Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: fedegelmi    29/10/2018    10 recensioni
"[...] Era da tempo che cercavo una persona come te. Sei impazzita così gradualmente che quasi hai fatto impazzire anche me, mi hai fatto eccitare più di quanto ogni omicidio che abbia compiuto non abbia mai fatto. Anche se ora mi leggi dove tutti possono vederti, non sperare di sfuggirmi. Una preda come te è esattamente quello di cui ho bisogno. Scappa pure se lo desideri, non farai che incrementare la mia eccitazione. Sto venendo a prenderti.”
Genere: Dark, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa: questa è la storia che fino ad ora ritengo la più delicata. Nonostante io nuoti sempre in acque piuttosto tetre, in questo caso il tema trattato va oltre ai miei standard. Questa volta si andranno a toccare aspetti particolarmente forti, pertanto sconsiglio la lettura alle persone sensibili. Dovrebbe avere il rating rosso, ma non l'ho messo solo per permettere alle persone che mi leggono senza avere un account di EFP di leggere anche questa storia. In qualunque caso tutte le avvertenze si trovano nella descrizione della storia. Detto questo, buona lettura.
 

Lenta e agonizzante la prigionia.
Qui nessuno può vedermi, nessuno può sentirmi.
Mi sembrano passati anni, ma non possono essere passati più di tre giorni: la fame mi attanaglia lo stomaco, costringendomi a stendere prona sul pavimento freddo e umido, ma non è ancora così intensa.
Non vedo altro che buio, nessuna finestra mi suggerisce il passare del tempo, il bunker nel quale mi sono rinchiusa mi protegge e mi uccide.
Nemmeno i topi raggiungono questo luogo angusto, non un insetto.
Sono completamente sola, sono al sicuro.
Sento un rumore quasi impercettibile, punto i palmi delle mani a terra sollevando flebilmente il busto da terra.
«Chi c’è?» chiedo. La voce roca, così debole da sembrare perlopiù un sussurro.
Probabilmente nessuno, mi rispondo stendendomi nuovamente, le braccia lungo i fianchi.
Ormai sono condannata, non ho più molte speranze di vivere.
Ha ucciso tutti, uno ad uno; come un predatore li ha scovati tutti, li ha stanati dal loro nascondiglio e ha preso la loro vita con la stessa facilità con cui si prende un bicchier d’acqua.
Ricordo ogni singolo messaggio lasciato a tutti dopo ogni omicidio.
Quando mi arrivò il primo non ci detti peso, fino a che non lessi sul giornale la notizia: donna ritrovata morta sulle rive del fiume. Non lo scrissero nero su bianco, ma sapevo com’era stata uccisa, il messaggio trovato nella casella delle lettere lo diceva chiaro e tondo, senza mezzi termini, senza risparmiare alcun dettaglio. Confessò senza ritegno ogni cosa, di come avesse stretto una corda attorno al suo collo, di come l’avesse aperta da parte a parte con un coltello mentre soffocava, di come l’avesse buttata nell’acqua in fin di vita, agonizzante.
Una settimana dopo il secondo biglietto. Tremai quando lo ricevetti. E puntualmente lessi la notizia sul giornale: un uomo, questa volta. L’aveva torturato, aveva tagliato un pezzo di lui alla volta, mai troppo a fondo perché potesse morire in fretta. Aveva lasciato che la vita lo lasciasse lentamente, nell’agonia.
Ne ricevetti altri quattro, ogni volta una morte lenta e dolorosa, nessuna pena; ma c’era una frase iniziale che accomunava ogni bigliettino: “Puoi avvisare la polizia, se lo desideri, puoi consegnargli questo bigliettino senza esitazione. Ma io lo verrò a sapere e allora ti verrò a prendere. Te ne pentirai nel secondo esatto in cui mi vedrai arrivare.”.
Non ho mai voluto sapere cosa sarebbe accaduto, ma un giorno la risposta mi arrivò non richiesta. Allegata alla solita frase, ne era apparsa un’ultima che mi fece rigettare il secondo dopo in cui la lessi: “So che te lo chiedevi, ardevi dal desiderio di sapere cosa avrei potuto fare alla persona che avesse tradito la mia fiducia. Quando la notizia sarà su tutti i giornali non la riconoscerai. E come potresti, dopotutto?  Ma io te ne darò un assaggio, un assaggio del quale non dimenticherai il sapore.”. Aveva descritto quello che sarebbe stato l’unico omicidio diverso dagli altri, l’unico che mi avesse fatto impaurire come nessun’altro prima. Quando mi arrivò pensai fosse diretto a me e urlai. Poi mi resi conto che il contenuto era diverso: due bigliettini. Uno per me, il solito, l’altro quello della vittima, che aveva inviato a lui come a noi per darci prova della sua rabbia.
“Quando leggerai questo biglietto sarà tardi; io sarò già in casa tua, ti starò già seguendo da tempo. Ma soprattutto, grazie alla tua paura, avrò già prelevato alcune persone a te care. Non ti aiuteranno i due agenti fuori dalla porta e se dovessero farlo, moriranno. Vedo le gocce di sudore freddo che corrono lungo il tuo collo, sento l’odore della tua paura fino a qui. Ora ti darò due istruzioni che dovrai seguire per non peggiorare la tua situazione. Sei prossimo alla morte, accoglila con onore. Primo: alzati dalla sedia su cui ti sei appoggiato per sostenerti in piedi, per non cadere. Secondo: vieni verso di me.”.
