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Autore: Bodominjarvi    29/10/2018    1 recensioni
Provenivano da due paesi distanti e anche da due decenni differenti, ma le loro storie erano quantomai analoghe...Travagliate e senza nessun lieto fine all'orizzonte. Loro non vivevano...Sopravvivevano. Era un condizione che ormai avevano accettato entrambi da tempo.
Ambientata durante e post Tekken 7.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Kazama, Kazuya Mishima, Nina Williams, Sorpresa, Steve Fox
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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"Mamma, oggi a scuola Sophie ha detto che la sua mamma è incinta. Cosa vuol dire incinta?"

"Vuol dire che aspetta un bambino, Steve!" Replicò pacata Elizabeth Fox, intenta ad apparecchiare il tavolo per il pranzo, al quale sedeva già il marito.

"E quando arriva che succede?"

"Che avrà un fratellino o una sorellina" fu la risposta secca della genitrice adottiva.

"Che bello! E posso averne uno anche io?" Domandó speranzoso il piccolo biondo, che da sempre desiderava avere un compagno di giochi anche a casa.

Era un bambino gentile e vivace, ma per qualche motivo faceva fatica a legare coi suoi compagni di scuola, che lo evitavano, additandolo come strano. Eppure passava tanto tempo col quel dottore strambo, lo psicologo, che lo faceva parlare e che diceva che era perfettamente normale. Per un attimo ripensó alla dottoressa Kliesen...In quell'inferno dove aveva vissuto il suo sorriso era l'unica cosa che gli illuminava la giornata.

"Se tua madre potesse avere bambini non penso tu saresti qui, Steve!" Replicò Charles Fox, senza alzare gli occhi dal quotidiano.

L'entusiasmo nel piccolo si spense, così come quell'infantile barlume di speranza che qualcuno gli volesse bene.

~

Incinta. Incinta. Incinta. Quella parola gli rimbombava nella testa e nelle orecchie come un colpo di cannone, mentre la sua mente si rifiutava di associare lo stato interessante alla donna che aveva di fronte. La stessa donna che lo aveva messo al mondo contro la sua volontà, che lo aveva rinnegato, ora portava in grembo il figlio di uno degli uomini più spietati mai esistiti sulla faccia della terra. Perché sua madre aspettava un bambino da lui? Le aveva fatto del male? L'aveva forse costretta di nuovo ad offrire il suo corpo in nome di chissà quale scienza malata? O peggio, violentata? Le aveva fatto il lavaggio del cervello per farla acconsentire?

"Tu....Come puoi...Essere...?"

Il volto di Nina era una maschera di dolore, misto ad umiliazione, le guance erano rosse e gli occhi a stento riuscivano a trattenere le lacrime.

"Sono stata una stupida...Un'incoscente!" Balbettó, continuando a tastarsi nervosamente il ventre ancora piatto.

"Cosa ti ha fatto?" riuscì a chiederle, ancora incredulo.

L'assassina tirò su col naso un paio di volte, prima di lasciarsi cadere pesantemente sul letto. Le gambe non la reggevano più.

"Cosa abbiamo fatto, semmai..."

"Cosa...Come sarebbe a dire "avete"...?

Nina alzó lo sguardo verso il pugile e vi lesse sul suo volto dai lineamenti così famigliari tutto il suo sconcerto.

"Si, abbiamo!"

Caló nuovamente il silenzio per un attimo, durante il quale il ragazzo cercó di processare quanto gli era stato detto. Davvero la cosa era stata consensuale?

"Quindi Kazama non ti ha....Fatto del male?"

Nina scosse la testa, realizzando quanto tutto questo dovesse sembrare impossibile agli occhi e orecchie degli altri.

"No, Steve! Jin non mi ha fatto alcun male. Non mi ha costretta. Non mi ha nemmeno violentata, se è questo che ti stai chiedendo. Rimanere incinta non è stata una scelta consensuale e nemmeno voluta. Quindi questo dovrebbe farti capire cosa sia realmente successo."

"Mi stai dicendo che voi..."

