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Autore: Dunettas    28/10/2018    0 recensioni
...Quei due sono la sua vita. La sua serenità. E lui sta bene così. Lo crede. Ne è convinto. Vuole convincersene. Poi suona l'ora della ricreazione e un lieve profumo di muschio gli sfiora le narici... (dal testo)
(spin-off di "se posso, lo voglio". Serie di shot collegate in ordine temporale).
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non più di cinque minuti. 


È mercoledì, quello che di solito è il suo giorno libero, ma sfortunatamente soltanto il suo. E questo lo rende un po' inutile dopo tutto. Incrocia le braccia sul cuscino e guarda imbronciato l'alta figura in vestaglia che svolazza qua e là per la stanza, con addosso solo i pantaloni del pigiama. È così sottile Matteo, alto e sottile, senza un filo di muscoli. Perfettamente intellettuale. Lui invece no, non ha abbandonato il nuoto, nonostante sia passato in secondo piano rispetto alla medicina. L'amore più grande aveva vinto, vinceva sempre alla fine. E sorride appena a quel pensiero, facendosi luccicare gli occhi di soddisfazione. Matteo a quella vista si blocca, la camicia appena abbottonata e la cravatta ancora penzolante intorno al collo. 
  “Che succede?” e lo fissa con gli occhi chiari semi dischiusi. Marco tace, si gira su se stesso e si stiracchia. Facendo buona mostra di quel petto, così possente, eppure così armonico, che s'era fatto con gli anni. Il lenzuolo gli arriva ai fianchi e lo sguardo di Matteo si blocca lì. 
“Fermati adesso” gli ordina perentorio e poi sparisce nell'altra stanza. Marco sbuffa, imbronciandosi appena. 
   “Ma ci devi proprio andare? Secondo me saremmo tutti molto più contenti se tu restassi qui”. 
E ciò detto scivola fuori dal letto, arrivandogli alle spalle in una mossa assolutamente sleale, avvolgendogli la schiena con le braccia, mentre appoggia la testa sulla sua spalla. Si guardano riflessi nello specchio del bagno. 
   “Ci devo proprio andare” mormora l'altro, ora un poco meno sicuro. Marco chiude gli occhi e inspira. Niente più muschio, al quindicesimo vasetto che spariva misteriosamente da casa, Matteo aveva deciso di optare per un altro aroma. 
   “Lo sai che i miei studenti non possono vivere senza di me” - sorride fra le parole Matteo e poi si volta, abbracciandolo a sua volta - “sii buono e aspettami” e ciò detto si china e lo bacia. Un bacio lungo e pieno di un sacco di allettanti promesse. E poi c'è Marco, notoriamente il tipo più paziente del pianeta, che se lo stringe addosso in un chiaro 'o adesso o niente'; ma la risata roca e morbida che gli arriva dritta sulle labbra, lo convince che questa volta non l'avrà vinta. Infatti Matteo si allontana e scuote il capo, sempre quel maledetto sorriso sulle labbra, tutto sesso e cannella. L'altro annuisce e manda gli occhi al cielo, incrociando le braccia sul petto. 
  “A dopo allora” - e solleva un sopracciglio - “buona lezione, prof” conclude poi, entrando nei pantaloni del pigiama con un paio di gesti che nel complesso appaiono come un movimento solo. Poi grattandosi il retro del capo, scompare ciondolante in salone. 
Matteo è ancora settato su quel 'prof'. Detto in quel modo e sa perfettamente che ogni sacrosanta volta in cui qualcuno dei suoi studenti lo chiamerà così in quella maledetta giornata, sarà come ripetere il sacrificio. Ogni. Dannata. Volta. Sospira, afferra la valigetta ed esce dalla stanza. Solo per trovarsi davanti Marco seduto sulla credenza con i piedi ciondolanti e la bocca piena di biscotti. Quando lo vede, solleva gli occhi blu si di lui e finge una certa indifferenza, come se non lo sapesse, lui, di essere la sua orrenda droga. Da sempre. Matteo sospira ancora e lascia cadere la valigetta. 
   “Non più di cinque minuti”.

 

   
 
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