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Autore: Iron_Captain    25/10/2018    5 recensioni
Un killer misterioso che sta terrorizzando la città... Una verità che sconvolgerà la vita di Judy... Cosa accadrà e come riuscirà Judy Hopps ad affrontare e gestire queste situazioni?
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 25: l'identità dell'assassina

Dopo aver raggiunto la propria casa, la coniglietta parcheggiò la volante sull'altra sponda del marciapiede. Una volta scesa dall'auto e aver attraversato di corsa la strada, notò che i sigilli che vietavano l'accesso al pubblico erano stati tagliati: a quanto pareva qualcuno doveva essere entrato nel palazzo...e Judy intuì subito chi potesse essere. Non appena aprì il portone d'ingresso sentì dei rumori secchi e assordanti. La piccola agente ebbe la prontezza di chiudere rapidamente la porta e appostarsi su un lato, evitando di venire uccisa dalla miriade di proiettili destinati a lei. Quell'attacco a sorpresa l'aveva spaventata, e i suoi battiti erano diventati più forti. La prima cosa che fece fu di accertarsi di non essere stata colpita. Non appena scoprì di essere rimasta illesa, tirò un sospiro di sollievo.
Maledetta stronza, disse tra sé la leporide, che cominciò a temere di essere caduta in una trappola. Quando estrasse la pistola si accertò che il caricatore fosse pieno. Dopo aver fatto due profondi respiri, spalancò la porta con un calcio e iniziò a sparare. Quando i primi tre proiettili andarono a conficcarsi nel muro smise di usare l'arma: nella hall del palazzo non c'era nessuno, a parte il sangue secco delle vittime uccise il giorno precedente che tingeva le pareti, e la presenza degli altri oggetti che la scientifica aveva messo sul pavimento per le indagini. In quel momento cominciò a sentirsi disgustata alla vista di quello spettacolo raccapricciante che non si era mai soffermato ad osservare con attenzione. Cominciò a chiedersi chi potesse essere tanto capace di compiere una tale strage? Nessun mammifero sano di mente avrebbe mai potuto spingersi a tanto, a parte nei pensieri, forse. Ad un tratto,come se ci fosse qualcosa che non quadrava, la coniglietta si voltò: quando osservò il portone d'ingresso notò che non era stato danneggiato da alcun foro di proiettile. Era molto strano, dal momento che aveva sentito chiaramente il tipico rumore degli spari e anche del muro che veniva perforato quando i proiettili andavano a contato con esso e lo danneggiavano. Improvvisamente ebbe un'intuizione: non appena guardò sopra l'entrata dell'edificio vide i numerosi fori di proiettili che dovevano essere destinati al portone d'ingresso. L'assassina aveva mancato di proposito il bersaglio. Nonostante fosse impaurita e non sapesse contro quali trappole e pericoli stesse andando incontro decise di dirigersi cautamente verso le scale, con la pistola stretta tra le zampe, intenzionata ad andare avanti per andare ad affrontare e fermare quella pazza una volta per tutte. Non appena salì i primi gradini ci furono altri spari che colpirono la ringhiera. La piccola agente, d'istinto, si acquattò sul muro per allontanarsi dalla linea di tiro della mammifera pazzoide, sfruttando, senza volerlo, la stessa scalinata come copertura per ostacolare la sua mira. Continuando a stare il più attaccata possibile al muro, e puntando verso i vari lati scoperti la propria pistola, Judy raggiunse lentamente il piano in cui abitava. Non appena vide la porta del proprio appartamento notò che anche lì i sigilli erano stati tagliati. Era tutto silenzioso, come se non ci fosse nessuno; le lampadine sul soffitto erano spente; e il lungo corridoio davanti a sé era illuminato dalla tenue luce che proveniva dalla finestra in fondo; e le porte degli altri appartamenti erano tutte chiuse, poiché i loro inquilini erano stati costretti dagli agenti della polizia a lasciare l'edificio a causa delle indagini che erano ancora in corso.
