GRAZIA MALEVOLA
Lettere.
Montagne di lettere. La scrivania completamente sommersa di carta! Mi
stava
venendo un mal di testa atroce, da ore ero seduta a leggere e firmare.
Dopo al
ballo al Palazzo d’Inverno, quella maledetta corrispondenza
era raddoppiata tutta
d’un colpo! Basta. Mi mancava l’aria. Mi alzai e
andai alle vetrate della mia
camera a Skyhold, il sole si stava spegnendo dietro alle montagne. Le
spalancai, accogliendo l’aria gelida che mi
accarezzò il viso e mi appoggiai
alla balaustra restando a fissare l’arrivo della sera. Mi
balenò nella mente il
secondo bacio con Solas avvenuto proprio dove mi trovavo ora. Sentii le
guance
scaldarsi. Poi ce ne erano stati degli altri: gli ultimi al ballo
quando mi
aveva accompagnato nella mia stanza, sempre in questa camera, nei vari
corridoi(rigorosamente deserti) dove lo trascinavo mentre ero di
passaggio
nella rotonda e di notte quando restavo a fargli compagnia durante le
sue
interminabili letture. Esausti venivamo poi beccati al mattino da
Dorian, tutto
sorridente, sul divano abbracciati. Il mago del Tevinter era arrivato
al punto
di dirmi di trovarci una camera, non aveva nessuna importanza se la mia
o
quella di Solas, basta che lasciavamo in pace quel povero divano. Il
punto è
che qualunque opinione si fosse fatto Dorian… non succedeva
un bel niente. Si
controlla e non capisco il perché! Sbuffai e appoggiai la
testa sulle braccia
che tenevo sulla balaustra. Udii il mio stomaco brontolare e una certa
fame farsi
sentire. Rientrai, richiusi le finestre e mi avvicinai al camino
tendendo le
mani verso la fiamma e poi dandogli la schiena per scaldarmi.
Perché? Perché si
tratteneva? Era per una questione di età? Dal suo aspetto
non abbiamo proprio
pochi anni di differenza, ma avevo dato evidentemente il mio permesso
ad andare
oltre. La cosa più sensata sarebbe stata parlarne assieme,
ma… sì, forse era
sciocco, mi vergognavo. Non l’avevo mai fatto. Zero. Anche il
primo bacio e i
seguenti era stato solo lui a darmeli. In quanto esperienza su
ciò sono
alquanto carente. Infatti al clan non avevo avuto neanche un minimo
interesse
per queste cose e non capivo mia sorella che sembrava saperne
più di me. Alla
fine avevo declassato il tutto come irrilevante. Finché non
ho visto quegli
splenditi occhi grigi, udito la sua risata e visto quel sorriso
arrogante.
Qualcosa si era inevitabilmente sbloccato e iniziavo a volere di
più.
Un
bruciore intenso mi riportò alla realtà, balzai
lontano dal camino un po’
dolorante. Mi stavo per scottare le gambe e cercai di staccare un
po’ i pantaloni
dalle cosce in fiamme. Decisi di dirigermi in taverna, era ora di cena
e
pensarci continuamente avrebbe peggiorato solo il mio umore, oltre che
rincarato lo stress.
La
Sala del Trono era deserta, a quanto pare erano andati tutti a
mangiare. Stavo
passando affianco alla porta che portava alla rotonda e alla scrivania
di
Varric, quando udii un imprecazione provenire da sotto il tavolo. Mi
fermai e
notai il nano intento a recuperare una penna da terra.
-Eccoti!
Ti ho cercata dappertutto- disse passandosi una mano sulla testa
-La
penna?- risposi confusa
Guardò
la piuma che aveva in mano e la lanciò sul tavolo -No, non
la penna ragazza, ma
te! Poi Josephine mi è venuta a dire che ti stavi dando da
fare con le
scartoffie, ma speravo non volessi morire di fame- si
avvicinò aggirando la
scrivania -Appena in tempo. Stavamo per cominciare senza di te-
-Cosa
stavate cominciando a fare senza di me?- chiesi completamente persa. In
risposta alzò un braccio indicandomi il portone. Senza
ulteriori domande lo
seguii fino in taverna e poi al piano superiore.
