Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: giecsonuang    23/10/2018    0 recensioni
«Devi promettermi che penserai a me anche se non ci sarò più.»
,, YOONMIN ,,
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Yoongi-hyung, Yoongi-hyung!» la voce fine e sottile del mio ragazzo mi raggiunse le orecchie, facendo nascere un sorriso involontario sul mio volto. 

Varcai la soglia della stanza bianca e, in un brevissimo tempo, Jimin mi raggiunse correndo. Portò le braccia attorno al mio collo per poi saltarmi in braccio, facendomi quasi perdere l'equilibrio. 

«Buongiorno anche a te, piccoletto.» risposi, ridacchiando per il suo umore cosí allegro e portando le mie mani sotto le sue cosce per poterlo tenere meglio. Lui mi regalò un enorme sorriso raggiante, prima di darmi un bacio casto sulle labbra. Feci un giro su me stesso stringendomi il ragazzo al petto ma mi bloccai non appena lui fece un verso di dolore esclamando un « Ahia Hyung, la flebo.» 

«Cazzo, scusami.» dissi, osservando la sua mano fare una leggera pressione sull'avambraccio destro. Mi morsi con forza il labbro e mi maledissi mentalmente per non essermi ricordato delle brutte condizioni in cui il mio ragazzo era costretto a vivere. 

Dal suo canto, Jimin mi fece un altro sorriso, rassicurandomi che non fosse successo nulla. 

«Non è nulla, amore.» mormorò dolcemente, accarezzandomi la guancia. Mi avvicinai di nuovo al suo viso per lasciargli l'ennesimo bacio a fior di labbra. 

«Mi sei mancato, Jimin-ah.» ammisi, muovendo i passi verso il lettino sul quale il ragazzo era precedentemente sdraiato. Mi sedetti sul morbido materasso coperto da un lenzuolo bianco, tenendo Jimin seduto sulle mie gambe. 

 «Anche tu Hyung, mi sei mancato tanto tanto.» sorrise, accoccolandosi al mio petto. 

Passarono svariati minuti di coccole e baci rubati, prima che una vera e propria conversazione prendesse vita. Gli accarezzavo delicatamente la schiena mentre lui sorrideva sul mio collo e talvolta lasciava qualche tenero bacio, provocandomi una scia di brividi infinita. 

Poi fui io ad interrompere quel momento carico di dolcezza, volendo iniziare una conversazione per potergli fare qualche domanda. 

«Come stai?» gli domandai, portando una mano tra i suoi ormai pochi capelli colorati. 

"Quale pazzia.."  pensai tra me e me, osservando la sfumatura rosata che dava un tocco di colore a quelli che, fino a qualche mese prima, erano una chioma di capelli castani. Ridacchiai lievemente, facendomi passare una piccolissima

ciocca tra le dita in attesa di una sua risposta. 

«Sono stanco e mi sento pesante, la testa gira come una trottola. Mi fa tanto male.» iniziò, lasciandosi scappare un leggero sospiro dalle labbra carnose che tanto amavo baciare. «Mi sento come se avessi un mattone di cinquecento chili sulla testa che viene continuamente colpito da un martello di gomma, hai presente il rumore irritante che fanno?» continuò imitando a gesti ciò che cercava di spiegare. Scoppiammo entrambi in una sonora risata, Jimin si portò entrambe le mani sulla pancia ed io dovetti stare attento a tenerlo ben saldo al mio corpo, per evitare che cadesse all'indietro. 

«Dio, sí! I cuginetti di Taehyung ne hanno in quantità industriale in casa e non hai idea del fastidio che provochino nel giocarci tutto il pomeriggio!» esclamai io, rammentando la giornata del weekend precedente in cui ero stato costretto a fare da babysitter a quelle due piccole pesti, per permettere a Taehyung, il mio migliore amico, di passare la serata insieme al suo presunto fidanzato. 

Il ragazzo seduto sulle mie gambe si strofinò delicatamente gli occhi lucidi, cercando di calmare le risate che non davano segno di volersi fermare. Io lo guardai ammiccando un sorriso e beandomi della bellezza che solo lui al mondo possedeva. Le labbra rosee, le guance morbide che lo rendevano tenero come un bambino e quegli occhietti dolci e leggermente gonfi, probabilmente causati dalle numerose notti insonni, lo avvicinavano all'essere simile ad un angelo. 