Nonostante si sentiva tesa percorse ugualmente il macabro corridoio, con la pistola puntata in avanti, fino a raggiungere la porta del proprio appartamento. Ebbe un momento di esitazione: cosa sarebbe successo se l'avesse aperta? Sapeva che avrebbe trovato l'assassina; e poi? Si sarebbero sparate a vicenda a bruciapelo? Avrebbero fatto a botte? Sarebbe stata accoltellata non appena sarebbe entrata? A tutte queste domande c'era una certezza: quando avrebbe varcato l'ingresso della stanza avrebbero iniziato a lottare. Aprì leggermente la porta e diede un'occhiata tramite quella rientranza; l'assassina non c'era. Questo significava una sola cosa: si trovava dietro l'angolo dell'ingresso, in attesa di poter aggredire la sua preda. A quel punto Judy decise di prepararsi psicologicamente ad affrontarla. Fece dei respiri profondi: finalmente avrebbe avuto la possibilità di fermare quella stronza una volta per tutte, e questa volta non avrebbe commesso errori che le avrebbero permesso di scappare via. Non appena si sentì pronta fece irruzione nella stanza e si voltò alla propria sinistra con la pistola puntata in avanti. In quel preciso istante la criminale le si avventò contro. Le due mammifere, avvinghiate tra loro, iniziarono a lottare furiosamente. Ad un tratto Judy venne sbattuta contro il muro; in quel preciso istante l'assassina andò ad immobilizzarla. Le due mammifere finirono per puntarsi sulla gola le loro pistole, mentre con le loro zampe libere afferrarono con forza il collo dei loro vestiti. In quell'istante i loro sguardi colmi di odio poterono incrociarsi in modo più ravvicinato: Judy desiderò tanto premere il grilletto della propria arma per mettere fine alla sua vita, e magari godersi il momento in cui il corpo senza vita di quella mammifera psicopatica cadeva a terra, con il sangue che sgorgava dalla sua gola e che andava a posarsi sulle pareti della stanza...e su se stessa. Ma ciò significava diventare come lei o peggio, e sapeva benissimo che doveva essere migliore e non dare sfogo al proprio istinto omicida, nonostante fosse tentata di metterlo in pratica. Sentiva il proprio corpo in contatto con il suo e fissava i suoi occhi marroni bronzei, che per qualche strana ragione le sembravano familiari. In tutta la sua vita non aveva mai provato così tanta rabbia e odio per un mammifero.
“Dimmi chi cazzo sei, maledetta assassina bastarda!” disse la piccola agente con tono minaccioso.
“Sei una poliziotta: perciò spetta a te scoprire la mia vera identità. O forse per te sono troppo sfuggente per riuscire a scoprirla con le tue sole forze?”
“Grrr...Io sono una poliziotta, e non mi darò pace finché non ti avrò smascherata!” urlò la leporide.
“Ahahahah...Finalmente hai tirato di nuovo fuori la tua grinta.” fu la risposta della killer, che sembrava fare di tutto pur di incoraggiare e provocare la sua vittima a reagire in modo violento.
A quel punto Judy fece ricorso a tutte le proprie forze per spingere via la propria nemica e riuscire così ad allontanarsi dal muro. Dopo aver gettato a terra la pistola andò a disarmare la propria avversaria, dopodiché sferrò un fortissimo destro sul suo viso. Una volta caduta a terra, afferrò il suo passamontagna e glielo sfilò di dosso, cosicché potesse finalmente vedere la vera identità di quella pazza. Non appena la criminale volse lo sguardo verso la sua nemica, la coniglietta rimase immobile e talmente allibita da lasciar cadere tra le proprie zampe il passamontagna: la sua nemica aveva il viso tondo e piccolo; le sue orecchie, piegate all'indietro quando aveva ancora addosso quella maschera, si allungarono in alto fino a mostrare il loro padiglione rosa; il pelo attorno alla faccia e all'esterno delle orecchie era grigio chiaro, mentre intorno alla bocca era bianco; aveva il nasino piccolo di colore rosa; e i suoi occhi erano marroni bronzei.
“Ciao, sorellina.” furono le parole dell'assassina, che dopo essere stata scoperta sorrise maliziosamente.
All'inizio Judy rimase sorpresa nel vedere che la mammifera a cui aveva dato la caccia non era altro che una coniglietta come lei; ma dopo aver saputo che era uno dei suoi tanti fratelli, si sentì come se avesse ricevuto un violentissimo pugno sulla pancia. Era talmente demoralizzata e sorpresa che le orecchie si abbassarono e le si sgranarono gli occhi, e per di più sembrò essersi immobilizzata.
“Mi sembri molto sorpresa.” disse ancora l'altra leporide, che dopo essersi rimessa in piedi non esitò a darle un pugno sulla mascella.
