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Autore: avoidsoma    27/10/2018    1 recensioni
Pteptepte è solo con il Sole ed il mare, ma non sa di esserlo, almeno fino ad ora. E non è facile accettare la realtà.
Questa storia è stata scritta con il prompt "Onda", ed ha preso il titolo dal prompt.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Onda

Come ogni sera Pteptepte era uscito per la sua quotidiana passeggiata notturna. Il Sole era tramontato da diverse ore, ed un buio opprimente aveva colmato lo spazio lasciato dalla luce. Nè la Luna nè le stelle erano visibili nella volta celeste. Tuttavia Pteptepte non era a conoscenza di queste mancanze, perchè egli stesso non aveva mai visto la luce della Luna e delle stelle. Quella sera era uscito come sempre dal rifugio che aveva costruto, quando si era ritrovato sperduto in quella landa. Dopo il tramonto usava raramente il fuoco per illuminare l'ambiente, era abituato a muoversi ed a vivere nel buio, l'aveva fatto suo. Per questo non aveva problemi a camminare nell'oscurità sulla battigia accanto al mare. In quella notte, come in tutte le altre, solamente lui ed il mare si muovevano, tutto il resto era inanimato, come pietrificato. Non si sentiva nessun rumore provenire dalla selva accanto alla spiaggia. A differenza del giorno, in cui c'era anche il Sole, durante la notte Pteptepte era solo con il mare. Per lui questo era il mondo e lo accettava così, senza porsi problemi.
Quando un giorno si era svegliato ed aveva aperto gli occhi, la prima cosa che aveva visto era il mare e le sue onde. Stava seduto su una spiaggia mai vista prima, in un luogo inesplorato. Non aveva alcuna memoria del passato, non sapeva come si chiamasse nè da dove venisse: si era dimenticato tutto. Per non perdere l'abilità a parlare, comiinciò a fare dei lunghi monologhi, ma si stancò rapidamente. Allora vide il Sole, l'immensa palla di fuoco sopra il cielo e dapprima provò a parlarci, ma vedendo che non gli rispondeva smise di farlo. Un giorno però scoprì che il mare lo ascoltava e rispondeva alle sue domande. Fu così che il mare gli disse come si chiamava: "Pteptepte". Dopo diverso tempo si era ormai sistemato ed ora nuovi bisogni sconosciuti gli si presentavano.

Un vuoto era nato e si stava espandendo dentro l'anima di Pteptepte; egli riusciva a percepirlo ma non ad indivuarlo. Tale sensazione non l'aveva palesata al mare perchè non pensava che valesse la pena farlo, ma quella sera trovò il coraggio e domandò: « Oh mare! Dentro di me sento un vuoto, come faccio ad affrontarlo se neanche riesco ad individuarlo? ».
Il mare gli rispose con diverse onde di assenso. La maniera con cui esse sciabordavano emettevano dei suoni che Pteptepte aveva imparato ad associare al suo significato. Ovviamente tale associazione era stata inventata di sana pianta, egli lo sapeva, ma gli andava bene lo stesso. Il mare quindi gli rispose: « Cerca ».
« Oh mare! Cercare cosa? Sono anni che cerco di sopravvivere, ormai sono autosufficente. Ma sento qualcosa che manca, qualcosa che si muove, qualcosa di vivo. Cosa può esserci di vivo oltre a me, il grande Sole e te, profonda acqua? » domandò di nuovo Pteptepte, mentre rimase un attimo fermo a guardare il mare, il poco che riusciva a scorgere fra il tenebrore.
« Vita - Cerca - Fuori » questa volta il messaggio di risposta del mare fu più lungo e complesso, Pteptepte fece fatica a decifrarlo; infatti non era neanche tanto sicuro di aver ben inteso. Doveva andare alla ricerca di vita al di fuori dell'isola. Ma questo Pteptepte non poteva concepirlo, perchè per lui il mondo era l'isola. Allora chiese: « Oh mare! Dove di preciso devo cercare la vita? Forse nella cima del vulcano oppure nelle grotte più profonde? ».
Pteptepte attese la risposta del mare, ma questa non arrivò. « Forse ho chiesto troppo » pensò ad alta voce, quindi richiese « Oh mare! Forse ho chiesto troppo? ». Ma il mare non rispose più quella notte. Divenne immobile e le onde non sciabordavano più. Non sentiva più l'acqua del mare toccargli i piedi, era scomparso. Nell'oscurità non riusciva più a vedere nulla.
« Oh mare! Dove sei andato? ».