-Guardate
chi è venuto a trovarci, gente! Dategli le carte,
Frufrù, vi prego- annunciò il
nostro arrivo Varric alla tavola bandita con cibo, boccali di birra,
idromele e
sidro. Ognuno dei miei compagni di avventure aveva già preso
posto, con uno
sguardo veloce notai che mancava Vivienne, ma non mi aspettavo di
trovarla a
giocare a Grazia Malevola. Però mi sorpresi nel non vedere
Solas, girai
lievemente la testa cercandolo magari in un angolo in disparte, invece
nulla,
non era venuto, ci rimasi un po’ male. A detta di Blackwall
sapeva giocare a
carte, infatti era dovuto ritornare nel suo fienile in mutande. Occupai
l’unico
posto libero tra Cassandra e Josephine; Varric, Cullen che
alzò in aria un
boccale in segno di benvenuto, il Custode Grigio e Sera che beveva
avidamente
dal suo bicchiere mi erano di fronte; alla mia destra Cole e il Toro di
ferro;
alla mia sinistra Dorian che mi accolse con un sorriso.
-Spero
di ricordare le regole. Sono secoli che non gioco a Grazia Malevola-
disse
l’ambasciatrice
-Allora
giochiamo a carte o cosa?- intervenne Bull impaziente
-Il
tris di dragoni batte la coppia di spade? Me lo scordo sempre- disse
Cassandra
sconsolata e lanciandomi un’occhiata per avere una risposta,
ma ne sapevo quanto
lei e alzai le spalle.
-Cercatrice,
vi avevo detto di non svelare le carte! Adesso sappiamo tutti cosa
avete in
mano- rispose il nano divertito aspettandosi quel passo falso
-Ha
una corona in testa, ma anche una spada. La sua testa non le voleva
entrambe-
affermò Cole con il suo solito modo criptico guardando
Varric che gli rispose -Non
parlare alle figure, ragazzo-
-Qui
siete già abbastanza. Avrei parecchio lavoro da sbrigare- si
intromise il
comandante seccato. Pensai che stesse un po’ esagerando con
il lavoro e
l’astinenza dal Lyrium non l’aiutava ad allentare
un po’ le redini.
-Perdere
denaro è al tempo stesso rilassante e assuefacente. Provare
per credere- gli
rispose il mago del Tevinter centrando in pieno il problema.
-Ricciolino,
nessuno ha mai avuto più bisogno di rilassarsi di voi-
rincarò la dose Varric
facendo arrendere Cullen definitivamente dall’andarsene.
-Inizia
il mazziere- disse Josephine osservando le sue carte -Oh…
vediamo… punterò… tre
pezzi di rame! Dite che è troppo?- chiese guardandoci e
tenendo in mano le
monete -Forse è meglio uno… no! Rischio! Facciamo
tre!- aggiunse con più
decisione
-Cosa?
Tre miseri pezzi di rame? Argento come minimo- si lamentò il
qunari. Ero
d’accordo.
-Bene.
Ci sto- disse Blackwall e lanciò al centro del tavolo delle
monete
-Vi
piace il rischio. Eh? Vedo- disse Dorian e aggiunse altro argento
-Anche
io- e mise altri soldi nel piatto il nano -Allora? Giochi?- mi
domandò
Sfoggiai
un sorrisetto -Vedo e rilancio di un pezzo d’argento- tanto
valeva rischiare,
frattanto presi della carne secca portandomela alla bocca.
-Non
hai neppure guardato le carte!- si lamentò Cullen.
Ridacchiai continuando a
masticare e ad assaporare il cibo. È vero non le avevo
neanche viste, ma me lo
potevo permettere, giocavo ogni giorno sul filo del rasoio, perdere
qualche
moneta era la cosa che meno mi impensieriva in quel momento. Mi
appoggiai
comodamente allo schienale della sedia sfidando tutti apertamente.
-Il
nostro illustre condottiero crede che stiamo bluffando-
replicò Varric ammiccando
verso di me con tono divertito.
-Tu
di sicuro- si intromise il Custode. Risero tutti.
Persi,
vinsi anche qualcosa e continuai a mangiare e bere, chiacchierando. Si
era
fatto tardi infine e i piatti erano ormai quasi del tutto vuoti, la
roba da
bere invece continuava a scorrere a fiumi.
-…
e quella povera recluta piombò nella sala da pranzo in
mutande- raccontava
Cullen contagiato dall’alcool -Calò un silenzio di
tomba mentre settanta maghi
e trenta templari si voltarono a fissarlo increduli-
continuò divertito -Poi
partirono i primi applausi. Poi si alzarono tutti in piedi.
Un’autentica
ovazione- concluse con una risata.
Ridemmo
anche noi e l’ambasciatrice chiese -E lui?-
-Salutò.