La povera Judy cadde a terra senza aver tentato di difendersi: se la criminale fosse stata un'altra mammifera o se avesse avuto ancora il volto coperto, non avrebbe esitato a rialzarsi e a reagire, o a difendersi...né avrebbe fatto caso al dolore del pugno che aveva ricevuto; ma quell'amara rivelazione l'aveva completamente pietrificata. Improvvisamente il proprio cervello cominciò a incasinare tutti i pensieri e i ragionamenti: tutte quelle volte in cui si erano trovate faccia a faccia ad affrontarsi, le volte in cui aveva compiuto quegli omicidi, e al principale motivo per cui non aveva mai deciso di uccidere la sua preda...in quei ricordi, adesso, non era più presente una killer dal volto coperto, ma la propria sorella maggiore. Non riuscì ad accettare che l'artefice di tutto quel male che aveva compiuto facesse parte della propria famiglia...persino davanti all'evidenza. Pregò che tutto questo fosse un incubo; ma purtroppo non lo era. Ad un tratto si sentì tirare per le orecchie; urlò per il dolore. Era stata rimessa in piedi dalla propria sorella maggiore, che la stava osservando con disprezzo.
“Avevo letto sui giornali che sei la migliore agente di Zootropolis e che avevi risolto un caso complicato senza avere l'aiuto dei tuoi carissimi colleghi...Immagino quanto siano stati fieri i nostri amati genitori...o forse dovrei dire odiati.” disse la criminale.
Ora che usava la sua vera voce, la piccola agente notò che aveva un timbro simile a quello della loro mamma...anche se secondo il punto di vista dei genitori sarebbe sembrato simile a quello di Judy.
“Perché...” disse d'un tratto Judy, che le venne in mente di rivolgerle quell'unica domanda che poteva venire in mente a un mammifero che aveva appena scoperto che un suo caro (che fosse genitore, fratello, migliore amico o qualcun altro a cui teneva particolarmente) era in realtà un assassino o qualcos'altro di peggio. “Perché hai fatto tutto questo?” chiese la coniglietta, che fu quasi sul punto di mettersi a piangere.
La killer continuò a squadrarla con disprezzo, ma decise di accontentarla.
“Io avevo un desiderio che volevo realizzare da quando ero piccola: volevo essere una militare. MI ero iscritta ai test di ammissione ed ero riuscita a superare i questionari scritti...Ma quando portai i risultati ai nostri genitori, quegli stronzi avevano già deciso di non farmi realizzare quel mio sogno; infatti il giorno dopo ero stata...cacciata via dal mio ex superiore. Ero furiosa...Ero talmente furiosa che decisi di affrontarli: litigammo di brutto e pesantemente. Loro dicevano che erano contrari alla violenza e alle armi; ma la verità è che erano fissati a portare avanti la loro attività di famiglia da sfigati e a come convincere noi figli a seguirli e a lavorare con loro, senza dare importanza ai nostri desideri! Ma quali tipi di genitori si comporterebbero così, eh?! Poiché non volevo più vedere quei bastardi decisi di scappare di casa e di crearmi una vita per conto mio...”
“E così hai scelto di diventare un'assassina su commissione.” concluse Judy arrivandoci con il ragionamento.
“Già, e con lo scopo di far fuori i nostri genitori!” disse la malvagia leporide.
Non appena Judy ascoltò quella risposta, si allibì ancora di più: non riuscì a credere che un membro della propria famiglia potesse provare così tanto odio per i loro genitori.
“Allora era sempre stato questo il tuo scopo: uccidere i nostri genitori solamente perché non ti avevano permesso di realizzare il tuo sogno?!”
“Si: loro mi avevano rovinato la vita...”
“Tu sei pazza!” urlò Judy incredula. “Avresti potuto insistere, invece di nutrire odio e rancore per tutto questo tempo!”
“Credi che non ci abbia provato, stupida?! Credi veramente che non abbia insistito?!” urlò ancora di più Lucia. “Se fosse servito a qualcosa non sarei stata qui, non ti avrei odiato...e non sarei diventata una spietata killer su commissione.”
“Ma io cosa c'entro in tutto questo?” chiese ad un tratto Judy, dal momento che la sua sorella maggiore nutriva rancore anche per lei.
Lucia la squadrò con disprezzo e odio, con una gran voglia di riempirla di pugni...e di crivellare il suo corpicino di pallottole.
