più che lusingata, in fondo non aveva fatto niente di speciale. Si era semplicemente comportata da amica. Lo sostenne e lo consigliò non meglio di quanto fecero Hermione e Ron.
Madama Chips li raggiunse invitandoli freneticamente a tornare al castello. I Campioni e i loro ostaggi erano ancora fradici e avevano bisogno di abiti asciutti o rischiavano un brutto malanno. Con lo spirito vittorioso Harry fece ritorno al castello al fianco dei suoi amici.
E anche quella prova se l’era tolta dai piedi.
 

 
*
 

Il mese di Marzo aprì le porte ai venti freddi, ma anche ad un incontro che Harry attendeva da mesi. Sirius gli scrisse dove poteva trovarlo, si era rifugiato in una caverna poco lontana da Hogsmeade. Chiese cortesemente di procurargli del cibo, del resto lui non poteva aggirarsi indisturbatamente per il villaggio magico a fare la spesa: era un latitante, uno dei più pericolosi, secondo il Ministero della Magia.
Era un sabato pomeriggio, quando assieme a Ron ed Hermione, Harry camminò per le vie di Hogsmeade e superando il piccolo paese, raggiunse un sentiero ripido che li conduceva dritti al rifugio segreto di Sirius Black. Gli fecero compagnia per varie ore. Parlarono di quello che accadde alla Coppa del Mondo di Quidditch, del Marchio Nero, di come Harry era divenuto misteriosamente un Campione Tremaghi e soprattutto si aprì una bella discussione sul signor Crouch che da mesi non si mostrava in pubblico. L’argomento si spostò sui ricordi del passato. Anni di paura, colmi di oscurità.
«Voi non c’eravate. Non potete capire» disse Sirius con sguardo vacuo.
L’atmosfera era lugubre.
«Crouch era ossessionato dai maghi oscuri e lo è tutt’ora. Un tempo, però, era disposto a qualunque cosa, pensate che permise agli Auror di usare le Maledizioni Senza Perdono, pur di catturare dei Mangiamorte» raccontò Sirius, percependo un brivido lungo la schiena. Nonostante la lunga prigionia ad Azkaban, ricordava bene gli avvenimenti di quattordici anni prima. «Una volta ha persino tentato di arrestare la zia di James».
Harry drizzò le orecchie udendo il nome del padre e lanciò un’occhiata interessata al padrino.
«Nessuno ti ha mai parlato di Diana?».
Il ragazzo scosse il capo.
«Già… quasi dimentico che… oh be’ la storia è più o meno questa» disse Sirius sbrigativamente. «Crouch vedeva il male ovunque, persino in leggere insinuazioni e questa zia… ecco… si diceva avesse una predilezione per la magia oscura. Alcuni azzardarono nell’affermare che avesse frequentato Voi-Sapete-Chi ai tempi di Hogwarts. Alcune sono solo dicerie, altre possono essere verità, sinceramente non ero presente quindi non so fino a che punto arriva la verità e dove cominciano le menzogne. Sta di fatto che riuscirono a dimostrare la sua innocenza per un pelo e grazie a Silente per giunta!»
«E chi era questa strega?» chiese Harry interessato.
«Io la conoscevo come Diana Potter…»
«La conoscevi?!» esclamò Hermione.
Sirius annuì sgranocchiando una coscia di pollo. «Diana sposò un certo Septimus Potter. Io non l’ho mai conosciuto, ma da quel che ho capito era il fratello di Fleamont… ehm tuo nonno, Harry!» finì di spolpare l’osso e lo lanciò a Fierobecco che agitò le ali dall’emozione in fondo alla caverna. «Ho conosciuto Diana durante le vacanze estive a casa Potter. Mi pare di ricordare che il suo nome da nubile fosse Lennox, Diana Lennox. Preferiva essere conosciuta come la signora Potter e non stento a crederlo!»
Harry, Ron ed Hermione si lanciarono occhiate curiose. Dal tono che usò Sirius pareva esserci qualcosa sotto riguardo quella strega. Non fecero in tempo a formulare la domanda, che Black continuò il discorso.
«Da ragazzo udii molte storie riguardo Diana Lennox. Dicevano discendesse da una stirpe magica piuttosto potente... comunque in casa mia si parlava di lei con timore. Una volta mio padre raccontò un episodio piuttosto violento, accaduto proprio ad Hogwarts, tra Diana e un’altra studentessa» fece una pausa per ingoiare il pezzo di pollo. Spolpò l’osso e poi lo lanciò a Fierobecco, il quale se ne beò. «Sinceramente non so quanta verità ci fosse. A sentir come le raccontava mio padre, sembravano le classiche storie per far mangiar le verdure ai piccoli maghi. Difatti quando ho avuto l’occasione di incontrarla, Diana mi è parsa una strega a modo e con i Potter, i tuoi nonni Harry, andava molto d’accordo. E loro erano per bene, quindi…» concluse con una scrollata di spalle.