E quella risata cosí genuina, mi provocò un tuffo al cuore. 

«Psicologicamente come stai, invece?» lo incalzai, passando il dorso della mano sulla sua guancia arrossata. 

«Psicologicamente sto bene perchè tu sei qui con me.» rispose, chiudendo gli occhi e avvicinandosi per avere un maggiore contatto con la mia mano. Impedire alle mie labbra di incresparsi in un sorriso smagliante fu a dir poco impossibile, perciò cercai di camuffare il tutto arricciando un po' il naso, ottenendo però scarsi risultati. 

Non ero mai stato un tipo da cose smielate, ma la presenza di Jimin nella mia vita aveva rotto di netto la corazza che io stesso mi ero creato per proteggermi dal mondo circostante. La conoscenza di quel ragazzo aveva portato con sè una scorta di nuove emozioni che, prima quel momento, mi ero categoricamente rifiutato di provare. 

Eventi precedenti avevano portato la mia persona ad isolarsi dal mondo, trovando poi una via di fuga nella solitudine che con il tempo si era rivelata una condizione di vita migliore. Ma l'arrivo di Jimin aveva scombussolato tutti i miei piani. Aveva reso tutto migliore ed io non lo avrei mai ringraziato abbastanza. 

«Sei diabetico.» dissi, fingendo una smorfia di disgusto che lo fece ridacchiare. 

«So che ami quando ti dico cose dolci.» ribattè lui, toccandomi la punta del naso con il dito. 

«Touchè.» feci io, spostando il ragazzo e facendolo sedere sul letto. Mi alzai e mi sistemai i pantaloni sotto lo sguardo attento di Jimin. 

«..ndi dalle stelle.» lo sentii sussurrare. Mi bloccai sul posto prima di voltarmi con uno scatto; lui scoppiò nuovamente in una sonora risata, esclamando un: «Merda, mi ha sentito!» 

Mi lasciai andare in un respiro profondo, prima di avanzare verso la porta bianca. 

"La calma, Yoongi, la calma."  mi ripetei più volte. Feci per uscire dalla stanza ma la voce del mio ragazzo mi bloccò. 

«No! Amore torna qui da me!» urlò quasi, alzandosi e raggiungendomi. O almeno, tentando di raggiungermi. 

Girai la testa verso di lui e cercai di trattenere una risata nel vederlo immobile, con il braccio disteso indietro e con il filo della flebo teso a più non posso. 

«Dai, sei un bastardo!» si lamentò, sbattendo i piedi per terra come fosse un bambino. Incrociò le braccia al petto, imbronciandosi ed io non potei restare lí fermo. 

Ripercorsi i miei passi verso la figura minuta del ragazzo dai capelli rosa e gli presi il viso tra le mani, regalandogli un dolce bacio. 

Lo sentii mugugnare sulle mie labbra prima di sorridere, probabilmente soddisfatto di averla avuta vinta per l'ennesima volta. 

«Ah, il mio Jimin-ssi mezzo invalido.» lo presi in giro, scompigliandogli dolcemente i capelli. Lui fece una smorfia, come offeso, per poi avvicinarsi e leccarmi la guancia. 

«Ehi!» mi lamentai, pulendomi la guancia con la manica del maglione rosso che indossavo. Lui rise e afferrò il colletto del mio indumento, avvicinandomi nuovamente a sè. Mi guardò negli occhi prima di passare la lingua sul mio labbro inferiore, facendomi sospirare lievemente. 

«P-piccolo..» cercai di dire, prima di venire interrotto dall'inizio di un bacio passionale. Portai le mani sui suoi fianchi, accarezzandoli e stringendoli ogni qualvolta il ragazzo avanti a me stringesse il mio labbro tra i denti. Fu un bacio lento, carico di passione e di amore. Le nostre lingue danzavano sulle note di una dolce melodia di cui solamente io e Jimin conoscevamo le note. I nostri respiri affannati riecheggiavano all'unisono nella stanza, cosí come i lievi gemiti che lasciavano le nostre bocche vogliose. Feci pressione sui suoi fianchi per spingerlo contro il muro, ma le sue mani si posarono sulle mie spalle, facendomi fermare. 

