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Autore: Khailea    28/10/2018    3 recensioni
Era l'uomo che tutto voleva e tutto poteva avere, ma che aveva perso proprio la cosa più importante, e che ironicamente non sapeva nemmeno di desiderare, almeno fino a quando non è stato troppo tardi...
(Questa fiction tratta di un mio personaggio originale che si muove nella città di Rookbow, inventata assieme agli amici con cui conduco un gruppo di role che si basa sul mondo di magia del manga Fairy Tail)
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Facciamo un passo indietro. Solo un piccolo passo.
Partiamo da un’infanzia semplice, molto a dire il vero, in cui una povera famiglia a stento riusciva a procurarsi da vivere in un monolocale.
Per quattro persone, due bambini e due adulti, non è certo il massimo, soprattutto se oltre la piccola finestra rotta in quelle quattro mura si poteva vedere dall’altra parte un mondo di ricchezze e lussi.
Perché lui non poteva avere quelle cose?
Perché doveva subire numerose fatiche e dolori anche solo per sopravvivere mentre altri vivevano per mangiare e dormire tutto il giorno?
Nella mente di un bambino traviato dallo sfarzo delle luci esterne, e dai luccicanti gioielli tra le mani d’altri, tutto questo era insopportabile, o almeno nella sua mente.
Se avesse avuto abbastanza soldi per uno psicologo questo alla prima seduta gli avrebbe certamente dato del pazzo, come già era accaduto con tanti che avevano visto la sua vera natura prima di morire, ma non importava fino a quando poteva avere ciò che desiderava.
In ogni caso, la risposta a tutti quei problemi gli era parsa provenire dalle stesse persone che gli avevano dato la vita, che piangevano abbracciando lui e suo fratello minore chiedendogli perdono per non poter fare di più. I suoi genitori erano brave persone che si toglievano perfino il cibo di bocca per poterlo dare ai loro figli, e che dimostravano loro quanto più amore senza mai ferirli, ma povere, e per lui la seconda caratteristica era certamente più schiacciante.
Non voleva condurre la loro stessa vita, non voleva ritrovarsi senza nulla ed essere un simile fallimento nella società, non riusciva poi a non odiare se stesso e la sua vita per il semplice fatto sembrasse esser predestinato ad un simile futuro.
Desiderava essere qualcun altro.
Così, come i bambini si creano un amico immaginario, lui ad un certo punto nella sua vita si è creato una nuova identità partendo dalle fondamenta, prima però aveva dovuto cancellare tutto il suo passato, partendo dall’assassinio dei suoi genitori.
Era stata una cosa rapida ed indolore per loro, forse non si erano nemmeno resi conto di ciò che stava capitando, aveva risparmiato solo suo fratello minore visto lo considerava a sua volta una vittima degli altri due.
Dopo aver fatto ciò si era sentito come un foglio bianco su cui avrebbe potuto scrivere ogni cosa, senza limiti e freni.
Presto arrivò perfino la possibilità di ottenere una magia pari a quella delle creature più antiche, la magia del Dragon Slayer delle ombre.
Grazie a ciò una volta arrivato a Rookbow il giovane seppe subito come avrebbe potuto sfruttare la cosa, diventando uno dei Boss più temuti e forti dell’intera città.
Il suo impero partì ovviamente da piccole cose, che piano piano si evolsero e si espansero, la sua sete di potere era inestinguibile e nulla la sua paura, un giorno però si rese conto di un piccolo dettaglio.
E qui, si arriva ad una parte che considera tra le più importanti della sua vita, il giorno in cui conobbe lei, una ragazza forte di spirito quanto bella, testarda e coraggiosa, e con una forte avidità nel cuore, proprio come lui.
La voleva, ogni giorno sempre di più, fino a quando non riuscì a farla innamorare di sé tramite raggiri ed inganni.
Il suo gioco però l’aveva portato dove voleva, legandola indissolubilmente a lui, nonostante pur di averla avesse ucciso le persone care nella vita dell’amata, ma tutto ciò perché aveva paura.
E’ così, da quando l’aveva conosciuta varie emozioni erano comparse nel suo cuore, come prima l’amore, unico, passionale, feroce ed instancabile, avrebbe potuto passare ore intere solo a guardarla e sarebbe potuto essere felice. Era arrivata poi la gelosia ed assieme a questa la paura che un giorno lei si staccasse dai suoi abbracci per stare in quelli di un altro, e questo non l’avrebbe mai potuto accettare.
Meglio prevenire che curare no?
Erano predestinati e lo sapeva, ma sempre meglio averne la certezza.
In ogni caso sapeva bene che anche lei lo amava, lo vedeva in quegli occhi coperti di lacrime mentre consumavano il loro rapporto, non tutto ciò che lui le aveva detto era stato falso.
