Crossover
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Autore: Ash Visconti    25/10/2018    1 recensioni
Via Lattea. Un futuro imprecisato. Un Nuovo Ordine è sorto dalle ceneri di un era di lotta e devastazione, pronto a riportare la pace e l'unità nella galassia con ogni mezzo necessario, anche quelli sporchi. Ma quando i fautori di ordine e stabilità negano le libertà altrui è tempo di combattere. Tra i combattenti per la libertà un gruppo di persone forma un team per lottare uniti insieme ad altri eroi.
Crossover tra: Warhammer, Hunger Games, Maze Runner, Divergent, World of Warcraft, Starcraft, Diablo e Thief. Nonché personaggi originali. Se questa premessa vi ha incuriosito, leggete pure!
Nota: potrebbero apparire un paio di personaggi OOC.
Genere: Fantasy, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12 - La guerra continua

Lord Solar Macharius
Lord Solar Macharius, governatore del Segmentum XIII della Via Lattea


"We are the guards of the new world order
We are the soldiers, the legion of light
We are the center, the depth of the Sun
Fire and flame, we are one!"

Triarii; "We Are One"

Nel palazzo imperiale di Altdorf, l’imperatore Karl Franz era affacciato su uno dei balconi dell’imponente edificio in pietra, le mani appoggiate alla balaustra, intento ad osservare la città sottostante. Erano le prime ore del mattino e la capitale dell’Impero aveva un aspetto migliore, ora che quel gigante d’acciaio non era più sospeso nel cielo sopra di loro, quasi rischiasse di cadere rovinosamente al suolo.
Anche se la consapevolezza che là fuori ci fossero ben più che strane creature in terre lontane di Mallus, capaci di usare magie ignote, ma anche individui umani enigmatici che abitavano oltre le stelle del riferimento.
Se fosse una cosa positiva era ancora da decidere.
“Maestà!”
Karl si girò verso l’entrata che dava sul balcone: da essa si era affacciato Kurt Helborg, l’alto ufficiale che svolgeva nella sua corte il ruolo di suo personale consigliere militare.
“Sono appena arrivati dei piccioni viaggiatori dai nostri esploratori inviati nei pressi di Mordheim. C’è stata una scaramuccia presso le rovine, tra il gruppo della Resistenza e uno del Nuovo Ordine. Non sembra finita bene per quest’ultimi, e la loro nave volante è poi salita nel cielo fino a scomparire, seguita poco dopo da un’altra ignota, sicuramente quella con cui sono giunti qui il principe Anduin e degli altri”.
L’imperatore annuì con la testa.
“Grazie per l’informazione, Kurt”.
Quando Anduin aveva ipotizzato che lui e le forze del Nuovo Ordine presenti si sarebbero scontrate, si era chiesto se ci fosse un posto isolato, dove potevano scontrarsi senza coinvolgere nessuno. Karl aveva avuto una mezza idea per Mordheim, anche se quel luogo non gli piaceva, perché nessuno osava metterci piedi da lungo tempo.
Il giovane Wrynn aveva  preso per buono quel suggerimento, anche se l’imperatore non era tanto convinto, ma di sicuro, la maga Isabela, inviata con loro li avrebbe di sicuro avvisatati di stare lontani dalla Warpietra se ne avessero trovata.
“Alla fine si è risolto nel modo più pulito possibile, e per ora il nostro mondo è fuori da tali questioni tra questi due popoli d’uomini” rifletté il sovrano.
Kurt si schiarì la gola per fare una domanda.
“Sire, pensate che il Nuovo Ordine cercherà di fare qualcosa ai danni dell’Impero? Dopotutto le ultime parole di quel militare…”
Karl però lo bloccò con un gesto della mano.
“Non abbiamo dato ospitalità od aiuto di alcun genere ai loro nemici, quindi non hanno alcun pretesto da sfruttare come scusa per non sentirsi obbligati a rispettare la nostra neutralità”.
Appoggiatosi di nuovo alla balaustra del balcone, Karl Franz, fissò di nuovo la città sottostante, sentendo su di sé tutto il peso della sua carica. Nell’Impero il sovrano veniva eletto dai Conti Elettori alla morte del precedente, tra gli stessi conti, e si ritrovava ad amministrare un vasto agglomerato di città e persone accomunate da lingua e costumi. E gli spettava il dovere di guidarli nei tempi di pace e proteggerli con vigore e decisione i quelli della guerra. Periodo di guerra contro mostri feroci e umani spietati parecchio duri.
Rimase per un attimo a guardare il cielo del primo mattino, prima di parlare di nuovo.
“La cometa a due code è un chiaro segno di tempi turbolenti in arrivo. Chissà, forse simboleggerà l’arrivo di una nuova minaccia del Caos, oppure di qualche altro pericolo dalle stelle. Ma in duemila anni e mezzo della nostra storia, noi non abbiamo mai ceduto di fronte alle minacce. Siamo come un scoglio colpito più volte con rabbia e violenza dal mare in tempesta, ma che ha resistito. Respingeremo gli attacchi, oggi come prima. E che Sigmar e gli altri Dèi benigni di questa terra ci aiutino nei giorni futuri”.
 