"Siediti Steve..." disse la bionda, sospirando pesantemente. "Sarà una storia molto lunga..."

Il tono mite con cui lo invitó ad accomodarsi lo fece quasi trasalire, ma la curiosità di sapere cosa ci fosse dietro a tutto ciò lo stava divorando. Docilmente trascinó la sedia della scrivania di fronte al letto, dove Nina si era ranicchiata in posizione fetale ed era intenta a scrutare un punto indefinito sulla parete. Sospirò pesantemente pronta a riversare un fiume in piena di parole:

"Mi ero iscritta al quinto torneo per poter finalmente pareggiare i conti con mia sorella Anna...Poco dopo aver cercato di ucciderti di fronte all'Union Jack Hotel, mi ero ritrovata senza nulla da fare, poiché il sindacato era fallito. Come già sai ero rimasta intrappolata 19 anni in un sonno criogenico indotto, durante il quale sei nato tu. Furono gli uomini della Mishima Zaibatsu a catturarmi quando tentai di far fuori Kazuya Mishima, venendo tradita proprio dalla mia cara sorella, utilizzandomi quindi per l'esperimento del dottor Bosconovitch. Lei stessa si offrí di prenderne parte e rimase ibernata a sua volta...Probabilmente quella stronza vanitosa non avrebbe mai accettato il fatto di invecchiare mentre io sarei rimasta ferma nei miei 20 anni. Tuttavia quando ci risvegliarono lei non subí alcun effetto collaterale, ma io non fui altrettanto fortunata: avevo completamente perso la memoria."

Dunque era così che era nato. Per un attimo si sentí in colpa per essere stato messo al mondo in quel modo barbaro.

"Poco dopo la fine del quarto torneo e prima dell'inizio di quello successivo fui io stessa a contattare Anna per telefono. Non ci vedevamo da due anni durante i quali avevo semplicemente continuato ad uccidere per professione senza ricordare nulla del mio passato più lontano. Per circa un mese dopo il risveglio si era presa cura di me, riempiendomi la testa di quelle che erano menzogne e la bocca di farmaci per tenermi sedata, approfittando della mia amnesia. Fatto sta che nell'esatto momento in cui l'ho rivista qualcosa nella mia mente è scattato e sono finalmente stata in grado di ricordarmi tutto: la mia infanzia, adolescenza, i primi due tornei....E la morte di mio padre, che mi ha sempre rinfacciato di esserne la responsabile."

Il ragazzo osservó gli occhi della madre riempirsi di lacrime al solo nominare il genitore. Quindi suo nonno era venuto a mancare per colpa sua? No, impossibile. Non sapeva esattamente cosa fosse successo, ma qualcosa gli disse che non era stata colpa sua. Non conosceva nemmeno così bene sua zia, se per quello, ma non le aveva mai ispirato nulla di buono. La bionda si stropicció gli occhi prima di continuare.

"Ci siamo affrontate per giorni interi. Quelle poche pause che ci concedevamo erano più per ricaricare le armi che per riposare. Eppure nessuna delle due ha mai sferrato il colpo decisivo all'altra, probabilmente perché in cuor nostro sapevamo che non era quello che i nostri genitori avrebbero voluto. Decidemmo quindi di pareggiare i conti al King Of The Iron Fist Tournement che ci sarebbe stato da li a poco...Anche li combattemmo fino allo stremo, ma fui io a vincere. Avrei potuto farla fuori, davanti a migliaia di persone....Ma ho preferito umiliarla, lasciandola li a urlare e sbraitare per terra sconfitta e dolorante. Da li ho perso qualsivoglia interesse nei suoi confronti. Per me era un capitolo chiuso."

Che brutto doveva essere rimanere senza genitori e in feroce conflitto con l'unico famigliare che ti rimaneva. Steve era stato solo per la maggior parte della sua vita, perché nonostante fosse stato adottato, quella coppia non era mai stata affettuosa nei suoi confronti.

