Sotto lo stesso cielo.

Toushiro, sin dall'alba della loro relazione, era stato messo al corrente dei mortiferi gusti alimentari della compagna, ormai diventata moglie da qualche mese per grande gioia del fratellino minore di lei, ma di sicuro non si sarebbe aspettato un risvolto quasi horror della questione. Tanto trash da poterci scrivere una trama da quattro soldi e inviarla direttamente alla Troma, ancor più malata di quella de 'Il Vendicatore tossico'.
Anche quella notte era rincasato dal quartiere generale della Shinsengumi alle 21.00, le stelle brillavano già alte nel cielo di Edo; aveva poggiato con cura le scarpe all'ingresso, accanto a quelle di Mitsuba. La sensazione di familiarità e calore provata tutte le volte che compiva quel semplice gesto lo stupiva e, al contempo, rendeva felice.
Sapeva però di non doversi fidare troppo di quella sadica dal visino angelico, né della sua cucina assassina degna della mensa d'una prigione. Ma fin quando possedeva la sua succulenta maionese con cui combatterla non aveva nulla da temere, ne era cosciente.
«A cosa pensi, anata?» domandò lei, servendo del riso fiammeggiante nella ciotola.
Hijikata osservò apatico il Diavolo danzare fra i chicchi rossi e lo affogò nella salsa, poi negò: «Nulla di importante».
Il pasto era dunque andato meglio del previsto. Probabilmente le papille gustative del vice comandante avevano cominciato ad abituarsi al bruciore insostenibile del tabasco, oppure non avevano mai funzionato del tutto, data la sua ridicola passione culinaria.
In quel caso però il Dio Mayora era stato fin troppo magnanimo con lui, umile discepolo, attenuando il piccante con una carezza soffice e cremosa. Per cui a pancia piena e brontolante, dopo aver aiutato Mitsuba a sistemare le stoviglie, ad Hijikata venne naturale avviarsi in camera da letto, preferendo il materasso morbido invece di addormentarsi sul divano scomodo com'era consuetudine.
Non avrebbe saputo dire quanto era passato da quando Morfeo lo aveva stretto in un caldo abbraccio, mentre sognava di trovarsi in visita alla fatata fabbrica di maionese della città, alla scoperta degli innumerevoli utilizzi della sua salsa preferita, quando proprio nel momento dell'assaggio aveva udito un rumore sospetto. Un crepitio... O meglio, un intenso e continuo sgranocchiare.
Mugugnò insonnolito, allungò il braccio verso la lampada posta sopra il comodino e, una volta accesa, si voltò in direzione della compagna, intenta a mangiucchiare crackers piccanti.
«Scusami, ti ho svegliato?».
Toushiro ci rifletté su prima di rispondere, s'avvicinò un poco verso di lei e le carezzò gentilmente i capelli con la punta delle dita, appuntandone un ciocca dietro l'orecchio; premette un mezzo sorriso sulla tempia di Mitsuba, dopodiché si sistemò di nuovo sotto le coperte, dandole le spalle. Aveva un sogno da finire.
«Con la maionese sono molto più buoni».
L'indomani Hijikata avrebbe ritrovato la sua scorta svuotata nel lavandino.
Malgrado la sofferenza che gli avrebbe arrecato perdere tutti quegli innocenti tubetti, Toushiro aveva qualcuno più insostituibile della maionese accanto. Finalmente.
Lo aveva aspettato tutti quegli anni, sola e lontana aveva affrontato e sconfitto la sua malattia, e forse lui neanche se la meritava…
Eppure Mitsuba era lì, non al tramonto di uno sperduto paesino di campagna, mentre apriva il cuore ad un ragazzino timoroso d’afferrare un pizzico di felicità, bensì sotto al cielo di Edo, solcato da enormi navi nere, a stringere fra le braccia un uomo che ormai s’era perdonato.