“Davvero non l'hai capito? Possibile che tu non abbia pensato che avevo saputo che eri diventata il primo coniglio agente di polizia di una delle metropoli più grandi e ammirate dell'intero pianeta, e che avevi risolto da sola un caso veramente difficile in soli due giorni, diventando famosa, rispettata e riuscendo così a crearti una maestosa carriera nel lavoro che desideravi fare da quando eri soltanto un piccolo batuffolo?!”
La sorellina minore continuò a rimanere esterrefatta.
“Mi stai dicendo...che non accetti che io sia diventata un'agente di polizia?”
“No: sto dicendo che non è giusto che tu sei riuscita a realizzare il tuo sogno, mentre io no!” esclamò Lucia con tono alterato. “Quei due fottuti conigli ti hanno dato tutto e ti hanno permesso di realizzare i tuoi sogni, e si erano rifiutati di dare anche a me quella possibilità...Perciò rispondimi a questa domanda: che cazzo hai più di me che io non ho?!”
“Io non ho nulla!” esclamò infuriata Judy, che non riuscì davvero a credere che un membro della propria famiglia provava rabbia e rancore solamente perché era convinta che i genitori favorivano alcuni dei loro figli.
“Io non ho niente: ho semplicemente insistito...”
A quelle parole il volto della killer divenne più contratto dalla rabbia, dopodiché le diede un micidiale destro sul volto. A quel punto mollò la presa sulle orecchie della sorellina e la lasciò cadere a terra.
“Sei una stronza e una bugiarda! Dimmi cosa cazzo hai fatto per convincere quei due figli di...!” Lucia non riuscì a terminare quella frase ingiuriosa, poiché si ritrovò ad essere aggredita da una coniglietta furiosa.
“Non ti azzardare a infangare il nome dei nostri genitori!” urlò Judy, che non sopportava di sentire un qualsiasi insulto rivolto alla loro famiglia.
“Io li insulto quanto mi pare e piace, visto che è colpa loro se sono arrivata a questo punto!” fu la risposta della criminale, che si ritrovò a lottare contro la sua sorellina minore. Le due conigliette, infuriate come delle enormi onde che si abbattevano violentemente contro gli scogli, si scambiavano una serie di pugni talmente forti da ritrovarsi ad avere le facce ricoperte completamente di lividi, mentre dalle loro bocche cominciò a fuoriuscire del sangue. Alla fine la piccola agente spinse la sua nemica contro il muro a fianco della scrivania e andò ad immobilizzarla.
“Quando mamma e papà sapranno...”
“Ahahahahahah!!”
“Che cavolo hai da ridere, eh?!”
“Rido perché i nostri genitori...non sanno che io sono viva...” rispose la killer.
“Come?”
“Avevo inscenato la mia morte un po' di tempo fa, a Kelayh: avevo voluto aprire un ristorante per far credere ai nostri genitori che erano riusciti a farmi cambiare idea...E dopo una settimana lo feci saltare in aria, quando non c'era nessun dipendente a lavorare dentro l'edificio. Il caso fu archiviato come un delitto di mafia. E le indagini non erano più state aperte.”
“E...per tutto questo tempo hai fatto credere loro che eri morta?!” chiese Judy sconcertata, nonostante non sapesse per quante settimane, o addirittura anni, avesse fatto credere ai loro cari che era morta. Non voleva neanche immaginare il dolore che avevano provato quando lo avevano saputo, e nel momento in cui erano presenti al funerale...soprattutto se avevano assistito alla sepoltura di una bara vuota. Magari avevano anche saputo dalla polizia che non sarebbe stato possibile avere il corpo della loro figlia defunta perché non era stato rinvenuto dopo l'esplosione.
“Ma come hai potuto fare questo alla nostra famiglia!” continuò a urlare Judy sconcertata.
Invece di rispondere con le parole, la leporide malvagia sfruttò la “distrazione sentimentale” per pestarle il piede: poiché indossava gli stivali con la suola a carrarmato, le avrebbe fatto più male del solito. Come previsto, la propria sorellina si allontanò e urlò dal dolore; a quel punto la afferrò per i vestiti e la scaraventò contro la sua scrivania. La piccola agente si riprese in fretta, e non appena sentì che l'assassina si stava avvicinando sferrò un veloce calcio sullo stomaco. Non appena si alzò e tentò di reagire, Lucia estrasse la propria pistola e gliela puntò in fronte.