"Quindi per me era giunto il momento di ricominciare da capo per l'ennesima volta: sapevo nuovamente chi ero, sebbene qualche buco nella memoria fosse rimasto, però avevo tutte le carte in regola per andare avanti. Ero stata eliminata da Jin al torneo, dopo una lotta estenuante nella quale non avevo dato neppure tutta me stessa, perché ancora provata dallo scontro con mia sorella, ma non mi importava vincere....Tuttavia..." fece una breve pausa, cambiando posizione e sdraiandosi supina per osservare il soffitto. "Avevo deciso di ripartire entro la settimana successiva. Mi trovavo in giro per Tokyo per comprare indumenti per cammuffarmi e sfuggire ai controlli dell'aeroporto. Per tutta la mattina avevo avuto la spiacevole sensazione di essere seguita e osservata ed infatti sulla via di casa qualcuno tentó di avvicinarmi. Tentai di depistarlo in ogni modo, fino a quando decisi di non prendere in mano la situazione, nascondendomi in un vicolo per tendere un' imboscata al mio inseguitore. Era sveglio, ma non abbastanza...Ricordo ancora la sua espressione di terrore quando si è trovato la canna della mia pistola puntata alla tempia." 

Sorrise tra se e se ricordando la faccia di Chomei quando fu lui a ritrovarsi con le spalle al muro. Era così inesperto e i suoi addestramenti lo avevano reso un soldato e uomo più forte e migliore. 

"Lo costrinsi a vuotare il sacco e mi rivelò di essere un soldato della Tekken Force a servizio della Mishima Zaibatsu e che il suo capo aveva una proposta da farmi. Ovviamente dopo quello che mi avevano fatto era assolutamente fuori di discussione anche solo rivolgere loro la parola senza aprire il fuoco, eppure prima che potessi aggiungere altro apparve Jin in persona e mi disse che erano intenzionati a dichiarare guerra a Kazuya Mishima. Fu allora che scoprii che non solo aveva vinto il torneo, ma che era salito a capo dell'impresa."

"Quindi hai accettato la sua proposta e scatenare tutto questo putiferio solo per vendetta personale?" Domandó Steve sbigottito. 

"Oh no, c'è dell'altro..." Replicò la donna, con un sorrisino. "La storia è molto più complicata di quanto tu possa anche solo immaginare." Lo sguardo confuso che gli rivolse fu un invito a proseguire. "Devi sapere che la strada mia e di Jin si erano già incrociate anni prima, in occasione del terzo torneo del pugno di ferro. Probabilmente non crederai a mezza parola di quello che stai per sentire, ma ti garantisco che questo è niente...."

"Ah si? Vi hanno forse rapito gli alieni?" Commentó sarcastico, alzando gli occhi al cielo.

"Alieni....Molto divertente!" Ribattè l'assassina, lanciandogli un'occhiata di rimprovero. "Probabilmente sarebbero stati più innocui. Ad ogni modo....Mi ero appena risvegliata dal sonno e come già detto la mia mente era completamente vuota. Il che mi rese un bersaglio facile per Ogre."

"Ogre? E chi sarebbe?"

"Svariati anni prima Heihachi e la Tekken Force si era avventurati in Messico tra le antiche rovine di un tempio. Li i suoi uomini furono uccisi da Ogre, nientemeno che il dio della guerra che era stato risvegliato. Ovviamente quel vecchio pazzo constatando quanto fosse forte cercó di abbatterlo e utilizzarlo per i suoi scopi malvagi. Voleva fondere il suo DNA col proprio e diventare immortale. La sola idea faceva più paura del mostro stesso. Ma ovviamente Ogre non era certo una preda facile e inizió a dare la caccia ai migliori maestri di arti marziali al mondo per acquisirne le tecniche. Fino a che quattro anni prima del terzo torneo, non raggiunse l'isola di Yakushima dove viveva un quindicenne Jin, con sua madre, Jun."

Quindi ora si trattava dell'albero genealogico dei Kazama e Mishima? Steve davvero non capiva come tutto questo potesse centrare con la questione principale, ma rimase ad ascoltare attentamente ciò che sua madre gli stava raccontando, avido di sapere quanto più possibile sul suo passato.