Tuttavia il mondo a cui appartenevano era pericoloso, e vista la sua posizione di Boss lui aveva dovuto proteggerla ferendola. Per evitare dei suoi nemici comprendessero quanto amore provava per lei erano costretti a vedersi solo in segreto, lui doveva fingere dei rapimenti e ferirla fisicamente lasciando anche dei lividi, oltretutto per non destare sospetti aveva rapito anche altre ragazze ma a loro le aveva solo torturate, mai con nessuna avrebbe potuto far nulla, quando si vedevano dal vivo poi dovevano fingere di non conoscersi. E la prova principale del loro amore reciproco era stato proprio il fatto lei stesse al gioco, avevano deciso di separarsi in due mondi, quello di Rookbow e quello in cui si amavano, senza mai mischiarli.
Allo stesso tempo comunque lui cercava anche di renderla felice, la proteggeva quando nemmeno lei sapeva di essere in pericolo, le faceva numerosi doni e mostrava quanto più possibile il suo amore per lei quando stavano insieme. Certo aveva una visione distorta dell’amore per il punto di vista di molti, ma come poteva trattenere il suo cuore dal battere veloce quando vedeva il suo splendido corpo coperto da ferite da lui provocate?
O il sangue uscire dalle sue labbra quando le mordeva con ferocia?
C’erano dei limiti sì, non voleva ferirla con troppa forza, ma anche al suo piccolo giocattolino piaceva, altrimenti non avrebbe ricambiato.
Dopo dieci anni di relazione il cuore dell’uomo, divenuto come desiderava ricco e potente, non aveva mai smesso di provare quel sentimento che mai aveva avuto bisogno di essere messo alla prova.
Aveva ucciso, torturato e distrutto intere vite, ma fino a quando aveva lei ci sarebbe sempre stato un motivo per vivere, per evitare che l’ultimo attacco del nemico lo colpisse.
Lei l’aveva salvato in questo senso dandogli un motivo per vivere.
Suo fratello minore contava sì, ma non così tanto, visto soprattutto il fatto fosse scappato da lui dopo aver conosciuto a sua volta un’altra donna, ma non importava visto lo teneva legato al guinzaglio anche in questo caso.
Aveva tutto ciò che poteva desiderare, o almeno questo era ciò che aveva continuato a pensare fino a quel giorno.
Grazie ai suoi poteri poteva facilmente tender d’occhio la sua compagna, che durante un tiepido pomeriggio d’autunno era uscita dalla gilda di maghi di cui era diventata Master iniziando a camminare tra le strade della città, fino a quando non si fermò davanti ad una clinica, arrivando fino ad una stanza con vari macchinari e due sedie accanto ad una scrivania.
Tutto in quella stanza era colorato di puro bianco, perfino l’abito del dottore che con serietà le disse poche e semplici parole:
“Lei non può avere dei bambini.”
In quel momento per la prima volta nella sua vita l’uomo aveva sentito il cuore spezzarsi, una fitta era comparsa al centro del petto facendosi sempre più dolorosa fino ad arrivare al cervello per annebbiargli la vita e fargli fischiare le orecchie.
A malapena sentì la risposta di lei e paralizzato la osservò uscire tramite le sue ombre dall’edificio, proprio nel momento in cui il sole iniziando a calare lasciava il cielo a tingersi di caldi colori quali il rosso, l’arancione ed il rosa.
Il dolore ad un certo punto si fermò rimanendo però chiaro, probabilmente aveva raggiunto ormai il suo apice, lei intanto continuava a camminare per le strade con occhi spenti, percorrendo varie strade che non facevano altro che render più lungo il cammino verso casa.
Fu quando arrivò alla soglia di questa che lui comparve alle sue spalle, nel cielo erano presenti ancora dei tiepidi raggi del sole e le tremolanti ombre delle case e delle persone davano al mondo una qualche atmosfera quasi surreale.
La vide voltarsi verso di lui ed abbandonare la maniglia, rimasero fermi a guardarsi negli occhi per qualche secondo, che sembrò comunque eterno.
Si dissero tutto solo con lo sguardo, e negli occhi della persona che amava lui vide un futuro che non avrebbe mai più potuto raggiungere:  il giorno in cui gli avrebbe detto fosse incinta, quello del parto, il poter tenere quella piccola creatura frutto del loro amore tra le sue braccia, proteggere la sua vita, renderla migliore di quella che avevano avuto, veder i suoi traguardi raggiunti e sapere un giorno d’aver fatto tutto il possibile per la sua felicità, riuscendoci.
Prima di potersene rendere conto erano già l’uno tra le braccia dell’altra, lei che nascondeva il viso sul suo petto stringendo con forza tra le mani la camicia che indossava, lui che appoggiava la testa su quella di lei accarezzandola come se fosse fatta di vetro.
E le lacrime che scendevano lungo le guance di entrambi.
Era la prima volta che piangeva, non era successo né alla morte dei genitori, né quando aveva perso il drago che gli aveva insegnato la magia, o quando suo fratello era scappato.
Si considerava tra gli uomini più forti e ricchi di Fiore eppure in quel momento era impotente, povero e debole.
Aveva perso qualcosa che non sapeva nemmeno di desiderare…
   
 
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