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Autore: johnnytruelove    24/10/2018    0 recensioni
Saki vive con gli spettri e dorme con gli sballi.
Leonardo vive con i ricordi e non dorme mai.
N.B. Nasce come sceneggiatura, una trilogia di corti, poi mutata in racconto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prima mattina. Il sole che filtra radente dalle fessura della persiana, mi taglia l’occhio e sono costretto a svegliarmi. Il caldo è atroce e il letto inzuppato di sudore. Cerco di resistere ancora un pò perché non ho voglia di affrontare il mondo oggi, ieri e domani. Preferirei stare tutto il giorno a marcire nell’umido e fetido materasso fattomi su misura, piuttosto che indossare la felice maschera e distribuire sorrisi. Ma non posso, penso. O forse posso? Chiamo la mia segretaria Fendi, nome d’arte.
<< Buongiorno capo. >>
<< Ciao Fendi. Ascolta, cancella tutti gli appuntamenti di oggi che non vengo! >>
<< Certamente. Non si sente bene? Se ha bisogno che le vada a comprare delle medicine.. >>
<< No Fendi. Cancella tutto e sei libera anche tu oggi. >>
<< Grazie capo. Buona giornata. >>
Ok adesso ho, abbiamo, la giornata libera. Ma cosa fare? Raccolgo l’energia circostante, mi alzo dal letto e mi butto sul divano in salotto a guardare la televisione. Non faccio colazione. Fumo una sigaretta e faccio prima..

 

Sono le 2 di pomeriggio e non ho ancora mangiato niente. Non ho voglia di cucinare, come al solito. Spero nell’essenziale cartone di latte abbandonato nel frigorifero. Il cartone c’è, peccato che sia vuoto. Meglio uscire che con tutta questa negatività mi suicido per sei vite. 

Passeggio sul marciapiede del centro storico senza una destinazione. La gente cammina velocemente per rientrare a lavoro dopo il pranzo. Arrivo in piazza e ci sono dei ragazzi che ballano breakdance. Uno degli mc tiene sulla spalla un grosso ghetto-bluster che pompa musica hip-hop. Mi fermo a guardarli mentre inalo ed esalo il fumo di un’altra sigaretta. Vedendomi lì ad osservali con piacere, cercano di fare trick più virtuosi. All’headspin (rotazione sulla testa) del breaker più giovane, il gruppo esplode. Urla di acclamazione nascondono la musica già di per sé alta. Butto la sigaretta, applaudo timidamente e me ne vado facendo un cenno di saluto con la mano.
C’è un piccolo bar senza finestre sulla strada. Entro. Non c’è nessuno, neanche il barista. Lo sollecito suonando il campanello sopra il bancone. Un anziano sciupato in viso si sporge dalla cucina. Le rughe e la pelle penzolante vanno a fare da tendina agli occhi e alla bocca. Una brutta visione.
<< Salve! Un caffè per favore! >>
Ascolta e rientra in cucina farfugliando qualcosa. Questa volta si sporge un ragazzo.
<< Sì mi dica! >>
<< Salve! Un caffè per favore! >>
<< Le mando mia madre. Arriva subito. >>  Sembrano indaffarati tra i fornelli.
Aspetto e mi guardo intorno. Un bar antico, pieno di cimeli e vecchie foto in bianco e nero di famiglia. Arriva la madre. Sarà la volta buona che riesca a prendere questo caffè?
<< Buongiorno. Desidera? >>
<< Salve! Un caffè per favore! >>
L’anziana signora inizia a prepararlo armeggiando con la macchina del caffè. Aspetto.
Nel silenzio del vecchio bistrot si sente, dalla cucina, una sedia cadere e qualcuno gridare “No!! Ti prego!!”. Un colpo di pistola ci fa saltare in aria, con la signora che rovescia il caffè per terra. Non so se scappare o andare a controllare. Mi anticipa il ragazzo di prima che esce dalla cucina con una pistola in mano e il vestito tutto sporco di sangue.
Ci guardiamo per 3 secondi. Non mostro paura. Mi si avvicina e come la scena più noir mai stata girata, mi punta la pistola alla testa e dice,
<< Adesso tu vieni con me! >> Adesso ho un pò più paura.
Mi indirizza verso la cucina. Io davanti, lui dietro. Entro e due ‘armadi’ stanno portando via un corpo morto. L’anziano rugoso è seduto su una sedia, con i gomiti appoggiati sopra un tavolino.
<< Poi tornate qua! >> dice il ragazzo ai due armadi. Ho ancora più paura ma mantengo il sangue freddo e rimango lucido, con la postura e con lo sguardo.
<< Padre cosa facciamo di questo? Ha sentito tutto.. >>
La coppia povera di Don Vito Corleone farfuglia di nuovo qualcosa di incomprensibile, almeno alle mie orecchie, perché il ragazzo capisce.
<< Va bene padre! >> e mi punta di nuovo la pistola alla testa << Ti si concede la possibilità di pregare, se vuoi.. Siamo una famiglia religiosa.. >>
<< Un’ultima sigaretta? >>
<< Non ho detto un ultimo desiderio, ma un’ultima preghiera. >>
Decido di inginocchiarmi e di pregare per la prima volta in vita mia.
Prego pensando a Saki, mia figlia, che non vedo e non sento mai, chiedendo perdono per la mia negligenza come padre.
Prego pensando ad Aurora, mia moglie, morta anni fa in un incidente stradale, sperando di poterla rincontrare in cielo.
<< Sei pronto? >>
Lo guardo dritto negli occhi e sorrido, pensando che non sarebbe successo niente di tutto ciò se solo fossi andato a lavoro come al solito..

 

 

   
 
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