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Autore: fotone    28/10/2018    2 recensioni
Cosa posso dire, ora che mi si sono aperti gli occhi? Dovrei dire qualcosa? O forse dovrei solamente chiudere gli occhi e - in silenzio - ascoltare le onde del mare?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che cosa posso dire ora che mi sono resa conto di aver sprecato tutto questo tempo dietro cose inutili? Ora che mi rendo conto che, a furia di pensare ai miei bisogni, ho dimenticato i miei sogni? Ora che mi sono resa conto di possedere un’anima come tutti gli altri e che quando le stelle brillano la notte posso diventare più luminosa anche io? Ora che ho ricordato finalmente che noi esseri umani non siamo solo anatomia, ma anche e soprattutto arte? E che di questa arte non va solo presa coscienza ma deve essere anche toccata, vissuta, respirata giorno dopo giorno? Forse non dovrei dire nulla, solo chiudere gli occhi e sentire, sentire senza pensare, come non ho fatto per tanto tempo. Ora che ho finalmente il coraggio di ammettere che il sentimento vale quanto la ragione e forse anche di più voglio sostituire tutti i saggi nella mia libreria con libri di poesie, cancellare i miei razionalismi per fare posto a un po’ di dolcezza, cominciare a vivere in un modo diverso e del tutto nuovo. E questo include riuscire finalmente a scrivere come ho sempre voluto, senza rendermene conto: con meno logica e più emozione, con meno cervello e più cuore; ma quando ci provo mi sento persa, disperata, perché mi rendo conto che dopo tanto tempo speso a parlare di ciò che penso ho disimparato a parlare di ciò che provo. Come si fa a raccontare di primule viole in primavera? Di nuvole rosa che scorrono lente in un tardo tramonto estivo? Dei sentimenti di una persona che guarda un’opera d’arte? Di una persona che ne guarda un’altra a cui tiene? Come si fa a parlare delle stelle cadenti? Dei sorrisi tristi? Del turbamento di uno scrittore? Della necessità di cambiamento? Dell’amore? Della morte? Voglio smettere di pensare come uno scienziato e iniziare pensare come un poeta. Voglio smettere di vedere il mondo come un architetto e iniziare a vederlo come un’artista. Voglio tornare bambina e rotolare giù per le colline, ma voglio farlo con qualcuno. Perché crescere non vuol dire voltare le spalle al piccolo principe, smettere di avere sogni. Ho forse vissuto gli ultimi anni della mia vita guardando un televisore rotto, anche apprezzando in certa misura la tetra atmosfera dei pixel bianchi e neri e la rassegnata tranquillità instillatami dalla debole luce grigia da essa emanata. Ma è arrivato il momento di aprire le persiane, di lasciare entrare la luce e i colori che ho finora tenuto fuori, spaventata da ciò che avrebbe potuto farmi male e convincendomi che l’intensità e la profondità che il mondo di fuori poteva offrirmi non faceva per me, non mi apparteneva; mi sono convinta di non avere un cuore come quello degli altri, che si potesse vivere di sola ragione. Ma per tutti questi anni mi sono soffocata e ora, senza dir niente, respiro.
   
 
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