Dovetti accasciarmi a terra sopraffatta dai singhiozzi e dai sussulti. Mi chiedevo se sarebbe arrivata anche a me una lettera così.
Il giorno dopo per prima cosa lessi il giornale, ma nulla.
Lo lessi il giorno dopo ancora, ma nulla.
Quando il terzo giorno lo lessi nuovamente mi accorsi di un dettaglio che mi era sfuggito prima.
Corsi a recuperare gli ultimi due biglietti e rilessi quello indirizzato a me, la “non ancora vittima”.
“Chissà cosa si prova a vedere il proprio figlio uccidere ogni persona a lui cara davanti ai tuoi occhi. Sua sorella, suo marito e i suoi figli, poi suo fratello, sua moglie e i suoi figli. E ancora sua moglie e i suoi figli. Infine vederlo avvicinarsi a te, ricoperto del sangue del tuo stesso sangue, aprire una lunga ferita sul tuo corpo e guardarti sanguinare fino a morire. Chissà cosa si prova a uccidere la propria famiglia, ti chiederai. Perché io lo so, non ho bisogno di chiedermelo.”.
Non avevo colto il nesso.
Eppure tre famiglie, una di seguito all’altra, erano state trovate uccise nelle loro case.
Non avevo bisogno di leggerlo per sapere che erano morte per dissanguamento.
Non avevo bisogno di rileggerlo per sapere che erano loro.
Quella notte non dormii, vomitai.
Il giorno dopo lo ricevetti.
Me lo scrisse lui stesso: sono l’ultima.
Tiro fuori dalla tasca dei pantaloni il biglietto che mi ha fatto completamente impazzire.
Lo rileggo.
“Complimenti, sei la prescelta! Hai osservato e studiato ogni biglietto e articolo con attenzione. Anche se hai dato di stomaco più volte di quanto avessi voluto vedere, hai affrontato la situazione esattamente come mi aspettavo che facessi. Era da tempo che cercavo una persona come te. Sei impazzita così gradualmente che quasi hai fatto impazzire anche me, mi hai fatto eccitare più di quanto ogni omicidio che abbia compiuto non abbia mai fatto. Anche se ora mi leggi dove tutti possono vederti, non sperare di sfuggirmi. Una preda come te è esattamente quello di cui ho bisogno. Scappa pure se lo desideri, non farai che incrementare la mia eccitazione. Sto venendo a prenderti.”.
Se non fosse per lo stomaco vuoto vomiterei ancora.
Mi sento così leggera, come se potessi rompermi con un soffio di vento.
Avevo preso l’abitudine di leggere i bigliettini nell’atrio del palazzo per essere pronta alla fuga in caso di necessità. Ed è per questo che ora, mentre sono stesa a terra affamata e distrutta, indosso ancora i vestiti che avevo messo quel giorno in ufficio.
Sento un altro rumore.
Ormai non posso più illudermi.
Mi ha trovata, come promesso.
Sento lo scatto della serratura, la maniglia che si abbassa lentamente.
Il sangue mi pulsa nel cervello, è come se stesse per esplodermi la testa.
«Te l’avevo detto che ti avrei trovata».
La sua voce è un colpo al cuore, le sue mani che mi afferrano per i capelli lo sono ancor di più.
Mi sbatte a terra supina, estrae un coltello e mi taglia i vestiti.
Sento il suo tocco ruvido scorrermi sul corpo, non ho la forza di aprire gli occhi e di guardarlo.
Tremo per il freddo e per la paura mentre lo sento spogliarsi.
Mi sale ancora la nausea, ma questa volta il mio corpo trova qualcosa da rigettare. Giro la testa di lato e sento un forte dolore in gola mentre vomito. Socchiudo gli occhi e vedo il sangue, mi metto a piangere. Mi cade lo sguardo sui miei vestiti a brandelli, sparpagliati sotto e attorno a me, infine lo vedo.
Dare un volto alla voce acuta e sinistra che ho sentito e mi sono sempre immaginata è peggio di quanto pensassi.
Chiudo nuovamente gli occhi, non posso guardarlo ancora, non mentre lo sento avvicinarsi a me, non mentre lo sento entrare in me.
Ogni colpo è come un coltello infuocato che mi trafigge, sempre di più, sempre più a fondo.
Le lacrime copiose che mi tagliano il viso sono vita per il mio corpo, mi rendo conto di esserlo, ancora per poco.
Posso tenere gli occhi chiusi, ma non riesco a tapparmi le orecchie, vorrei strapparmi i timpani per non sentire i gemiti della bestia che mi sta sopra.
Non riesco a respirare, mi manca la forza di farlo.
Boccheggio alla ricerca di un po’ d’aria, spalanco gli occhi.
Incrocio il suo sguardo malefico, malato.
Seguo i suoi lineamenti fino ad arrivare al braccio, proteso verso il mio collo. La sua mano gli è attorno, preme forte contro di esso, mi priva dell’aria che tanto ricerco. Il dolore che provavo era talmente intenso da non farmi percepire nemmeno la fonte della mia incapacità di respirare.
Ma ora il dolore sta scomparendo e con esso la mia capacità di rimanere cosciente.
Se la morte può dare un freno a questo incubo, allora sono pronta ad accoglierla.

 

Se sei arrivato fino a qui, grazie. Puoi lasciare una recensione, se ti va. Più recensisci, più miglioro!
Spazio autore: avevo una mezza intenzione di dare un breve continuo a questa storia. Il finale che ho proposto può avere due alternative: la morte della protagonista o solo il suo svenimento temporaneo. Sono molto indecisa sul dafarsi, per questo chiedo un consiglio da parte vostra. Lasciare la storia con un finale aperto all'immaginazione oppure definirne uno (che già ho in mente)? Grazie in anticipo per il consiglio.
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: fedegelmi