***
 
“Va bene, ambasciatore, può andare”.
Seduto nel suo ufficio, Macharius congedò l’ambasciatore che aveva inviato a Mallus e che ora era in piedi davanti a lui, dopo aver finito di riferire di persona il rapporto sulla missione diplomatica.
“Mi dispiace che non sia andata come lei desiderava, governatore…” cercò di giustificarsi il diplomatico, lasciandosi nervosamente la sgargiante tunica da cerimonia che sfoggiava sia in quel momento che durante la missione abbastanza fallimentare.
“Non ha nulla di cui scusarsi, ambasciatore” replicò il governatore, rigido. “Per quanto sia dura ammetterlo, i ribelli sono stati più scaltri di noi nelle trattative diplomatiche, ed essere arrivati per primi non ha contato nulla. Mi spiace per la morte del colonnello Hamsha: era un soldato volitivo e deciso, non sarà facile sostituire uno come lui”.
L’uomo alla scrivania congedò il diplomatico con un gesto della mano.
“Se gli abitanti di Mallus aspetteranno la fine della Resistenza prima di unirsi a noi, li accontenteremo. I ribelli non hanno i nostri numeri e sarà solo questione di tempo, prima che trionferemo. Vada pure ambasciatore”.
“Certo. Buona giornata, governatore” rispose quello congedandosi e poi uscendo dall’ufficio.
Una volta che la porta fu chiusa, Macharius sbuffò frustrato e fissò irritato il paesaggio cittadino che si intravedeva dalla finestra. Anche se aveva cercato di fare buon viso a cattivo gioco, quell’ennesima complicazione lo irritava. Beh, se non altro Mallus si era dichiarato neutrale per tutta la durata del conflitto, ed avrebbe evitato di dispiegare ulteriori navi e truppe verso quel lontano e primitivo pianeta per concentrarsi sul fronte principale.
La cosa che non gli piaceva era che la pacificazione del suo Segmentum XIII, sembrava richiedere più tempo ed energie del previsto. Se non altro il partito a capo del Nuovo Ordine aveva pensato bene di nominare governatore di quel settore galattico un ex militare navigato.
Un trillo del computer lo destò dai pensieri: videochiamata in arrivò e proveniva da Meridian.
Di sicuro era una chiamata dal presidente di Panem, nonché Goverantore Planetario dell’intero sistema, nominato personalmente da Macharius come molti altri.
L’ipotesi si rivelò corretta, quando il volto di Cornelius Snow apparve sullo schermo.
“Buon pomeriggio, governatore”.
“Buon pomeriggio, signor Snow. A che devo la chiamata?”
“Solo un piccolo avviso che ormai il pianeta Meridan si può dire pacificato e unito al Nuovo Ordine: sia Panem che le comunità sperdute e senza legge rispondono al sottoscritto. Ci tenevo a farvi sapere che siamo felici di far parte di una Galassia unita e forte” spiegò con un sorriso l’anziano uomo.
“Ah sì?” fece Macharius. “E chi non è d’accordo?”
“O è morto o è fuggito dal pianeta. Fuggito come la signora Coin e i suoi seguaci” fu la risposta.
“Molto bene, Snow. Ora la posizione del suo sistema è salda e sicura e la Resistenza non se lo riprenderà così facilmente. Anzi, non se lo riprenderà mai”.
“Senza dubbio. LE truppe che ha inviato hanno fatto un buon lavoro; la situazione interna ora è stabile”.
“E da questa situazione creeremo per il futuro cittadini molto più leali al partito di quelli attuali” concluse soddisfatto il governatore del Segmentum.
“Inculcando i vostri motti presumo: “obbedire è la somma virtù”, “tanti popoli una sola unione”, e così via. Corretto?”
“Corretto, signor Snow, per non parlare dei motti rivolti ai nemici del genere umano”.
“Intendo i ribelli?”
“Intendo i nemici del genere umano”.
Snow annuì.
“Odia l’alieno, temi l’alieno, uccidi l’alieno”.
“Esatto. Un motto facile da imparare e che esprime efficacemente il concetto”.
L’anziano uomo dall’altra parte del video parve riflettere un attimo.
“Ho una curiosità da chiederle, se me lo permette, governatore”.
“Dica” rispose Macharius senza problemi.
“Lei odia gli alieni?”
Macharius inarcò un sopracciglio.
“Come mai questa domanda?”
“Come ho detto, semplice curiosità. Curiosità dovuta al suo fervore nell’epurare le razze inferiori dalla Galassia. O almeno, dal settore che le è stato affidato”.
Dopo quella spiegazione, il governatore del Segmentum XIII scosse la testa.
“Oh, niente affatto. Io non odio gli alieni. Non ho alcun motivo di odiarli in realtà: non mi hanno fatto niente”.
Allargò le mani in un teatrale gesto di dispiacere.
“Ma, ahimè, il Nuovo Ordine mi impone di odiarli, predica la loro epurazione, e chi sono io per oppormi alle direttive del partito che ci guida verso un futuro migliore per tutti? O a lei la cosa la turba?”
“Gli alieni mi sono totalmente indifferenti” rispose con sincerità Cornelius Snow. “D’altronde dalle mie parti non se ne sono mai visti, prima dell’arrivo del Nuovo Ordine. Siete liberi di farne quel che ne volete”.
“Perfetto, abbiamo già abbastanza alienofili che ci creano problemi in tutta la Galassia. Ora la devo lasciare, signor Snow. Ho un importante discorso pubblico a cui non posso mancare”.
“Più che giusto, dobbiamo sempre rassicurare e incoraggiare la gente che governiamo. Buona giornata, signore”.
Chiusa la comunicazione, Macharius si alzò dalla sua scrivania ed uscì a passo svelto dall’ufficio chiamando il personale per dare le ultime disposizioni.
Venti minuti dopo, si ritrovò su un podio davanti al palazzo governativo del pianeta Scintilla, davanti ad una numerosa folla di individui altolocati e più poveri, di uomini e donne, circondato dalle guardie della sicurezza e da telecamere ch avrebbero registrato il suo discorso per poi trasmetterlo in contemporanea nella maggior parte dei pianeti del Segmentum che gli era stato affidato.
Per l’occasione aveva indossato un’armatura elaborata, dai colori bianchi e dorati. Benché apparisse più come una divisa da parata o da cerimonia, in realtà la resistenza delle parti di cui era composta la rendeva utile anche in situazioni di pericolo dove sarebbero volati i proiettili. Prima di diventare governatore di quel Segmentum, Macharius l’aveva indossata sempre nelle spedizioni militari a cui aveva partecipato come comandante.
 