«Forse erano davvero storielle per spaventare i bambini» disse Hermione.
«Io non ne ho mai sentito parlare» aggiunse Ron.
Harry evitò di esprimersi, fino a quattro anni prima nemmeno sapeva dell’esistenza del Mondo Magico, figurarsi se poteva conoscere delle leggende.
«I miei genitori sostenevano che ai tempi di scuola, Diana e Voldemort fossero in combutta… ed io continuai a dubitarne. Ve l’ho detto, ragazzi miei. Diana Lennox era una strega educata e cortese. Nulla a che vedere con le altre bisbetiche Purosangue che ci sono in giro!»
Dicendo così, pareva stesse parlando di…
«Come Victoria Malfoy!»
Harry lo pensò e Ronald lo disse a gran voce.
«Chi?»
«La nuova amichetta del tuo figlioccio» continuò Ron, dando una pacca sulla spalla all’amico, che nel frattempo era sprofondato in una buca colma di imbarazzo.
Sirius accigliò la fronte e fece saettare il suo sguardo sul figlio di James. «Non ne sapevo niente».
«Ops».
Harry si chiuse nelle spalle e cominciò a giocherellare con un osso di pollo, finito ai suoi piedi. Percepì gli occhi del suo padrino fissi sul suo viso.
«Non credevo fosse un’informazione importante» tentò di giustificarsi in fretta.
«Ho capito bene? Hai detto Malfoy?» sbottò Sirius, girandosi verso Ron che annuì a fatica.
Gli era sfuggito di bocca e in quel momento pensò che sarebbe stato meglio mordersi la lingua. Lo sguardo di Hermione fece presumere che la pensasse allo stesso modo.
«Scommetto che questa ragazza è imparentata con quei Malfoy» riprese il latitante spostando lo sguardo su Harry, che continuava a tenere lo sguardo a terra. Pareva essere molto concentrato su quell’osso di pollo. «Quelle personcine tanto simpatiche e buone che non vedono l’ora di vederti gravemente ferito in questo Torneo o addirittura morto!»
«Victoria non è così!» la difese rabbioso il giovane Potter alzandosi in piedi. Rimasero esterrefatti da quella reazione, persino Harry capì di aver alzato troppo i toni. Si rimise subito a sedere. «Scusa. Sto dicendo la verità, però. Lei non è come suo padre o suo fratello. Ha una maniera diversa di vedere le cose e mi è stata vicina. Non è una cattiva persona».
«Credo di poterlo confermare anche io» azzardò cautamente Hermione. «Non usa dei toni altezzosi come Draco. Pare non abbia nulla a che fare con quella famiglia. Con questo non dico che bisogna fidarsi ciecamente, rimane pur sempre una Malfoy».
«Non è una vera Malfoy. È stata adottata» puntualizzò Harry a denti stretti.
«Addirittura? Lucius che adotta un’orfana. Tzk! Ora credo di averle sentite tutte» scoppiò a ridere Sirius.
Rimasero in quella caverna a parlottare per un’altra oretta. Cominciarono ad avviarsi prima dell’imbrunire. Sirius insisté per accompagnarli almeno fino all’inizio del villaggio, ovviamente sotto forma di cane nero. L’uomo si premunì di avvertire il figlioccio riguardo Victoria. Lo mise in guardia perché “da quella famiglia non può uscire nulla di buono”
Scesero lungo il sentiero e quando giunsero in pianura si prepararono a salutarsi. Fu in quel punto che videro due figure avvicinarsi. Harry consigliò subito Sirius di andarsene, ma qualcosa parve trattenere l’Animagus.
«Oh guarda chi abbiamo qui! Signorina Granger, signor Weasley e signor Potter, anche voi state passeggiando per le vie di questa magnifica radura?»
Madame Herter, l’infermiera che diede una mano a curare i Campioni durante le prove del Torneo e che da poco si era insidiata anche nell’infermeria di Hogwarts, li accolse con un amorevole sorriso. Gli studenti che ebbero a che fare con lei si affezionarono subito. Era come Madama Chips, però meno severa.
«A saperlo prima vi avrei chiesto di unirvi a me e alla signorina Malfoy» e indicò la ragazza al suo fianco con un cenno del capo. «Sto procurando qualche erba curativa per Madama Chips. È sempre meglio avere una scorta ben fornita!»