Alzò i tacchi e marciò via come se indossasse
un’armatura-
Altre
risa e Cassandra esclamò -Non ci credo!-
-Lodevole-
disse Dorian
-Ci
prendi per il culo!- sbottò il Toro con la sua solita
delicatezza.
-Si
capisce che è vera perché non potrei mai metterla
in un libro. Troppo
inverosimile- disse il nano entusiasta
-Altro
sidro!- urlai, mi stavo divertendo e iniziavo ad essere un
po’ brilla, visto
che stavo mischiando troppe bevande diverse, ma mi mancava qualcosa o
meglio
qualcuno.
-E
il banco prende tutto! Ho vinto di nuovo- esclamò
soddisfatta Josephine tirando
verso di sé parecchie monete
-Date
le carte. Ormai so interpretare le vostre smorfie, mia cara
ambasciatrice- la
sfidò Cullen con tono arrogante.
Josie
si sporse divertita appoggiando i gomiti sul tavolo -Comandante! Le
dame non
fanno smorfie!- lo prese in giro
-Allora
vediamo se la fortuna vi assisterà nella prossima mano-
rimbeccò
Ridacchiai
piano -Non voglio regalare altro denaro a Josephine, ma questa non me
la perdo-
dissi a Varric con sguardo complice, era molto prevedibile come sarebbe
andata
a finire.
Bevvi e mangiai
quel poco rimasto, vedendo Cullen spogliarsi in tutti i sensi dei suoi
averi.
Ora lo avevo di fronte completamente nudo. Non era la prima volta che
vedevo
degli uomini a petto scoperto, capitava spesso al clan in estate quando
tornavano dal fiume. Partirono comunque delle fantasie indesiderate in
quel
momento su Solas. Quanto avrei voluto togliergli quella maledetta
maglia beige
ed osservarlo per bene con solo il suo pendente che si stagliava in
mezzo al
petto. Le mie mani nei contatti ravvicinati durante i baci non avevano
esplorato molto, ma abbastanza da farmi capire che gli esercizi che gli
vedevo
fare con il bastone davano egregiamente i suoi frutti, facendomi salire
la
temperatura corporea. Mi obbligai a rompere il filo di quei pensieri
concentrandomi
sulla discussione che stava per nascere, prima di mostrare qualche
faccia
idiota.
-Non
fiatate, nano- disse Cullen di pessimo umore. Tutti stavano trattenendo
delle
risate.
-Vi avevo
avvisato, Ricciolino- disse Varric ridacchiando
-Mai
scommettere contro un Antivana, comandante- affermò
l’ambasciatrice con sfida
più che soddisfatta del risultato
-Me ne vado.
Non voglio assistere all’umiliante ritorno del comandate in
caserma- aggiunse
Cassandra con un sorriso stampato in faccia e nello sguardo
-Io
sì-
intervenne Dorian interessato. Stavo per non riuscire più a
trattenermi dal
scoppiare dal ridere in faccia a Cullen e tutto l’alcool
ingerito non aiutava
il mio autocontrollo precario.
-È
uscito.
Non sapevo che fosse uscito…- sparò
all’improvviso Cole. Stavo per esplodere.
Iniziarono
tutti lentamente ad alzarsi ed andarsene giù dalle scale. Io
rimasi ancora un
attimo seduta beccandomi uno sguardo seccato da Cullen che mi chiedeva
di
girarmi. Senza una parola mi alzai e andai verso Varric che si era
messo vicino
al camino alle mie spalle. Lo udii alzarsi e correre via. Finalmente
risi di
cuore a quella batosta che gli aveva dato l’ambasciatrice.
-Mi ha fatto
piacere averti tra noi. È fin troppo facile scambiarti per
l’Inquisitore- disse
Varric sereno
-Mi sono
divertita- risposi sinceramente
-Ecco,
proprio quello che intendevo- affermò con un cenno
d’assenso del capo -Ma ho
notato che è tutta la sera che aspettavi qualcuno, o
sbaglio?- domandò curioso
Abbozzai un
sorriso e adocchiai sul tavolo ancora una bottiglia di idromele mezza
piena.
-Infatti
Varric, penso di non aver ancora del tutto finito- e gli feci
l’occhiolino. Il
liquore che avevo in corpo mi spronava ad essere più
spericolata, anche se
notte fonda, forse lo avrei trovato ancora nella rotonda. Presi la
bottiglia,
portandomela via.
