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Autore: _aivy_demi_    30/10/2018    12 recensioni
Questa minilong partecipa alla terza challenge indetta dal gruppo Boys Love - Fanart & Fanfic's World,
"Fall into Autumn".
La storia ha come tema la stagione autunnale, con l'obbligo di nominare
°AUTUNNO° - °OTTOBRE/NOVEMBRE°
Naruto, bambino dalle caratteristiche orecchie e coda da volpe, vive con curiosità il suo piccolo mondo, accanto a quello degli umani. Un giorno d'autunno incontra Sasuke, bambino appartenente al clan dei lupi. La loro amicizia nascerà spontaneamente, ma incontrerà non poche difficoltà nel corso del tempo.
Genere: Fluff, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Furry | Contesto: Nessun contesto
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Tutto può cambiare, perché neppure il male è per sempre




«Sono loro...» Minato sibilò quelle parole tra i denti, alzandosi e raggiungendo i bambini; accanto a lui, Kushina prese posto tra Itachi e Sasuke, poggiando le proprie mani sulle loro spalle ed attirandoli a sé.

Danzo, il capo del clan Kitsune, si muoveva placido attorniato dagli anziani del Consiglio che gli camminavano a fianco. Accanto a lui, Fugaku passeggiava a braccia conserte. I presenti rimasero di pietra.

Sasuke spalancò la bocca, nel tentativo di dire qualche cosa, senza riuscirci; sapeva con chi avrebbero avuto a che fare. Qualche tempo prima, la madre di Naruto s'era sentita in dovere di mettere in guardia lui e Itachi.


«Per quanto la gente possa prendere le distanze da noi, ricordate che non è questo che ha importanza qui. La cosa fondamentale è non inimicarsi Danzo, il nostro capo villaggio. Si tratta di un uomo estremamente chiuso, tradizionalista, ed è stato coinvolto in prima persona nello scontro tra gli Ōkami e le volpi. Non vedrà certo di buon occhio la vostra presenza.»

«Cosa dovremmo fare a proposito?» Itachi si preoccupa soprattutto per il fratello, considerando che lo aveva coinvolto in quel piano folle, fantastico, utopico.

«Mi auguro non accada presto, ma prima o poi dovrà succedere. In quel caso, l'unica cosa che potremo fare sarà tentare di convincerlo a farvi restare. Non sarà certo una cosa facile, vi avverto.»


Ciò che stupì il piccolo, e che lo raggelò sul posto accanto a Naruto, fu la presenza del padre accanto a quell'essere odioso. Avrebbe voluto corrergli appresso, chiedere perché lui era lì e con quali intenti, ma la presa salda di Kushina non ammetteva repliche; voltò lo sguardo verso Itachi, ricercando un cenno, un gesto di conforto. Nulla. Il maggiore se ne stava immobile, gli occhi assottigliati, le labbra strette in una smorfia imprecisata: non lo aveva mai visto in quelle condizioni.

Il silenzio pesante rabbuiò l'atmosfera gioiosa e rilassata, e la tensione raggiunse l'apice nel momento in cui gli anziani si fermarono a pochi metri dai cuccioli.
Minato strinse i pugni, sibilando il nome di Fugaku in un sussurro a malapena udibile; il lupo non gli diede attenzione, stando ritto immobile. Persino il vento sembrava attendere fermo.

L'uomo si schiarì la voce e parlò lentamente, con cadenza elegante, di modo da essere udito dai presenti.

«Buongiorno a voi, appartenenti al clan delle Volpi. Come sapete, la nostra cara famiglia qui presente, ha deciso di accogliere tra noi degli Ōkami. Non nego che la cosa non mi stupisca affatto, anzi: sono assolutamente affascinato all'idea di poter conoscere queste giovani creature.» Si avvicinò ai due lupi, allungando una mano verso il minore.

Itachi si mosse nello stesso istante in cui Naruto si parò tra loro.

«Lo lasci stare, lei è un uomo cattivo!»

Minato prese il figlio con sé, tentando di nascondere il disappunto che si stava impadronendo di lui. Lo calmò con una pacca sulla testa.

«Minato, noto che suo figlio è parecchio legato a questi nuovo ospiti», l'ultima parola pronunciata con evidente sarcasmo; «immagino sia per lo sfortunato incidente che l'ha coinvolto. Comunque, passiamo oltre. Sono qui per accertarmi che la situazione non stia degenerando, e cogliendo l'occasione di questa festività condivisa, come potrei non chiedere ai nostri amati vicini e familiari cosa ne pensano in merito?»