Preso un respiro e preparato un tono forte e deciso, cominciò a parlare:
“Cittadini e cittadine di questo settore. Con rammarico devo constatare che l’unificazione di questo settore della galassia verso l’unità non è ancora compiuta, ma è con forte speranza che vi dico che il tempo per la totale e definitiva unità avverrà il prima possibile.
Coloro che si fanno chiamare “La Resistenza” continuano con grande ostinazione e con estrema stupidità ad ostacolare il grandioso progetto del Nuovo Ordine. Non serve continuare a sottolineare come essi siano un branco di anarchici, di sovversivi e di alienofili che non capiscono che noi agiamo per il meglio.
In passato siamo stati accusati da un branco di pazzi, che siamo stati noi a scatenare la ribellione degli Uomini di Ferro e le successive tempeste magnetiche che tanti danni hanno fatto alle colonie umane! Queste accuse sono a dir poco oltraggiose oltre che completamente infondate: all’epoca il partito del Nuovo Ordine non era ancora stato fondato, se non secoli dopo la catastrofe, e non è mai esistita una tecnologia umana che permette di scatenare tempeste magnetiche nello spazio siderale. Dobbiamo dedurre che tale assurda tecnologia, semmai esiste, sia di natura aliena? Ebbene, perché no? E chi dice che le nostre disgrazie non siano state causate da quegli schifosi e orrendi alieni che nei tempi bui hanno ucciso schiavizzato e torturato chissà quante decine di umani! O che li hanno usati come cavie in esperimenti scientifici!
Popolo della galassia, ditemi, a che prò continuare ad ostacolarci? Noi aiutiamo la gente, la salviamo, la uniamo. Facciamo forse stupide e retrograde distinzioni sul colore della pelle o sul sesso? Niente affatto, perché ogni umano di questa Galassia sarà uguale di fronte al futuro che costruiremo tutti insieme!”
Con vigore il governatore Lord Solar Macharius concluse così il suo discorso:
“I tempi delle divisioni e dell’anarchia sono finiti! Noi siamo un Nuovo Ordine guidato dalla maggioranza! Un Nuovo Ordine di leggi, non di politici! E devoto alla preservazione di una giusta società! Una salda e sicura società! Noi siamo un Nuovo Ordine che durerà diecimila anni!”
 