L’aria
gelida mi investì il viso, facendo connettere ancora qualche
neurone mezzo
annegato nell’alcool. Mi avviai nella Sala del Trono deserta,
mi appoggiai alla
porta aprendola piano e richiudendomela alle spalle. Come previsto era
seduto
sulla sedia della scrivania concentrato su un libro, alzò lo
sguardo
sentendomi, ma mantenni comunque il mio passo felpato e mi avviai un
po’
barcollante. Stette ad osservarmi incuriosito e senza tanti complimenti
gli
sedetti in braccio. Tolse prontamente il libro lasciandolo sulla
scrivania -Cosa
posso fare per te Inquisitore?- domandò con una leggera vena
divertita nella
voce. Appoggiai la bottiglia sul tavolo e lo fissai negli occhi.
Avvicinò il
suo viso al mio sfiorandomi le labbra con le sue, quel gesto
scatenò un scossa
elettrica che scese fino al centro della mia femminilità
-Sei ubriaca?- non
risposi alla domanda -Non sei venuto. Perché?-
Continuò
a
fissarmi negli occhi e poi passò alle bocca, stava giocando
con il mio
autocontrollo precario, ora ancora più fragile. -Rispondimi.
So che sai giocare
a Grazia Malevola-
-Non sarebbe
stato corretto- sussurrò. Non capivo, o non riuscivo a
capire in quel momento.
-Giochi con
me?- domandai con voce suadente. Un lampo di desiderio si accese nelle
iride
grigie e infilò il viso nell’incavo del mio collo
posando dei leggeri baci.
Bruciavano e ridacchiai piano, posandogli una mano sulla nuca
accarezzandolo.
-Devi bere anche tu, non vale così…- mormorai,
stavo perdendo ogni briciolo di
ragione e l’idromele non centrava nulla. Si scostò
e mi baciò lentamente in una
dolce esplorazione. Ci staccammo senza fiato e Solas sospirò
profondamente.
Continuava a controllarsi! Portai alle labbra la bottiglia sorseggiando
ancora
l’alcool e ne mantenni un po’ in bocca, offrendogli
poi con un cenno la
bottiglia che come mi aspettavo rifiutò con un diniego della
testa. La
appoggiai sulla scrivania e senza preavviso mi impossessai della sua
bocca dischiudendogli
le labbra e passandogli l’idromele che non avevo deglutito.
Al primo impatto si
irrigidì fino a modellare le sue labbra sulle mie, per poi
prendere lui il
controllo e a divorarmi affamato. Senza che potessi evitarlo mi sfuggii
un
gemito nella sua bocca, e gli posai entrambe le mani sul viso tirandolo
più verso
di me. Non volevo che smettesse. Sentivo le sue mani ovunque sul mio
corpo e mi
stavo infiammando sempre di più. Si staccò
riprendendo il controllo e mi posò
un bacio sulla fronte, rimasi sorpresa -Ar lath, ma vhenan- scese con
le labbra
vicino al mio orecchio, il suo respiro era pesante -Non
così. Non quando sei
ubriaca. Dovrai essere pienamente consapevole di quello che ti
farò- il battito
del mio cuore era impazzito, le sue braccia mi passarono sulla schiena
e
appoggiai il viso nell’incavo del suo collo. Feci scorrere
una mano sul suo
petto, scontrandomi con la mandibola di lupo che portava sempre al collo.
Ne sentii
sulle dita le punte dei denti e restai a toccarle, rilassandomi e
riacquistando
un po’ di quiete e di controllo.
-Sei il mio
lupo?- domandai spontaneamente, senza un perché o qualche
logica.
Mi strinse
di più immergendo il viso nei miei capelli -Sì,
per sempre ma’arlath-
Alla fine il
calore del suo corpo e la sua vicinanza mi fecero addormentare come un
sasso.
Mi svegliai
con un leggero mal di testa, in una posizione orizzontale, ma ero
abbastanza
sicura di non essere andata a letto. Avevo qualche vuoto. Strofinai il
viso
contro qualcosa di morbido, caldo, una maglia, inspirai, conoscevo quel
profumo. Aprii gli occhi e presi consapevolezza di essere stesa sopra a
Solas
sul divano. Non mi mossi, aveva un respiro troppo irregolare
perché stesse
dormendo, anche se teneva gli occhi chiusi. Non potei fare a meno di
sentire
contro il mio ventre che non gli ero per nulla indifferente. Me la
presi comoda
compiaciuta e lo abbracciai.
-Povero
divano!!- risuonò rimbombante dalla biblioteca la voce di
Dorian alquanto
divertita.
Io e Solas
facemmo un profondo sospiro sconsolato nello stesso momento.