Era fatta: tutto stava procedendo esattamente come Danzo aveva programmato. Era già a conoscenza della situazione, ma aveva preferito attendere e darla in pasto all'intero clan. L'occasione perfetta s'era finalmente presentata davanti ai suoi occhi, senza il minimo sforzo.

I brusii si udivano tutt'attorno, sempre più alti. Voci contrariate sussurravano e sguardi accorti scrutavano ogni singolo elemento di quel gruppetto, al centro di un'attenzione vorace e tediosa. Il tutto sembrava volgere al peggio. Kushina mosse un passo, ma venne bloccata dal braccio del marito, che si voltò a sorriderle in maniera confortante.

Si fece avanti, inspirando e socchiudendo gli occhi: ciò che stava per dire probabilmente non sarebbe stato sufficiente a far cambiare idea a così tante persone, ma di certo non si sarebbe arreso. Naruto lo raggiunse, stringendogli la mano con forza, e poco dopo Sasuke fece lo stesso, tremando non poco. Il conforto di quel contatto dato da esseri così giovani, non ancora contaminati da quel mondo di adulti in cui non c'era quasi più posto per la tolleranza, gli diede la forza necessaria per affrontare a viso aperto l'intero villaggio.

«Cari amici e fratelli, mi rivolgo a voi con la più sincera delle intenzioni. Ero scettico, chiuso e negativo nei confronti di tutto questo, proprio come lo siete voi tuttora. Ho perso molto in quella notte terribile, ho pianto e ho sofferto come chiunque di voi. Eppure, ora mi trovo qui, a stringere la mano a questo piccolo lupo, consapevole che non ha nulla di diverso da ogni altra singola creatura, e come ognuna di esse ha il diritto di vivere e di crescere in serenità. Chi sono io per togliergli questa possibilità?» La pausa di cui si avvalse venne subissata da voci che si accavallavano una sull'altra.

Le domande erano le stesse: "Come puoi perdonarli?", "non dobbiamo accoglierli!", "e se accadesse di nuovo?!". Minato ne era consapevole, perché quegli stessi dubbi gli avevano stretto il cuore e lo stomaco, la mente ed i polmoni, quando era giunta la notizia dello stanziamento di un nucleo Ōkami accanto al loro paese. Poteva comprendere pienamente il dolore, la tensione, la paura, ma erano sensazioni che ormai lo avevano abbandonato, lasciando il posto a qualcosa di molto più grande.

Danzo sorrise soddisfatto. «Vedo che si sono creati parecchi disaccordi, come era previsto, dunque...».

L'anziano venne interrotto nuovamente.

«Con tutto il rispetto, signore, non ho ancora finito di esprimere la mia opinione. Mi rivolgo a voi, nella speranza che ognuno possa comprendere ed osservare con nuovi occhi ciò che sta davvero accadendo qui, ora. Itachi, per favore vieni. Vedete, lui e suo fratello Sasuke hanno salvato la vita a mio figlio, e dopo essersi prodigati nell'accompagnarlo a casa, si sono assicurati del suo stato di salute giorno dopo giorno. Non sto dicendo questo per rabbonirvi, o gonfiare il vostro cuore di pietà e commozione. Altrettanto importante è ciò che hanno fatto dopo. Nonostante la consapevolezza di non essere accettati si sono legati alla mia famiglia, ed infine, a me. Li abbiamo accolti in casa come figli e fratelli, supportati ed ascoltati, fino ad oggi, senza più esitazione.» Il vociare perse intensità, mentre alcuni dei piccoli amici di Naruto e dei due lupetti si avvicinarono, stringendoglisi accanto. «Come vede, spesso a parlare sono l'inconsapevolezza, la mancata conoscenza. Se solo venisse concessa la possibilità di un'integrazione, sono sicuro che le cose potrebbero finalmente cambiare, muoversi in positivo.»

La piccola volpe sorrise fiera al padre, scostandosi da lui e stringendo a sé Sasuke, avvicinandosi ad Itachi; prese il maggiore dei fratelli per il braccio, accompagnando entrambi tra Minato e Danzo, prendendo un grosso respiro. Era la prima volta che si trovava ad affrontare una situazione così difficile da gestire, ma desiderava con tutto se stesso che i suoi amici continuassero a fare parte della sua vita. Non sarebbe neppure riuscito a concepire l'idea di non poterli avere più accanto.