«Non possiamo andare oltre amore, lo sai.» sussurrò, poggiando la fronte contro la mia. Sospirai pesantemente, chiudendo gli occhi e trattenendo un verso di disapprovazione dopo quella frase. 

«Bastardo, prima mi fai venire voglia e poi mi lasci cosí.» ridacchiai leggermente per alleviare la tensione della situazione. Lui mi seguí a ruota, spostando la fronte sulla mia spalla. Gli accarezzai il retro del collo, sorridendo per quel suo gesto. 

«Scusa. Purtroppo nemmeno a me piace il fatto che quella cosa nella mia testolina - si indicò la testa sospirando - mi impedisca di fare l'amore con il mio ragazzo.» concluse. 

Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, non sapendo bene cosa dire, ma quasi sussultai nel sentire delle leggere goccioline bagnarmi il maglione. 

«Amore mio ehi, che succede?» domandai prendendo il viso di Jimin tra le mani. Vidi i suoi occhi scuri farsi sempre più lucidi e le sue guance venire attraversate da lunghe scie di lacrime. 

Lui scosse la testa, strofinandosi frettolosamente gli occhi. Gli accarezzai le guance con entrambe le mani e successivamente gli asciugai qualche lacrima con i pollici, guardandolo con un lieve sorriso sulle labbra, come per rassicurarlo. 

«V-vorrei essere una persona no-normale.» singhiozzò, abbandonandosi ad un pianto liberatorio di cui ero sicuro avesse bisogno. 

«Tu sei come tutti noi, Jiminie.» gli spiegai. Lo strinsi a me, accarezzandogli la schiena per calmarlo. Lui nascose il viso nell'incavo del mio collo, provocandomi quasi solletico quando le sue ciocche di capelli rosa ricaddero sulla mia pelle chiara. 

«I-io sono st-stanco di vivere cosí, Yoongi.» continuò, tirando su col naso e strofinandosi ripetutamente gli occhi. 

Aumentai la presa al suo corpo, abbracciandolo forte. Sentii il mio cuore spezzarsi, a quelle parole. Capitavano spesso momenti del genere ma non avevo mai avuto la forza di abituarmici. Vederlo stare cosí per colpa di madre natura era un duro colpo da sopportare. 

 «Lo so piccolo, lo so.» dissi. «Si sistemerà tutto, okay? Vedrai che andrà tutto bene. Ci sono io con te e tu sei la persona più forte che conosco. Supereremo tutto insieme, tu ce la farai e tornerai a stare bene. Andrà tutto bene.» cercai di rassicurarlo, lasciandogli un bacio sulla nuca. Restai con il viso su quest'ultima, beandomi del meraviglioso profumo di cui mai avrei potuto fare a meno. Un odore dolce, vagamente vanigliato, che riusciva a mandarmi in tilt in mezzo secondo. 

«Tu s-sarai sempre con me?» domandò con voce spezzata, alzando lo sguardo verso di me.

Io gli sorrisi rassicurante ed annuii convinto, prima di « Sarò con te finchè mi vorrai, Jimin-ssi.» dire. 

«Allora starai con me per sempre?»

«Se al tuo fianco vorrai per sempre uno stronzo asociale come me, allora sí, starò con te per sempre.» ridacchiai, baciandogli dolcemente la fronte.

«Promettimelo.»

«Te lo prometto, piccolo.»

 

«E promettimi che mi amerai sempre.»

«Ti prometto che ti amerò sempre.»

«E..p-promettimi che penserai a me anche se non ci sarò più.»

Sentii il cuore farsi pesante a quella frase. Non avevo mai riflettuto seriamente ad una vita senza Jimin, forse perchè col tempo mi ero convinto che ce l'avrebbe fatta, che avrebbe superato quel brutto scherzo che la natura gli aveva gettato addosso. Era un ragazzo forte e soprattutto con tanta voglia di vivere ed io lo conoscevo abbastanza bene da sapere che niente e nessuno avrebbe mai spento il sole che c'era in lui. Aveva solo bisogno di qualcuno che gli donasse affetto e che lo supportasse ed io ero proprio lí per quel motivo. 