"Avevo incontrato Jun Kazama nella seconda edizione del KOTIFT quando avevo il compito di uccidere Kazuya. Ricordo come mi mise in guardia da lui, di come era stata capace di mettermi in soggezione. C'era qualcosa di strano in quella donna, ma in senso estremamente positivo. Come abbia fatto a concepire un figlio con quel demonio rimane un mistero, eppure lei era convinta che ci fosse del buono in lui. Fatto sta che rimase incinta di Jin e Kazuya fu creduto morto per anni, quindi è stata lei a crescerlo, istruirlo e insegnargli l'arte del combattimento. Sono stati inseparabili fino a quell'orribile giorno in cui Ogre decise di fare loro visita..."

Lo sguardo gli si riempí nuovamente di tristezza. Era a conoscenza di queste cose perché era stato Jin stesso a raccontargliele e aveva scorso nei suoi occhi il dolore e la rabbia per quello che era successo. Non si era mai sentita così male per qualcuno come in quel momento.

"Jin aveva solo quindici anni, non poteva fare nulla. Jun l'aveva implorato di fuggire e mettersi in salvo, ma tentó lo stesso di difendere sua madre. Purtroppo fu tutto inutile: al suo risveglio la loro casa era ridotta ad un cumulo fumante di macerie e di sua madre non aveva nemmeno più il corpo da seppellire."

Per quanto odiasse Jin, Steve si sentí a sua volta spiacente per quanto gli era successo. Alla fine un genitore è sempre quello a cui devi la vita.

"Ho sempre pensato che Jun fosse dotata di qualche potere strano ed infatti aveva avvertito il figlio giorni prima dell'arrivo di Ogre che se mai le fosse successo qualcosa di andare a cercare suo nonno, Heihachi. E così Jin fece, credendo ingenuamente che fosse una persona affidabile. Effettivamente così sembró per i primi tempi, quando lo prese sotto la sua ala, dandogli un posto dove stare, cibo da mangiare, istruendolo e allenandolo, ma la realtà era ben diversa. Quel vecchio pazzo non aveva ancora rinunciato ai suoi piani deliranti e quattro anni dopo organizzó il terzo torneo per attirare Ogre. E ci riuscí. La finale si svolse infatti tra quest'ultimo è Jin, allora diciannovenne e fu lui ad uscirne vincitore."

"E questo con te che c'entra?"

"Ci sto arrivando...Vedi, Ogre si era reso conto che Jin era un ragazzo fuori dal normale sebbene non lo sembrasse. Uscire allo scoperto lo avrebbe reso preda facile di Heihachi...Quindi per eliminarlo ha pensato bene di servirsi della mente di una persona potenzialmente letale che in quel momento era nel suo stato più fragile....Una persona che non aveva più idea di chi fosse e che scopo avesse nella vita..."

Steve strabuzzó gli occhi realizzando cosa fosse successo realmente. Tutto ciò aveva dell'incredibile...Eppure Nina era tutto fuorché bugiarda. 

"Mi iscrissi con il solo scopo di uccidere Jin Kazama..."

~
 
 
Note dell'autrice: ehilà, sono tornata. Ringrazio la mia scorta di capitoli solo da betare, perchè ultimamente è proprio un periodo no e non ho un briciolo nè di tempo, nè di voglia e neppure di ispirazione per scrivere. Spero di sbloccarmi quanto prima, soprattutto perchè stavo per entrare nel vivo della vicenda, quindi mi dispiacerebbe molto fare una pausa proprio ora. Ma tornando a noi, ecco il primo dei capitoli mamma/figlio in cui Nina finalmente realizza quanto sia terapeutico parlare con qualcuno disposto ad ascoltarla, a maggior ragione se quel qualcuno è un figlio che desidera ricucire i rapporti. Come di consueto la storia dell'assassina sarà quanto più fedele alla realtà, ma ovviamente l'ho "condita" con la mia visione dei fatti, quindi spero che apprezzerete. Alla prossima!
  
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