«E voi ragazzi? Fate un giro ad Hogsmeade o tornate subito al castello?» domandò allegramente Victoria, osservando un istante dopo il grosso cane nero. «Oh che carino, è…»
«Non è nostro!» esclamò immediatamente Ron.
«È un randagio. L’abbiamo trovato per strada» aggiunse Hermione con più calma. «Credo, però, non ci seguirà fino al castello» marcò bene le sue parole così da farle arrivare dritte al diretto interessato.
«State facendo una passeggiata anche voi allora?» chiese Harry per sviare il discorso.
Victoria annuì, spostando la sua attenzione su di lui. «Non era in programma a dire il vero. Ero con i miei amici, finchè non ho visto Allen e mi sono innervosita. Continuava a seguirci. Per fortuna ho incontrato Madame Herter che mi ha proposto di venir quaggiù a raccogliere qualche erba. Almeno ho potuto cambiare aria» concluse ispirando spensieratamente.
«Ancora con questo Madame Herter, mia cara?» ridacchiò l’anziana strega dandole un colpetto alla spalla. «Quante volte ti ho detto di chiamarmi Artemide?»
La ragazza le rivolse un sorriso timido.
«Giovanotti, noi abbiamo programmato un altro giro per Hogsmeade. Vi unite a noi?»
«In realtà stavamo per tornare al castello» rispose prontamente Hermione. «Sarà per la prossima volta».
«Già! Siamo un po’ stanchi» aggiunse Ron, stiracchiandosi le braccia.
«Oh, nessun problema. Vi auguro buon ritorno» sorrise caldamente Artemide, salutandoli con un cenno del capo.
Victoria agitò la mano e seguì Madame Herter, prendendo una strada differente rispetto al trio. Le piaceva stare in compagnia di quella donna, riusciva a metterla sempre a suo agio.
Quel pomeriggio a selezionare erbe magiche non era stato minimamente calcolato. Artemide capitò nel momento giusto e piuttosto che stare nelle vicinanze di Allen, che oltre a seguirla continuava a fissarla insistentemente e a parlottare di lei alle sue spalle, preferì seguire l’infermiera. Victoria percepì una buona sensazione standole vicino, un senso di sicurezza e… e qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Possedevano un’ottima intesa, si capivano al volo!
«Ti mancano due annetti e otterrai i M.A.G.O.» riprese a parlare Madame Herter. «Hai già pensato a cosa fare una volta terminati gli studi?»
«Pensavo di infiltrarmi al Ministero» rispose con spontaneità, forse troppa. Victoria si fermò e scoppiò a ridere. Per come l’aveva detto sembrava che dovesse diventare chissà quale spia segreta. «Quello che intendo dire è che mi piacerebbe lavorare là. Papà mi ha già trovato un praticantato estivo all’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia. So che si divide in molti rami e infatti sono davvero indecisa».
«Uhm e dove saresti orientata per ora?»
«All’Ufficio dell’Uso Improprio delle Arti Magiche… però ti confesso che non mi dispiacerebbe far parte anche dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale».
Madame Herter aggrottò la fronte e inclinò il capo confusa. «Ma… fanno parte di due diversi e ben definiti settori».
«Lo so» mugugnò la studentessa di Serpeverde, arricciando le labbra. «Sono davvero combattuta. All’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia mi troverei bene, senza dubbio, conosco qualche amico di papà che mi ha già spiegato il mestiere di ogni settore e trovo tutto maledettamente affascinante! Tuttavia lavorando per l’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale mi darebbe modo di conoscere meglio come funzionano gli altri Ministeri della Magia, magari imparerei qualche lingua straniera e conoscerei persone importanti!» esclamò Victoria con occhi sognanti.
Riusciva ad immaginarsi bene mentre stringeva la mano a numerosi maghi stranieri, che lavorano per ottenere un buon equilibrio tra i vari Ministeri. Circondata da persone importanti e vestita sempre di tutto punto mentre interloquiva con i funzionari più importanti. Senza contare che avrebbe sempre dei posti gratuiti nelle tribune durante i giochi magici internazionali.
«Sei davvero una ragazza ambiziosa!»
«Dicono che l’abbia ereditato da mio padre» affermò soddisfatta.
«So che il signor Crouch era il direttore dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, mentre ora è l’attuale a capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Ha una carriera brillante alle spalle. Potresti ottenerla anche tu. Certo, calcola gli enormi sforzi che dovrai fare».
«Sì, sapevo del signor Crouch e ad essere onesta non mi ci vedo come lui. È un uomo che pensa solo al lavoro. Io auspico ad avere una famiglia…»
«Anche Barty aveva una famiglia. Non so se conosci la storia».
Victoria annuì tristemente, mordendosi il labbro inferiore. «Davvero tragica».