Annuii e «Te lo prometto.»

Lui sorrise smagliante prima di venire colpito da un leggero attacco di tosse. Si portò una mano davanti alla bocca e l'altra sul petto, cercando di calmarsi. Dal canto mio, gli accarezzai la schiena dandogli dei lievi colpetti per aiutarlo. 

«Tutto okay?» gli domandai, una volta che si fu ripreso. Annuí in risposta, prima di strofinarsi teneramente gli occhi. 

Gli accarezzai il mento e mi avvicinai, azzerando la distanza tra i nostri volti e lasciandogli un bacio a fior di labbra. Poi mi allontanai verso la porta bianca ed afferrai il mio zaino nero, con l'intenzione di utilizzare ciò che avevo portato per Jimin. 

Il ragazzo dai capelli rosa mi scrutava con sguardo curioso, non capendo il motivo dei miei movimenti e «Che fai?» mi domandò poco dopo. 

Senza rispondere, estrassi una piccola valigetta di legno e la poggiai sul lenzuolo bianco rivolta verso il ragazzo. La aprii rivelando una grande quantità di colori acrilici e di pennelli dalle diverse punte, facendo nascere un sorriso a trentadue denti sul viso di Jimin. 

«Oddio, sono bellissimi!» esclamò, portandosi entrambe le mani davanti alle labbra, ora schiuse per l'immenso stupore. Con le sue dita sottili, accarezzò tutti i tubetti argentati, come a volerli analizzare uno per uno, e potei vedere i suoi occhi castani farsi lucidi tanta era la gioia che teneva dentro sè in quel momento.

«Li ho portati apposta per te.» lo guardai sorridendo. "Ti va di andare in giardino per dipingere un po'?» gli domandai poco dopo. 

Lui alzò lo sguardo verso di me ed annuí vigorosamente, alzandosi in piedi e battendo le mani con gioia. 

Corse dall'altra parte del letto, facendo attenzione all'ago che aveva sul braccio, e aprí uno dei cassetti della piccola cassettiera che si trovava accanto al letto. Afferrò uno zainetto, pesante all'apparenza, per poi tornare verso di me e prendermi la mano. 

«Andiamo, andiamo!» esclamò eccitato, facendo dei piccoli saltelli. 

Io ridacchiai per la sua reazione infantile e mi alzai in piedi, portando con me la valigetta di legno piena di colori. 

«Sembri un bimbo, Chim.» ammisi, lasciandogli un bacio sulla guancia morbida. 

 «Ma io sono un bimbo.» ammiccò lui, voltandosi verso di me ed avvicinandosi al mio volto. «Il tuo bellissimo bimbo.» e mi baciò castamente le labbra.

*** 

«Hyung?» mi chiamò dolcemente Jimin. La sua voce riusciva a scaldarmi il cuore anche pronunciando una semplice parola. 

Aprii di poco gli occhi socchiudendoli in due piccole fessure, giusto per poter vedere gli occhi scuri del mio ragazzo puntati su di me. Alzai il busto, poggiandomi sui gomiti e «Si amore?» risposi. 

Lo vidi sorridere, probabilmente a causa del nomignolo che gli avevo affidato, prima di muoversi sull'erba e raggiungermi a gattoni. 

Non disse una parola, semplicemente mi fece stendere le gambe e si sedette su di esse, accoccolandosi dolcemente al mio petto fasciato dal maglione colorato. Passai una mano tra i suoi capelli fragili, per poi spostarla sulla sua schiena, sotto il tessuto del pigiama che indossava. Iniziai a fargli i grattini sulla pelle chiara, sentendolo ridacchiare per i brividi che gli stavo provocando. 

Coccolarlo era uno dei miei passatempi preferiti. 

«Mi fai il solletico.» ridacchiò lui, affondando il viso nell'incavo del mio collo. Anch'egli portò le mani sulla mia schiena, iniziando a tracciare linee immaginarie con le sue piccole dita affusolate. 

Rimanemmo cosí per minuti interi, minuti che si aggiunsero alla lista dei migliori momenti della mia vita. 