Il giorno dopo Pteptepte svolse le sue normali occupazioni quotidiane. Pur trovandosi su un'isola deserta, aveva riempito la giornata di impegni, perciò finchè c'era la luce del Sole non si fermava mai. Dopo aver messo in ordine il suo rifugio, aver raccolto la legna per il fuoco e sistemato il cibo per la giornata, arrivò il tempo per il Sole di levare e la notte prese possesso dell'isola. Pteptepte uscì per la sua passeggiata e cominciò a parlare del più e del meno con il mare. Mentre camminava lentamente sulla battigia, arrivò al punto dove la scorsa notte si era fermato, ed in quell'istante gli tornò in mente la vicenda del giorno precedente. Questa volta però si fece furbo, cercando di fare domande meno dirette: « Oh mare! Avverto ancora questo vuoto! Sapresti indicarmi una direzione da intraprendere per riempirlo? ».
Questa volta il mare gli rispose: « Nord ».
Sia chiaro che Pteptepte sapeva cosa fossero i punti cardinali, ma non essendoci le stelle non poteva orientarsi. Si mise a frugare nella mente per ricordarsi cosa fossero i punti cardinali, perchè da troppo tempo non usava questa parola e se la stava dimenticando. « Nord » ripetè Pteptepte, cercando di scandire bene i suoni della parola. « Oh mare! Cosa vorresti dirmi di preciso? » domandò alla fine.
Come nel giorno scorso, il mare smise di vivere. Non rispose più a Pteptepte, che si ritrovò di nuovo in una situazione imbarazzante. Smise di camminare e si voltò verso il mare. Non sentiva più le onde toccargli i piedi, la battigia si stava prosciugando per la mancanza d'acqua. Con gli occhi cercò di vedere il mare, ma di nuovo scorse solamente il buio. In maniera indifferente tornò sui propri passi verso il rifugio, e subito si addormentò, senza pensare a nulla di preciso.

Per due giorni consecutivi il mare aveva celato le risposte a Pteptepte, ma questa volta non voleva dargliela vinta di nuovo. Durante tutta la giornata pensò a come ottenere una risposta chiara, non vaga come fino ad adesso, ma non gli venne in mente nulla. La giornata passò velocemente, finchè non arrivò la sera, quindi la notte. Pteptepte uscì dal suo rifugio per raggiungere la spiaggia con il mare. Non iniziò subito a parlare, rimase un po' in silenzio, ascoltando passo dopo passo le onde che infrangevano e la sabbia umida premere sotto i suoi piedi. Non sapeva come approcciarsi. Alla fine si decise e, voltandosi verso il mare, chiese direttamente: « Oh mare! Due giorni fa mi hai detto di cercare la vita al di fuori. Ieri ti ho chiesto dove si trovasse questo "fuori", te mi hai risposto con il Nord. Esso l'ho trovato grazie al muschio ed è davanti a me. Ora ti domando: cosa devo fare esattamente per individuare e riempire il vuoto che è in me? ».
Il mare ovviamente non rispose e, come le altre volte, smise di muoversi. Questa volta però Pteptepte era stanco del comportamento del mare, perciò si sporse meglio verso esso per osservarlo, cercando di adocchiare attraverso l'oscurità. Fu un quel momento che capì cosa doveva fare. Il mare era stato chiaro fin dalla prima volta, era colpa sua se non l'aveva inteso. Spostò lo sguardo verso il cielo ma ovviamente non vide nulla, era una notte uguale alle altre e per il Sole mancava ancora molto prima di sorgere. Tutto intorno a Pteptepte era fermo, anche lui si era per un attimo interrotto, trattenendo il respiro. L'immobilità del luogo lo stava permeando, gli stava facendo fermare il cuore. In quel momento capì di essere l'unica cosa veramente viva nel suo mondo, e per questo gli rimaneva una sola cosa da fare. Cominciò a camminare lentamente verso il Nord, verso il mare. Scoprì che l'acqua salata era scomparsa, il mare stesso era svanito nel nulla. Il fondo era addirittura secco, arido, come se l'acqua non fosse mai esistita. Camminò così per tutta la notte, finchè i raggi del Sole non cominciarono a cacciare l'oscurità. A quel punto sentì da lontano un forte rumore, vide un'enorme massa d'acqua avvicinarsi. Una grande onda si stagliava lontano, che si avvicinava sempre di più. Pteptepte si ricordò che non sapeva nuotare, ma a quel punto aveva individuato quel vuoto. Non voleva e non poteva più tornare indietro, perciò rimase fermo ad osservare l'onda che gli si avvicinava. Sotto il Sole che cominciava a salire, mentre osservava l'onda crescere, Pteptepte disse al mare: « Oh mare! Ho finalmente capito ».
Aspettò la risposta del mare, ma non riuscì più a sentire nulla.
   
 
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