«Come molte di quegli anni».
Il modo in cui lo disse celava una gran sofferenza, fu piuttosto palese.
«Hai perso anche tu qualcuno che amavi?»
Una domanda inutile e - molto probabilmente, pensò Victoria - inopportuna. Doveva esser così per forza, glielo si leggeva in faccia. Per la prima volta in compagnia di Madame Herter, Victoria si sentì fortemente in imbarazzo.
"Dannata sia la mia curiosità e la mia linguaccia!"
«Avevo una figlia» l’anziana strega interruppe il silenzio «era tutto per me, tutto ciò che era rimasto di mio marito. Sai, lui è morto a causa di un tragico incidente. Era un brav’uomo e nostra figlia non fu da meno. Ho cercato di proteggerla come meglio ho potuto, o così credevo, ma non bastò. Tempi oscuri furono i nostri. La gente viveva nel terrore».
Naturalmente Victoria udì parlare di quegli anni dai suoi genitori. Un racconto leggermente differente. Spesso suo padre mostrava rincrescimento per la scomparsa del famoso Signore Oscuro, che per un pelo non prese il comando della comunità magica.
“Con Lui non ci sarebbero più sangue-marcio che ci infettano l’aria. Via dalle strade e via da Hogwarts” fu uno dei numerosi pensieri del patriarca dei Malfoy. La maggior parte dei facoltosi maghi Purosangue la pensavano come lui.
In contraddizione, Lucius disse che probabilmente Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, poteva mostrarsi come un mago più potente e più oscuro di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Una teoria che si basava unicamente sulla sua vittoria quella notte del 31 Ottobre. Nel giro di pochi anni quel suo pensiero cambiò.
Victoria rifletté che suo padre si sarebbe mostrato il fan numero uno di Harry se si fosse mostrato all’altezza delle sue aspettative. La giovane strega ricordava ancora il giorno in cui suo padre si sfogò nel salotto di Villa Malfoy dopo che “quel maledetto bastardo” liberò con l’inganno il loro elfo domestico. Da quel giorno piovvero unicamente insulti e minacce velate verso il Ragazzo Sopravvissuto. Draco seguì il pensiero di Lucius con entusiasmo; in fondo era rinomata la sua antipatia per Potter.
«Credo che la sorte peggiore sia capitata a quel giovanotto. Orfano e cresciuto da dispotici babbani».
«Dispotici è un complimento per quella gentaglia!» replicò secca Victoria, ripensando a tutti gli aneddoti che Harry le raccontò in confidenza. «Sono persone senza cuore e senza pietà. Credimi, Artemide, se ti dico che mi è venuta la pelle di gallina udendo certe storie. Mi stupisco di come Harry sia cresciuto così bene. Educato e senza un briciolo di malignità. Mi sale una rabbia… è una fortuna che io non sappia che facce abbiano».
In preda a lanciare mille maledizioni ai Dursley, Victoria s’accorse dopo qualche passo che Madame Herter aveva arrestato la sua camminata. Le toccò fermarsi a sua volta. Si voltò e notò di avere lo sguardo dell’infermiera su di sé. Era fissa sulla sua figura da un po’. Era come se la stesse studiando.
«Che cosa c’è?»
«Niente» rispose l’anziana signora, come se si fosse risvegliato di colpo. Accennò ad un sorriso intenerito. «Trovo bello questo tuo attaccamento a Harry Potter. Gli vuoi molto bene, vero?»
«È mio amico» rispose Victoria come se fosse ovvio.
«Certo. Certo che lo è».
Madame Herter le si avvicinò e con un cenno del capo indicò la strada che portava dritti ad Hogsmeade. Silenziosamente tornarono nel villaggio magico dove conclusero al meglio quella giornata.


Mrs. Montgomery
Doppio aggiornamento per ripagarvi della pazienza e per ringraziarvi.
Ho apprezzato ogni messaggio, ovviamente anche ogni recensione, avete speso qualche minuto del vostro tempo per chiedermi quando avrei aggiornato e strapparmi qualche segretuccio... ma ehi!
Non posso svelarvi nulla, altrimenti niente sorpresa... perché sì, ci saranno molte sorprese!
Nulla è come appare.
Qua avete letto di Sirius che svela com'erano i tempi prima della caduta di Voldemort, racconta di alcuni parenti di Harry (Diana e Septimus) inventati di mia sana pianta. Sono nuovi personaggi di cui sentirete ancora parlare.
Questi dettagli e altri che spargerò hanno un preciso scopo e vedrete come si collegherà il tutto!
Spero vi piaccia come sta continuando la storia.
Vi mando un grosso bacione!
   
 
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