“Hai intenzione di uccidermi, adesso?” chiese la coniglietta fissandola negli occhi.
La killer rise leggermente.
“Davvero non hai capito in che modo è organizzata la mia vendetta: ucciderti a bruciapelo sarebbe troppo rapido, indolore e non abbastanza soddisfacente. No: io voglio prima “distruggere la tua vita”, a cominciare dai tuoi colleghi, la tua carriera, i tuoi amici, il tuo fidanzato...i nostri genitori...”
“Se sin dall'inizio avevi questo piano perché ti limitavi a minacciare me e i miei cari; e perché hai coinvolto e ucciso anche dei mammiferi con cui non avevo alcun tipo di rapporto..a parte Dawn...”
“Avevo bisogno di un modo per contattarti, e poiché quella pecorella aveva più di un motivo per volerti morta ho voluto organizzare il mio ingaggio per ucciderti; naturalmente non potevo presentarmi di persona alla visita nel penitenziario, così ho voluto assoldare un avvocato per fare il contratto...Una volta servita al suo scopo e aver ricevuto la prima parte del pagamento l'ho fatta evadere dalla prigione e l'ho uccisa, poiché non volevo neanche che si intromettesse nella mia vendetta personale e familiare. In quanto alla pica, lei voleva farti cacciare dalla polizia e aprire un processo contro di te per i casini che avevi creato a Little Rodentia durante il famoso caso degli Ululatori Notturni che hai risolto senza l'aiuto dei tuoi colleghi; e poiché avevo altri piani per te, avevo deciso di farla fuori. E per quanto riguarda quella felina sfigata...Volevo toglierti ogni sospetto su di lei, dal momento che era innocente...Per quanto riguarda le minacce...volevo vedere se perdevi il controllo, lasciandomi così la possibilità di uccidere qualche tuo amico.”
La coniglietta ascoltò allibita la sua spiegazione, incredula del fatto che un membro della propria famiglia avesse potuto commettere quegli omicidi e potesse essere così...malvagia.
“Ma che razza di mostro sei tu?” chiese Judy scioccata, che stentava a credere e ad accettare di avere una sorella maggiore così perfida e subdola.
“Sono ciò che hanno creato i nostri genitori.” fu la risposta di Lucia. “E sappi che io riuscirò ad ucciderli, e tu non avrai la possibilità di salvarli, ma potrai soltanto vederli morire tra le tue zampe...”
“Stai zitta!...”
“Perché loro meritano di morire, ed io li ucciderò come dei vermi!”
A quel punto la coniglietta iniziò a gridare e andare su tutte le furie: con gran rapidità corse verso quella mammifera malata di mente; e nonostante lei sparò a vuoto nell'inutile tentativo di fermarla, Judy sguainò i propri artigli e graffiò con gran forza il viso di Lucia, che non riuscì a sopportare quel dolore lancinante che iniziò a sentire.
“Maledetta stronza!” urlò Lucia, che per tutta risposta colpì con il calcio della pistola la propria sorellina. Dopo averla vista cadere, buttò a terra l'arma e andò sopra di lei, dopodiché iniziò a picchiarla selvaggiamente sul viso. Nonostante Judy provò a difendersi coprendosi il viso con le braccia, la killer riuscì a mettere a segno alcuni colpi. Quando la piccola coniglietta mise le braccia ai lati nel tentativo di continuare a proteggersi, la sorella maggiore afferrò il suo collo e iniziò a soffocarla.
“Basta...ti prego!...” disse Judy con voce flebile, mentre tentò di allentare la sua presa.
“Oh no.” fu la risposta di Lucia. “Smetterò solo quando sarai morta!”
La leporide sentì la sua presa farsi più forte, nonostante si impegnò a opporre resistenza, mentre vide il suo volto corrucciarsi ancora di più a causa dello sforzo di mettere più forza in quello strangolamento, nel quale era racchiuso tutto il suo odio e la sua rabbia verso coloro che l'avevano trasformata in una spietata assassina.
“Fermati immediatamente!” disse una voce alle loro spalle.
“Fammi indovinare: sei quel cagnolino che mi aveva intimato con tanta sgarbatezza di lasciare in pace la tua fidanzatina.” disse Lucia con ferrea convinzione, sottolineando quanto fosse scontata quell'affermazione.
