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Autore: ChiiCat92    23/10/2018    0 recensioni
"« Tu...non...mi avrai! » un ringhio, frustrato e insieme aggressivo, mentre le lame parallele della sua Souba sibilavano tagliando il vuoto oscuro davanti a lui.
Occhi giallo ambra, intensi e divertiti, lo fissavano da quel baratro di buio. Erano ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo. Vibravano di una calda luce, così morbida da sembrare fatta di velluto, eppure Kadaj li sentiva affilati sulla pelle: quello sguardo era come una pioggia di schegge dure."
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Ansem
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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21/10/2018

 

Crack Ship


« Tu...non...mi avrai! » un ringhio, frustrato e insieme aggressivo, mentre le lame parallele della sua Souba sibilavano tagliando il vuoto oscuro davanti a lui.

Occhi giallo ambra, intensi e divertiti, lo fissavano da quel baratro di buio. Erano ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo. Vibravano di una calda luce, così morbida da sembrare fatta di velluto, eppure Kadaj li sentiva affilati sulla pelle: quello sguardo era come una pioggia di schegge dure.

Ansimando, entrambe le mani intorno all’impugnatura della katana, il ragazzino si guardava intorno, arrabbiato. Avrebbe potuto evitare di finire nel tranello di quel demone, ma era stato orgoglioso, aveva scelto di combattere una battaglia più grande di lui. Come sempre.

Il Cercatore dell’Oscurità conosceva bene i suoi punti deboli e, soprattutto, era affamato. Non l’aveva mai sentito così, fremente, quasi con la bava alla bocca.
Kadaj sapeva che a smuoverlo era il battito del suo cuore, rumoroso contro lo sterno in quel silenzio ovattato. Avrebbe voluto dirgli di fermarsi, di calmarsi, ma la sensazione di pericolo che gli pizzicava i sensi aumentava il battito cardiaco a tal punto da affievolire l’udito.

Era per questo che aveva l’impressione che lui potesse saltargli addosso da un momento all’altro.

Vedeva nella propria mente come sarebbe finita, lo vedeva tanto chiaramente che cominciava a provare...paura? No, non era possibile, non era da lui, non avrebbe mai permesso ad Ansem di fargli paura.

« Sei mio, Kadaj. » fu il sussurro, caldo, al suo orecchio.

Al ragazzino sfuggì un mugolio e reagì menando un fendente laterale nella speranza di colpirlo.

Come avrebbe voluto poter vedere il suo corpo dilaniato sul terreno, il sangue nero sgorgare da una ferita mortale, il ghigno finalmente strappato dalle sue labbra.

Ma l’attacco andò a vuoto, di nuovo, e la rabbia scivolò lentamente a coprire la paura, creandovi intorno come una corazza.

« Sei un codardo. » strillò, la spada che quasi vibrava nelle sue piccole mani. « Ti nascondi perché hai paura di affrontarmi faccia a faccia, eh? »

La risata dell’Heartless riecheggiò nell’ambiente d’ombra, risalendo come un’onda verso il ragazzino.

Quel mondo era terrificante, pieno d’ombra, sperduto, irreale, neanche il suolo che calpestava aveva una consistenza compatta, Kadaj sentiva che si sarebbe potuto disfare se solo avesse messo un piede nel punto sbagliato.

Nel suo mondo non aveva speranze di sopravvivere, avrebbe dovuto capirlo, avrebbe dovuto essere meno arrogante.

La risata risuonò a poca distanza da lui, e l’unica cosa che poté fare fu gettarsi in quella direzione con uno strillo. A vuoto, ancora.

« Fatti vedere!!! »

« Sono qui. »

Per un attimo il cuore di Kadaj si fermò, un attimo infinito in cui riuscì a vedere l’Heartless sfilargli di mano la spada e sbatterlo e afferrarlo per il colletto come se fosse pesante non più di un gattino.

Il ragazzino non riuscì neanche a urlare un “lasciami!” perché Ansem lo sbatté con violenza sul terreno.

Confusamente pensò a come fosse stato possibile, come aveva fatto a fargli perdere l’equilibrio, come aveva potuto abbassare la guardia così.

Gli fu sopra in un istante e la cosa più naturale che gli riuscì di fare fu dimenarsi per toglierselo di dosso.