«So di essere un bambino, e so che forse non dovrei parlare, ma mi sembra giusto farlo. Io li ho conosciuti, ho giocato con loro, davo a Sasuke metà della mia merenda tutti i giorni. Quando sono caduto e quasi affogato, mi hanno salvato e anche se sapevano di essere odiati da tutti, mi hanno portato comunque qui, da mia mamma. Non hanno avuto paura a entrare al nostro villaggio, e tutto questo per me. Hanno deciso di aiutarci nel lavoro, nello studio, di insegnare a me e a Sakura le cose che ancora non conoscevamo della natura. Hanno parlato con papà, anche se lui all'inizio non li sopportava; hanno avuto pazienza, e non so se io sarei stato capace di farlo. E adesso mi volete dire che non possono restare qui con noi, anche se non hanno mai fatto niente di male?!» Tremava pronunciando queste parole.

Itachi si abbassò ad abbracciarlo, sussurrandogli che andava tutto bene, che era tutto a posto: se la gente avesse voluto capire, lo avrebbe fatto.

Mebuki si fece avanti, accompagnata dalla piccola Sakura.

«Io rispetto la scelta di Minato e Kushina, ho avuto modo di avere a che fare con loro pacificamente. Sono spigliati, innocui, intelligenti. Rispettano le nostre tradizioni, e non hanno mai mancato di rispetto a me e a mia figlia.»

Il gruppo di piccoli che fino a poco prima si stava divertendo e stava giocando accanto al torrente, si parò dinanzi a Danzo e agli anziani.

«Noi vogliamo ancora giocare con loro, vero ragazzi?» La risposta entusiasta di una decina di forsennati si levò fino al cielo. Una buona parte dei presenti si stava muovendo in direzione del dibattito, affiancando il gruppetto messo sotto osservazione dalle dure leggi del quieto vivere delle Kitsune, create dallo stesso capo villaggio.
Lo sguardo assottigliato dell'uomo si posò su Fugaku, che fino a quel momento era rimasto in disparte senza proferire nulla; fece cenno alla folla animata, prima di prendere a parlare.

«Signor Ōkami, immagino tutto ciò fosse presente nei suoi piani. Una mossa ben studiata la sua, lo ammetto. Nessuno avrebbe dato credito a tutto ciò, se non fossero state presenti le alte cariche del nostro paese, giusto?»

Kushina comprese solamente in quel momento che lui aveva portato il Consiglio ad affrontare a viso aperto la situazione, così da smuovere le coscienze di chiunque fosse stato presente. Il lupo aveva avuto piena fede in Naruto e nella famiglia, era stato consapevole fin dall'inizio che ce l'avrebbero fatta. Raggiunse i figli con passo pacato e un'espressione soddisfatta dipinta in volto, ottenendo da Minato uno sguardo fiero e un cenno di riconoscenza. I due si strinsero fieri, dissipando ogni timore e cancellando ogni dubbio.

«E sia. Nel caso accada qualsiasi cosa, conto nelle sue parole, Fugaku. Come pattuito, nell'eventualità di problemi legati alla convivenza tra Kitsune e Ōkami, lei dovrà abbandonare immediatamente questo luogo, senza farvi più ritorno. Detto questo, auguro un buon proseguimento ad ognuno di voi.»

Il lupo aveva dato se stesso come garanzia per la buona riuscita di quella questione estremamente delicata: lo aveva fatto con tranquillità, appoggiando completamente quella speranza, fino a vederla esprimersi davanti ai propri occhi.

Avevano vinto, c'erano riusciti. Due piccoli cuori erano stati davvero in grado di cambiare le cose, nel modo migliore, abbandonando le paure, la diffidenza della gente, l'odio incondizionato ed insensato. Non era stato facile, non lo sarebbe stato comunque: non tutti avevano ancora abbracciato la causa portata avanti con così tanta convinzione. Accantonare gli errori passati, guardando con serenità al futuro, avrebbe richiesto uno sforzo notevole, e soprattutto il tempo per poterlo attuare. Kushina certo non avrebbe preteso un miglioramento drastico da un momento all'altro, ma la prima pietra era stata già poggiata, e molte altre accanto ad essa.