A quel punto Judy vide l'altra leporide alzare le sue zampette e alzarsi in piedi; ciò le permise di allontanarsi da lei e di rialzarsi in piedi “Nick...” disse la piccola agente, che fu sul punto di commuoversi.
“Ne parliamo dopo, Judy.” rispose frettolosamente il canide, che tenne lo sguardo fisso su sua sorella. “Quanto a te: sei in arresto per aggressione a pubblico ufficiale e per aver commesso diversi omicidi.”
“E se opponessi resistenza? Avresti davvero il coraggio di sparare a uno dei fratelli della tua amata coniglietta, rischiando di venire odiato da lei e i suoi familiari per aver ucciso un loro familiare?” disse Lucia voltandosi verso la volpe, con le zampe in alto, e facendo qualche passo avanti.
“Non bisogna arrivare a questo.” rispose Nick, che aveva intenzione di evitare di far del male a uno dei membri della famiglia Hopps.
La criminale si mise a ridere.
“Perché stai ridendo?” chiese la volpe confusa.
“Perché la tua risposta era prevedibile...E poi sai che avevo avuto tante occasioni per ucciderti?”
“Mi hai risparmiato per continuare a ricattare Judy?” intuì il canide.
“No.”
Non appena la volpe si voltò nella direzione da cui provenne quella voce, improvvisamente sentì un bruciore alla gamba, dopodiché una scarica elettrica che lo fece tremare e gli provocò dolore. Non appena terminò, si accasciò a terra. Fu in quel momento che vide un mammifero di bassa statura che gli era familiare.
“Finnik?” disse incredulo Nick.
Il fennek, che aveva un'espressione insolitamente aggressiva, squadrò il suo migliore amico. Aveva tra le zampe un teaser per volpi.
“Mi dispiace Nick, ma era l'unico modo per impedire alla mia amica di farti fuori ogni volta che ne aveva avuto l'occasione.”
La volpe rimase molto scioccata di fronte a quella rivelazione, così come Judy, che aveva avuto sin dal principio il sospetto che fosse stato il complice della propria sorella maggiore...e purtroppo aveva avuto ragione.
“Io e Lucia Hopps ci eravamo conosciuti nei test di ammissione per diventare militari; ci aiutavamo a vicenda studiando insieme. Eppure nessuno di noi era stato ammesso. Quando era venuta a cercarmi e mi aveva detto cosa aveva intenzione di fare avevo deciso di aiutarla; sia perché eravamo amici, sia perché non volevo che facesse del male al mio migliore amico. Grazie a me ha potuto reclutare dei mercenari che l'avevano aiutata a rubare le armi a Fort Major, ai quali ho facilitato le cose recuperando i nostri vecchi codici che usavamo quando eravamo matricole; rapinare la banca che custodiva il denaro di Bellwether e far evadere costei per regolare i conti.” spiegò il fennek ai due agenti.
“Come hai potuto tradire il tuo migliore amico?” chiese Judy arrabbiata.
“Io non l'ho tradito; e poi sono arrabbiato con te perché avevi marchiato tutti i predatori come animali pericolosi.”
“Cosa?! Io non ho mai...”
“Quando eri stata intervistata da quei giornalisti dopo aver risolto il caso dei quindici predatori scomparsi!” esclamò Finnik con tono aggressivo.
I due poliziotti lo squadrarono increduli.
“E se in quell'occasione ti avevo aiutato a trovare il nostro amico Nick è stato per l'amicizia con tua sorella.” disse infine il complice della criminale.
“Non era mia intenzione fare una cosa simile, e tu lo sai!...” esclamò la piccola agente.
“D'accordo, credo che abbiamo finito qui...” si intromise Lucia nel tentativo di convincere il proprio complice ad andare via.
“Non abbiamo finito! E non vi lascerò scappare via così!” esclamò Judy tentando di impedire a quella leporide di andare via.
A quel punto Lucia puntò la pistola nuovamente sulla tempia della propria sorellina.
“Sappi che ho ancora intenzione di ucciderti.”
Le due conigliette si squadrarono con odio e determinazione. Anche se quell'assassina aveva tra le zampe una pistola, Judy era più che decisa a non farla fuggire via: poiché sapeva che se lo avesse fatto avrebbe messo in pericolo i loro genitori.
In quello stesso istante Nick si rimise in piedi e le puntò di nuovo la propria arma.