***
 
Artanis, Gerarca dei Protoss, gli alieni originari del pianeta Aiur, si diresse alla postazione di comunicazioni, pronto a conferire nuovamente con uno dei leader più in vista della Resistenza, nonché suo principale fondatore: il presidente della Federazione.
In quel momento Artanis si trovava sulla Lancia di Adun, gioiello dell’avanzata flotta spaziale di Aiur. Un’astronave dorata di dimensioni mastodontiche, dalla forma lunga e complessa, alimentata da un nucleo a dir poco innovativo per la stessa tecnologia Protoss, che tra l’altro superava in molti punti quella umana.
La Lancia di Adun era tanto grande da ospitare innumerevoli alloggi per le truppe, postazioni d’atterraggio per i caccia, nonché una sorta di forgia dove venivano assemblati gli androidi da battaglia spesso utilizzati dalle truppe terrestri di quel popolo.
Giunto alla postazione video sul ponte di commando della nave, Artanis accese la comunicazione e rimanesse in attesa finché non apparve sullo schermo il volto del presidente Valerian Mengsk.
Aveva sentito che, per gli standard umani, quel Mengsk era il più giovane leader della Federazione mai esistito. In ciò il Protoss ci trovava un’affinità; dopotutto lui era il Gerarca più giovane mai eletto nella storia di Aiur a guida della sua gente.
Entrambi erano stati eletti per i loro innegabili meriti ed entrambi si erano trovati sul podio della più alta carica, alla guida di una spietata guerra per la libertà di cui, al momento, non se ne vedeva la fine. O almeno, non una fine vicina.
I Protoss non avevano mai avuto grandi contatti con le genti “aliene” quando avevano colonizzato pianeti esterni ad Aiur. Gli unici “alieni” con cui erano entrati in contatto erano gli umani, e non erano mancati dei Protoss che considerassero bizzarri o primitivi i discendenti di antiche colonie terrestri. Vedevano come retrograda la loro tecnologia, non li consideravano abbastanza illuminati a livello intellettuale, e trovavano a dir poco bizzarro che loro usassero quelle “ridicole bocche” per comunicare tra loro, quando i Protoss avevano sempre usato la loro telepatia per comunicare.
Ma Artanis e altri avevano visto grande volontà e capacità di adattamento in quei “bizzarri alieni”, motivo per cui, Aiur aveva cercato di stabilire contatti diplomatici, ben riusciti tra l’altro, con Valerian. Fino ad una salda alleanza per contrastare il Nuovo Ordine.
“En’taro Adun, Valerian” salutò il protoss. “Vi chiedo scusa se non ho partecipato all’ultima riunione tra i leader della Resistenza, ma questioni importanti mi trattenevano”.
“Non c’è problema” rispose l’umano. “Immagino che fossero questioni militari”.
“Esatto. Un attacco della flotta del Nuovo Ordine ad una nostra colonia. Le navi di Aiur hanno respinto quelle nemiche, mentre i Templari Oscuri hanno decimato e respinto le forze sbarcate a terra”.
“I Templari Oscuri? Sbaglio o sono quei Protoss che avete esiliato dal pianeta natale?”
Artanis annuì. I Protoss non erano il popolo unito che i superficiali osservavano dall’esterno. Tempo fa, alcuni della loro specie avevano rifiutato il Khala, la dottrina filosofico-religiosa di Aiur, fondata sul legame psichico tra i componenti. I Templari Oscuri avevano rifiutato la collettività del Khala, recidendo i legami psichici e preferendo l’individualità. E per questo erano stati bollati come eretici e banditi sul lontano pianeta Shakuras. E Per motli decenni le due fazioni non comunciarono più tra loro.
“Non sbaglia, Valerian. Dopo il loro esilio, i Templari Oscuri, o Nerazim nella nostra lingua, non sono mai stati visti di buon occhio dal resto del mio popolo, i Daelaam. Sebbene diano passati decenni e molti protoss siano nati e morti da allora, alcuni di noi continuano a bollarli con disprezzo come eretici. Tuttavia considerati i tempi difficili che incombono su di noi li ho persuasi che le loro capacità di in filtraggio e sabotaggio possono tornarci utili in molte occasioni”.
“Si direbbe che abbiate fatto un grande passo avanti nelle relazioni”.
“C’è ancora molto da fare in realtà, ma forse siamo a buon punto: nonostante le nostre divergenze filosofiche, almeno abbiamo ripreso a comunicare. Anche se è stata proprio un guerra a spingerci a farlo. Comunque, volevo informare gli altri leader di questa iniziativa alla riunione. Di che altro avete discusso?”