Epilogo



«Sasuke, ci sei?»

«Che palle, arrivo!»

Il biondo attendeva spazientito al di fuori della porta d'ingresso: la sinuosa coda arancio dalla punta bianca come il latte si muoveva a scatti, mentre un orecchio teso a captare ogni singolo rumore si stava spostando in ogni direzione. Possibile ci mettesse così tanto?
Un lupo alto, sulla ventina, dai tratti marcati e lo sguardo fiero, uscì dalla propria abitazione, affiancando il petulante amico che non se ne stava mai zitto.

La volpe non stava più nella pelle: mancava davvero poco ormai. «Sakura ci sta aspettando qui fuori.»

«Dobbiamo proprio portarcela dietro?» Quelle parole risultarono non proprio bonarie, ma furono accompagnate da un sincero sorriso.

«Secondo te avremmo dovuto lasciarla a casa?»

Il giovane diede una pacca sulla nuca all'altro, prima di rifilargli un "sei il solito idiota" con convinzione.

La ragazza attenta li raggiunse poco dopo, affiancando Naruto.

Muovendosi per la via principale, i tre venivano fermati dai passanti: la notizia dell'imminente partenza di Naruto per il mondo degli umani s'era diffusa in breve a macchia d'olio. Raggiunsero una bottega, entrando con disinvoltura.

«Buongiorno, ditemi pur... Sasuke, ragazzi, ciao!»

Il proprietario del negozietto li raggiunse, salutandoli con affetto.

«Itachi! Siamo passati perché avrei bisogno di un paio di cose.» Naruto osservava incuriosito le merci in esposizione tra gli scaffali, scegliendo ciò che riteneva più importante.

«Sakura, ti vedo in splendida forma. Partirai anche tu?»

«No, no, sono qui solo per accompagnare questi due zucconi.» Era arrossita nel rispondere all'amico di lunga data, e con una scusa s'era mossa verso l'angolo più lontano.

Sasuke scambiò qualche informazione con il parente.

Una buona mezz'ora dopo, i tre uscirono carichi di borse: s'erano riforniti di necessità d'ogni tipo.

Passarono oltre, raggiungendo la porta accanto, trovando alla cassa Kushina. Salutarono con educazione, ordinando un paio di articoli dal retro bancone.

«Stavolta ti sei superata mamma, queste giacche e queste borse sono perfette. Io scelgo questa.»

La donna li osservò sorridendo, prendendo la parola con nostalgia.

«Sapete ragazzi, non siete cambiati per niente rispetto a quando eravate solo dei bambini. Siete rimasti come eravate, e questo non può che rendermi davvero felice!»

Il figlio arrossì vistosamente, e gli amici risero di quella reazione così spontanea, assolutamente tipica. Uscirono, augurando buon lavoro a colei che tanto aveva fatto per loro.

Si stava facendo sera: un nuovo autunno, come tutti gli anni, aveva reso tiepido e piacevole quel tramonto. Gli alberi tinti di rosso e di un giallo vibrante, muovevano le proprie fronde ad un leggero alito di vento.

Sakura salutò gli amici, dirigendosi verso casa. Naruto e Sasuke continuarono a camminare lentamente, osservandosi attorno; il biondo si perdeva in quei colori meravigliosi, in quelle sensazioni che lo rendevano confuso e felice nello stesso momento. Era parecchio tempo che dentro di sé teneva nascosta una richiesta specifica, un pensiero nato all'età di 10 anni e rimasto sepolto nella parte più profonda della sua mente. Se ne stava vergognando. Perché non era ancora riuscito a trovare il coraggio di poter esternare quel pensiero?
L'
Ōkami, accortosi dello strano stato d'animo della volpe, si fermò poggiando i bagagli ingombranti. I due, senza dare troppo peso al percorso seguito, avevano raggiunto le rive del Midoriiro no Mizūmi, proprio come facevano da piccoli. Nonostante la decina d'anni trascorsa dal loro primo incontro davanti a quel meraviglioso specchio verde smeraldo, ben poco era cambiato: le sponde sempre le stesse, il tappeto di foglie che scricchiolava sotto ai loro piedi. Persino la pietra dove sedevano condividendo la merenda.

«Guarda, è ancora lì, incredibile...» Naruto si avvicinò al grande sasso, che in quel momento non sembrava poi così spazioso come lo era stato. Lo raggiunse saltandoci sopra a piedi uniti, sorridendo.