“Non ti azzardare a far del male a tua sorella.”
“Non fare sciocchezze Nick!” lo intimò Finnik, che ebbe paura di ciò che gli sarebbe capitato se avesse tentato di fare l'eroe.
Anche Judy cominciò a temere per l'incolumità del proprio partner non appena lo vide in piedi.
“Fermati Nick!”
“Se tu mi uccidi, volpe, anche la tua fidanzatina morirà...e non credo tu sia tanto stupido da non essertene reso conto.” fu la risposta dell'assassina che usò un tono freddo e distaccato, senza mostrare alcuna esitazione.
“Allora non ucciderla!” gridò Nick pronto a fare fuoco.
In quel momento, in cui tutti erano rimasti ad un tratto immobili come statue e i minuti sembravano essersi trasformate in ore, cominciò a regnare un'angosciante tensione: Finnik osservava nervoso i presenti nella stanza, convinto che sarebbe accaduto qualcosa di brutto; Judy squadrò con rabbia la propria sorella maggiore che le stava puntando quella pistola, con la quale era pronta a fare fuoco in qualsiasi momento e mettere definitivamente fine alla vita della sua odiata vittima; Nick e Lucia, invece, erano nervosi e indecisi su quale mossa poter fare: le gocce di sudore erano iniziate a colare sul viso di entrambi, e le loro zampe con in mano le pistole stavano tremando. Alla fine la leporide malvagia alzò le braccia, in segno di resa. Judy e Finnik tirarono un sospiro di sollievo.
“Adesso getta a terra l'arma.” disse Nick che continuava a tenere la pistola puntata verso la killer.
“Hai vinto, Nick Wilde.” fu la risposta di Lucia, che si piegò in giù per posare la pistola a terra.
In quel momento Judy cominciò ad avere la sensazione che stava per succedere qualcosa di brutto...sentì il proprio istinto martellarle la testa, come se le stesse dicendo di stare attenta e di non abbassare la guardia.
Dopo essersi abbassata e aver lasciato credere a tutti che si sarebbe arresa, Lucia si alzò di scatto e puntò la pistola verso il partner della propria sorellina e fece fuoco. La volpe era stata colpita al petto ed emise un lamento di dolore; tuttavia fece ricorso alle sue ultime forze per reagire e sparare con la propria arma. Dopo aver evitato di lato il proiettile Lucia sparò di nuovo sul poliziotto, centrandolo di nuovo sul petto.
Judy e Finnik, che erano rimasti immobili a guardare quella sparatoria avvenuta così velocemente da impedire loro di intervenire.
“Niiick!!!” urlò Judy, che in preda alla disperazione e alla rabbia si avventò contro quella mammifera pazza. “Che hai fatto, brutta bastarda!”
Dopo essersi dimenata per qualche istante, la killer fece sbattere di schiena la piccola agente, costringendola a mollare la presa. Una volta essersi liberata di lei, si voltò e sparò con la propria pistola. I proiettili andarono a conficcarsi nel muro, a pochi centimetri di distanza dalla sua fronte. La piccola leporide fu costretta a fermarsi e a rivolgerle uno sguardo furente e frustrato perché non aveva la possibilità di fermarla...di nuovo.
“Se reagirai ancora ti ammazzerò e consegnerò di persona il tuo cadavere fatto in mille pezzi ai nostri genitori!” la minacciò la leporide malvagia, che subito dopo si voltò e andò via di corsa.
“Andiamo Finnik.”
Il fennek, rimasto sconvolto dalla morte dell'ex migliore amico, non ebbe altra scelta che scappare con la propria complice. Tuttavia fu in quel momento che Nick rivolse lo sguardo verso i due criminali che scapparono in direzione del lungo corridoio, fino a raggiungere la finestra che si trovava in fondo e che usarono per fuggire via.
“Niiick!!!” urlò la piccola leporide correndo verso di lui. “No no no no!!!”
La volpe, stesa a terra, emise alcuni lamenti di dolore.
“Centrale, qui è l'agente Hopps. Fate venire urgentemente un'ambulanza in Via del Diciassettesimo Vicolo, numero 66. Alla Tenuta del Pangolino...C'è un agente ferito qui!” esclamò Judy alla radio, dopodiché si diede da fare per tamponare con un pezzo della propria divisa le ferite di Nick.
“Nngh...Mi sono rovinato la giornata...”