Ma lui era tanto più grosso, qualsiasi tentativo era inutile.

Il corpo dell’Heartless, muscoloso, era fasciato in un cappotto aperto sul petto a mostrare il simbolo rosso sangue che lo identificava per quello che era: un essere senza cuore, che di umano aveva solo le sembianze. I capelli bianchi, tirati all’indietro sulla testa, sembravano brillare per contrasto con la pelle scura; e gli occhi, quegli occhi rigidi e brillanti, di quel colore così penetrante, ambra viva, liquida eppure immobile.

« Adesso sono qui. » mormorò. Quando parlava, le ombre sembravano fremere di contentezza, come se le accarezzasse con le vibrazioni di quella sua voce profonda.

« Togliti. » sibilò Kadaj.

Stupido, stupido cuore. Lo sentì riprendere la sua corsa folle, premere contro lo sterno sotto un troppo sottile strato di pelle, muscoli, ossa, tessuti. Troppo sottile, troppo sottile.

Ansem poggiò una mano sul suo piccolo petto e quando lui provò a divincolarsi si accorse di avere le braccia bloccate da una marea di melassa nera: piccoli Heartless, dalle sembianze di formiche dagli occhi gialli, lo tenevano ancorato al terreno.

« Adoro questo suono. » sospirò l’uomo, lo sguardo perso, sognante. Poi si abbassò quanto bastava per sfiorare il viso di Kadaj con le labbra. Il ragazzino provò a scostarlo ma immediatamente gli Heartless gli bloccarono la testa. « E adoro quando provi a ribellarti. »

« Togliti. Subito. » per un attimo negli occhi verde acido di Kadaj la pupilla si fece sottile. Bruciava del fuoco di un antico guerriero, ma in quel mondo non poteva esistere.

« Affascinante. » fu il derisorio commento di Ansem, mentre le sue labbra scivolavano verso quelle del ragazzino.

Prima ancora di poterlo baciare, lui tentò di morderlo. L’uomo si ritrasse appena in tempo, ma costò a Kadaj uno schiaffo.

Il dolore esplose sullo zigomo e la pelle si arrossò, ma non emise un solo verso, non di dolore almeno.

« Ti ammazzo. » minacciò, inutilmente. Piccolo, dimesso, sotto il peso di Ansem, cosa sperava di ottenere con quelle parole se non una risata?

L’Heartless però non rise di lui, perché ammirava il suo coraggio, la sua cocciutaggine, forse per questo l’aveva preso tanto a cuore: sarebbe stato un ottimo soldato nella sua guerra.

« Presto mi servirai come un bravo cucciolo. » disse, mentre gli abbassava la zip del cappotto nero che indossava. Kadaj rabbrividì, cercò ancora di divincolarsi, ma gli Heartless strinsero la presa su di lui: come le spire di un serpente, la stretta si faceva più intensa quando si muoveva. « Sarai uno di noi, combatterai per me. Non è affascinante? »

« Non ho intenzione di combattere per nessuno. »

« Oh, ma lo farai. »

Quando Ansem sollevò la mano destra un fiume di ombre, dalla consistenza di gelatina, gli risalì su per il braccio, trasformando le dita in artigli affilati. Le mosse un po’, come per mostrarle a Kadaj, prima di sorridere e conficcarle con forza al centro del suo petto.

Kadaj mandò un grido, l’aria nei polmoni schizzò fuori come se fossero stati bucati con un ago. Sentì le ossa spaccarsi, i muscoli lacerarsi, e il sangue fiottare come vino.

Tentò ancora di liberarsi, nonostante percepisse la fine arrivare. L’ultimo sguardo prima di che gli occhi verdi si spegnessero fu di puro odio.

Poi Ansem strinse la mano artigliata intorno al suo piccolo cuore, e quello smise di battere per sempre.

Lo estrasse dal petto squarciato con cura, osservandolo sul palmo coperto di sangue. Perfetto, sano, dalla consistenza deliziosa: un ottimo pasto.

« Grazie. » si abbassò per baciare le sue labbra, prima di affondare i denti nell’organo ancora caldo.

Doveva consumare quel pasto con attenzione, perché niente andasse sprecato. Presto Kadaj si sarebbe risvegliato, non voleva perdersi il momento in cui quegli occhi sarebbero stati divorati dell’oscurità.

 
   
 
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