«Vedi di cadere di nuovo lì dentro.» L'acidità ironica di Sasuke lasciò il posto ad una risata condivisa.

«Anche se così fosse, so che saresti qui a salvarmi ancora una volta.»

«Sicuro? Io non sfiderei la sorte.»

Risero nuovamente, fino a conquistare un nuovo silenzio: con una punta di insicurezza, la volpe si voltò verso il lupo, incatenando il suo sguardo. In cuor suo sentiva che era giunto il momento di dar voce a ciò che sentiva. Inspirò, riempiendo i polmoni di aria fresca.

«È passato tanto tempo da quando ci siamo conosciuti. Ricordi? Giocavamo qui tutti i giorni, prima che cominciaste a venire a casa mia. Ci raccontavamo di tutto, ci prendevamo in giro, giocavamo e litigavamo spesso. Abbiamo affrontato una grandissima sfida, vincendo la paura, l'indifferenza della gente, l'odio nei tuoi confronti. Siamo riusciti ad integrarci perfettamente nel mondo che ci circonda: ora Itachi gestisce una bottega assieme a mia madre, e tutto il villaggio riconosce la sua bravura in ciò che fa. Io e te, beh, insomma...»

Sasuke sorrise scuotendo il capo: «Non sei cambiato di una virgola, eh? Riesci a parlare di tutto, in ogni occasione e persino con la bocca piena, ma non sei in grado di esprimere quello che senti veramente.» Si avvicinò, salendo su quel masso, abbracciando l'amico e stringendolo con delicatezza.

La volpe rimase completamente spiazzata: istintivamente, lo strinse fino quasi a togliergli il respiro.

«Sono felice di essere venuto qui quel giorno, felice di aver lottato per averti qui al villaggio, con noi...» prese fiato, conscio che quelle parole avrebbero potuto cambiare tutto. «Sono felice che tu stia qui con me.»

I loro sguardi si incontrarono, lì dove le parole ormai erano inutili.

«Insieme.»

«Cosa?»

Sasuke sbuffò irritato: «Visto che avevi programmato di partire, andiamo insieme a conoscere il mondo degli umani.»

Naruto gli sfiorò le labbra con un bacio rapido e goffo. Rise ancora, sentendo scoppiare in petto una felicità che non credeva neppure essere in grado di provare.

«Ovvio, pensavi davvero di liberarti di me così facilmente?»

«E come potrei, sei dappertutto, tanuki.»

«Ricominci, cane? Dopo tutto questo tempo?»

Le loro risate si levarono alte in quell'autunno così sereno, con la consapevolezza di essere riusciti, nel loro piccolo, ad aver cambiato davvero le regole del loro mondo.




FINE






Eccomi qui, alla conclusione di questo progetto che ha richiesto parecchio lavoro e molta moooolta pazienza: un mese di studi, di tentativi, ambientazioni e caratterizzazioni di personaggi di una fascia d'età tra i 10 e i 15 anni, che dovevano scontrarsi inevitabilmente con il mondo dei grandi.
In questa storia ho toccato temi molto importanti, a tratti crudi, ma di grande attualità. Una storia con una morale? Certo che sì, e volevo che questa mia minilong lasciasse un bel messaggio a chiunque abbia avuto un minimo di tempo da dedicarle.

Ho coinvolto personaggi su cui non avevo mai scritto prima, e la cosa è stata un'ulteriore sfida che mi ha messa a dura prova. Eppure, sono soddisfatta, veramente: contenta del risultato, ed è uscita esattamente come volevo, nonostante il pensiero di non riuscire a concluderla nelle tempistiche, o di cadere nel banale.

Ringrazio di cuore il gruppo Boys Love – Fanfic & Fanart's World, e le mie carissime dolcezze BlueRoar, Mahlerlucia e Miryel e tutte le persone che hanno aderito a questo progetto, che si sono impegnate a fondo per portare a termine un'altra sfida.

Grazie a tutti gli iscritti al gruppo, partecipi e presenti, curiosi ed attivissimi, siete fantastici!
Un grazie anche a tutti voi che vi siete fermati, avete letto e recensito, e anche a chi non ha lasciato detto nulla però è comunque arrivato alla fine.


Alla prossima, con affetto -Stefy- :3


   
 
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