“Stai zitto Nick: non parlare!” fu la risposta brusca della coniglietta. “Non devi sforzarti di...”
“Mi dispiace...per non essere riuscito...coff!”
“Nick, adesso basta!” gli supplicò la leporide disperata.
“Avrei dovuto ascoltarti...coff coff...sono stato un ingenuo idiota...” continuò a parlare il canide come se lei non avesse detto nulla.
La coniglietta notò una lacrima che iniziò a rigargli il viso. La paura di Judy di perdere il suo amato crebbe a dismisura, e fu sul punto di piangere e di farsi prendere dal panico.
“Hai fatto il tuo dovere come amico...non sei un idiota.” rispose Judy in lacrime, che non voleva accettare di perdere il proprio partner.
Il canide, nonostante stesse morendo, sorrise.
“Sei sempre stata migliore di me in tutto Carotina...” disse accarezzandole una delle sue piccole guance. “So che la acciufferai...coff coff...coofff!”
“Basta Nick, ti prego! Non sforzarti!...NIck? Nick!”
La coniglietta sentì dalla propria zampetta che aveva appoggiato sul suo petto che il cuore aveva smesso di battere. Ebbe paura, e fu assalita da un dolore che la fece agitare sempre di più. “Nick, rimani sveglio! Non puoi lasciarmi sola!” gridò la leporide in preda alla disperazione, incapace ad accettare che morisse. Decise di fare la respirazione bocca a bocca. Nessun cenno di risposta.
“Svegliati, stupida volpe ottusa. Svegliati!” continuò a urlare Judy.
La paura crebbe, e nonostante continuasse a fare i respiri bocca a bocca il canide non accennava a rispondere e a svegliarsi. In quel momento la leporide cominciò a ricordare i momenti in cui erano stati insieme, soprattutto quelli romantici e intimi: fu in quel momento che capì che non si era messa insieme a Nick perché lo amava, ma perché aveva paura di perderlo, e che se fosse arrivato il tanto temuto momento in cui l'assassina l'avrebbe ucciso avrebbe avuto dei rimpianti. Purtroppo aveva commesso un errore che non riuscì a perdonarsi: non solo ebbe quei rimpianti che aveva temuto di avere, ma si era affezionata e legata a lui fino a provare una grande sofferenza che la fece star male e che la spinse a non accettare quella perdita. Iniziò a pensare di aver commesso un enorme sbaglio a fidanzarsi con lui, poiché capì che invece di proteggerlo lo aveva reso una delle tante vittime della propria sorella maggiore, che mirava a far soffrire la sua odiata sorellina.
Persino quando iniziarono a farsi sentire le sirene dell'ambulanza, o della polizia, la povera coniglietta appoggiò la testa sul corpo del proprio partner e iniziò a piangere a dirotto e a incolparsi della sua morte.

Angolo autore
Ho due cose da dire: la prima è...Sorpresaaa!!!
La seconda...sono veramente curioso di sapere che faccia avete fatto quando nel momento in cui ho rivelato la vera identità dell'assassina.
Finalmente sono riuscito a pubblicare questo capitolo, che a mio parere è stato il più difficile da scrivere bene perché volevo che venisse bene.
L'idea mi era venuta in mente quando nel film avevo saputo che Judy ha 275 fratelli e sorelle: e lì ho pensato “Judy ha 275 fratelli e sorelle e tutti sono lavorano nell'attività di famiglia senza essersi ribellati alle decisioni forzate dei loro genitori? Ma non ci credo neanche se lo vedessi.”
Così ho voluto inserire un 276iesimo fratello che rispecchia quel tipo di figlio che non accetta le scelte forzate dei genitori a seguire le loro orme: e nonostante sia esagerato, esistono comunque questo tipo di persone.
Sono sorpreso di sapere che nessuno (a quanto ne so) è riuscito a indovinare la vera identità della killer, ma sono contento perché questo significa che ho scritto una fanfiction di genere thriller in cui non è facile indovinare la vera identità del colpevole (nonostante questa sia la prima volta che scrivo una fanfiction di questo genere).
Spero che questo capitolo...sia venuto bene perché stavolta ci tengo a sapere se l'ho fatto bene, visto che è un capitolo “importante” per la storia...e per me. Aspetto i vostri commenti...e vi ringrazio per la vostra pazienza e per aver letto fin qui questa fanfiction, che non è ancora completa.

   
 
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