Accarezzando il corpo fragile di quello che amavo definire "il mio bambino", osservavo il luogo che ci circondava. I grandi alberi di ciliegio davano un tocco rosato alla grande distesa di erba che si ergeva proprio sul retro dell'ospedale. Nonostante i colori freddi e la brina iniziassero ad avere il sopravvento su tutto il panorama, continuavo ad osservare quel luogo come fosse uno dei migliori mai visti. 

In quel parco regnava la pace. Nell'aria riecheggiavano i cinguettii degli uccellini che, a stormi, si dirigevano verso località più calde; i capelli scompigliati da un leggero venticello fresco, le foglie che iniziavano a tingersi di colori aranciati, come a premettere l'arrivo dell'autunno e infine le nuvole dalle forme più strambe, che rendevano più interessante la monotonia di un limpido cielo azzurro. 

Quel luogo riusciva a rilassarti, a distrarti da tutto ed a liberarti la mente per momenti che potevano sembrare interminabili. 

Appoggiai il mento sul capo del più piccolo, che stava ancora accoccolato a me, come si sentisse al sicuro tra le mie braccia. Aumentai la stretta attorno al suo corpo, a quel pensiero. Fin da subito avevo capito quanto fosse fragile quel ragazzo e quanto io mi sarei dovuto impegnare per farlo stare bene, in qualsiasi modo. 

Rammentai quando, una sera, fummo protagonisti di una discussione, che poi si trasformò in un pianto collettivo. 

"Vaffanculo, Jimin!" avevo urlato, sferrando con forza un pugno contro al muro. 

"Non ha un cazzo di senso, riesci a rendertene conto? Sei solo capace di pararti il culo, dovresti imparare a prenderti la responsabilità delle puttanate che fai!" 

In meno di dieci secondi, io mi ero pentito amaramente di ciò che la rabbia aveva sputato fuori al posto mio ed il mio ragazzo lottava contro le lacrime che minacciavano di rigare il suo viso angelico. 

«Mi vuoi soffocare, Yoongi?» una lieve risata raggiunse le mie orecchie e solo in quel momento mi resi conto di star continuando a stringere Jimin al mio corpo, ora con una forza quasi eccessiva. 

Alzò lo sguardo ed io cercai di sfoderare un sorriso impacciato, cosa che però si fermò di scatto quando notai la sua espressione farsi preoccupata. 

«Ehi ehi, che succede?» domandò guardandomi negli occhi e portando entrambe le mani sulle mie guance. Si sistemò meglio sulle mie gambe, mettendosi alla pari con il mio viso. 

Sentii una scia bagnata farsi spazio sul mio viso e ciò mi sorprese. 

Stavo piangendo? 

«Amore mio, perchè piangi?» continuò Jimin, asciugando con i pollici le mie lacrime. 

«Io..non lo so.» ammisi sinceramente, sovrapponendo le mie mani sulle sue. 

Mi accarezzò il viso, guardandomi con sguardo apprensivo. 

«Pensavi a qualcosa?»

Annuii.

«Pensavo a quando ti avevo fatto piangere.» risposi dopo qualche attimo di esitazione, tirando su con il naso e spostando lo sguardo verso l'alto per chiedere tregua alle lacrime che continuavano a scendere incessanti. 

«Ma no, hyung.» disse Jimin, avvicinandosi a me per stringermi in un forte abbraccio. «Non ha più importanza, è passato ormai.»

Io in tutta risposta lo strinsi forte, immergendo la mano tra i suoi capelli colorati. 

«È c-che tu stavi male e i-io-» singhiozzai, cercando con tutte le mie forze di fermare il pianto che mi stava trascinando in un vortice senza fine. Il ragazzo davanti a me tornò a guardarmi negli occhi e mi zittí poggiando le sue morbide labbra sulle mie, dando inizio ad un bacio che diceva più di mille parole. 

«Shh.» sussurrò sulle mie labbra, poggiando la fronte contro la mia e socchiudendo gli occhi. Io lo imitai, scacciando via i brutti pensieri e imponendomi di godermi quel momento assieme al mio ragazzo. 

«Scusa.» mormorai, ricevendo un sorriso rassicurante in risposta. 