“A parte di altre faccende militari, dell’esito della missione del Team Rogue sul nuovo pianeta scoperto”.
Valerian spiegò tutta la faccenda su Mallus, su quanto era stato scoperto e come si era risolto la breve schermaglia con l’ambasceria del Nuovo Ordine.
Alla fine del racconto, Artanis commentò:
“Bene, direi che possiamo considerarlo un successo. Forse è un bene che non siano schierati apertamente con noi: avremmo dovuto togliere navi e uomini dal fronte principale e spedirli in un angolo sperduto del settore”.
“Già, anche gli altri erano d’accordo su questa cosa, ora non ci resta che pensare a vincere la guerra”.
“Sarà difficile: Macharius può contare su reggimenti che può richiamare da altri settori non impegnati nel conflitto”.
Valerian assunse un’espressione preoccupata.
“Sì, loro hanno molti uomini. Ma conto di sfiancarli e impegnarli in una guerra di logoramento. Alla lunga potrebbero chiedere un tregua”.
“Stando a quanto ci hanno raccontato quei rifugiati politici scappati da Maia, i nemici non scenderanno mai a patti con degli alieni”.
“Non tutti condividono questo atteggiamento, nemmeno tra di loro. Ed è per questo che abbiamo l’obbligo morale di contrastare il Nuovo Ordine. O avremo un’altra Maia. O un altro Razjan”.
A sentire nominare Razjan, Artanis si intristì.
Come poteva lui o gli altri protoss dimenticare quel pianeta? O le centinaia di Protoss massacrati? Quella colonia di Aiur fu attaccata in massa quasi sorpresa da forze soverchianti del Nuovo Ordine. Quando alcune navi protoss giunsero in soccorso, la colonia era stata distrutta, così come i suoi abitanti, sebbene si fossero difesi con valore. L’unica cosa sopravvissuta in quella devastazione era una semplice sonda, nominata Probius, che adesso seguiva quel Team Rogue. Quel che poterono fare i rinforzi fu vendicarsi sulle esauste truppe nemiche che ancora si trovavano in zona.
Il Gerarca fu riscosso dalle parole di Valerian.
“Cosa vogliamo noi? Un governo che reprime con la morte ogni tipo di dissenso per paura di perdere l’unità della galassia? Un governo che ritiene che sia cosa buona e giusta sterminare intere popolazioni non-umane colpevoli solo di esistere e di occupare una galassia che, secondo loro, dovrebbe appartenere solo e soltanto all’uomo? Perché non possiamo viverci tranquillamente tutti insieme condividendo conoscenze e dibattiti? No, nobile Artanis, questa non è la Galassia in cui voglio vivere. Noi combattiamo per questo: per la libertà e per impedire che si ripetano episodi come quelli di Razjan o Maia”.
“Avete parlato, saggiamente nobile Valerian” convenne il protoss. “E per questo io ed ungono di noi vi sosterrà. Fino alla fine”.
“Grazie, Gerarca. Uniti ce la faremo. Ora devo andare, avremo occasione di parlare un’altra volta. Arrivederci”.
Salutato l’umano, Artanis chiuse la comunicazione.
Si diresse poi alla vetrata che dava sul silenzioso e buio vuoto cosmico, punteggiato dalle bianche stelle.
Notò come sembrasse così pacifico quel silenzio, nulla che vedere con le urla dei soldati o lo scoppio degli spari e delle bombe su tanti campi di battaglia. Una vera pace in quel vuoto silenzioso. Ma tra quelle stelle la guerra continuava.
Con quale esito si sarebbe conclusa, se con una dolorosa sconfitta  o con una dura vittoria pagata con tante perdite, nemmeno i Protoss lo sapevano.
Artanis prese un lungo respiro.
“Che la luce del Khala ci guidi nei tempi bui che verranno”.




Ebbene, cari lettori e lettrici, qui finisce la prima parte della storia. Sin dall'inizio, infatti, avevo progettato Team Rogue come una saga di sei storie distinte e quella che avete letto è solo la prima, che più che altro serviva a presentare il contesto, ma spero che vi abbia intrattenuto.  E sì, ho le idee chiare anche per le cinque storie successive.
Non so dire quando uscirà la prossima storia, ma di sicuro tra qualche mese: ho altri impegni, altre idee nella testa per altre storie e vorrei fare tutto con calma.
Detto questo, non mi resta che augurarvi di rivederci nella prossima storia!
   
 
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