Cinque minuti e infinite coccole dopo, Jimin mi guardò con un dolce sorriso in volto e, con la poca forza che aveva in corpo, mi spinse sull'erba facendomi ritrovare disteso. Ridacchiò genuinamente, contagiandomi in un attimo e sentii il cuore fare una capriola a quella vista. Il sorriso luminoso del ragazzo più bello che io avessi mai visto, il suo corpo fragile fasciato dal pigiamino bianco e azzurro sopra il mio e il cielo cristallino, che creava il panorama perfetto dietro a quello spettacolo. 

Portò le mani sul mio viso, accarezzandomi le labbra con la punta delle dita e facendomi sorridere raggiante. 

«Ti amo.» disse, scrutandomi con lo sguardo di un bambino curioso. 

«Ti amo anche io piccolo.»

Si abbassò, lasciandomi diversi e teneri baci su ogni parte del mio viso, partendo dalle guance ed arrivando al naso, per poi passare alle labbra, alla mascella ed al collo. 

Portai le mani sulle sue natiche, stringendole leggermente e facendolo ridere sulla mia pelle. 

«Stupido.» mi rimbeccò, dandomi un altro bacio. 

E fu in quel momento di felicità e complicità, in cui mi decisi a compiere uno dei passi più importanti della mia vita. 

Mi alzai con il busto, mettendomi seduto e provocando un espressione lievemente confusa sul volto del mio ragazzo. 

«Jiminie.» lo richiamai. 

«Mh?» 

«Sposami.»

Lo vidi strabuzzare gli occhi, probabilmente per la piccola parola appena uscita dalle mie labbra sottili. Si portò entrambe le mani avanti alla bocca, ora aperta in un'espressione di sorpresa, e si allontanò con uno scatto dal mio corpo, facendomi entrare nel panico. Si alzò in piedi con gli occhi ancora spalancati e si voltò di spalle. 

E fu un attimo: dentro di me si scatenò un insieme di paura, ansia e agitazione.

E se avessi fatto la cosa sbagliata? E se fosse una scelta troppo affrettata? E se non provasse sentimenti cosí forti nei miei confronti? E se non fosse pronto a compiere un passo del genere? 

Domande senza risposta si ripetevano a raffica nella mia testa, provocandomi i capogiri. Mi tirai pugni e schiaffi mentali, pentendomi amaramente della semi-proposta che gli avevo appena posto. Mi alzai di scatto, sentendo gli occhi farsi lucidi al pensiero di un suo quasi sicuro rifiuto, e mi avvicinai a piccoli passi verso il mio ragazzo. 

«Jimin-ah, se n-non ti senti pronto non-» il resto della frase, si bloccò sul nascere quando il diretto interessato si voltò e si buttò letteralmente a capofitto tra le mie braccia. Le mani si arpionarono alle mie spalle e si strinsero attorno al tessuto del mio maglione, il viso arrossato nascosto nell'incavo del mio collo. 

«Piccolo..» cercai di continuare per rassicurarlo. In tutta risposta, lui alzò il viso e premette le sue labbra carnose sulle mie, con un immenso sorriso sulle labbra. Mi afferrò il volto tra le piccole mani, iniziando a darmi tanti baci, uno di seguito all'altro. 

«Si, si, si, si.» ripeteva tra uno schiocco di labbra e l'altro. Sorrisi nel bacio, portando le mani attorno al suo busto per stringerlo forte a me. Si allontanò lievemente, afferrandomi il viso con le sue piccole dita affusolate e incastonando i suoi occhietti scuri nei miei. 

«Yoon..» sussurrò con un filo di voce, facendo cosí sfiorare le nostre labbra. «E se io...»

«Sh piccolo, no.» lo bloccai ancor prima di lasciargli terminare la frase, intuendo giá dove volesse arrivare. Gli lasciai un bacio sulle labbra, poi uno sull'angolo della bocca, uno sulla mascella e continuai fino ad arrivare al suo orecchio, leggermente coperto dai sottili capelli rosa. Gli presi le mani e me le portai sulle spalle. 

«Tu sei forte, Jimin.» iniziai, il tono di voce roco e basso. «Credo in te e so che insieme supereremo tutto questo. Ce lo siamo promessi tante volte, ricordi? Io per sempre con te e tu per sempre con me, in qualsiasi circostanza.»

«Lo so hyung ma io potrei morire da un momento all'altro.» rispose lui, provocandomi una forte fitta all'altezza del cuore. Involontariamente strinsi la presa attorno al suo pigiama azzurro, facendolo sussultare. 

«O-oh no, non volevo amore, scusa. Ti avevo promesso che non lo avrei più detto.» si affrettò a dire, notando la mia reazione. Io non risposi, semplicemente lo avvolsi in un forte abbraccio, uno di quelli che Jimin amava tanto. 

«Shh..» gli accarezzai i capelli, cullandolo. Lui si strinse al mio petto, come a voler trovare riparo da tutto il mondo circostante. 

«So che le circostanze non sono delle migliori,» iniziai, inginocchiandomi davanti a lui. «so che, insieme a questa proposta, dovrei avere un anello, ma purtroppo le mie condizioni economiche non mi permettono una spesa cosí grande. Ti prometto che riuscirò a regalartene uno.» gli presi una mano, intrecciando le sue piccole dita con le mie affusolate, mentre con l'altra mi accarezzava una guancia, come a volermi dire di non preoccuparmi. 

«Ho avuto un passato difficile e questo tu lo sai bene. Tutte le sofferenze, tutti i macigni che mi sono portato sulle spalle per anni che a me parevano non finire mai, hanno fatto sí che creassi una corazza super resistente attorno. Odiavo la gente, odiavo me stesso, odiavo ogni singola cosa di quella che tutti chiamavano "vita." Non avevo speranze in nulla, vivevo nella mia piccola bolla fatta di musica e parole che nessuno sarebbe mai riuscito a capire. Non provavo nulla, solo un vuoto enorme nel petto.» mi morsi lievemente il labbro inferiore, accorgendomi delle scie bagnate che percorrevano lente le mie guance arrossate. «Ma poi sei arrivato tu. Tu che hai scombussolato tutti i miei progetti per il futuro - che seppur molto ristretti e collegati tutti alla musica, erano comunque progetti. Posso a pieno dire che hai dato un senso alla mia vita. Ricordo ancora alla perfezione quella sera invernale di tre anni fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta. Eravamo in discoteca, ricordi? Io ero andato in bagno per sistemarmi i capelli e tu eri seduto per terra, ubriaco fradicio e nel bel mezzo di una crisi di pianto. Eri messo davvero male, amore. Ammetto che inizialmente avevo intenzione di ignorarti e di andarmene il prima possibile ma qualcosa dentro di me mi diceva almeno di chiederti che cosa fosse successo. Non avevo intenzione di andare troppo oltre, per me un paio di parole erano anche troppe ma alla fine mi sono ritrovato a portarti in braccio fino alla mia camera da letto. A pensarci ora, mi viene da ridere. Chi si aspettava che saremmo arrivati fino a questo punto?» ridacchiammo all'unisono, entrambi con il viso inondato di gocce salate e con il cuore che batteva a più non posso. 

«Hai migliorato qualsiasi cosa nella mia vita, Jimin. Hai distrutto la corazza che mi ero creato senza nemmeno che te ne accorgessi, semplicemente donandomi l'amore che per quasi vent'anni della mia vita nessuno è mai stato in grado di darmi. Sei stata la prima ed unica persona al mondo a farmi battere il cuore, a farmi stare bene per davvero e per questo io non ti ringrazierò mai abbastanza. S-sei e sarai sempre la parte migliore di me, piccolo mio.» 

Un singhiozzo uscí involontariamente dalle mie labbra umide, costringendomi ad abbassare la testa ed a coprirmi il viso con la mano libera. Strizzai gli occhi per cercare di non farmi trascinare nel vortice di lacrime che stava prendendo il sopravvento su di me. Era difficile per me aprirmi cosí tanto ad una persona, non ero mai stato un tipo che esternava facilmente le sue emozioni ma in quel momento mi sentivo quasi in dovere di farlo. Volevo trasmettergli a pieno tutto ciò che provavo e volevo che capisse quanto lui fosse importante per me. 

«P-perciò ora, con il cuore nel palmo della mano ed il viso pieno di lacrime, ti chiedo: Park Jimin, vuoi sposarmi?»

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: giecsonuang